venerdì 15 gennaio 2010
Ma quanti bei figli, madama Sardegna
di Pierluigi Montalbano
Eccoli i nostri avi.
Ci osservano, si mostrano fieri, decisi, ma hanno tutti lo stesso sguardo interrogativo che pare suggerire una domanda: “Gli studiosi del XXI secolo d.C. capiranno chi siamo?”
Sembrano perplessi davanti alla nostra ignoranza. Erano convinti di aver lasciato una traccia indelebile nel tempo, un forte segnale che, attraversando i millenni, sarebbe arrivato forte e chiaro a illuminare la nostra ricerca. Ma
abbiamo perduto la memoria storica, non riusciamo più a distinguerli… eppure sono lì, a dimostrare con tutte le loro forze che parteciparono attivamente ad una società complessa e meravigliosa, in grado di produrre le più maestose architetture occidentali dell’epoca, e in grado al contempo di spingersi lungo il Mediterraneo per rapportarsi alle altre grandi civiltà del passato.
Osserviamoli con attenzione. Illustri studiosi li dividono in due gruppi: popolani e guerrieri o, con più scrupolo, Uta e Abini-Teti. Qualcuno, forse più informato, aggiunge Ogliastra, a dimostrazione che tanti visi non possono essere racchiusi in due sole categorie. Ma io vorrei invitarvi ad osservarli ancora più nel dettaglio, desidero far rivivere per un istante quei volti, voglio capire insieme a voi perché hanno tutti caratteristiche così singolari, tanto da aprire la mente ad ipotesi suggestive che vedono una classificazione ad personam.
Nell’immagine ho sezionato solo le espressioni, così da agevolare le comparazioni. Solo uno fra questi personaggi nuragici appare in tutta la sua eleganza: passo incedente egizio e segno sardo di saluto, a simboleggiare un legame che i millenni non hanno cancellato. Ricordo due grandi statue identiche trovate (mi pare da Bernardini) negli anni Novanta nella necropoli di Sant’Antioco.
Una è stata restaurata malamente e sicuramente sarebbe stato il caso di lasciarla come era. L’altra è stata nascosta (tumulata nuovamente nella stessa tomba) perché le tracce di colore avrebbero forse svelato qualche segreto che non si vuole accettare. Ma passiamo oltre perché è troppo facile entrare in polemica quando le cose funzionano male.
Guardate i copricapo, gli occhi, la morfologia dei visi… sono quelli di tanti individui che appartenevano a popoli diversi, tutti rispettosi verso i sardi, tutti devoti nell’atto di offrire o impavidi guerrieri rappresentati nell’istante della sfilata dopo il trionfo.
Ecco cosa era la Sardegna: un luogo dove una moltitudine di popoli arrivava in segno di devozione, una terra nella quale le comunità si mescolavano fino a perdere l’identità originaria per diventare sardi. Vorrei che qualcuno dei lettori si cimentasse nel riconoscere alcuni volti. Io vedo magrebini, egizi, africani dell’interno, orientali, sudamericani… e voi?
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101 commenti:
se è per quello pare ve sia qualcuna che più che ad un umano assomiglia alla faccia delle formiche.
Salvatore Secchi
PS caro Montalbano il suo modo di porre il problema mi pare quello di un maestrino di scuole elementari, o il compitino fatto da una ricerca di un bambino
Caro Secchi, il suo spirito di osservazione mi ha colpito. Qual è quella che somiglia ad una formica?
Vorrei comunque segnalarle la presenza di maschere sui visi di qualche statuetta, evidente accostamento a quelle tuttora in uso nelle feste paesane.
Per quanto riguarda il metodo elementare da me seguito (direi perseguito perché è l’abc della mia vita lavorativa) la ringrazio per l’apprezzamento. Non mi sono mai piaciuti i discorsi complessi e gran parte della mia attività è focalizzata nello scioglimento dei nodi comunicativi. Mi è stato insegnato che la semplicità discorsiva è frutto di quotidiana applicazione alle tecniche di comunicazione. Nel contempo devo prendere atto che molti individui preferiscono le parole difficili per due motivi: vogliono mostrarsi dotti (non eruditi, che significa ben altro), oppure vogliono mascherare il discorso per non farsi capire. L’osservazione dei bronzetti è per me fonte di emozione ma capisco che l’arte, essendo soggettiva, può essere interpretata in mille modi, anche banali.
Saluti
A me sembrano delle facce veramente stupefacenti, e che copricapi!
Mi dispiace che il primo commento a una idea cosi' interessante sia cosi' spiacevole. Credo che sia troppo facile denigrare le idee altrui, e sospetto che ci sia parecchia invidia per non averne avuto una propria altrettanto arguta.
Elisabetta M.
Guardi che non mi riferivo alla elementarità del suo linguaggio , mi riferivo alla banalità delle sue analisi!
Comunque utili per carità ! ci sono tanti bambini che frequentano il blog di Pintore!
Salvatore Secchi
Gentile Elisabetta,
le vorrei dire che prima di poter definire arguta l'impostazione data da Montalbano bisognarebbe conoscere quanto è stato pubblicato sulle figurine bronzee negli ultimi cinquanta anni e conoscore la storia dell'arte.
Quindi la prego di sostanziare il suo giudizio di argutezza con una bella critica storico artistico delle figurine bronzee "nuragiche".
Salvatore Secchi
Gentile sig. Secchi, io non sostanzio un bel niente perchè non sarei in grado, mi limito semplicemente a esprimere stupore fanciullesco di fronte a una cosa che non avevo mai visto prima e leggo quello che scrivono le persone esperte. Certo "faccia di formica" non mi pare un giudizio accademico. Sono anche convinta che non sia necessario aver letto 50 anni di pubblicazioni in materia per poter apprezzare l'immagine propostaci.
Elisabetta M.
Sig. Sechi, devo continuare a ringraziarla per le lodi. Dopo aver scritto una tesi di laurea sui bronzetti sardi e averla discussa con lode all'Università di Cagliari (cioè in Sardegna, cultura sarda al massimo livello) mi fa piacere che Lei si sia accorto che dietro la mia proposta ci sia uno studio intenso su tutto ciò che è stato scritto in materia dai più illustri studiosi.
La mia analisi non si ferma alla semplice osservazione di questi capolavori. I maestri artigiani per eseguire questi lavori non si basavano sul "sentito dire" ma avevano l'opportunità di conoscere quelle genti e rappresentarle dettagliatamente, riuscendo nell'impresa di cogliere i sentimenti, come fecero solo i grandi manieristi rinascimentali.
Ogni singolo personaggio era arrivato nell'isola e aveva frequentato (almeno per qualche giornata) il fabbro che lo modellò nella cera.
Perché molti portano doni? Perché altri sono armati? Perché li abbiamo trovati prevalentemente nei pozzi sacri?
Cosa offriva la Sardegna di tanto attraente da richiamare genti d'oltremare per la venerazione di qualcosa?
Gentile Elisabetta,
anch'io quanto lei sono letteralmente affascinato da dalle immagini che risalgono a 3000 anni fa, ma ciò non mi impedisce di definire banale quanto scritto da Montalbano.
D'altra parte potrei dirle quale delle straordinarie faccine a parer mio assomiglia più al viso di una formica che ad un umano. Ma sarebbe alquanto banale!
provi lei, le ammiri ancora con attenzione e dica quale potrebbe essere quella che ha suscitato la mia singolare sensazione!
Salvatore Secchi
Si certo Montalbano Lei è stato un bravo studentello, ma tra lo studiare le cose d'altri e avanzare nuove proposte c'è una enorme differenza. Lei ha il vizio di elementarizzare e banalizzare le conoscenze, mi pare proprio adatto per insegnare alle scuole elementari.
Salvatore Secchi
@ Pierluigi
Sono sinceramente e favorevolmente colpito dalla nonchalance con cui rispondi alle malevolenze di Secchi. Un atteggiamento che, se mi assicuri che non è coperto da copyright, consiglio a tutti.
@ Secchi
Grazie per il "bel blog", ma purtroppo non è vero che è letto anche dai bambini: le madri ne sconsigliano la visione, per il cattivo esempio che spesso da del non rispetto dell'intelligenza altrui.
Chiedo: il titolo "ma quanti bei figli , madama Dorè (Sardegna)"
è di Moltalbano o di Pintore? Se è di Montalbano è in linee con lo scritto, se è opera di Pintore gli faccio i miei complimenti per aver colto la caratura dello scritto di Montalbano!
Salvatore Secchi
Grazie ancora Sechi, Lei continua a lodarmi ma non merito tanto. Studio ogni giorno le cose d'altri, mi pare che sia stato scritto tutto e il contrario di tutto nei tre millenni che precedono questo mio post, ma vorrei spingere la Sua attenzione alla soggettività che deriva dall'arte.
Ciò che per Lei è formica...per me è maschera, un viso che per Lei è egizio potrebbe non esserlo per me. Se le navicelle votive per Lei sono lucerne, per me sono incantevoli sculture elitarie destinate al culto. Ciò che per Lilliu è un pugilatore, per me è un corridore, ma se vuole saperne di più dovrebbe partecipare a qualcuno dei miei convegni. Questo mese, dopo Bosa, sarò a Cagliari il 19 e il 21. Lei è naturalmente invitato, così come gli altri partecipanti al blog, e potrà farsi un'idea anche dei miei banali ed elementari discorsi su ceramiche, architetture, armi, simbologie religiose e tutto ciò che ho imparato studiando sui libri che altri, i più illustri esperti, hanno dedicato alla materia.
@ Montalbano
Per capire "Perché molti portano doni? Perché altri sono armati? Perché li abbiamo trovati prevalentemente nei pozzi sacri?"
bisogna semplicemente studiare altro rispetto a quanto pare abbia fatto finora. se Lei si limita a leggere solo i testi degli "illustri studiosi" non potrà che approdare ai lidi dei suoi maestri. Per favore, chiediamo un po di rispetto per i nuragici che non hanno la possibilità di replicare!
Lino
caro Montalbano
invidio il suo aplomb.
B. Floris
Santu Pintore,
l'essere bambini non è un fatto strettamente anagrafico!
Srabadori Secchi
Superficial e non scientifico.
Generico e grossolano.
Perdida de tiempo lo mismo comentar.
Sig. Montalbano, posso chiederle dove si terranno i convegni che ha menzionato?
Elisabetta M.
Dottor Montalbano ho letto i suoi libri e non ho trovato nulla di interessante rispetto a quanto già detto.
Amsicora
Vogliamo scommettere che Elisabetta M. è una figura inventata da Montalbano per poter pubblicizzare il luogo in cui terrà le conferenze?
Amsicora
Grazie Lino,
effettivamente ho letto anche testi scritti dai poco famosi "signor nessuno" e le devo confessare che mi anno intrigato parecchio. Non le faccio i nomi (perché tanto li sa già o li può immaginare). Alcuni di essi hanno avuto intuizioni geniali, e ho dovuto faticare parecchio per assimilarle, ma oggi mi confronto con loro così come faccio con Ugas, Del Vais e altri docenti, (anche di Università estere come Marsiglia, Siviglia, Madrid, Barcellona, Beirut, Cadice) perché ritengo che in questo campo le informazioni e le fonti non sono mai sufficienti a capire la "Verità".
Ritengo sia doveroso rispettare le opinioni di tutti e dedicare la massima attenzione a filtrare tutto ciò che gli scritti propongono. La nostra cultura deve necessariamente crescere se vogliamo davvero ricostruire il mosaico storico e proponendo questo post (così come quello delle ceramiche) ho voluto ampliare le possibilità di accesso all'argomento "civiltà nuragica" a chi ne aveva sentito parlare (dei bronzetti)ma non li aveva mai visti "nelle palle degli occhi".
@ Elisabetta
Grazie per l'apprezzamento. Date e luoghi solo per mp perchè sono O.T.
E io che pensavo avesse scritto una tesi in scienze del turismo sulle navicelle nuragiche (che non son statuine se non sono cieco).
@Salvatore Sechi (Degonare?)
Bravo, ci hai visto giusto. Avanti e forza paris! (ormai -purtroppo- da considerare solo nel significato della sua traduzione).
@ Montalbano
Lei afferma che la intrigano anche gli scritti dei “signor nessuno”, ma intanto non perde occasione per intonare una sviolinata “all’illustre” di turno che sono quelli hanno strappato violentemente la dignità alla civiltà nuragica, riducendo questi grandi costruttori a dei insulsi che costruivano trappole (i nuraghi a corridoio) in cui attirare il vicino di casa che a sua volta costruiva la stessa trappola. Gli animali che hanno avuto qualche esperienza negativa anche con trappole di cui sono riusciti a liberarsi, quando rivedono quel tipo di situazione rimangono a distanza di sicurezza, girano alla larga. I nuragici invece costruivano tutti la stessa trappola e tutti puntualmente ci cascavano e non ve dubbio che la trappola funzionava visto che continuarono a costruirle … (chiedete scusa!). Ora nessuno definisce più i nuraghi corridoio trappole per il nemico, ma per lunghi anni l’interpretazione in tal senso è stata presentata a supporto della teoria militarista assieme all’interpretazione delle pietre sferiche quali proiettili per fantomatiche catapulte (giorni e giorni di lavoro a togliere le asperità alla pietra e a renderla liscia e rotondeggiante per poi depositarla su una catapulta la cui precisione è dello zero virgola) . Per non parlare di feritoie che sono strombate al contrario, cioè in favore del nemico o dello strano modo di combattere intanandosi nel nuraghe lasciando alla mercé del nemico i propri beni che non potevano trovare spazio dentro il nuraghe; o del cosiddetto riutilizzo cultuale del nuraghe: una conversione di massa che investe tutta la Sardegna dove si passa improvvisamente da uno stato di guerra perenne che modella strutture e menti di quelle genti a una frenetica attività di conversione delle fortezze in templi: i vecchi e irriducibili guerrieri la cui indole bellicosa è perfino riscontrabile nei sardi odierni ( scrive Lilliu) vengono folgorati all’unisono e nell’età del ferro trasformano la Sardegna in quell’isola sacra che tanto spaventava il Professore. L’interpretazione della civiltà nuragica è stata una gara a chi riusciva ad attribuire a costoro il maggior numero di comportamenti stupidi. Se avessero istituito un concorso a punti , il professor Lilliu sarebbe stato ovviamente primo e difficilmente raggiungibile. Nel tentativo di valorizzare questa cultura l’ha praticamente ridicolizzata riducendola a degli individui la cui intelligenza, in alcuni casi, è inferiore a quella di un cane: che non cade mai due volte nella stessa trappola; e non l’ha costruita lui! Perciò sig. Montalbano il mio disappunto nei suoi confronti si limita solamente a quel “illustri studiosi”
saluti e buon lavoro
Lino
Sechi e gli altri buffoni(in senso amichevole),vogliono solo dirottare i post del blog consiglierei a Pintore,una bella passata di DDT.
Nessuna invenzione del sig. Montalbano, mi dispiace per Amsicora e soci. Possibile che anche chiedere informazioni sia diventato motivo per attaccare le persone? Vorrei leggere pareri e idee sulle facce proposte nella figura, anche con discussione, ovviamente. Credo che si possa fare in modo civile, no?
@Pierluigi Montalbano
Grazie Perluigi, per gli ottimi spunti alla rifessione e all'analisi delle conoscenze affermate in tema "nuragico", proposti da un punto osservazione "prospettico" ogni volta diverso, consapevole della moltitudine di sfaccettature che la tematica mostra.
Marco Pinna
Visti gli orari in cui scrive sempre,rileviamo esimmio caldeo,che lei sia il classico perdigiorno. Dalle repliche poi se ne trae la sua infantilità.La pregassimo pertanto di riferirsi ad altrui loco,poichè codesto non è asilo nido,per infanti come la vostra persona crede.
L'idea di Montalbano,di attirare l'attenzione sul volto delle statuette,è interessantissima.Forma del volto a V,impalcatura naso sopraorbitale a T.Lunghezza del collo,apprezzabile.Per essere una forma arcaica è piuttosto moderna.
Andrea Brundu
Scusate la mancata autenticazione.
Andrea brundu
Mi chiedo quanto,cioè con che frequenza si possa rilevare oggi in sardegna?
Andrea Brundu
Molto interessante questa rassegna di visi dell'epoca nuragica. Se non ricordo male però le statuette son dell'epoca calante dell'epopea (vera o presunta che sia), quando in Sardegna c'erano sicuramente molti levantini, coi loro tributari africani. Visto che il Dott. Montalbano non è riuscito ad evadere la mia domanda sui calzari, gli chiedo allora se sono stati fatti studi sugli alluci, visto che è notorio che nel Mediterraneo esistono almeno tre tipi di piedi: quello romano, quello greco e quello egizio, che si detrminano sulla variante lunghezza dell'alluce. Sa mica se studi in merito son stati fatti sulle statuette?
saluti
ANTONIETTA
OOPS,
ho letto adesso l'articolo di montalbano, e vedrò di leggere il saggio del Lilliu.
ANTONIETTA
I MIGLIORI Complimenti a Lino!
Non so se Lino sia laureato, ma sicuramente capisce di nuraghi assai di più del Montalbano che ho congedato!
Salvatore Secchi
Pierluigi:
senza alcuna polemica ( lo sottolineo necessariamente, vista l'aria che tira) vorrei dirti che non fai bene a parlare, come si fa comunemente, di "moltitudine di popoli che confluivano in Sardegna".
Perché in tal modo, trasmetti un' idea un poco troppo vaga di commistione di geni che - se da una parte non si deve certo smentire completamente - dall'altra nega l'evidenza del (ben dimostrato scientificamente) ISOLATO GENETICO SARDO, ancora ben riconoscibile nel Genoma Sardo, malgrado e dopo qualche migliaio di anni.
Questa "commistione" è stata molto minore - da un certo momento in poi - di quanto non si creda. E' pur vero che i primi abitanti furono Paleolitici provenienti con ogni probabilità dalla Penisola (Zona Toscana, attraverso l'arcipelago); è credibile che seguirono i Mesolitici ed i Neolitici (dall'Oriente, dati genetici alla mano), che già sapevano di agricoltura e di navigazione. Quindi la mescolanza c'era stata. Ma ciò che segue, parla di un altro andamento e di isolamento pressocché totale... In tempi più tardi il mescolamento è ripreso, prima timidamente e poi andando ad aumentare, fino al ritmo vertiginoso di oggi e dell'amalgama totale.
Io credo di capire bene anche che cosa ti muove, almeno in parte: Ogni qual volta si parli di Genetica, si scatenano sempre reazioni d' insofferenza e talvolta di rigetto e di paura, tutte in qualche modo legate all'incomprensione dell'argomento (che in realtà è interessante e del tutto scientifico, seppure piuttosto indigesto ai più). Uno dei rischi è che l'argomento sia frainteso in toto e diventi un discorso sottoculturale pro o contro il concetto errato di RAZZA...
Quando avremo modo d'incontrarci, ne parleremo meglio con le zampe sotto ad un tavolo e di fronte ad un bicchiere: credo sia meglio che farlo qui, dove lo spazio è angusto e la platea un po' insofferente.
Ti saluto, per ora,
Maurizio
Non credo che siamo in presenza di
popoli diversi, mi pare che le
espressioni dei volti siano piutosto il riflesso della religiosità del artista. A l'interno di parametri estetici che
si impogono a tutti, l'artista restituisce, secondo la sua sensibilità, un aspetto, pur sempre
codificato, del sacro.
Le diffrenze m'appaiono quindi,
nel attitudine cui sembra investita la statuetta, di fronte al sacro; il volto si fa ora ieratico, ora estatico, o ancora ipnotico e anche grotesco. D'altronde i volti hanno per
l'essenziale lo stesso schema, sono
gli occhi a ricevere un trattamento
singolare.
D.Perra
Aba, dia un'occhiata al Genographic Project di Spencer Wells. Oppure a Cavalli Sforza, anche se è un bel po' più vecchio.
Gli studi un poco più ristretti (sia in termini di numero di aplogruppi studiati, quanto di finanziamenti che li muovono) non le danno un'idea completa del fenomeno.
Anche se sono studi "nostri" e quindi meritevoli di essere presi in buona considerazione.
Ammetto, ovviamente almeno alcune difficoltà: il materiale genetico dei Sardi Antichi studiabile è estremamente scarso.
Ma fortunatamente - come lei saprà, credo - gli Aplogruppi della popolazione di oggi hanno un sicuro significato temporo-spaziale ben ricostruibile, se si dispone dei mezzi per farlo. E da lì che si traggono le conclusioni che ho sintetizzato...
MF
Riporto un articolo dell'Unione sarda del 12 gennaio dal titolo: "Dna, sono gli ogliastrini i più simili ai nuragici".
Studiando le variazioni sul Dna mitocondriale di uomini e donne vissuti in Sardegna 2500 anni fa e messe a confronto con il patrimonio genetico di 254 sardi attuali, un gruppo di ricerca internazionale ha osservato che alcuni tratti genetici dei nuragici riemergono nella popolazione dell'Ogliastra ma non della Gallura.
La scoperta, appena pubblicata su “Molecular Biology and Evolution”, è firmata da Silvia Ghirotto, Andrea Benazzo e Guido Barbujani (dipartimento di Biologia ed evoluzione dell'Università di Ferrara), da Stefano Mona (dipartimento di Genetica delle popolazioni computazionale e molecolare, Università di Berna), da Francesco Paparazzo (sezione di Biologia evoluzionistica dell'università Ludwig-Maximilians di Planegg-Martinsried, Germania), David Caramelli (dipartimento di Biologia evoluzionistica, Università di Firenze).
Alla firma più nota al grande pubbico, Guido Barbujani, abbiamo chiesto cosa significa questa scoperta.
«Significa che gli antenati di popolazioni che oggi stanno a poco più di 100 km di distanza possono anche essere molto diversi. Tutti conosciamo i nostri nonni, già pochi di noi sanno chi erano i loro bisnonni e i trisavoli ci sono ampiamente ignoti. Eppure molti di noi sono convinti, in perfetta buona fede, di essere milanesi doc, o sardi doc, o veneti doc. Bene, la genetica ci dimostra che non è così. Risalendo indietro nel tempo di un centinaio di generazioni, spesso si scopre che molti di noi derivano da antenati che stavano da un'altra parte: come si è visto, per esempio, confrontando gli attuali toscani con gli Etruschi. In effetti, non è sorprendente tanto scoprire che i galluresi non discendono dagli abitanti nuragici dell'isola, quanto che in Ogliastra siano rimasti così tanti Dna già presenti in Sardegna nell'Età del Bronzo.»
Per Guido Barbujani non si tratta del primo studio su Dna dei nuragici: cosa c'è di tanto interessante nel patrimonio genetico dei sardi antichi?
«Per poter lavorare sul Dna delle popolazioni antiche bisogna prima di tutto disporre di reperti ossei ben conservati e ben collocati nel loro contesto archeologico, due condizioni che si incontrano in Sardegna e in pochi altri posti. Alla raccolta e allo studio molecolare dei nostri campioni ha partecipato il gruppo di Giuseppe Vona di Cagliari e l'antropologa Carla Calò. Insieme a loro anche Robert Tykot, archeologo dell'Università della South Florida che da molti anni sta scavando in Sardegna. Per questo lavoro di analisi statistica erano sufficienti le nostre competenze. Vorrei ricordare quelle di Silvia Ghirotto, Stefano Mona e Francesco Paparazzo, tre genetisti bravissimi, due dei quali hanno già accettato offerte dalla Svizzera e dalla Germania perché il nostro Paese non sa offrire più niente anche ai migliori fra i suoi giovani ricercatori.»
Nel vostro articolo descrivete anche le simulazioni utilizzate per creare i modelli al computer e scoprire le relazioni genealogiche tra sardi antichi e moderni. In cosa consistono?
«Siccome non si può fare l'esperimento decisivo, cioè viaggiare nel tempo e vedere esattamente cos'è successo negli ultimi due millenni e mezzo, abbiamo simulato questi due millenni e mezzo col computer. Per prima cosa abbiamo avanzato varie ipotesi: che sia i galluresi che gli ogliastrini discendano dai nuragici, o solo i galluresi, o solo gli ogliastrini, infine che ci sia stata una sostanziale immigrazione dalla costa laziale oppure no. Poi abbiamo generato milioni di sequenze di Dna secondo queste ipotesi. Infine le abbiamo confrontate con quelle ottenute dalle ossa nuragiche e dai campioni biologici contemporanei. Siamo riusciti a riprodurre molto bene la variabilità del Dna quando abbiamo ipotizzato che i nuragici siano gli antenati della popolazione dell'Ogliastra, mentre i galluresi attuali discendono prevalentemente da antenati non locali.».
ANDREA MAMELI
@ Antonietta
Ho evaso la sua domanda sui calzari già ieri pomeriggio. L'ho fatto nel topic sugli scalzi, quello nel quale mi ha posto la domanda. E' stata proprio la sua richiesta a farmi pensare l'argomento che ho proposto questa mattina. Ho trovato 3 bronzetti con sandali e li ho segnalati numerandoli con precisione.
Saluti
In più io cito questo:
http://www.cuec.it/recensioni/rec_sanna.html
nel quale mi piace soprattutto questo:I primi dati dell’indagine (parte di un lavoro più ampio condotto da David Cramelli dell’Università di Firenze, Guido Babujani dell’Università di Ferrara e Giuseppe Vona dell’Università di Cagliari) indicano una forte omogeneità genetica tra i reperti nuragici di diverse zone della Sardegna. Cosa significa?
«L’analisi del DNA mitocondriale rileva che tutti i campioni risultano caratterizzati da un’elevata somiglianza genetica. Secondo questo studio la popolazione nuragica sarebbe stata omogenea nel tempo e nello spazio e avrebbe condiviso oltre alla stessa cultura anche lo stesso pool genetico mitocondriale».
Non credo ci sia nient'altro da aggiungere,almeno per il dna mitocondriale.
Andrea Brundu
Caro Montalbano,mi scusi se intervengo anch'io sui piedi anziché sui visi. In un libro (autore un certo Mura di cui ora non ricordo il nome) ho letto la seguente osservazione: se gli individui dei bronzetti vengono presentati mentre si mostrano agli dei allora sono scalzi in segno di rispetto; se invece i soggetti sono rappresentati in un momento laico allora mostrano anche i calzari.
Lei che di bronzetti ne ha visto tanti, ritiene credibile questa ipotesi?
B. Floris
Ma da quanto lo sto dicendo che si tratta di popolazione multiraziale?
Una cosa è certa...non sono i "Nuragici"...
fino all'altro giorno però eri un assiduo difensore di Leonardo Melis e di Shardana=Sardi.
Cos'è successo?
Hai cambiato editore?
Hai capito che Leonardo non ti serve più?
o semplicemente ti sei accorto che qualcosa non torna.
...non ero io l' eretico?
E i negroidi perchè non li hai messi?
@ Lino
Ho letto più volte il suo intervento sulle sfere-proiettili e sui protonuraghe-trappola e, francamente, non posso darle torto. Assistetti qualche tempo fa ad un interessante convegno tenuto dal Prof. Pittau in quel di Isili e rimasi soddisfatto della sua relazione sul perché i nuraghe non possono essere fortezze. Fu divertente sentire il Prof. descrivere la scena del soldato di guardia nella garitta che dopo aver ucciso i primi nemici non poteva farla franca contro le lance e le frecce degli aggressori, visto che lo spazio è angusto e non si può scappare.
A dirla tutta rimasi perplesso quando lo studioso non propose una teoria alternativa (cioè dimostrasse perché sono templi) ma il tempo era tiranno e in mezz'ora non si può certo costruire un'impalcatura solida che possa sostenere una così grande proposta.
A mio parere, e lo ripeto da tempo, i nuraghe sono frutto di una tecnica costruttiva che veniva impiegata per edifici con funzioni diverse. Così come oggi costruiamo con acciaio e cemento le Chiese, le scuole, le abitazioni e quasi tutti gli altri edifici, allo stesso modo i nostri avi usavano la tecnica ciclopica con grandi massi, spesso appena sbozzati, per alzare le strutture. Sono troppi per essere templi, troppo deboli per essere fortezze e troppo belli per essere depositi, ma ritengo che cercare di convogliare tutti gli oltre 7000 edifici all'interno di una classificazione univoca sia impossibile e illogico.
Ho proposto l'equazione nuraghe=palazzo nel quale si celebravano riti civili, cerimoniali, religiosi e che, allo stesso tempo, poteva in quell'edificio manifestarsi il potere politico e militare del capo. Inoltre, essendo una società agricola certamente i solstizi e gli equinozi erano importanti. I nuraghe appartengono a diverse tipologie e ne abbiamo immensi, grandi, medi e piccoli ma tutti assolvevano ad almeno uno scopo.
I protonuraghe non potevano costituire una difesa insormontabile per un gruppo di nemici organizzati. Le torri costiere possono essere adibite a vedette e, contemporaneamente, a luoghi nei quali si può osservare l'orizzonte nel momento in cui il sole sorge dal mare (o tramonta) e ciò implica religiosità e culto di astri e acqua. Insomma, non saprei dire con esattezza perché i sardi costruirono quelle torri ma certamente farò salti di gioia quando qualcuno riuscirà a dimostrare le proprie ragioni.
Saluti
Ciao Mirko...mi mancava il tuo intervento. Sono contento che hai deciso di partecipare a questo argomento.
Anzitutto su Leonardo devo dire due cose: non abbiamo lo stesso editore e su molte cose non siamo d'accordo ma ci confrontiamo spesso e ambedue sosteniamo che gli shardana furono sardi. Per il resto devo dire che alcune sue intuizioni mi hanno condotto ad approfondire gli studi e lo ringrazierò sempre per questo. Lo conobbi poco più di due anni fa ad un convegno ad Oristano e mi colpì la sua dialettica e il modo di condurre la serata.
Leo ha venduto tantissimo ed è conosciuto oltremare, pertanto merita rispetto per il lavoro che ha svolto (e continua a svolgere) all'interno degli argomenti che trattiamo. Sono molto vicino anche alle teorie di Frau ma non condivido i danni provocati dal suo ipotetico tsunami.
Anche il grande Lilliu, il nostro maestro, ha preso cantonate ma quanto ha scritto? Centinaia di articoli e libri trattando migliaia di dettagli. Gli dovremmo fare una statua e io, invece, in ogni mio convegno sostengo alcune teorie che contrastano violentemente con le sue opinioni.
Continua a scrivere, dunque, Mirko...e non lasciarti condizionare dai pregiudizi. Sai bene che per un breve periodo di tempo ti ho contrastato, salvo poi riconoscere il tuo enorme bagaglio nella ricerca sul campo (sulle architetture e sull'archeologia sperimentale).
Sono i tuoi modi bruschi a non piacermi, ma questo già lo sai.
Saluti.
Montalbano wrote: ''Ecco cosa era la Sardegna: un luogo dove una moltitudine di popoli arrivava in segno di devozione, una terra nella quale le comunità si mescolavano fino a perdere l’identità originaria per diventare sardi''.
Signor Montalbano, sembrerebbe dalle sue parole che la Sardegna fosse nell’antichità una sorta di isola santuario, un luogo dove affluiva gente da ogni parte del bacino del Mediterraneo per venerare un dio molto potente e per offrirgli doni! Se questa sua tesi fosse vera – la Sardegna era allora conosciuta ovunque in tutto il bacino del futuro ‘’mare nostrum’’. E se fosse stata conosciuta davvero – in epoca molto antica - da una cosi vasta moltitudine di popoli diversi, popoli che conoscevano anche la scrittura, perché questi non avrebbero dovuto farla conoscere agli indigeni( la scrittura) una volta recisisi conto che ne erano all’oscuro? E perché gli indigeni avrebbero dovuto rifiutarla? E se la adattarono alle loro esigenze ? Se l’Isola fosse stata un santuario internazionale, avrebbe avuto una classe sacerdotale di primordine! Perché – secondo Lei – questi sacerdoti avrebbero dovuto ignorare la scrittura?
Saluti Gavinu M
Caro Gavinu,
ho apprezzato in particolar modo l'introduzione del suo post e sono molto vicino alle deduzioni che ha proposto ma...le conclusioni sulla scrittura meritano un discorso particolare.
Anzitutto bisogna valutare la cronologia e, pur non essendo esperto in materia (meglio se intervenissero Gigi o Aba), ritengo che l'inizio della civiltà nuragica risalga ad un periodo in cui solo qualche grande civiltà orientale scrivesse. Certamente in oriente c'era il cuneiforme e per avere qualcosa di assimilabile a ciò che per noi è la scrittura occidentale si dovette attendere al periodo dei nuraghe polilobati, quelli che gli archeologi definiscono "evoluti" (Arrubiu, Barumini, Losa, Santu Antine...). Probabilmente qualche segno era già in uso nell'isola e Gigi sta svolgendo un lavoro immenso per farci capire come leggere quei simboli. I più antichi segni di cui posso parlare sono quelli sui lingotti ox-hide e risalirebbero al XV-XIV a.C. ma spero che qualcuno riesca ad attribuire loro un significato diverso da "ponderali" o da "marchi di fabbrica" in lineare A o B, cioè unità di peso che servivano nei commerci per unificare le varie misurazioni che si facevano nei porti di approdo.
Per quanto riguarda i popoli che avrebbero dovuto insegnarci la scrittura mi preme farla riflettere su un dettaglio: perché avremmo dovuto imparare da loro? Se fossimo stati commercianti (e ne sono certo), ci saremmo adeguati alla lingua e agli scritti dei popoli che le navi sarde raggiungevano. Allo stesso modo se commercianti orientali fossero sbarcati in Sardegna avrebbero certamente cercato di comunicare con una lingua e con segni a noi noti, così da non creare ostacoli alle trattative. Credo, in conclusione, che la lingua (e la scrittura che divenne fonetica) del tempo fosse un miscuglio di termini commerciali (e religiosi) legati da aggiustamenti che presero piede prima nei porti e poi all'interno, quando ci si accorse che la globalizzazione delle merci richiedeva un modo di comunicare..."globale".
@ Montalbano.
D’accordo! che gli antichi sardi navigassero, personalmente non ho ombra di dubbio. Che mercanteggiassero in lungo e in largo per il Mediterraneo, idem. Ma supponendo che la sua tesi fosse vera, potevano i sacerdoti ignorare la scrittura se i templi sardi erano meta di pellegrinaggio da oriente e da occidente, da nord a sud del mediterraneo, come la sua tesi lascia supporre? Poi che agli albori della civiltà nuragica la scrittura non fosse ancora conosciuta, nulla vieta di pensare che sia stata invece conosciuta più tardi, durante il periodo di maggior splendore. Gavinu M
La mia tesi vede i nuraghe come luoghi nei quali si celebravano "anche" funzioni civili e politiche, quindi un qualche rudimentale sistema di scrittura o di contabilità per i tributi penso ci fosse, ma non mi chieda di entrare in un argomento nel quale ho grandi difficoltà. Ritengo comunque che la contabilità si possa tenere con l'aritmetica e che non necessariamente i sacerdoti fossero tenuti a scrivere preghiere o altro da trasmettere ai fedeli. La tradizione orale a volte fa miracoli.
Attenzione Aba...ritengo che gli Hyskos fossero molto, ma molto vicini ai sardi. Non aggiungo altro perché offrirei fianchi, schiena e addome a chi non la pensa come me, ma sono profondamente convinto che i rapporti fra l'isola e il vicino oriente siano arrivati ad un bivio: o proponiamo che i sardi fossero un popolo arretrato oppure dobbiamo prendere atto che costituivano una civiltà che esportò cervelli, tecnologia e altro e, di conseguenza, si alleò con i più potenti imperi dell'epoca.
Preferisco chiudere la parentesi e andare a farmi una passeggiata...(faccina sorridente), andrò in farmacia per acquistare bende e tutto l'occorrente per difendermi dai prossimi post.
Scusate se mi intrometto...
ho letto l'articolo di Barbujani e collaboratori (ne abbiamo parlato sul forum di iRS) e l'ho trovato fatto bene e interessante, ma poi nell'articolo apparso sull'unione si è un po' partiti per la tangente azzardando ipotesi che sulla base dei dati scientifici fino ad ora accumulati, si possono anche ritenere plausibili, ma non certo inconfutabili.
Anzitutto vorrei sapere la provenienza dei reperti sui quali è stata fatta l'analisi del mtDNA; poi, visto che si è parlato di DNA pressoché uniforme appartenente ad un'unica popolazione nuragica, vorrei avere maggiori informazioni riguardo la provenienza dei reperti sui quali sono state effettuate le analisi, la qualitá e quantità dei campioni e la riproducibilità dei risultati, possibilmente con dei riferimenti consultabili.
La cosa che mi lascia un po' con l'amaro in bocca è che persone che studiano con passione la stessa materia si scannino l'un l'altro in maniera piuttosto inconcludente. Il fatto è che mi pare che in Sardegna gli sforzi perstudiare la sua storia, civiltá nuragica compresa, sono stati ben pochi e non per colpa degli studiosi appassionati, ma perché si è parti di un sistema che considera quella della Sardegna come storia di serie B, assolutamente poco importante. Lo stato italiano, se non sei pieno di reperti importanti riguardanti il sacro romano impero se ne fotte... e giustamente visto che la storia dei nuraghi, dei giudicati e del regno di Sardegna sotto dominio spagnolo non lo riguarda.
Molte risposte, se ci sono, sono ancora sotto terra o nella cantina di qualche appassionato che, non vedendo valorizzata la propria storia dai suoi stessi connazionali (sardi), pensa bene di tenersene pezzi per sè.
Se non esigiamo NOI il diritto di decidere indipendentemente dei nostri beni culturali (ma non solo), allora stiamo freschi e possiamo continuare a scannarci su ipotesi difficilmente dimostrabili.
Saluti a tutti
Secondo la mia opinione, sostenere che la Sardegna fosse stata un’isola santuario, meta di pellegrinaggio di popoli evoluti a livello di scrittura, implica di conseguenza che anche la casta sacerdotale sarda, quella che presiedeva le cerimonie di culto di tale divinità meta di pellegrinaggio, conoscesse la scrittura. Mi riesce difficile immaginare che i sacerdoti degli altri popoli fossero i più colti nel loro contesto culturale, mentre quelli sardi non lo fossero nel loro. Gavinu M
Sancta Ilia e non Sandalia?
Piero
Quindi isola santa e non isola sandalo?O tutt'e due?
Piero
Per Montalbano
MI conceda una similitudine: visti i suoi molteplici usi, da Lei tratteggiati, possimao edurre che il nuraghe era dunque una sorta di "porcetto" architettonico dell'antichità, giacchè nulla si buttava?
aldo
No. E' la tecnica di costruzione che possiamo assimilare al "porcetto" (faccina sorridente). Le funzioni erano ben precise e si costruiva avendo bene in mente quale utilizzo si sarebbe fatto di ogni singolo nuraghe.
Le faccio un esempio pratico: abbiamo a disposizione blocchetti, cemento, verghe di ferro, tegole e legno, cosa possiamo costruire?
La risposta è:
dipende da cosa ci serve.
Allo stesso modo in antichità avevano a disposizione pietre e legno e le utilizzavano per assemblare ciò che serviva in quella comunità e in quel territorio ben distinto.
Tenga conto che del legno non c'è più traccia ma...abbiamo qualche nuraghe che ha sopra gli ingressi delle apposite scanalature che servivano per "armare" gli infissi (che dunque c'erano).
Era un sistema costruttivo che utilizzava la pietra del luogo (salvo i soliti ricconi che decidevano di importare pietre particolari) e impegnava la comunità in uno sforzo immenso (economico e temporale).
Sicuramente per decidere di fare edifici che sarebbero durati in eterno dovevano esserci motivi adeguati...non penso fossero abitazioni!
Caro Montalbano,mi scusi se intervengo anch'io sui piedi anziché sui visi. In un libro (autore un certo Mura di cui ora non ricordo il nome) ho letto la seguente osservazione: se gli individui dei bronzetti vengono presentati mentre si mostrano agli dei allora sono scalzi in segno di rispetto; se invece i soggetti sono rappresentati in un momento laico allora mostrano anche i calzari.
Lei che di bronzetti ne ha visto tanti, ritiene credibile questa ipotesi?
B. Floris
15 gennaio 2010 16.28
La ringrazio per la celere risposta. E' stata talmente veloce che non sono riuscito a leggerla
B. Floris
Caro Zuanne Franciscu,
Cosa ne dici di creare un post e discutere sul commento postato da Lino alle 11.11 del 15 gennaio.
a me pare un ottimo tema di discussione!
Magari domani o dopo. Oggi si va a bere e a mangiare attorno ai is fogh-idonis!
Mauro Peppino
Ritengo che quel commento di Lino segnalato da Zedda sia interessante. Ho risposto alle 16.40 ma i quesiti esposti avrebbero meritato una più ampia discussione. In sostanza si tratta di capire i motivi per i quali alcuni nuraghe non possono essere fortezze.
Sarei molto grato a chi volesse esporre, in alternativa, qualche motivo per il quale alcuni nuraghe non possono essere templi, magari potrebbe intervenire lo stesso Lino, o Zedda che ha proposto la segnalazione del post.
Provo a lavorare anche io sul tema e preparo un articolo.
Caro Montalbano,mi scusi se intervengo anch'io sui piedi anziché sui visi. In un libro (autore un certo Mura di cui ora non ricordo il nome) ho letto la seguente osservazione: se gli individui dei bronzetti vengono presentati mentre si mostrano agli dei allora sono scalzi in segno di rispetto; se invece i soggetti sono rappresentati in un momento laico allora mostrano anche i calzari.
Lei che di bronzetti ne ha visto tanti, ritiene credibile questa ipotesi?
B. Floris
15 gennaio 2010 16.28
La ringrazio per la celere risposta. E' stata talmente veloce che non sono riuscito a leggerla
B. Floris
16 gennaio 2010 06.51
Vorrei ringraziarla ancora per la risposta che evidentemente non intende dare. In fondo a lei che gliene frega dei bronzetti? Meglio argomentare sulla funzione dei nuraghi, sui rapporti con Melis e Zaru etc etc. Ma forse non mi risponde perchè non mi chiamo Antonietta.
B. Floris
dear Montalbano, tutti i nuraghi non possono essere fortezze!
Mauro Peppino
Volevo dire firmato Antonieta,e non flozis.
@ Floris
Nei tre bronzetti che ho trovato sul libro di Lilliu sono rappresentati personaggi con sandali in pelle e legacci per stringerli alle gambe. Il grande archeologo ritiene che la ragione dei piedi scalzi sia da relazionare a motivi cultuali. Aggiunge che i calzari sono indossati da personaggi di riguardo e di prestigio militare. Segnalo che queste statuette hanno un altro elemento in comune: capelli lunghi pettinati accuratamente e intrecciati sul davanti.
Continuando l'indagine sulle statuette, ne ho trovato altre tre (106, 111 e 116) con sandali e trecce. Quindi diventano 6. A questo punto i sei indizi valgono parecchio: abbiamo una tipologia di bronzetti con sandali e trecce. Bisogna approfondire, c'è qualche esperto in vestiario?
Mi scusi Sig. Floris,
il suo post mi era sfuggito. Come vede le ho risposto appena ho acceso il p.c.
La ringrazio. A me interessava capire quanto sia originale la tesi di quell'autore, e mi pare di capire, tra le righe, che proprio originale non é.
B. Floris
Dear Zedda...sfondi una porta aperta. Hai letto la mia ipotesi sui nuraghe-palazzo?
Anche la sua domanda è poco originale,signor Floris.Chieda ad Antonietta,su altro post.Altrimenti ci sono i musei e i libri ,con foto.Poi dopo che si è informato,ci rifletta su,e si renderà conto della banalità della sua domanda.
Cioè no c'intrad nudda!
Antonella
Bella domanda Aba, me l'ho fatta anche mia moglie. Credo che i giganti siano scalzi ma verificherò al più presto. Per i sandalati-trecciosi adesso mi metto al lavoro.
Eccoli:
http://img7.imageshack.us/img7/400/sandalosotrecciato1.png
http://img7.imageshack.us/img7/8981/sandalosotrecciato2.png
http://img199.imageshack.us/img199/7773/sandalosotrecciato3.png
Per le statue di Monte Prama facciamo...dopo pranzo.
Dear montalbano,
ho letto il tuo libro e la tua idea di nuraghe è peggio di quella di Ugas e compagnia bella!
Un palazzo fino a prova contraria presuppone dei principi, se trovi i principi forse.... , comunque alla fantasia non c'è limite.
Il tuo maestro ne è affetto in modo altamente patologico e tu sei nella sua scia.
Leggi con attenzione cosa ha scritto Lino
Mauro Peppino
sulla statue di monti prama vi assicuro che molte hanno una specie di parastinco (dico una specia perchè non è un parastico è un gambale") incredibilmente simile a quello che portano ancora oggi i pastori sardi.
per quanto riguarda i piedi certamente ve ne sono scalzi, ma non ricordo ve ve ne sono anche con sandali
Mauro Peppino
Ho letto bene ciò che ha scritto Lino e gli ho risposto.
Noto, invece, che continui ad attribuirmi idee simili a quelle di Ugas sui nuraghe (il docente li ritiene residenze fortificate), quando ti ho segnalato più volte che per me sono polifunzionali, inoltre ribadisco che non sono certo residenze.
Non riesco a farmi capire: Ugas dice che i templi sono quelli a pozzo e i megaron.
Io dico che i nuraghe sono edifici che rivestono varie funzioni a seconda della tipologia. Non sono residenze e non hanno una singola funzione. Nessuno di loro ha una unica funzione! Anche il nuraghe isolato, lontano dal mare, lontano dalle vie di transumanza, lontano dalle regge polilobate, ha varie funzioni. Come vedi abbiamo idee differenti. Io parlo di una tecnica costruttiva e tu continui ad attribuirmi la visione nuraghe=fortezza.
Non ho capito il riferimento ai prìncipi (forse pensi siano quelli che vengono raccontati nelle fiabe) e vorrei sapere, inoltre, quale sarebbe questa "compagnia bella" che accompagna me e Ugas.
Hai proposto di scrivere un articolo sulla funzione dei nuraghe e te lo preparerò, ma vorrei che partecipassi e scrivessi se la tua idea è quella che siano esclusivamente templi (come mi sembra di capire). Credo che lo vogliano anche gli altri blogger leggendo qualche tua riga esplicativa, senza dover necessariamente leggere tutte le pagine del tuo bel libro.
Devi copiarli e inserirli nella barra dei link, quella in alto dove generalmente si inserisce la scritta http:/
Comunque te li mando anche per mail.
@ Mauro Peppino
Quel "patologico" vuol forse dire che è malato? Non ti lamentare se, poi, qualcuno non ci sta e ti risponde per le rime. Non tutti, purtroppo, sono come Montalbano
Caro zuanne,
ho un segreto: prima di rispondere a quei post guardo uno di questi video.
http://www.youtube.com/watch?v=chI1Oilb7zU
http://www.youtube.com/watch?v=450D50RtbJw
http://www.youtube.com/watch?v=vVMjgaOrJlM
@Zuanne Montalbano e Mauro,
perché non discutiamo seriamente e proviamo a sottoporre al giudizio di tutti i frequentatori del blog (e naturalmente a intervenire in proposito) i temi della vostra disputa?
Lino
La nostra disputa?...cioè?
@ Zuanne
Lei che ne pensa?
Lino
@ Lino
Francamente, non ho alcuna disputa con alcuno. Mi limito, per quanto posso, a dirigere il traffico. Ma se lei suggerisce a tutti di smetterla con i battibecchi e di passare alle discussioni, sono perfettamente d'accordo con lei.
Caro Zedda,
da settimane proponi giudizi e commenti sul blog, ma ancora non ti sei cimentato in un articolo tutto tuo. Il blog è dialogo, discussione, confronto…e i tuoi giudizi hanno, a volte, scatenato le ire dei riceventi (a torto o a ragione). Visto che sei un autore di libri di successo e che i tuoi argomenti sono materia difficile per molti di noi (certamente per me), perché non ci dedichi un articolo che ti sta a cuore, così da poterne discutere e ampliare le nostre conoscenze?
Saluti
Condivido pienamente e mi associo all'attesa di un articolo del sig. Zedda,su almeno uno dei tanti temi affrontati nella sua recente pubblicazione;per esempio quello del capitolo 5,sulla lingua nuragica,dove cita anche....... fior di linguisti!
G.Piras
Purtroppo questo argomento proposto (da dove provenivano i personaggi rappresentati nelle sculture)si è rivelato interessante dal punto di vista artistico ma non è decollato sul piano sociologico o antropologico.
La mia visione di un antico mondo globalizzato è tuttora fortissima e spero che la questione linguistica aiuti a capire come comunicava quella gente. Militari, offerenti, sacerdoti, eroi, divinità sono ben rappresentati e gli artisti hanno colto l'espressività dei volti. Pensate che in Sardegna ci sono anche 4 (quattro!) sculture simili alla pietà di Michelangelo (pazzesco!) ma passano sempre inosservate di fronte all'esaltazione dei guerrieri. Madri con figlio in braccio che strapperebbero un applauso per originalità e bellezza ma quasi nessuno le conosce. Potrebbero essere straordinari oggetti dedicati al culto della famiglia ma...nessuno li mostra.
Cara Aba, se le conoscessi tutte mi spiazzeresti.
Devi sapere che sono già da tempo afflitto da un irreparabile sete di conoscenza che scontra con la mia proverbiale incapacità di memorizzare dati utili al mio lavoro, se dovessi trovare persone che praticano con successo un lavoro, si dedicano ad un passatempo e diventano maestri, leggono qualcosa e riescono a coglierne i concetti, vivono in famiglia, magari con figli a carico e riescono anche a tenere pulita la casa...mi arrenderei alla mia immensa ignoranza!
Al massimo potevi conoscerne 3, perché l'ultima è stata sequestrata il mese scorso dalla polizia durante un blitz a Sinnai in casa di un boss degli stupefacenti.
Se vuoi provo a cercare nel mio "archivio" ma non ti prometto di farlo in tempi brevi perché sono impegnato nella scrittura di un articolo che spero sarà pubblicato a breve sul blog.
@Pierluigi Montalbano
Una domanda: premesso che sono arcinote le "navicelle nuragiche" bronzee e meno note quelle "fittili", che sono state ritrovate in numero assolutamente maggiore rispetto alle prime; chiedo bronzetti-statuette, per così dire, "fittili", ne sono stati ritrovati?
Inoltre (vado un poco fuori tema), in tema di navicelle fittili troviamo rappresentate nelle loro prore, oltre alle protomi taurine anche quelle a testa di uccello, in quelle bronzee non ne ho mai visto, ne esistono?
Marco Pinna
Allora:
Navicelle fittili ne sono state trovate un migliaio nel nuraghe Su Mulinu a Villanovafranca e, fra quelle, solo una pare abbia una protome a testa d'uccello, anche se non ci giurerei perché è parecchio usurata e non è detto che sia quell'animale.
Statuette fittili tipo bronzetti non ne conosco (se intendiamo militari, sacerdoti o altro) ma potrebbero esisterne di non edite o, comunque, pubblicate ma a me sconosciute. (piacerebbe anche a me sapere se ne esistono).
E' doveroso precisare alcuni aspetti:
le navicelle fittili sono tantissime ma erano raggruppate in pochi luoghi, quelle bronzee sono poco più di 150 ma le troviamo diffuse capillarmente. Teniamo conto che quelle fittili è accertato che fossero utilizzate come lucerne mentre quelle bronzee non credo che lo fossero come funzione primaria.
Inoltre i manufatti in ceramica quando si rompono vengono buttati via o comunque non possono essere riutilizzati, mentre quelli metallici vengono rifusi, ciò è indicativo per capire il motivo dei pochi rinvenimenti.
Sapevo di ritrovamenti in gran numero, se non sbaglio anche nel nuraghe antigori ne sono state rinvenute numerosissime. Questa immagine trovata in rete, la avevo già osservata nel forum di AI, postata da Dedalonur. La protome a testa di uccello sembra abbastanza verosimile, anche se......
http://img10.imageshack.us/img10/1846/img1834o.jpg
Marco Pinna
Questa foto è mia! Caro dedalo...devi citare la fonte.
Fonte Pierluigi Montalbano.
Montalbano, non sono io colui che prende fotografie altrui secondo il famoso istituto del "prestito a fondo perduto".
forse hai così tanta fretta d'accusarmi da non riuscire a leggere bene la firma di chi riporta la tua foto.
attendi almeno che il mio comportamento abbia almeno la parvenza di chi distribuisce opuscoletti divulgativi contenenti materiali altrui privi della dovuta citazione.
Insomma si tratta di una fattispecie che "potrebbe" esserti nota, visto che si tratta di fatti accaduti recentemente.
quando il mio comportamento sarà simile a tale fattispecie, potrai accusarmi
Dedalo, quella foto è mia? L'hai postata tu in quel forum che non conosco? Non parlo di copyright ma semplicemente di scrivere la citazione. Non mi sono mica offeso.
va bene, Montalbano, la prossima volta che userò una tua foto in un forum (non l'ho usata in un mio libro..lo risottolineo), dirò che l'hai scattata tu.
Grazie dedalo, continuo a dirti che non mi sono offeso, ne ci sono diritti di copyright. I forum e i blog sono utili per la divulgazione, per il confronto e, soprattutto, per rimanere uniti a studiare la nostra storia.
Con rinnovata stima,
Pierluigi
Ho .......... toppato?
Chiedo scusa. A tutti e due.
Per farmi perdonare vi mostrerei delle immagini inedite, relative ad una recente, importante, scoperta archeologica, della quale si era parlato diversi mesi or sono. Premetto che, "però", queste immagini non possono essere usate pubblicamente per ragioni che eventualmente, spiegherei privatamente.
Marco Pinna
La mia mail è pierlu.mont@libero.it, se vorrai rendermi partecipe di quelle immagini ti sarei grato.
Saluti
Certo che Montalbano ha proprio una faccia di bron...zetto. Mi ricorda quel personaggio interpretato da Al berto Sordi nel film "troppo forte"che da un giorno all'altro decide, anzi, è convinto di essere un avvocato sino a quando non viene colpito da amnesia e allora diventa improvvisamente un grande ballerino. Ecco, questo è Montalbano: dopo aver fatto per cinquant'anni il muratore ora si convince e vuole convincerci di essere un grande archeologo. Aprofitta di questo blog per farsi pubblicità e soprattutto per fare domande utili per riempire poi i suoi libri.
Ma il massimo è che se la prende con chi usa una sua foto senza citarlo mentre lui non fa altro che attingere, per non dire rubacchiare, dal lavoro di altri senza sognarsi di farne menzione. I suoi libri sono composti da foto, disegni e scritti estrapolati qua e la da vari forums.
Bainzu Bainzeddu
Il troll che si è firmato Gavinu non ha niente a che vedere con me. Ci tengo a precisarlo in quanto il Sig. Montalbano è persona da me stimata.
Gavinu M
Non si preoccupi Gavinu, l'avevo capito e non avevo risposto.
questa è mia e questa tua...che ridicoli
@anonimo:
e poooooba
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