venerdì 8 gennaio 2010

Non sparate sull'Università. Giusto, ma si dia una mossa

Franco Laner richiama tutti noi alla necessità di non sparare sul mucchio dei baroni, a non fare tiro a segno sull'università “sport diffuso nel blog”. Aggiunge anche: “Penso anch'io che se ad esempio il progresso della medicina fosse come quello archeologico -specie isolano- oggi si opererebbe ancora con la sega e alcol per indormia”. Come non dargli ragione? E come non concordare con lui, quando scrive che il ventre molle è nelle discipline umanistiche piuttosto che in quelle scientifiche?
Ci sarà una ragione, anzi c'è, ma non credo sia quella adombrata da Laner: “Lo stato dell'università oggi è disastroso, anche a causa dei nuovi ordinamenti”. Del resto, mica si può essere d'accordo su tutto: concordare con Laner significherebbe pensare che prima della ministro Gelmini le cose erano ben messe. Suvvia, Franco.
Torniamo a Bomba e al ragionamento sulla estrema debolezza delle discipline dello spirito, almeno nelle università sarde in cui le eccellenze esistenti ci sono non in virtù della organizzazione degli studi, ma malgrado essa. E c'entra assai poco l'ordinamento attuale o di ieri, sia che lo abbia prodotto questo governo o quello precedente. Il discorso si fa inevitabilmente politico istituzionale, nel senso che molto dello status attuale dipende non tanto e non solo dalle politiche accentratrici dello Stato (non dei governi), quanto soprattutto da una diffusa condizione di dipendenza politica e culturale.
In questo blog noi vediamo soprattutto i riflessi di questa condizione sull'archeologia, ma magari fosse solo sull'archeologia. Nel mese di agosto, qui si è discusso a lungo sulla dottrina della statualità di Francesco Cesare Casula. Cesare è stato a lungo professore di storia ed esponente di prestigio del Cnr, sulla sua dottrina ha scritto una impressionante serie di testi. Ha avuto modo di parlare della sua tesi con i più importanti storici italiani, ricevendo sempre la solita risposta: “Hai ragione, perfettamente ragione, ma accettare la tua tesi comporterebbe la riscrittura della storia d'Italia”. E dunque? Dunque nulla. Nelle università sarde si continua a studiare la storia d'Italia nella vulgata accettata e certificata dallo Stato, relegando la dottrina della statualità fra le eresie con cui neppure si parla e che è politicamente corretto ammantare di silenzio. Non di disprezzo, solo perché Francesco Cesare Casula sarà anche un eretico, ma è un accademico.
C'è una vulgata ufficiale anche sui regni sardi del X-XIV secolo e sui sovrani che regnarono ad Arborea, Cagliari, Torres e Gallura. Furono stati indipendenti alla loro nascita e continuarono ad esserlo per secoli anche se, ad eccezione del Regno di Arborea, divennero protettorati di Pisa e di Genova. Nella vulgata certificata non si trattò di stati, ma di “governi autonomi detti Giudicati”, i loro sovrani non re ma giudici, le loro regge modesti palazzi. Storicamente non ha alcun senso la diminutio di questo originale lungo momento della storia europea in cui si sperimentò il sistema parlamentare delle coronas de Logu, fu redatto un monumento giuridico come la Carta de Logu, i sovrani finanziarono basiliche come quella di Bisarcio e opere d'arte come il retablo di Ardara. Storicamente no, politicamente sì.
Così come non è scientificamente sostenibile la decisione di restituire allo Stato centinaia di migliaia di euro stanziati per la lingua sarda nelle due università. Ma è quello che è successo. Non c'entrano i nuovi ordinamenti, non c'entra o c'entra molto poco la difesa delle rendite di posizione o la poltronite. C'entra una volontà politica che lega la restituzione dei soldi destinati al sardo con la sottovalutazione dei regni sardi, il silenzio sulla dottrina di Cesare Casula con i processi di nascondimento e silenzio intorno alle rumorosissime scoperte della scrittura nuragica, dell'orientamento dei nuraghi, e così via innovando. E' questa politica che, credo, bisogna denunciare e mettere a nudo.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrà dire che proporremo alla "Germini", come la chiama Lei, di formare una Commissione di valutazione delle Facoltà umanistiche della Sardegna con a capo il SIgnor Pintore, consulenti i più assidui frequentatori di questo blog e gli intellettuali di livello che il SIgnor Pintore avrà la bontà di suggerire.
Batsumaru

zuannefrantziscu ha detto...

Bentornato e grazie di avermi segnalato l'errore di battitura. Riparato.
Al suo fatuo sarcasmo temo non ci sia riparo

Franco Laner ha detto...

Non mi è facile discutere sul blog. Prima perché il tempo è quel che è. Mi sono dato delle priorità, specie di lavoro!, e ogni tanto lo leggo, perché lo trovo interessante. Ma sinceramente sta diventando quasi un lusso!
Ciò che in esso si discute non appartiene alla mia disciplina. Ma ho la presunzione di poter dire qualcosa anch’io, perché i nuraghi, le tombe, i pozzi sono pur sempre opere costruite. Quando gli argomenti sfiorano la costruzione sono subito capace di capire l’interlocutore e capire se dice qualcosa a cui val la pena di porgere l’orecchio. Quando ieri ho detto che mi pare risibile la datazione della civiltà nuragica a partire dal 2700, l’ho detto perché le prove costruttive portate per questa retrodatazione sono lessicalmente e concettualmente sbagliate. Mi irrita che si confonda ad esempio megalitismo con ciclopico. Che si confonda architettura con tettonica o edilizia, che non si abbia la pur minima concezione di come si possa risolvere l’incessante lotta ingaggiata da un grave che tende, per sua natura, a tornare a terra. Che le idee sulla stabilità, equilibrio, congruenza siano vaghe, proprie di letterati che nulla sanno di statica, di scienza e tecnica delle costruzioni. In questo caso il buon senso comune serve assai poco.
Quando espongo le mie idee sulla costruzione del nuraghe vedo l’interlocutore, specie l’archeologo, smarrito. Solo fargli capire che il piano inclinato per portare in alto i conci è congelato nel nuraghe devo fare ricorso ad esempi, disegni, paragoni. Viceversa se espongo alcune teorie ad un tecnico, facilmente mi segue e mi fa domande pertinenti e critiche. Insomma si discute!
Ora mi chiedo: ci sono in Sardegna archeologi in grado di seguire i ragionamenti epigrafici di Sanna? Non credo e lui stesso dice che non gliene può fregare di meno! Lo sforzo di aver, grazie ad Aba, tradotto il libro sulla stele di Nora in inglese mi sembra che significhi in primis la ricerca di un riscontro internazionale.
Voglio con ciò dire che il silenzio degli archeologi sardi potrebbe essere capito, non dico giustificato.
La questione dell’archeoastronomia è diversa. Non trovando Mauro interlocutori sardi, se li è cercati dove c’erano, in Spagna, in Inghilterra, in Polonia, anche in Italia, vedi ad esempio il prof. Magli, ordinario di analisi e cultore riconosciuto di archeologia. Ma ora cerca legittimazione anche presso altre università e con ottimi riscontri. L’Accademia ho valutato i suoi studi, li ha criticati, misurati, incrementati, annotati. In questo caso il silenzio ufficiale dell’archeologia sarda è davvero grave.

Ho sforato, spezzo il discorso!

Franco Laner ha detto...

Riprendo..

Il caso Melis è, in primis, storia. In analogia mi vien da chiedere se gli storici accademici hanno valutato il suo contributo, che giudizio ne hanno formulato. Io ho letto soltanto “Shardana i calcolatori del tempo”, a proposito del mio interesse per la pintadera. Preferisco il giudizio dell’archeologia ufficiale su questo oggetto. Posso dire che il mio giudizio è ponderato, perché mi sono molto informato, prendendo la distanza da diversi altri autori e fidandomi anche del mio modo di ragionare. Confesso l’attrazione per Paolo Valente Poddighe, sono distante da Mauro Aresu. E così di seguito per ciò che riguarda altri outsider archeologi, oppure antropologi, letterati, scrittori sardi. Ho le mie cotte per Satta, e non solo per Salvatore, anche per Antonello e Sebastiano, oppure Dessì, S. Atzeni e ultimamente per la Deledda, mentre ho difficoltà a leggere Niffoi…
Insomma tutto ‘sto preambolo per dire che se uno non ha interesse, per sua formazione e cultura, a rispondere o interloquire con chi non gli va, o non capisce, perché dovrebbe esprimersi?
Porto l’esempio di alcuni anni fa sulle medicine anticancro del dott. Di Bella. Quanto è andato avanti curando col piscio di capra i pazienti che gli credevano? Chi l’ha bloccato? L’accademia!
Ora, se l’accademia dovesse alzarsi e giudicare ogni outsider, sarebbe un bel lavoro, forse stupido ed inutile! Certo che quando uno fora la coltre difensiva dell’arroccamento su quanto bene o male è stato legittimato e condiviso da una comunità scientifica, vedi il caso Frau, l’accademia ha fatto pessima figura a rispondere con le firme e non con argomentazioni!
Ecco perché stamane ho detto di andar cauti con l’accademia. Per primo la critico, ma se dovessi scegliere fra questa istituzione, specie per ciò che riguarda le scienze della natura, non vedo alternative. Difficile che oggi qualcuno, solitario, scopra qualcosa. La scienza non più è da gran tempo la lampadina che si illumina. I risultati sono ricerche coordinate, finanziate, in laboratori privati o statali. Non esistono outsider…Sulle scienze umane, o dello spirito, per me a torto, si pensa che ci sia ancora qualche italiano navigatore, santo e inventore!
Franco

Anonimo ha detto...

X Batsumaru
Purtroppo ti devo correggere, birichino,il tuo nome si scrive
Badtz-Maru.Badtz-Maru è un piccolo pinguino birichino, come è suggerito dal fatto che sia nato l'1 Aprile. Egli vive con sua madre e suo padre a Gorgeoustown. Frequenta la "Gorgeous Academy",e trascorre le sue vacanze con i suoi amici Hana Maru, una foca bianca, e Pandaba, un panda. Egli attira molto l'attenzione passeggiando per il parco con il suo alligatore, ma Pochi è carino e non morde. Batz-Maru ha sogni di grandezza per il futuro, ma per il momento ruota i suoi occhi e la sua vita a Gorgeoustown..

Cinnamoroll

Anonimo ha detto...

Badtz-Maru fa parte di quella ristretta cerchia di personaggi kawaii anticonvenzionali: non sorride, non è colorato, ha un caratteraccio... e può anche annoverare il primato di essere il primo personaggio "cattivo" di Casa Sanrio (negli anime interpreta sempre la parte del teppistello del gruppo).

Hello Kitty

Anonimo ha detto...

...e tando ci seu dei puru nel blog di ZFP!

Diddl

Anonimo ha detto...

ops...deu

Diddl

Daniele Addis ha detto...

Al largo di Alghero ci sono due caravelle che le varie autorità preferiscono siano ricoperte di sabbia perché altrimenti a qualcuno potrebbe saltare il grillo di recuperarle e, orrore, di studiarle. Il suolo sardo è così ricco di storia che si è preferito dire che la sardegna di storia proprio non ne ha, meglio studiare i longobardi.
Siamo su un'isola al centro del mediterraneo e la nostra storia è la storia del mediterraneo, per cui sarebbe opportuno (e magari pure intelligente) coinvolgere tutti i paesi che vi si affacciano bypassando l'idiota burocrazia italiana, accademia e ministero compresi.
Orrore, si andrebbe contro la sacra repubblichetta, è vietato dalla sacra costituzione ed i pashdaran di PD e PDL si strapperebbero i capelli, figuriamoci poi chi si trova ancora più a sinistra e a destra.

Le istituzioni è inutile ungerle per ottenere miseri finanziamenti, vanno bastonate (metaforicamente) e prese a calci (sempre metaforicamente) di modo che siano costrette a riconoscere le libertà ed i diritti dei cittadini.
Purtroppo al governo della regione ci troviamo una manica di incapaci che non fanno altro che cercare il santo giusto in paradiso.

Anonimo ha detto...

Chi scrive le cose scritte da Addis mi fa ORRORE!
Spero che sia un giovane di non più di trent'anni altrimenti non mi resta da dire che : poveretto!

Giuseppe Garibaldi

Franco Laner ha detto...

Trovo l'idea di Addis interessante in quanto declina l'indipendenza non come chiusura, ma apertura.
Altre volte ho scritto che sull'Isola hanno necessariamente sbattuto tutte le popolazioni costiere del grande lago che è il Mediterraneo. La contaminazione, più o meno lunga, qualcosa ha lasciato ed è stato rielaborato. Sardegna come laboratorio, capace di recepire, rielaborare, restituire, filtrato dal genius loci, dalla propria cultura...
Quando fu istituita la nuova facoltà di architettura ad Alghero, si parlò di facoltà mediterranea, con partecipazione docente e discente dalle varie sponde del Mediterraneo con temi quali la casa o la città mediterranea. Ora è una facoltà in più, come la miriade di facoltà aggiunte recentemente, sdoppiamenti inutili e costosi, che ora si cerca di smontare.
Il problema è il solito. Le idee possono essere buone, altro dargli gambe!
Franco

Daniele Addis ha detto...

Orgoglioso di aver suscitato l'orrore di Giuseppe Manigoldi ;)

@Franco Laner: e pensi che la facoltà di architettura di Alghero è stata giudicata la "migliore d'Italia", figuriamoci le peggiori. Senza la zavorra rappresentata dallo stato italiano che non fa altro che generare parassitismo e immobilità si potrebbero raggiungere livelli di eccellenza europei.

Franco Laner ha detto...

per Daniele
mi pare che la migliore facoltà di architettura sia a Ferrara. Di Alghero sento dire che funziona egregiamente -spero però che siano leggende metropolitane!- nei mesi di luglio ed agosto, mesi in cui si concentrano work shop tenuti da grandi architetti europei...
Venezia, prima per tanti anni, è oggi scivolata in giù nelle graduatorie. Viviamo ancora un pò di rendita pregressa!
Buona domenica
Franco

Franco Laner ha detto...

per Aba
scusa, non avevo visto la tua richiesta.
Se mi dai l'indirizzo ti posso mandare Accabadora dove il concetto è espresso. Ora sto scrivendo, ma ho poco tempo, ciò che ho imparato in questi ultimi 10 anni. Magari ti posso mandare un cd con delle immagini. Ma sai bene che se non c'è commento, l'immagine non dice nulla o quasi!
Qualche volta sono venuto a Parma all'università a far lezione dal mio amico, ora in pensione, Alberto Mambriani. Conosco Ivo Iori, perché utilizziamo lo stesso laboratorio prove dell'RDB di Pontenure e credo sia ancora preside di architettura.
Mandami dunque l'indirizzo
Franco