di Vittorio Sella
Caro Gianfranco, tu sai
che ci sono tanti grilli parlanti che pontificano da lontano seduti
sugli altari di comodo innalzati dalle industrie culturali che della
Sardegna fanno “mercato da vendere”.
Il coraggio della
denuncia dei nostri mali sta nel vivere in Sardegna, nei nostri
piccoli centri, nelle nelle nostre città, nelle periferie martoriate
dalla assenza di prospettive di sviluppo. Non è pessimismo, ma cruda
realtà, che reclama l'urgenza di una inversione di rotta e di un
cambiamento sul modo di fare informazione.
Giovanni Maria Bellu,
rientrando in Sardegna,si è messo su questa strada, mettendo a
disposizione capacità, spirito di rinuncia e sacrificio, ma ha
constatato, a sue spese, le difficoltà di mettere in pratica il
sogno di una informazione 'altra', distante da quella che viene
prodotta dai due grandi poli di condizionamento dell'opinione
pubblica. Il sogno si è infranto, ma fa capire che un ritorno è
possibile, doveroso per far rivivere una scrittura giornalistica di
qualità, di approfondimento, di inchiesta, ora più che mai
necessaria in questo tempo di abbandono delle imprese di marca
coloniale.
Caro Gianfranco, tu,
sei stato presente negli anni Settanta del secolo scorso con un
periodico, Sa Sardigna, una rivista di controinformazione
moderna e combattiva, aperta alla quotidianità delle problematiche
della Sardegna di quegli anni, compresa la battaglia culturale sul
destino della lingua sarda, sempre in morienza, ma mai defunta del
tutto.
Per il dopo di Sardegna
24 sogno un organo di informazione a carattere periodico,
presente in tutte le edicole della Sardegna, con spazi di analisi e
di controinformazione in grado di smontare quanto viene prodotto ogni
giorno a Cagliari e a Sassari. Non trascurerei gli spazi da dedicare
alla creatività in lingua sarda, ai suoi autori che da anni
testimoniamo un modo di raccontare, purtroppo relegato ai margini.
Non c'è bisogno di notizie effimere, vacue, utili solo a scrivere
titoli e riempire pagine in condominio con ampi spazi di
pubblicità. Auguro che Walter-Zuanne, ricordi Gianfrà?, riprenda il
suo cammino in Sardegna, perché, come scrivi, “un quotidiano
fazioso vivo è sempre meglio di un quotidiano settario morto”. E
di imprese che muoiono ne abbiamo in abbondanza.
PS - Walter Zuanne è lo pseudonimo usato da Giommaria Bellu per il suo esordio nel giornalismo, fatto alla fine degli anni Settanta sul periodico Sa Sardigna [zfp]
Ho letto “il quotidiano sardo che vorrei” e, abistandhe a “Democrazia Oggi”, “La ballata triste di SARDEGNA 24”. Il registro è diverso ma le conclusioni identiche: un sogno infranto. Il bello dei sogni è che non ci puoi invitare nessuno, ognuno si fa i propri. Non so per voi ma un quotidiano non dovrebbe far pensare ai sogni, a meno che non si tratti di un giornale di partito o assimilabile. Lì ne abbiamo visti tanti: L’Unità, Il Popolo, L’Avanti, che bei sogni. Mah, si vede che, come di eroi, un popolo non possa fare a meno dei sogni. A noi, questa necessità, ci dovrebbe essere risparmiata: non siamo un popolo, “seus centu concas centu berritas”.
RispondiEliminaFreddo e preciso come un chirurgo, Elio il tuo bisturi è la tastiera.
RispondiEliminaSu diciu prediletto di mia nonna era: dottori piedosu, liaga pudescia.
Meglio guarire subito.