mercoledì 1 febbraio 2012

Il quotidiano sardo che vorrei


di Vittorio Sella

Caro Gianfranco, tu sai che ci sono tanti grilli parlanti che pontificano da lontano seduti sugli altari di comodo innalzati dalle industrie culturali che della Sardegna fanno “mercato da vendere”.
Il coraggio della denuncia dei nostri mali sta nel vivere in Sardegna, nei nostri piccoli centri, nelle nelle nostre città, nelle periferie martoriate dalla assenza di prospettive di sviluppo. Non è pessimismo, ma cruda realtà, che reclama l'urgenza di una inversione di rotta e di un cambiamento sul modo di fare informazione.
Giovanni Maria Bellu, rientrando in Sardegna,si è messo su questa strada, mettendo a disposizione capacità, spirito di rinuncia e sacrificio, ma ha constatato, a sue spese, le difficoltà di mettere in pratica il sogno di una informazione 'altra', distante da quella che viene prodotta dai due grandi poli di condizionamento dell'opinione pubblica. Il sogno si è infranto, ma fa capire che un ritorno è possibile, doveroso per far rivivere una scrittura giornalistica di qualità, di approfondimento, di inchiesta, ora più che mai necessaria in questo tempo di abbandono delle imprese di marca coloniale.
Caro Gianfranco, tu, sei stato presente negli anni Settanta del secolo scorso con un periodico, Sa Sardigna, una rivista di controinformazione moderna e combattiva, aperta alla quotidianità delle problematiche della Sardegna di quegli anni, compresa la battaglia culturale sul destino della lingua sarda, sempre in morienza, ma mai defunta del tutto.
Per il dopo di Sardegna 24 sogno un organo di informazione a carattere periodico, presente in tutte le edicole della Sardegna, con spazi di analisi e di controinformazione in grado di smontare quanto viene prodotto ogni giorno a Cagliari e a Sassari. Non trascurerei gli spazi da dedicare alla creatività in lingua sarda, ai suoi autori che da anni testimoniamo un modo di raccontare, purtroppo relegato ai margini. Non c'è bisogno di notizie effimere, vacue, utili solo a scrivere titoli e riempire pagine in condominio con ampi spazi di pubblicità. Auguro che Walter-Zuanne, ricordi Gianfrà?, riprenda il suo cammino in Sardegna, perché, come scrivi, “un quotidiano fazioso vivo è sempre meglio di un quotidiano settario morto”. E di imprese che muoiono ne abbiamo in abbondanza.

PS - Walter Zuanne è lo pseudonimo usato da Giommaria Bellu per il suo esordio nel giornalismo, fatto alla fine degli anni Settanta sul periodico Sa Sardigna  [zfp]

2 commenti:

elio ha detto...

Ho letto “il quotidiano sardo che vorrei” e, abistandhe a “Democrazia Oggi”, “La ballata triste di SARDEGNA 24”. Il registro è diverso ma le conclusioni identiche: un sogno infranto. Il bello dei sogni è che non ci puoi invitare nessuno, ognuno si fa i propri. Non so per voi ma un quotidiano non dovrebbe far pensare ai sogni, a meno che non si tratti di un giornale di partito o assimilabile. Lì ne abbiamo visti tanti: L’Unità, Il Popolo, L’Avanti, che bei sogni. Mah, si vede che, come di eroi, un popolo non possa fare a meno dei sogni. A noi, questa necessità, ci dovrebbe essere risparmiata: non siamo un popolo, “seus centu concas centu berritas”.

francu ha detto...

Freddo e preciso come un chirurgo, Elio il tuo bisturi è la tastiera.
Su diciu prediletto di mia nonna era: dottori piedosu, liaga pudescia.
Meglio guarire subito.