di Francu Pilloni
Questa mattina a scuola non potevo far
finta di nulla e ignorare il fatto del giorno:
Ragazzi – ho chiesto – alzi la mano chi
non ha visto il festival.
Stigazzi! - ho pensato senza dirlo (non
mi pagano per far ridere e poi questa è una scuola pubblica dove non si paga il
biglietto per entrare) – siamo al 96% di share, solo una mano alzata su 25.
Perché non l’hai visto? – spero che non
mi risponda che sono privi di tv. Lo guarderebbero come hanno guardato la
bambina room, forse anche peggio perché gli zingari guardano tutti la tv
satellitare. Si accorgerebbero che il bambino è povero, che ha il padre
disoccupato, cose che io so senza averle chieste, perché vedo la mattina chi
esce dal suv e chi da sotto l’ombrello del papà. Si appura invece che di tv ne
hanno due, perché ha visto la partita col papà.
Una canzone – dico in tono professionale
– si distingue per il testo, la musica e l’interprete. Il testo è come una
poesia, è scritto come le poesie, a volte è bello quanto una poesia. Vediamo il
testo della vincitrice.
Mi guardano come un terzino che ha
subito un tunnel, ma io sono alla lavagna a scrivere Grazie dei fior.
Se uno ringrazia per i fiori, due cose
saltano agli occhi. – dico subito – La prima: chi li riceve è una persona ben
educata. Nina, cosa dici a tua nonna quando ti regala qualcosa?
Grazie, – risponde alzandosi in piedi –
sempre grazie devo dire, altrimenti borbotta No mi naras mancu grazia?
Mi pare il minimo, - sentenzio, giusto
per mettere una pietra miliare sulla via di ciascuno nel buon comportamento.
Penso che oggi sono più stupido del solito, ma vado avanti - La seconda è che
la persona è viva. In che occasione si regalano i fiori? Per la promozione, per
il compleanno, per la festa della mamma, per San Valentino, per … sì, per tante
altre occasioni, come ad esempio anche il funerale. Qualcuno di voi ha visto o
sentito di un morto dire Grazie dei fior?
Dunque, si tratta di una persona viva. Un morto è morto proprio per questo:
non ringrazia, neppure li guarda i fiori ma resta impassibile e non
starnutisce, anche se da vivo era stato allergico.
Mi volto alla lavagna e scrivo: ad uno ad uno li ho riconosciuti.
Vuol dire – mi anticipa Serena – che
conosce bene i fiori e ha detto questa è una rosa, questa un’orchidea, questa
una camelia…
Camelia, eh? Oppure – approfondisco io –
che li conosce ancora meglio: questa rosa rossa è come quella del giardino qui
all’angolo, il giglio è uguale a quello che cresce sul muro dei Porcu, la
passiflora è identica a quella del muro di cinta dell’asilo. Oppure?
Oppure che riconosce chi glieli ha
mandati, – arguisce Silvana, sempre con i piedi per terra – dal bigliettino.
Mi
han fatto male, eppure li ho graditi:
ecco, questo male: si parla di allergia, di punture alle dita o di cos’altro? –
chiedo senza voltarmi e aggiungo: Son
rose rosse e parlano d’amore. Ora – dico – sappiamo quale mazzo di fiori ha
riconosciuto, ma non siamo sicuri che tutti i mazzi fossero di rose, e nel
caso, che fossero tutte rosse. Possiamo supporre come possibile che ci fossero
svariati tipi di fiori e, fra essi, diversi tipi di rosa?
Entra signora Peppina, la vecchia
bidella. Guarda la lavagna e si esalta: Quella sì che era una canzone! La prima
che ha vinto a Sanremo, più di 50 anni fa. Ero bambina io!
Il silenzio si concretizza perché tutti
si guardano, ma nessuno parla. Signora Peppina ha portato la mano davanti alla
bocca: Boccaccia mia… – pensa, si vorrebbe nascondere tutta dietro la mano.
Maestro, - Gianluca non soffre di
sindrome di inadeguatezza – le dobbiamo studiare tutte a memoria? Anche
Celentano? – aggiunge con tono di supplica come a chiedere: no, Celentano no!
Celentano? – chiedo sovrappensiero.
Sì, - insiste Gianluca – ieri c’era
Celentano. Ha detto di chiudere le guerre e smetterla con i giornali.
Ma tu hai visto Zelig o … o… - Non riesco a terminare perché cresce il
coro: sì, sì, c’era Celentano.
A questo punto ricordo che dai banchi della
maggioranza parlamentare è salito l’invito per gli insegnanti a non parlare di
politica nella scuola pubblica. Perciò dico: di questo argomento, ciascuno me
ne scrive tre pagine a casa. Per domani. So di aver messo in croce le mamme a
dover scegliere cosa sì e cosa non è degno di entrare a scuola. Forse che le
famiglie non devono collaborare per la crescita dei figli?
Il dopofestival è più greve del
festival. A nessuno poi importa lo share.