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sabato 3 marzo 2012

Ötzi l'italiano


Una ricostruzione del viandante tirolese

La notizia è nota: Ötzi, la mummia trovata nel '91 in Sud Tirolo, aveva tratti genetici comuni con gli attuali corsi e sardi. A me pare una notizia sì curiosa, ma non sconvolgente: solo chi ha della preistoria un concetto, molto ideologico, di società rozze e immobili potrebbe pensare che donne e uomini non si muovessero e non solo in questa parte dell'attuale Europa. Niente di impressionante, insomma. Quali viaggi abbiano fatto gli antenati di Oetzi fra Sardegna, Corsica, Mitteleuropa è cosa al momento misteriosa e dubito che basti a scoprirlo la genetica.
Intorno a questa notizia si scatenano pulsioni uguali e contrarie. Succede spesso, quando vengono alla luce nuovi studi sulla civiltà sarda e si avanzano conseguenti ipotesi di rovesciamento del conosciuto (lo stesso, del resto, è capitato e capita per altre espressioni delle società umane, da quella dell'arte rupestre nelle cosiddete “Cattedrali della preistoria” a quella degli abitanti di Glozel). Domina spesso la pulsione negazionista alla quale reagisce quella acritica, frutto di un vendicativo eccesso di autostima. Penso alla vicenda – qualcuno ha in mente un aggettivo diverso da allucinante? - dei giganti di Monti Prama. Una eccitazione con punte scioviniste ha fatto seguito a tentativi tesi a sminuirne valore e importanza.
È forse più accettabile la tesi secondo cui i sardi scolpirono quelle statue per farsi belli coi dirimpettai fenici rispetto alla esaltazione delle statue come esempi di bellezza insuperata? Nessuna delle due va bene, chiaro, ma sarebbe sciocco dire che i due pronunciamenti hanno lo stesso impatto e la stessa gravità. Uno gode del conforto della cultura ufficiale, accademica e statale, l'altro è il borbottio di chi non si rassegna al disprezzo.
Che io sappia, nessuno ha scritto che, per via della comunanza di tratti genetici, Oetzi fu un sardo-corso e che i sardo-corsi colonizzarono il Similaun e il Tirolo. Sarebbe comunque una sciocchezza sciovinista. Ma c'è chi, anche in questo blog, folgorato da ossessione nazionalista granditaliana, definisce italiana la mummia, confondendo non innocentemente una espressione geografica (la penisola che va dalle Alpi a Scilla) con uno status politico (la Repubblica italiana). Qualcosa persino più ridicolo della pubblicità di una banca senese che parla di una “storia italiana dal 1492”.
A questo porta, del resto, la paranoia nazionalista dell'oggi per ieri di chi pensa a una linearità progettuale della unità statuale, immaginando un destino preordinato, costante e coerente a legare Oezi a Garibaldi. A questo destino tutto si piega. La civiltà nuragica? Grandiosa e straordinaria, come è naturale che sia trattandosi di una civiltà italiana, purché naturalmente non pretenda di avere tratti originali, tutti suoi. Dirlo o anche solo pensarlo è misfatto da rubricare come “sardista”.

venerdì 11 marzo 2011

Alè, il Consiglio regionale impallina se stesso

di Torchitorio


I consiglieri regionali sono riusciti nell'impossibile: presentare due ordini del giorno sull'inquietante questione del poligono di Quirra senza approvarne alcuno. Roba non da politologi ma da puericultrici e psichiatri infantili. Gli uni, sulla destra per chi guarda, rinunciano a cercare un accordo con gli altri, sulla sinistra di chi guarda, perché da Roma arriva un paterno invito a non accettare caramelle dai cattivi. Il nulla che si indovina al centro? È la metà del Partito della Nazione. Dell'altra metà, una parte sta con la destra – sempre per chi guarda – e l'altra con la sinistra.
Quelli a destra non riescono a far approvare il loro ordine del giorno: mancano i voti necessari. Quelli sulla sinistra (con chiazze centrodestre e indipendentiste) lo stesso: dalla loro ammucchiata variopinta si sganciano alcuni e va a finire che hanno lo stesso 50% della ammucchiata contraria (quel che resta della maggioranza di governo più elementi dell'opposizione). Naturalmente, chi avesse interesse ad entrare in mezzo a questi machiavellismi (per rispetto a Niccolò, Mitterrand li definì fiorentinismi) troverebbe delle spiegazioni. Ma che senso ha? Il risultato è che i nostri consiglieri regionali si hanno giocato alla mariglia della politichetta una questione seria come il costringere chi di dovere a dare risposte vere, né allarmistiche né reticenti, ad una domanda: “Che cavolo succede nel Poligono di Quirra?”
Un giornale definisce oggi “vergognoso” quel che è successo nel Consiglio regionale della Sardegna. Esagerato, bastava scrivere che non bisogna mai dare – mi si perdoni la trivialità - “a fessa in mano a creature”. Anche perché, mentre in via Roma si dava spettacolo, vogliamo dire?, di approssimativa gestione dell'autonomia, a Roma il ministro niente po' po' di meno che per gli affari regionali, cassava e rinviava alla Corte costituzionale alcune norme della Finanziaria e una leggina sulla caccia. Questo governo, amico della maggioranza di centrodestra replica quel che un altro governo amico della maggioranza – allora di centrosinistra – quello di Prodi, ha fatto contro la Giunta di Renato Soru. Secondo il governo Berlusconi, così come secondo quello Prodi, le norme sarde confliggono con le leggi italiane ed eccedono comunque rispetto ai poteri della Sardegna.
Dunque bisogna accrescere i poteri della Regione sarda, no? Magari con un nuovo Statuto. Per avviare la discussione su questa nuova Carta, la Commissione riforme doveva aver finito più di un mese fa alcuni adempimenti. Lo avrà fatto? Macché. In compenso, qualche giorno or sono, ha “recepito” la legge dello Stato che falcidia i consigli comunali. Fra le misere competenze regionali c'è per Statuto quella di legiferare, in maniera esclusiva, in materia di “ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni”. E che ti fa una delle commissioni più importanti del Consiglio della Regione autonoma? Recepisce. All'unanimità. Ingoia (e ci fa ingoiare) una pappa già pronta, senza neppure adattare gli ingredienti al nostro gusto.
E si capisce: vuoi che proprio nel 150° dell'Unità d'Italia, qualcuno avanzi timidamente l'idea che la Sardegna possa essere diversa e con una qualche sua peculiarità?

Col tuo permesso, do a questo tuo articolo non l'etichetta "Politica", come per l'altro, ma una più consona: "Psichiatria". [zfp]