Il sopralluogo della Sovrintendenza ad Allai (vedi qui), villaggio dell’Oristanese luogo di ritrovamento di reperti che potrebbero essere etruschi, ha avuto l’esito più scontato e temuto. I carabinieri del Nucleo di protezione e tutela dei beni archeologici hanno sequestrato tutto, così come detta la cosiddetta Legge Urbani, una delle leggi più centraliste e stataliste che la modernità abbia partorito.
Al sindaco di Allai, Enzo Tonino Saba, è rimasta in mano una ricevuta con l’elenco dei beni sottratti e in mente la considerazione che lo strapotere delle Soprintendenze e dello Stato sempre più accentratore ha colpito ancora una volta una piccola comunità padrona del suo territorio e esistente alcune migliaia di anni prima che nascesse lo Stato. Neppure ha avuto il conforto di una considerazione dell’esperto etruscologo al seguito dei carabinieri che si è limitato a fotografare i reperti.
Tempo fa, il Comune di Allai presentò alla stampa, alla presenza del presidente della Provincia di Oristano e della sua commissione cultura, i reperti trovati e studiati da un antichista che li giudicò autentici. Del suo parere, del suo lavoro neppure un cenno. Il bello è che il funzionario della Sovrintendenza (Emerenziana Usai) aveva introdotto il “sopralluogo” dicendo che era lì per spirito di collaborazione. Per fortuna. Chi sa che sarebbe successo se avesse avuto uno spirito di contestazione?
Ed ora che cosa succederà del gran numero di reperti che possono benissimo essere etruschi, visto che ad Allai, vent’anni e più, fu trovata una stele etrusca, anch’essa a lungo ignorata dalla Sovrintendenza? Trascorreranno trenta anni prima che se ne riparli, così come è successo per i giganti di Monte Prama e con il santuario nuragico di Su Benatzu di Santadi? E un’altra domanda: fino a quando la Regione ad autonomia speciale della Sardegna si rassegnerà a farsi espropriare dei beni culturali che i sardi, non altri popoli dell’allora inesistente Italia, ci hanno lasciato? Un po’ di schiena dritta è proprio impossibile?
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