di Alberto Areddu
In
queste ore, tanto tormentate, non sappiamo se i Greci torneranno alla loro
amata e svalutata dracma. Lo facessero ne guadagnerebbe il loro smisurato
orgoglio nazionale, ma ne perderebbe forse l'assetto economico nostro ed
europeo. Se sono giunti a ciò è per la poca lungimiranza con cui una improvvida
politica ha aperto i rubinetti del debito pubblico, onde apparire un posto dove
si guadagnava bene senza produrre nulla, col peccato della grandeur di ritenersi
in grado di ospitare barconi di emigrati del Terzo Mondo, per vedersi infine i
suoi sostenitori vessati con sovrappesi di gran lunga superiori alla
intrinseca pochezza dimostrata.
Eppure
sono loro i Greci (o i padri dei loro padri, sarebbe meglio dire) i numi
tutelari della nostra civiltà, basata sull'esercizio della Ragione, sono loro
che sull'antica dracma, incidevano in effigie su di un lato il viso di Atena,
dell'intelligenza perspicua, contrapponendola sull'altro alla locale civetta
(invero più simile per dimensioni al nostro assiolo), perché tale animale
vedendo nel buio agli occhi degli antichi Greci (e forse prima dei predecessori
Pelasgi) risultava il protettore di città, e quindi rivestiva un ruolo
largamente positivo, poi soppiantato dalle odierne significanze negative; così
doveva esser che la civetta diventasse per il mondo il simbolo stesso della
ricchezza e grandezza di Atene e della sua intrinseca divinità. Tracce di un
qualche uso simbolicamente positivo e protettivo della civetta, è rimasto anche
da noi se col nome di prunatzonca (nome di pianta che, contenendo, come
pare, il nome dell'animale) indichiamo una specie di pruno selvatico, il quale
serviva a difendere i chiusi dall'intrusione di estranei o come protettore delle
piante utile dal proliferare di altre selvatiche.
Desmond
Morris, il noto naturalista, in un bellissimo libro, ha ricostruito vita e
passione di questo animale double face, tanto fascinoso quanto
tenebroso; tanto amato in passato quanto sacrificato nel Medioevo. Io mi son
limitato a far riscaturire da quelle plaghe balcaniche il suono inesplorato
della nostra thonca,
precisando quale contesto ora più che mai vero sia sotteso alla sua esistenza,
e basando tutto ciò su prove linguistiche e non sugli alambicchi di qualche
iberico cazzaro.
8 commenti:
Lo stesso Pausania asserisce che gli occhi chiari della Dea Atena derivano dalla Libia (Pausania, I,14,6) Platone descrisse pietre preziose chiare, usate da Fidia per rappresentare gli occhi della statua della Dea nel Partenone. In tutto l'oriente - dove la maggioranza degli occhi sono scuri - l'occhio chiaro è indice di impressionante ferocia. Athena Glaucoptis, probabilmente, ispirava terrore per la sua pelle chiara e per i suoi occhi terribilmente azzurri.L'aggettivo "glaucos" (terribile, brillante, grigio azzurro), non è indoeuropeo, ha un'ottima corrispondenza con "g3g3" (perdonate: non ho i caratteri giusti) che significa stupire, confondere ed è probabilmente in rapporto con l'aggettivo "glaux" (la civetta, accompagnatrice di Atena). Buona la corrispondenza con l'avvoltoio della Dea libica Neith. Ambedue le Dee sono dee della saggezza, della filatura e della guerra. I Thnw (i Libi9) erano conosciuti nel mondo antico per il loro olio thnw (olio d'oliva: l'olivo è l'albero sacro ad Atena). e per il faience (thn, in egizio, con riferimento anche ad una qualità chiara degli occhi). Una componente essenziale del quale (carbonato di calcio) si trovava nelle oasi libiche.
Una quantità notevole di corrispondenze semantiche e fonetiche, che permette d'identificare (Ht)Nt ed Athenaia come la medesima Dea.
Gentile Sandro, i suoi riferimenti sono al Bernal di Black Athena, il quale ha cercato (noti: ha cercato) di sostenere l'origine africana della civiltà europea, ne fossero Libi o Egizi i suoi promanatori. Uno come Pausania che fa venire in poche righe, "secondo i suoi accertamenti" Atena dagli occhi azzurri dall'Africa fa invero un po' specie. D'altra parte lo stesso Pausania, qualora ponessimo pure per vera la sua ipotesi, ignorava certo che da almeno il VII sec. a.C. i Greci avessero fondato colonie in Cirenaica (ma si pensa anche a stabilimenti d'epoca micenea. Il Bernal viene nel solco di altri, perlopiù orientalisti, che cercano di negare l'essenza indoeuropa della nostra civiltà; per quanto riguarda invece me, sono giunto, nel mio percorso, tuttora in fieri, a pensare che ci sia del vero nell'ipotesi pelasgica e che cioè prima dei Greci tout court, ci fossero ivi delle popolazioni affini, che han lasciato tracce negli odierni dialetti albanesi, e per questo la pubblicistica tende a parlare di Paleoillirici. Ritornando agli occhi azzurri (abbastanza ben diffusi tra gli Albanesi,pensi a Gramsci, e poco tra i Greci) le vorrei ricordare che il mythos greco a partire da Omero è colmo anche di eroi che li hanno, e non ha caso qualcuno ne ha trovato, recentemente giustificazione con miti e ambienti nordici trasfusi nel Mediterraneo. Alludo al Vinci, che però non ho sncora letto. Per Athena Neith, qualsiasi linguista serio le boccerebbe tale accostamento, così come han fatto per il Bernal.
corrige "e non a caso" spero non mi legga qualche alunno
Complimenti!
Non credevo che avresti riconosciuto questo passo.
Un inchino cortese alla cultura, sempre gradita...
Egregio Sandro, se mi è consentito La rimanderei a un sito dove, sempre che voglia, può ulteriormente approfondire visivamente, la questione da Lei qui tratteggiata.
http://www.youtube.com/watch?v=eI3I8CnAGZk
La ringrazio
Ah,ah,ah, ah!
Areddu, non sapevo che lei fosse anche un fine esegeta della battuta!
Ah,ah,ah,ah!
Come questa antica monetta sono scoperti anche in Albania,dove da una parte e la fig del gufo o la civetta e da altra parte la fig di Athina. Athina nella lingua albanese ha 2 significati.
1- il verbo a thene , in italiano parlare , dire
2- at-hina , in italiano propagato al padre
Sig.Alberto, Athina e una dea pellasgica e etimologia del suo nome si spiega soltanto della lingua albanese.
a-thena, them, thon, thoka e il verbo dire
vedete questo link
www.forumishqiptar.com/showthread.php?t=100351
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