giovedì 21 gennaio 2010

Vogliamo rimettere in piedi la nostra storia rovesciata?

di Francesco Cesare Casula

Prima che teorizzassi la “Dottrina della Statualità”, a partire dal 1980, esisteva un solo metodo di lettura degli avvenimenti isolani dalla preistoria ad oggi. Di contro, ora, la nostra storia può essere letta in due modi diversi: quello regionale di sempre, e quello nuovo statuale da me elaborato ed esposto nel volume: La terza via della storia. Il caso Italia, pubblicato dall’Ets di Pisa nel 1997.
Il metodo regionale tradizionale ha come soggetto di studio l’isola; quello statuale innovativo ha invece, come soggetto di studio, gli Stati che in essa isola si formarono durante tutto l’arco delle sue vicende umane. Adottando l’uno o l’altro sistema, il risultato è affatto differente: col metodo regionale si fa una storia solo interna, secondaria, assolutamente ininfluente nel quadro generale italiano ed europeo, per quanti siano gli sforzi degli storici sardi tradizionalisti atti a magnificarla. E di questo fallimento ne sono testimonianze montagne di libri scritti sulla Sardegna dal tempo dell’introduzione della stampa nell’isola ai nostri giorni (siamo la regione italiana con la maggiore produzione storiografica propria, pur senza apparente risultato).
La caterva editoriale comincia mezzo millennio fa con Giovanni Francesco Fara, vescovo di Bosa, considerato il più antico storico isolano.

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33 commenti:

p.atzori ha detto...

provvederò senz'altro a diffondere questo intervento nel mio liceo, soprattutto tra gli insegnanti di Storia. Chissà che giunga al termine l'era della subordinazione mentale dei sardi e che si rompano gli schemi precostituiti per darci prospettive degne di noi.

zuannefrantziscu ha detto...

@ Piero Atzori

Spero proprio che altri tuoi colleghi seguano il tuo esempio

Anonimo ha detto...

Io invece lo farei leggere agli indipendentisti per raffreddare le loro velleità separatiste.
D.Anedda

Daniele Addis ha detto...

Povero sig. Anedda che vuole raffreddare le velleità dei separatisti che gli vogliono togliere il padrone. Non si preoccupi, se mai diventeremo indipendenti farò di tutto perché Lei continui ad avere il padrone che le piace tanto.

Purtroppo per Lei, poi, nemmeno il bravo Francesco Cesare Casula, per quanto possa porre un nuovo punto di vista sulla storia, può cambiare la geografia e violentare la logica. Il suo amato governo ne sta cannando una dietro l'altra e sono contento che alla regione ci sia una giunta asservita perché molti sardi si stanno accorgendo dell'assurditá di essere italiani. Guardi a quali acrobazie dialettiche è costretto il direttore dell'unione sarda.

Saluti

Anonimo ha detto...

Egregio Prof. Casula,
la sua analisi storico-giuridica è ineccepibile, ma le sue conclusioni politiche e sociali sono viziate da una carente (per non dire assente) analisi politica e sociale dei popoli, dei movimenti politici, dei governi , ecc. ecc. che hanno "fatto" l'Italia. Non a caso qualcuno disse: ora che abbiamo fatto fatto l'Italia dobbiamo fare gli italiani!
Se dovessi ragionare secondo categorie mentali precedenti alla seconda guerra mondiale, mi verrebbe facile concludere che quell'Italia che si intendeva costruire passava attraverso l'annullamento di tante culture (tra cui anche quella sarda).
Si potrebbe pensare che valga la pena impegnarsi per costruire un'Italia che valorizzi l'insieme delle culture che la compongono tra cui anche quella sarda, ma non credo che sia la giusta pista da percorrere.
MI pare che sia preferibile lanciarsi in una nuova sfida culturale , politica e sociale.
Quella dell'Europa dei popoli, in questa nuova sfida noi sardi dovremo provare a lanciarci come sardi e non come italiani.
Lei potrebbe farmi notare che in un mondo in cui (per fortuna) l'italianità, la francesità, l'inglesità non si misurano più secondo criteri razziali , ma secondo criteri culturali, possiamo abbandonare "l'abito" sardo e infilarci senza problemi quello italiano.
No non credo che così facendo faremo un piacere a noi stessi e all'umanità intera.
Un mio amico, Michael Hoskin, già direttore del dipartimento di storia e filosofia della scienza a Cambridge. In un punto di un suo libro, fece un inciso, "chi fosse sfiduciato verso il genere umano, vada in Sardegna a ritemprare il suo spirito".
Sono cosciente (ma penso che lo sia anche Lei) che seppur la nostra entità giuridica è alla base dello stato italiano, i sardi debbono compiere alcuni passaggi culturali di tipo politico debbono imparare che i nostri attuali governanti sono i nostri "servitori" da noi eletti e non i burocrati che altre entità statuali mandavano in Sardegna per "governarci" o per meglio dire tenerci sotto controllo.

Mauro Peppino Zedda

Davide Casu ha detto...

Nonostante non nutra, intendo come persona, molta simpatia per Zedda, lo stimo molto invece come uomo di scienza, non posso che chinare il capo fronte alle sue analisi e trovarmi interamente o quasi d'accodo con quanto ha espresso.
non aggiungerò di più pertanto...

Anonimo ha detto...

..........................!

Marco Pinna

Anonimo ha detto...

Chinare il capo?
Attenzione perché si comincia col capo, poi col collo, via col busto, in un inchino perfetto.
Peccato che quando si fa l'inchino verso chiunque, la parte posteriore del corpo rimane scoperta!

Anonimo ha detto...

Signor Casu,
sul chinare il capo ha ragione l'anonimo, era sufficiente sollevare la berritta!
Comunque sia visto che non ci conosciamo non capisco perchè non le sono simpatico, poteva meglio chiarire il suo sentimento verso i miei scritti come un "non condivido il tono che usa Zedda nei suoi scritti".
Comunque ora che rileggo quanto scritto nel precedente commento scritto frettolosamente, toglierei tra le altre cose un "attuali" dalla quartultima riga.

Mauro Peppino

Anonimo ha detto...

@ Addis
Si ridimensioni un po', lei non è il Che Guevara o qualche altro eroe mitologico liberatore di popoli oppressi. La "barra" è l'unica qualità che abbonda in Sardegna e lei dimostra di averne tanta. Si guardi intorno anzichè inseguire i mulini a vento e mi dica sinceramente dove vede il risveglio dei sardi contro l'oppressore italiano.
Il discorso si farebbe molto lungo e mi dispiace portare questa discussione che merita ben altro sul battibecco, cosa un cui lei è maestro. Nel frattempo se vuole veramente imparare cos'è l'orgoglio vero, la dignità, la difesa vera per la propria terra si informi sulla battaglia che stanno attuando gli abitanti della Val di Susa che non hanno intenzione di vedere il loro territorio tranciato da un megaprogetto di viabilità mentre da noi nessuno sembra preoccuparsi del gasdotto che sventrerà l'isola in due per trecento km. Tutti dormono, anzi sperano in qualche effimero posto di lavoro. Questo è solo un piccolo esempio in mezzo a tanti episodi vergognosi di servilismo e svendita della propria terra. Questo siamo noi sardi, la maggioranza, questo è il materiale umano con il quale lei vorrebbe creare uno stato indipendente. Si rassegni, neppure se lo stato ce la regalasse sapremo cosa farcene dell'indipendenza. In quanto a me, da lei ritenuto servo, non so se mi riterrei soddisfatto di passare da un padrone italiano ad uno sardo. Per ora la libertà preferisco crearmela mentalmente e con il mio lavoro, come ho sempre fatto dall'età di dodici anni.
D. Anedda

Anonimo ha detto...

@D.Anedda

Quindi?.. Il Che-Addis prima di "svegliarsi" deve aspettare che lo facciano tutti gli altri che dormono? .....e nel frattempo affascinarsi, come fa lei, ad ammirare "l'orgoglio vero e la dignità" degli abitanti della Val di Susa? .... Quindi anche per il gasdotto ..... ci si deve svegliare tutti assieme ...... o nessuno? Anche lei ha imparato a recitare il sermone dei "poco locos y malunidos"?
Congratulazioni per il suo punto di vista! Davvero interessante, un'ennesimo caso di "sinrdome sardomasochista".

p.atzori ha detto...

La lezione che traggo dalle tesi di F.C.Casula è una lezione di dignità utilissima per i giovani. Imparata la lezione si può prendere coscienza che la fortuna/sfortuna dipende principalmente da noi medesimi.
La Sardegna da appendice di altri Stati, che si annulla in altre nazioni, può diventare terra protagonista di se stessa. Questo cambio di prospettiva rompe lo schema mentale che ci fa sembrare popolo inferiore ad altri e talvolta persone inferiori ad altre (il fatto che tantissimi sardi abbiano da sempre sperimentato e personalmente dimostrato che non è vero non cambia punto le cose).

@ Zedda: non ho letto che Casula propugna ad oltranza l'italianità dei sardi, bensì il fatto che i Sardi hanno pagato ogni tributo necessario per costruire l'Italia e che buttare all'aria questo significa non aver rispetto verso chi ci ha preceduto.
Se l'Italia è mal riuscita - credo lo sia - i Sardi che ne gli artefici e che hanno una loro madrepatria da onorare, avrebbero tutti i diritti di disfarla, se se li concedono. Ma avrebbe senso disfarla se si hanno le idee chiare su che cosa è meglio costruire.

Ritengo che Antonio Simon Mossa sbagliasse quando affermava che i sardi non sono italiani e che non lo saranno mai.
Lo dico, pur convinto che i Sardi siamo ben caratterizzati e distinti come popolo, per gli equivoci che una tale affermazione genera. Chi fesso è disposto a rinunciare a ciò che gli è costato tanto, ossia l'Italia?
Siamo al punto che fatta l’Italia e fattici pure italiani a misura degli altri e persino negando noi stessi, adesso sentiamo la necessità di riprendere un cammino nei secoli più volte interrotto e fare finalmente la Sardegna a nostro genio. Ce lo impone il dovere verso i figli.
Io non insegno storia, ma spero che i colleghi che la insegnano non la neghino ai loro alunni come si è fatto con noi. Anzi occorrerebbe verificare come viene insegnata la storia nelle aule sarde, per finirla con tagliarci gli attributi da soli. Grazie a Francesco Cesare Casula.

Davide Casu ha detto...

chinare il capo, quando si china il capo si annuisce signori... io annuisco e assecondo Zedda in quanto ha scritto in questa occasione, se poi voi vedete servilismo in qualsiasi gesto degli altri questa è un altra cosa... se Zedda che mi sta antipatico ha scritto e scrive cose sulle quali mi posso trovare d'accordo deve mandarlo affanculo lo stesso???
No, dice qualcosa, condivido, chino il capo annuendo, poi state tranquilli che a tutto il resto ci penso io e chi ha letto il mio diverbio con Zedda capirà bene, se lo voglia capire, che non mi sono prostrato fronte a nessuno tanto meno a Zedda... l'ho condiviso, o voi invece soffrite da sindrome dei Filistei...
ajòòòòòòòòòòòòò
Per il resto Zedda continua a starmi antipatico per i suoi atteggiamenti che continuo a leggere in questo blog, nommi praghet... ma se ha detto delle cose che condivido che faccio... l'uomo intelligente... niente di più....
infine se devo scrivere in questo blog e sentirmi giudicato su ogni minchiata che scrivo.. bhè....

Davide Casu ha detto...

Insomma, qualche settimana fa l'ex ministro Pisanu aveva ammonito la sua parte politica denunciano come dovessero aver tenuto ben chiaro che il loro partito era la sardegna... una cosa intelligente... ma sicccome l'ha detta Pisanu che faccio, ci sputo sopra... o quando la lega lancia la battaglia delle lingue che faccio, non mi sento d'accordo perchè è la lega???
Ma forse a voi a suonato male solo l'inchino della testa???
Voi indomabili!!!
Almeno avrei gradito che gli anonimi che mi hanno bacchettato, visto che li conosco mi avessero chiesto spiegazioni in privato... l'email ce l'avete no... cercato di non chinare voi la testa dietro la'nonimato pro praghere...

Davide Casu

Anonimo ha detto...

Egregio P.Atzori,
cos'è la sardità' l'italianità, la francesità, ecc.ecc. ecc.
ognuna di queste consiste in una moltitudine di pratiche sociali (in primis la lingua) che definiscono un habitus.
L'italinità che sognava Cattaneo non è quella che sognava Cavour, ecc. ecc.
se i suoi nonni o i miei fossero emigrati in america lei ed io saremmo americani, ecc. ecc.
come dire che un habitus culturale lo si può lasciare per vestirne un'altro.
I sardi possono abbandonare il loro habitus di sardi e tentare di vestire quelo italiano, poi magari tra qualche secolo adottare magari quello cinese .
Questo gioco di cambi d'abito, purtroppo, è figlio di potenze economiche che impongono a culture più deboli di abbandonare le loro radici culturali e innestarsi nelle loro .
é vero che i sardi come dice lei hanno versato sangue per conquistare all'italia l'Alto Adige, i cui abitanti dicono però in tedesco che non si chiama alto adige ma Sud Tirol.
D'altronde mi risulta che da quel sangue sia nato un partito , che forse ha fatto il suo tempo (quando ha assunto un ruolo autorevole di governo non ha fatto ciò che doveva: il bilinguismo), ma che ha dato tanto alla causa del non annullamento della sardità.
Sappia comunque che rispetto profondamente la sua idea , ma mi consenta di operare affinche l'habitus dei sardi sia sardo e non italiano

cordiali saluti

Mauro Peppino

Davide Casu ha detto...

scusate gli errori di ortografia, vado di fretta a potarmi l'olivetto...
cari saluti

Anonimo ha detto...

E bravo Davide Casu l'artista!
non ti va di sentirti giudicato per ogni minchiata che scrivi? e tu cosa hai fatto con me? io ti confesso che quel giorno discuntendo con Tonino Mura avrei voluto discutere solo con lui e non sentirmi giudicato da te e da altri.
Io credo (ma forse sbaglio che tutti noi in questo post dovremmo dialogare con Casula e casula con tutti noi) , invece tu mi dai ragione, Atzori dissente con me, ecc. ecc. ed Alla fine parliamo tra noi perdendo di vista l'oggetto del Post. L'essere umano è proprio una brutta bestia!

Mauro Peppino

Davide Casu ha detto...

Zedda... sai che son du cose diverse... lo sanno anche gli altri...
vuoi bisticiare con qualcuno, vai su un altro post... io non ti seguo...
ciaoooo

p.atzori ha detto...

@ Zedda,
sono del tutto d’accordo che dobbiamo rivestire l’habitus sardo e dargli il valore che gli spetta. Per questo parlerei di Madrepatria sarda. Ma la luce che ci offre Francesco Cesare Casula illumina appunto questa strada. Seguendo Casula, se noi Sardi siamo tra i primi artefici dell’Italia, allora è nostro diritto rimetterla in discussione dalle fondamenta, prima ancora di decidere attraverso un referendum di raggiungere l’indipendenza. L’accusa di separatismo mossa agli indipendentisti fino agli anni ottanta del secolo scorso appare a questo punto un’arma spuntata per reprimere il nostro anelito di libertà. Noi si sta passando dalla madrepatria di era fascista, che era italiana e che ha succhiato il sangue dei nostri padri, alla nostra Madrepatria che è sarda e che abbiamo fin troppo trascurato. Questo non significa che non continueremo ad apprezzare Dante e Manzoni, Michelangelo e Galileo e Giordano Bruno ecc.
Giovanni Battista Tuveri e, Camillo Bellieni, per dirne due che non rinunciavano all’italianità dei sardi, si batterono per far uscire l’isola dalle condizioni di assoluta inferiorità rispetto alle altre regioni italiane. Tali condizioni di svantaggio permangono ancor oggi in gran misura perché non c’è verso di far funzionare le cose.
Ecco che siamo d’accordo nel rivestire il nostro habitus sardo. La via della rinuncia, della mortificazione di noi stessi non poteva che portarci a magri risultati, pertanto occorre riprendere in mano per intero il nostro destino.
Cordialmente, Piero

Anonimo ha detto...

@p.atzori

Non sono affatto convinto i sardi (il popolo) ambissero a "costruire l'italia", sacrificando la propria, già misera, esistenza e quella delle proprie famiglie. Credo che se avessero potuto scegliere, la stragrande maggioranza, avrebbe continuato a lottare per la propria sopravvivenza, nella propria terra.
Tra le righe della storia che illustra il Prof. Casula è anche scritto che nel 1297, il rappresente del "cielo in terra", Bonifacio VIII, si arrogava il diritto di "mercificare" e vendere, per interessi speculativi, la sardegna ed il suo leggittimo popolo come fosse un gregge di pecore. Il proggetto "Regno di Sardegna", come racconta il Prof. Casula, fu pensato e tentato da Barisone I nel 1164, ma di fatto ingloriosamente fallito dopo l'incoronazione a Pavia.
Quel progetto viene realizzato di "fatto" da Mariano IV, continuato da suo figlio Barisone III e mantenuto da sua figlia Eleonora e segue ancora per qualche anno dopo la sua morte.
Nella storia della Sardegna, come illustra lo stimatissimo Prof. Casula, hanno prevalso gli eventi voluti e decisi, arrogantemente e prepotentemente, alla maniera dei più forti nei confronti dei più deboli, dai poteri "esterni", che hanno travolto e sottomesso il suo popolo. Questa storia non è stata perseguita. E' stata subita.


Marco Pinna

Anonimo ha detto...

Carissimo Atzori,
che i sardi siano stati dei protagonisti (politici e sociali) delle vicende che hanno caratterizzato la corona del regno di Sardegna e poi del regno d'Italia è una grossa corbelleria.
Sona stati carne da macello nella prima guerra mondiale, forse grazie a loro Caporetto non precipitò in una resa incondizionata agli austro tedeschi, forse grazie a loro gli inglesi, italiani e francesi non persero la guerra.
Ma definirli protagonisti delle vicende che caratterizzarono la corona del regno di Sardegna è una gigantesca mistificazione.
Io come lei apprezzo incondizionamente Dante , Manzoni, Galileo, ecc. ma allo stesso modo apprezzo Montesquieu (al quale ho dedicato anche il mio ultimo libro), Voltaire, Rousseau, Popper, Newton, Darwin ecc. ecc.
Comunque le segnalo che anche se non è un gigante come gli appena citati un mio particolare affetto va verso Giovanni Maria Angioi, ecc. ecc.

Mauro Peppino

zuannefrantziscu ha detto...

@ Marco Pinna
Se una caratteristica ha Cesare Casula è quella di non scrivere "tra le righe": la storia di Bonifacio VIII non sta nel suo vendere la Sardegna e la Corsica, ma nel dare una licenza ad invaderle. Pare una sottigliezza, ma non lo è.
Ma vorrei invitare te e chi come te "la butta in politica" a considerare quel che espone Casula nella sua Dottrina della statualità dentro la quale non c'è alcun apprezzamento della qualità della politica, ma solo la considerazione - che mi pare Atzori ha colto molto bene - che lo Stato italiano è figlio dello Stato sardo. Aggiungerei, per chiarire le cose, che i governi italiani (monarchici e repubblicani, liberali, fascista, democratico) non sono, invece, figli dei governi sardi. Se si facesse questa ovvia considerazione, l'impianto storico di Casula risulterebbe meglio comprensibile, a-ideologico e a-politico com'è.

Anonimo ha detto...

@zuannefrantziscu

Ciò che intendo per: "tra le righe", sono gli aspetti che io colgo. Sono d'accordo con lei che il Prof. Casula descrive la storia formale, apolitica. Tuttavia, mi perdoni, ma penso che così come anche il resto dei popoli dell'italia, il popolo della sardegna non fosse così interessato come l'aristocrazia ad "estendere" i confini del regno.

Marco Pinna

p.atzori ha detto...

@ Zedda, @ Marco Pinna,
i nostri padri sono stati protagonisti nella costruzione del Regno di Sardegna e dell’Italia in quanto carne da macello.

i nostri padri rinunciarono al loro habitus sardo sbagliando. Credevano così, hainoi, di uscire dalla miseria materiale di tempi difficili. Si tratta di dare nobiltà, almeno a posteriori, al sangue versato dai nostri padri. Il loro contributo per costruire l’Italia non è affatto svilito, che ambissero o no a costruire l’Italia. Il fatto è che in tanti hanno combattuto da eroi e che gli dobbiamo onore. E’ vero che sono stati ingannati, ma questo dovrebbe centuplicare la nostra sete di giustizia. Noi figli dovremmo evitare di considerarli inutili pedine! Ma come si pensa di ottenere giustizia per la nostra terra senza mettere i nostri padri al posto che gli spetta? A quali forze morali s'intende attingere se non a quelle dei nostri padri migliori? Sapete benissimo che non basta l’intelligenza serve anche carattere e volontà per riuscire in una lotta di riscatto sociale. E il carattere e la volontà si forgiano seguendo gli esempi migliori, non le miserie della classe dirigente di oggi e di ieri.
Grazie a tutti.Piero

p.atzori ha detto...

@ Zedda, @ Marco Pinna,
i nostri padri sono stati protagonisti nella costruzione del Regno di Sardegna e dell’Italia in quanto carne da macello.

i nostri padri rinunciarono al loro habitus sardo sbagliando. Credevano così, hainoi, di uscire dalla miseria materiale di tempi difficili. Si tratta di dare nobiltà, almeno a posteriori, al sangue versato dai nostri padri. Il loro contributo per costruire l’Italia non è affatto svilito, che ambissero o no a costruire l’Italia. Il fatto è che in tanti hanno combattuto da eroi e che gli dobbiamo onore. E’ vero che sono stati ingannati, ma questo dovrebbe centuplicare la nostra sete di giustizia. Noi figli dovremmo evitare di considerarli inutili pedine! Ma come si pensa di ottenere giustizia per la nostra terra senza mettere i nostri padri al posto che gli spetta? A quali forze morali s'intende attingere se non a quelle dei nostri padri migliori? Sapete benissimo che non basta l’intelligenza serve anche carattere e volontà per riuscire in una lotta di riscatto sociale. E il carattere e la volontà si forgiano seguendo gli esempi migliori, non le miserie della classe dirigente di oggi e di ieri.
Grazie a tutti.Piero

zuannefrantziscu ha detto...

@ Marco e Mauro
Vorrei tanto che ci spogliassimo del ragionare dell'ieri con la coscienza dell'oggi. Ricordiamo che in Sardegna vinse la monarchia? Che l'inno del Regno di Sardegna cantava "cunservet su Regno sardu? Mica erano tutti aristocratici quelli che votarono per la monarchia.
Ma c'è un aspetto che spesso dimentichiamo, impregnati come siamo della vulgata storica scolastica, poi politica, poi mediatica: nel 1794 i sardi cacciarono il governo (piemontesi, nizzardi, savoiardi), ma qualche anno dopo festeggiarono entusiasti l'arrivo del re. Cacciarono il governo, ma inneggiarono al capo dello Stato sardo. Suggerisce una qualche similitudine la cacciata del governo Tambroni e l'osanna al presidente della Repubblica che lo sostituì?
Voglio dire: quando riusciremo a vedere la differenza che c'è fra un governo pro tempore e uno Stato che pro tempore non è?

PS per Mauro
Ci andrei cauto sulla italianità di Cavour. Era contrario alla cosiddetta unità d'Italia e nell'incontro di Plombieres con Napoleone firmò un trattato con cui la penisola veniva divisa in tre parti con il Papa a capo della confederazione.

Anonimo ha detto...

@p.atzori

Con l'ultimo suo commento mi trovo in piena sintonia.
Ho grande rispetto dei nostri padri e di tutti coloro che, convinti o meno in un futuro migliore, hanno versato come tributo la loro stessa vita all'unione politica dell'italia.

Marco Pinna

Anonimo ha detto...

@zuannefrantziscu

Riconosco che ha ragione, considero le vicende storiche in argomento attraverso la coscienza di oggi. Certo, ha anche ragione sul fatto che la nostra storia è piena di paradossi e contraddizioni. Proprio per questo la dovremmo conoscere nei dettagli.

Marco Pinna

Anonimo ha detto...

caro Zuanne,
ho scritto che l'italinità (che comprende anche l'idea di Italia) del Cavour era diversa da quella di Cattaneo, ecc. ecc (Mazzini, Garibaldi, ecc.).

Mauro Peppino

Anonimo ha detto...

Caro Piero Atzori,
i sopravvissuti della Brigata Sassari, che salvarono l'italia dalla disfatta e probabilmente furono determinanto per l'intera sorte della I guerra mondiale, tornati nella loro PATRIA fondarono il partito sardo d'azione... si chieda come mai non si iscrissero ai partiti italiani.
Io come lei li vorrei onorare, con una strada che ci porta a Bruxell senza passare per Roma!

Mauro Peppino

p.atzori ha detto...

@Mauro Peppino Zedda,
a parte qualche accento stiamo dicendo le stesse cose e soprattutto abbiamo lo stesso obiettivo: onorare la nostra terra in modo diverso da come fecero i nostri padri. Io credo che il contributo di Francesco Cesare Casula sia utile per questo cambio di prospettiva. La nostra Madrepatria è la Sardegna e la dobbiamo inserire convenientemente in Europa con, senza, se necessario contro la nostra stessa "figlia" Italia.
I diavoli rossi iscritti al Psd'az., nel 1921, che rivendicavano maggiore autonomia, coscienti delle possibili trappole erano pronti a “usare altri mezzi per raggiungere altri fini” (leggi indipendenza). Purtroppo vennero zittiti da Lussu e Bellieni, prima ancora che dal Fascismo. La Storia ci ha poi fatto capire che se Lussu avesse guidato i reduci alla conquista dei palazzi governativi dell’isola, sarebbe poi finita in un bagno di sangue. Finita l’era dei totalitarismi che tanti guai hanno portato, anche alla nostra terra, tradendo ogni anelito di libertà e di giustizia e massacrando i nostri padri, adesso siamo in grado di rimetterci in cammino per il riscatto dell’isola.
Il percorso di riscatto potrebbe iniziare con il sottoporre ad un giuramento coloro che si candidano a governare. Dovrebbero, come ha detto lei, giurare di comportarsi da “servitori degli interessi della Sardegna” e non da “burocrati che altre entità statuali mandavano in Sardegna per.. tenerci sotto controllo.”.
Piero

Francesco Cesare Casula ha detto...

Caro Gianfranco,
mi piacerebbe ringraziare tutti quelli che hanno commentato, approvandola o criticandola, la mia sintesi storica sardo-italiana. In realtà, io punto a riesaminare il rapporto fra la Sardegna e la Penisola italiana attraverso la "Dottrina della Statualità". Pretendo che venga riconosciuto il nostro ruolo nella costituzione dell'attuale Stato italiano. Voglio, perciò, un'autonomia al limite della sovranità, sennò.... che ci lascino liberi di autogovernarci.
Purtroppo, sono una schiappa informatica e non riesco ad introdurmi nel dialogo; per cui ti prego di supportarmi (e sopportarmi).
Un abbraccio
Cesare

Anonimo ha detto...

Gentile Professor Casula, mi sono trovato in varie discussioni sullo stato sardo a controbattere a quanti sostenevano che in realtà lo stato sardo sabaudo non è altro che l’evolversi storico del Ducato di Savoia in regno. Cioè i Savoia, attraverso alleanze, guerre e trattati di pace, nel corso dei vari secoli della loro dinastia, da conti passarono a duchi e poi a sovrani con legittimo titolo regio. Non solo, chi sostiene tale tesi rifiuta l’idea che Cagliari sia stata capitale anche in periodo sabaudo e sostiene Torino a spada tratta. Per loro (indipendentemente dal titolo di regno o di ducato) è lo stato sabaudo che ha incorporato quello sardo, prendendone in prestito il nome, ma di quello sabaudo si trattava. Forse su questo punto non c’è molta chiarezza e non si può negare che il Ducato di Savoia sia stato sempre il propulsore che ha portato la dinastia a regnare su tutta l’Italia.

Nenneddu Pau