S'è creata da tempo una Santa Alleanza, trasversale, politica ma soprattutto culturale, con un pallino in testa: revocare il più possibile le autonomie regionali e comunali e restituire allo Stato centrale e al suo Governo il potere di sostituirsi ad esse. Il gacobinismo e lo statalismo di alcune forze del centro-sinistra hanno trovato alleati nel giacobinismo di intellettuali del centro-destra.
Due episodi di questi giorni: l'intervista con Radio 1 del presidente di Lega ambiente Vittorio Cogliati Dezza e l'editoriale di Angelo Panebianco sul Magazine del Corriere della sera di oggi 31 gennaio.
Il primo sostiene che c'è un "eccesso di deleghe" agli enti locali, in materia di tutela del paesaggio, che devono "tornare allo Stato centrale" perché "ci vuole invece una visione di insieme". Invoca un riequilibrio delle "tendenze federalistiche negative" (proprio così, negative) e afferma che "più i poteri decisionali sono vicini al territorio e più sono sotto le pressioni e le possibilità di influenza". Come dire che l'autonomia va bene purché non pensi di essere autonoma.
L'editorialista del Corriere: "L'autogoverno locale può esistere solo se collegato alla responsabilità". La banalità dell'affermazione non sottintende, come sarebbe giusto, il fatto che tocca agli elettori far pagare ai governanti locali la loro irresponsabilità. No: se la responsabilità "viene a mancare, anche il "privilegio" dell'autogoverno dovrebbe essere, almeno temporaneamente, sospeso". A chi toccherebbe sospendere "l'autogoverno" se non al governo centrale, quintessenza della responsabilità, come dimostrano le vicende dei governi italiani da che se ne abbia memoria. Chi avrebbe il compito di sanzionare i governi irresponsabili? L'Unione europea, l'Onu o chi altro se non gli elettori?
Cogliati Dezza e Panebianco si riconoscono in culture politiche diverse e spesso in conflitto, ma quando si tratta di esprimere disprezzo per l'autogoverno delle comunità, dalle regionali alle comunali, l'unità è presto fatta.
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