venerdì 1 febbraio 2008

"Razionalizzare" i beni archeologici? In giro puzza di bruciato

Una delibera del governo regionale, la 50/24 dell'11 dicembre scorso, è passata inosservata ai più fino a quando una cooperativa olbiese, che si guadagna il pane con la valorizzazione dei beni archeologici, non ha lanciato l'allarme. Lo ha fatto con il sindaco della città, preoccupato dagli effetti che la delibera potrebbe avere.
La parte del documento regionale che preoccupa è questa: "La continuità ai servizi in essere (quelli delle società che valorizzano i beni archeologici, NdR) verrà garantita fino al 30.5.2008 al fine di dare corso alla razionalizzazione e ottimizzazione del sistema regionale di gestione, attraverso l'indizione di otto bandi pubblici territoriali per la individuazione di non più di otto società di gestione capaci di assicurare la qualità dei servizi secondo gli standard definiti dal Piano regionale...".
A parte che, quando si sente parlare di "razionalizzazione e ottimizzazione", chi sa perché?, si pensa prima di tutto a nuovi disoccupati , è davvero congruo utilizzare questi termini aziendalistici quando si parla di organizzazione e gestione della cultura? Ma c'è un sospetto che potrebbe persino essere utile alla Regione, nel momento in cui elaborerà gli otto bandi, per fugarlo. Il sospetto è che si voglia favorire l'ingresso di società consolidate, ben dotate di capitali e di capacità di investire, naturalmente vocate al profitto, pardon alla razionalizzazione e ottimizzazione, magari con alle spalle sistemi museali forti.
Società che, sempre per rispettare il mandato di razionalizzare e ottimizzare, trasformino in salariati gli operatori culturali che oggi gestiscono siti archeologici e musei. Naturalmente, potrebbe dire chi si sente ingiustamente sospettato, la miriade di piccole e medie società sarde possono mettersi insieme nelle otto province per vincere gli appalti. Ma possono bastare i cinque mesi concessi dalla Regione per creare otto società di operatori culturali capaci di battere le società che, capitalisticamente parlando e conoscendo ovviamente la delibera, si sono già attrezzate per vincere?
Domande retoriche, va da sé. Vorrei sbagliarmi, ma la fine di questa storia è già scritta.

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