Una “stampa responsabile”,
come piacerebbe a una parte della politica (sempre quella che pro
tempore comanda), sarebbe insopportabile. E, tutto sommato, a rischio
di servilismo. Dio ce ne scampi e liberi, dunque, da giornalisti e da
editorialisti “responsabili”: volenti o nolenti rischiano di
mettere a morte la libertà di stampa e con essa la democrazia.
L'unica responsabilità che debbono assumersi, gli uni e gli altri, è
di raccontare i fatti come sono o come a loro appaiono e, semmai, di
commentarli dicendo con chiarezza che si tratta di un parere, non la
obbiettiva realtà dei fatti.
Pistolotto necessario per
non correre il rischio di essere messo fra coloro che addebitano alla
stampa colpe altrui. I giornalisti, e i commentatori, non hanno colpe
quando scrivono della corruzione di questo o quel politico, di questo
o di quel giocatore di calcio, di questo o di quell'amministratore
delegato. Ne hanno, e sono gigantesche, quando inventano fatti, o di
proposito li travisano, in modo da poter sostenere una tesi. In
questo modo di fare, l'informazione, la sostituzione del conosciuto
allo sconosciuto, il certo all'incerto, è l'ultima delle
preoccupazioni. E il fenomeno non riguarda solo la sfera della
politica.
Due piccoli esempi di oggi.
Su un quotidiano sardo, in prima pagina si trova questo titolo:
“Terremoto al largo di Cagliari”. Vai a leggere e scopri
che il sisma è avvenuto 234 chilometri dalla città sarda e a circa
200 dall'isola di Minorca nelle Baleari. Una misinformazione,
insomma, in cui si bada più a fare sensazione che a dar una notizia.
In altra parte, sempre oggi leggi di due rapinatori che avevano
“l'inconfondibile accento baroniese-barbaricino”. Posto
che questa definizione ha lo stesso valore di un “inconfondibile
accento siculo-bergamasco”, che cosa c'entra questa sciocchezza
con l'informazione? Comunque sia, si tratta di due episodi che vanno
a sedimentarsi su altri e che giustificano la crescente perdita di
credibilità dei giornalisti. Un giudizio qualunquista, naturalmente,
che non fa distinzione fra quanti seriamente si sforzano di informare
e chi no e che fa il paio con il qualunquismo nei confronti di chi fa
politica. Politici tutti ladri è lo stesso di giornalisti tutti
cialtroni.
Se nel campo della varia
umanità la disinformazione è senza conseguenze se non per il
fastidio che uno prova, nel campo della politica le conseguenze sono
molto più gravi e sono tali da rendere più pesanti e quasi non
emendabili le responsabilità dei politici che, in fatto di
auto-delegittimazione, grazie a Dio, non si fanno mancare alcunché.
Per giorni e giorni, siamo stati bombardati da notizie false sulla
decisione dei Consiglieri regionali vuoi di aumentarsi le prebende
vuoi di far finta di diminuirsele, mantenendole in realtà quel che
era prima del referendum. Sappiamo che, in realtà, il Consiglio
regionale ha provveduto a diminuire già nel passato gli emolumenti
dei suoi membri e di aver deciso un ulteriore taglio del 30 per
cento, dopo il referendum. Detto fra noi, a me di quanto prende un
deputato del Parlamento sardo non importa un fico secco. Mi importa,
e molto, che sappia fare un lavoro adeguato a quanto prende. Resta il
fatto che gli emolumenti sono diminuiti e non aumentati e che gran
parte della stampa ha raccontato frottole, alimentando il clima di
populismo e di qualunquismo già di per sé pesante. Per colpa –
non vorrei essere redarguito – dei politici, va da sé, ma non in
questa occasione.
In questo clima sguazzano
politici disinvolti che, chi sa perché?, si pensano tutelati come la
moglie di Cesare. Nel suo sito, Renato Soru parla, fra l'altro, del
“referendum che infatti aveva cancellato gli emolumenti dei
consiglieri regionali”, ma “con l'improvviso voto
notturno, tutto è tornato come prima”. Si sa, un politico non
ha obbligo di rispettare la verità delle cose. In politica come in
guerra tutto è permesso pur di sconfiggere il nemico, anzi, nel caso
di Soru, i nemici che, a quel che pare sono molti, principalmente nel
suo schieramento. Ho un dubbio: che questa licenza si possa estendere
a giornalisti e commentatori, come Marcello Fois che, sempre nel sito
di Soru, si lascia andare a una indignata invettiva contro i politici
(immagino con l'esclusione di Renato Soru): “Avete guadagnato tanto
che potreste permettervi di finirla gratis questa legislatura e
invece, nottetempo, provate a riprendervi quanto un consultazione
democratica vi ha tolto. Vergognatevi e tornatevene a casa”: Anche
qui, la verità delle cose non ha alcuna importanza. Importante è
partecipare al linciaggio e alla presa se non della Bastiglia almeno
di La Pola. Vuoi che chi ha già salvato una volta la Sardegna non
sia capace di farlo una seconda volta?
7 commenti:
Caro Gianfranco,
premesso che sono ancora scosso dal terremoto, vorrei segnalarti un'altra straordinaria performance dei titolisti dell'Unione Sarda. Così, giusto per sdrammatizzare.
Domenica, intervista a Paolo Savona. Domanda:
Ci sono vantaggi immediati nel ritorno della lira?
"In questo momento no. ho fatto calcoli grossolani: ritengo che nella fase iniziale ci sarebbe un'inflazione del 30 per cento legata alla svalutazione euro-dollaro, crollerebbero le rendite dei titoli e si deprezzerebbe il resto. Oggi come oggi tornare alla lira sarebbe una soluzione disperata e molto rischiosa".
Titolo dell'intervista? "L'euro? Una rovina per l'Italia: bisogna tornare alla vecchia lira".
Buona giornata.
Anche a te, caro Vito
Insomma, temo che la malattia sia ancora più grave di quanto io pensi
Ma questi giornalisti sono sardi o in vacanza in Sardegna?Da sempre so che la Sardegna non è a rischio di sisma.Forse i giornalisti non erano informati!!!??
Anche a me, ZF, non importa di quanto percepisce un consigliere regionale se è capace e lavora e non fa il furbo. Discriminerei dunque tra i consiglieri e mi limiterei a mettere un tetto di spesa complessivo limitandone il numero. Sono inoltre anch'io convinto che la critica se non è accompagnata da una pars costruens è a questo punto addirittura pericolosa. Se i nostri amministratori non si ravvedono, con i giornalisti che ci ritroviamo, non tutti per fortuna, rischiano davvero il linciaggio prima morale, poi fisico. Urgente è appellarsi al senso di responsabilità, ma non quella dei "giornalisti responsabili", che se ho ben capito sono della cosiddetta sinistra. Quella che si autodefinisce democratica e progressista. Un aspetto che vorrei approfondire è quello dei rimborsi ai consiglieri regionali. In particolare i rimborsi per le trasferte. Non mi spiego come mai, dal 1946 ad oggi, nessuno abbia mai posto in termini perentori il problema della scelta del capoluogo di regione, che, unico caso in Italia, è da noi dislocato perifericamente rispetto al territorio che rappresenta. Cercando le ragioni di questa anomalia tutta sarda, per cui si mantiene come capoluogo quello che scelsero vari colonizzatori della nostra storia, mi è venuto il sospetto che uno dei motivi possa essere squisitamente venale. Basterebbero infatti dieci consiglieri regionali che mantengano residenza fittizia nel loro collegio elettorale, e che abitano invece a Cagliari o dintorni e che dunque intascano rimborsi per trasferte non dovuti, per cambiare gli equilibri e far cadere una sacrosanta esigenza democratica. Ci si può incontrare a metà strada per discutere del futuro dell'isola, non a Cagliari.
I giornalisti possono essere responsabili al di là del credo politico.Che spesso questi signori travisino la realtà è un fatto accertato.Riguardo agli emolumenti dei politici a me interessa che agiscano bene ma,anche,che i loro stipendi non siano così tanto diversi dalle altre persone che lavorano.Si è sempre detto che i politici devono avere una sicurezza economica onde evitare tentazioni di corruzzione,invece non è così.Se una persona è onesta è onesta anche se non ha un superstipendio..Per quanto riguarda Soru,ho la sensazione che,qualcuno,ha il dentino avvelenato nei suoi confronti e non ne capisco il motivo.Sono convinta della sua onestà anche se,come ognuno di noi avrà i suoi limiti.Sicuramente sarò di parte e un pò esagerata ma quando sento criticare Soru non riesco a non prendere le sue difese.
Non sono giornalista e parlo da osservatore. Avendo creato una piccola emeroteca che usiamo nel nostro gruppo ho maturato l'abitudine all'archiviazione...(che si può volere di meglio per ripescare le contraddizioni politiche?)...Ma a leggere certi articoli sulla stampa delle volte viene voglia di dar ragione a mio padre quando dice: "Ma puitte non pones cussos papiros vezzos pro alluminzare sa zeminera?"...
Adriano Bomboi
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