di Alfonso Stiglitz
Caro Gianfranco,
l’intervento di Tonino Mura e Piero Zenoni, pacato nella forma (fatto raro), ci da notizia della formazione di un gruppo di volontari che si propone di contribuire alla tutela e salvaguardia dei nostri beni archeologici; un evento importante visti gli scarsi mezzi e forze di cui disponiamo. Importante per far crescere la consapevolezza della necessità di tutela. I pericoli che i beni corrono, infatti, sono soprattutto legati ai lavori agricoli, ai lavori edilizi e, in generale, ai lavori pubblici e, ovviamente ai tombaroli.
S’Urachi, fortunatamente, è oggi in una situazione relativamente tranquilla essendo in buona parte (ma non tutta) di proprietà comunale. Ha subìto a suo tempo dei danni sia con l’asportazione di una parte consistente dei blocchi delle torri e delle murature per realizzare il vicino abitato di San Vero, con la realizzazione di una cava per l’estrazione della terra per la realizzazione dei mattoni crudi di cui ci resta la discarica (il famoso strato dello Tzunami) e, in epoca più recente, la sua trasformazione in discarica pubblica e infine la realizzazione della vecchia strada provinciale che passa sopra due delle torri dell’antemurale.
Di tutti questi danni è oggi incombente solo la strada provinciale; è stato realizzato un nuovo tronco stradale dismettendo il vecchio che è stato di recente declassato a favore del Comune. Il passaggio di proprietà dovrà essere ratificato (chissà quando) dal Consiglio Regionale. Il Comune ha avuto comunque l’autorizzazione a rimuovere la strada e a rimettere in luce la parte occultata dell’antemurale, che dovrebbe essere relativamente “ben” conservata, quantomeno a somiglianza delle torri già note. A questo fine il Comune già da vari anni ha presentato il progetto per avere un finanziamento sufficiente per realizzare l’opera, finora senza alcun risultato. Speriamo di essere più fortunati.
Nel frattempo, con i pochi fondi disponibili ha avviato la realizzazione di una nuova recinzione; un pezzo alla volta quando è possibile. Anche per questo era stato presentato un progetto POR, proprio per realizzare le poche strutture necessarie per permettere di rendere visitabile in sicurezza l’area, purtroppo non ammesso a finanziamento. Posso assicurare che la volontà di dare un aspetto migliore a questo complesso c’è, mancano i mezzi.
Così come per gli scavi. Negli ultimi 15 anni siamo riusciti a svolgere solo due brevi campagne di scavo che ci hanno permesso di chiarire alcuni elementi della pianta del nuraghe e della stratigrafia delle fasi di riutilizzo. Le notizie dell’ultima campagna di scavo (2005) le abbiamo inserite nel sito del Comune contemporaneamente ai lavori, e sono leggibili all’indirizzo www.sanvero.it, cliccando sotto la voce Museo.
Veniamo ai “giganteschi falli circoncisi”. In realtà si tratta di mensoloni di varie forme, di quelli che normalmente si trovano vicino ai nuraghi e che erano posizionati sulla cima delle torri, a sostenere una sorta di terrazzo, se ne possono vedere ancora in situ, sulle torri, nel nuraghe Losa, in quello di Barumini e nell’Albucciu per citare i più famosi. Niente culto fallico mi dispiace.
Più complesso il discorso della seconda foto pubblicata, che parrebbe riportare o a elementi decorativi di una struttura o a decorazioni falliformi note in epoca romana; il blocco è fratturato e non permette di capire la reale forma del rilievo.
Una cosa però va sottolineata tutti questi reperti non appartengono a s’Urachi, ma si tratta di elementi rinvenuti nei decenni nel paese e trasportati a s’Urachi in via provvisoria, in attesa del trasferimento nel giardino interno del Museo; cosa che dovrebbe avvenire (faccio gli scongiuri) entro l’anno. Da dove vengono? San Vero ha una trentina di strutture nuragiche ma, personalmente, ipotizzo la provenienza almeno di una parte dei mensoloni da s’Urachi, ma è una mera supposizione. Il secondo elemento, quello con la protuberanza cilindrica (forse un fallo o forse no) è invece di provenienza assolutamente ignota (parlo della provenienza originaria).
Se mi permetti, posso invitare Tonino Mura e Piero Zenoni (ma chiunque altro voglia) a fare con me una visita al nuraghe così avremo modo di toccare con mano le molte problematiche della tutela di questo e di altri importanti siti di quest’area e del Sinis.
7 commenti:
Caro Dr.Stiglitz, abbia pazienza ma io di mensoloni ne ho visti tanti e quello nella foto non è un mensolone ma un fallo. Si veda quest'altra immagine:
http://image.forumcommunity.it/3/2/6/4/4/9/2/1241424104.jpgSi nota benissimo che quello in alto nella foto è il mensolone di un nuraghe, mentre quello sotto è un simbolo fallico, con il glande ben evidenziato, di forma e dimensioni ben diverse. Che poi per Lei non fosse oggetto di culto (anche se non comprendo con quale certezza possa escludere che tale culto fosse presente anche a S'Urachi, quando era praticato in tutta la Sardegna) o provenisse da un altro sito (strano che qualcuno che si diverta a trasferire i falli da un luogo all'altro.. per quale motivo?) è un altro discorso, ma negare una tale evidenza è davvero impossibile. Cordiali saluti
Daniele Piras
Gentile Daniele Piras
di mensoloni ne ho visti tanti anche io, ma lei è liberissimo di ritenerli dei falli circoncisi, chi glielo impedisce? così come di credere che il culto fallico in età nuragica “era praticato in tutta la Sardegna” o che i nuraghi fossero templi fallici; padronissimo. Mi permetta, però, mantenere i miei dubbi e il mio scetticismo scientifico e di esprimerli liberamente. O forse è questo che dà fastidio?
Una cosa però, mi scusi, è certa: quelle pietre non erano a s’Urachi, ma nelle strade del paese, poi trasportate a s’Urachi. Quale fosse il luogo originario non lo sappiamo, anche se, come ho scritto qualcuna potrebbe venire da s’Urachi; e questo non è un dato di fatto ma una mia illazione che mi porta alla cautela.
Cordialmente
Alfonso Stiglitz
Caro Dr. Stiglitz, veramente io non ho mai affermato che tutti i mensoloni dei nuraghi siano falli come Lei dà ad intendere, ma che nel sito in questione sono presenti sia alcuni mensoloni di forma tipica, sia un reperto di indiscutibile forma fallica non assimilabile ai primi (la differenza è palese e si rileva ad una primissima ispezione oculare). Lei può ritenerli tutti mensoloni e il suo parere non dà fastidio alcuno, l'importante è non pretendere di conferire valore scientifico ad un parere personale.
Avrà ragione nel sostenere che quelle pietre siano state spostate dalle vie del paese al sito, ma questo fatto non può portare ad escludere categoricamente che a S'Uraki venisse praticato un tipo di culto piuttosto che un altro. La prudenza andrebbe usata anche verso negazioni assolute (“nessun culto fallico a S’Urachi”), lasci dunque a me e ad altri lettori la libertà di esprimere dubbi o scetticismo sulla perentorietà di certe affermazioni impossibili da sostenere.
Con cordialità
Daniele Piras
Caro Piras,
onestà vuole che consideri un fatto: il titolo del post non è del dr. Stiglitz, ma mio.
Caro Gianfranco, il titolo è tuo ma la colpa è mia, infatti riprendi quasi alla lettera una mia frase. Cerco di spiegare l'affermazione: non conosciamo la provenienza di quelle pietre, quindi non possiamo attribuirle a s'Urachi (anche se per alcune è possibile), né tantomeno a un culto di quel nuraghe e questo al di là di qualsiasi opinione personale.
Vorrei aggiungere un'ultima osservazione: se non sono mensoloni ma falli a quel punto resterebbe da chiedersi su che basi definirli nuragici?
cordialmente
alfonso stiglitz
Una 'base' piccola piccola? Il fatto che i nuragici di Gremanu praticassero il culto del 'rettangolo'.
Almeno il sospetto,dico il 'sospetto', se ad altro proprio non si vuol credere, può nascere. O no?
A meno che quel recinto 'rettangolare' non sia un falso o da riportare al periodo di qualche scherzo pastorale bizantino o longobardo.
Caro Dr. Stiglitz, tutte le volte che lei dice qualcosa fa grandi danni, alla storia dei Sardi, alla Sardegna e all'archeologia. Non sa distinguere un simbolo fallico da un mensolone? Che i Sardi adorassero Dio e la Dea Madre nella forma di piccoli e grandi menhirs, lo capisce anche un bambino, questi simboli sono stati trovati in quasi tutti i nuraghi. Li troviamo non solo in Sardegna ma in tutto il mondo, in tempi antichissimi si adorava Dio in questo modo. Chi non ha intuito spirituale non capirà niente degli antichi Sardi e dei loro culti.
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