La
rissa continua che sembra dominare i lavori del nostro Parlamento, almeno a
leggerne sui giornali, si è presa una benedetta pausa e all’unanimità ha
approvato un ordine del giorno a tutela della lingua sarda, seriamente
minacciata dalla proposta di ratifica della Carta europea delle lingue di
minoranza. Nel loro documento, i consiglieri regionali affermano che la
proposta del Governo Monti “desta
notevoli preoccupazioni in quanto contiene delle forti limitazioni per il sardo
proprio in due settori strategici per la promozione della lingua sarda quali
l'istruzione e l'informazione, laddove sarebbe più congruo e auspicabile un
assetto di tutela più stringente e adeguato alle caratteristiche dell'idioma
regionale”.
Affermano,
quindi, la convinzione “che l'elemento
identitario della lingua possa costituire un punto di forza per far valere le
ragioni della nostra Isola anche ai fini della rivendicazione dei seggi
rappresentativi della Sardegna nel Parlamento europeo, come ribadito dallo
stesso Parlamento europeo nel progetto di relazione 2007/2207 (INI) che dispone
che "gli Stati membri potranno istituire circoscrizioni speciali per
venire incontro alle esigenze delle comunità appartenenti alle minoranze
linguistiche"”. E alla fine chiedono al Parlamento italiano “di prendere nella dovuta considerazione, in
sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie
(disegno di legge n. 5118/XVI), le istanze sopra rappresentate affinché la
lingua sarda possa vedere garantiti i massimi livelli di salvaguardia e
promozione in ogni settore della vita economica e sociale, con particolare
riguardo all'ambito dell'istruzione e dell'informazione, in modo tale da
consentire una sua piena ed effettiva tutela, tenuto conto del valore storico,
identitario e culturale della stessa”.
Come
si vede, si tratta di un documento importante, pur se forse dà per scontata la
tiepidezza di alcuni deputati regionali e dei loro gruppi i quali non hanno
voluto che la tutela del sardo, oltre agli ambiti dell’istruzione e dell’informazione,
si estendesse anche a quello della giustizia. La Carta europea lo prevede e il
Governo Monti ha deciso di assicurarla alle lingue come il tedesco, il
francese, il croato e lo sloveno, tutelate da trattati internazionali. Siamo,
ahinoi, nelle condizioni di doverci accontentare: l’unanimità può rappresentare
un segnale forte al Governo del fatto che i rappresentanti dei sardi in
Sardegna sono tutti per la difesa della lingua. Cosa che, purtroppo, non capita
nei loro rappresentanti che i sardi hanno mandato a Roma, se non nel caso
dell’Idv Palomba e dell’Udc Mereu, come in questo blog si è scritto.
C’è
chi nel Parlamento italiano usa i toni forti da capopopolo e poi, davanti alla
questione principe della lingua sarda, tace, come si trattasse di una cosettina
da nulla. Ieri, alla Camera si discuteva della Revisione di spesa (quel
provvedimento in cui si è intrufolata la discriminazione tra lingue nobili e
dialetti come il sardo, il friulano e l’occitano). Mauro Pili, deputato del
Pdl, ha lanciato accuse di fuoco contro il Governo Monti, affermando che alcuni
provvedimenti economici rappresentano “un vero e proprio golpe
costituzionale perché cancellano di fatto le regioni a statuto speciale e lo
fanno nel modo più bieco e violento della storia repubblicana. Si tratta di un
agguato vero alla Sardegna e alle regioni a statuto speciale”.
Una levata di scudi in difesa dell’autonomia,
quella di Mauro Pili che ha annunciato il suo voto contrario. Filippica
sacrosanta, per l’amore del cielo. Se non fosse che del golpe contro la lingua
sarda, e quelle friulana e occitana, neppure si è accorto. Come se specialità
della Sardegna risiedesse davvero nella sua insularità e nel differenziale
economico, secondo quanto amano pensare gli economicisti. Senza rendersene conto,
Pili sta dando ragione a quella scuola di pensiero (che dovrebbe essergli
estranea, data la sua collocazione politica) secondo cui le specialità sono
destinate a scomparire, una volta scomparso o attenuato il gap economico.
4 commenti:
Caro Gianfranco,mi dispiace che tu possa scrivere questo del mio lavoro in Parlamento. E possa ricondurre al mio intervento di ieri la mia presunta distrazione sulle questioni della lingua sarda. Se si vuole sollevare una polemica pretestuosa lo si faccia pure. Io non ho interesse e tempo per inseguirla. Come ben sai i parlamentari sono assegnati alle competenti commissioni permanenti, le quali svolgono due funzioni una referente e una consultiva. Il tema di cui tu ti lamenti è di competenza della commissione Esteri, di cui non faccio parte. In sede consultiva se ne è occupata la commissione bicamerale Affari Regionali dove si è espresso un parere limitatamente alle proprio prerogative. E' evidente a tutti che non potendo occuparmi di tutto e di tutte le commissioni sono costretto a farlo nella fase legislativa in aula, quando i provvedimenti possono essere emendati da ogni parlamentare. In questo senso sto lavorando con gli altri colleghi per raggiungere le giuste intese quando il provvedimento arriverà in aula. Se, poi, ritieni di sostenere che il mio legare la specialità della Sardegna all'insularità significhi abdicare alle ragioni identitarie e culturali della nostra autonomia ti sbagli di grosso. Ieri si parlava di revisione della spesa pubblica e, dunque, di un provvedimento economico e non di lingua. Se mi chiedi di fare gazzosa, non posso seguirti, se mi chiedi di occuparmi dei provvedimenti ti rispondo che lo sto già facendo. Ma per cortesia non liquidare in modo così semplicistico le affermazioni di chi si batte quotidianamente, contro lobby e poteri forti, per difendere la Sardegna. E il più delle volte lo fa in solitudine, registrando un silenzio assordante di quella cultura che dovrebbe comprendere che l'economia serve anche per difendere e valorizzare l'identità e la lingua sarda. Le nozze, è noto, non si fanno con i fichi secchi. Con stima, Mauro Pili
Caro Mauro, appunto. Ieri discutevate di revisione della spesa pubblica, provvedimento nel quale un funzionario ha intrufolato e il governo condiviso una norma che tu e i tuoi colleghi potevate chiedere di cambiare. All'art. 14 comma 16 del decreto si introduce una discriminante secondo cui la tutela è applicata alle "minoranze di lingua madre straniera" e non ai dialetti come il sardo, il friulano e l'occitano.
Non avresti fatto gazzosa chiedendo che questa imbecillità fosse cancellata. Non è una polemica pretestuosa, ma un invito a occuparti di questa questione, se si è ancora in tempo. Prendo atto con grande contentezza che in aula sarà tua cura occuparti dell'altro attentato alla lingua sarda (e friulana e occitana) che su proposta del ministro degli Esteri si vorrebbe compiere in sede di ratifica della Carta europea delle lingue.
Avevamo anche segnalato la posizione di Pili presso i nostri spazi (Sa Natzione), meritevole su determinate tematiche, ma poco attenta sul tema identitario (da cui trascende la forza dell'autonomismo, che altre autonomie interne alla Repubblica sanno far valere).
Ci auguriamo che adesso sempre più parlamentari diano voce e peso allo spirito della specialità territoriale.
Adriano Bomboi - U.R.N. Sardinnya
www.sanatzione.eu
in su parlamentu italianu sos sardos no bi fakene nuddha!
Est s'oras de los mollare, de lo fakes rugere, andaeboke.
pro una borta in bida bostra mustrae nerbios e dinnidade.
Girae a domo e fraikamus tota a paris sa prus galana de sas Republikas de su mundu, sa Republika dhe Sardinna.
Un'ispantu in mesu e mare!
ps. Gentile Signor Pili Mauro, credo che la storia si ricorderà di lei, eccome.
Ma... creda, solo quella sarda.
Quella italiana, di lei e dei suoi colleghi un po speciali.......
pps.Non le sembra che sia giunto il momento di chiudere la partita con l'italia?
Andiamo in Europa come liberi!.
Se vogliamo andarci, sennò c'è un mondo al di fuori dell'Europa ancora più vasto.
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