Era scontato che la baronia universitaria, in sintonia con le soprintendenze archeologiche, non avrebbe digerito le novità emergenti circa la scrittura in Sardegna prima dell'arrivo dei levantini. Ci ho scritto un romanzo (chiedo venia per l'autocitazione), imperniato sulle traversie di una giovane archeologa alle prese proprio con questo intreccio di baroni e soprintendenti, gli uni e gli altri decisi a conservare, costi quel che costi, il conosciuto e a difendere, avrebbe detto Pigliaru, “la menzogna vitale”. Nel giro di un anno, quel “thriller archeologico” mostra tutta la sua inadeguatezza rispetto ad una realtà ben peggiore dell'immaginabile.
Chi segue con una qualche regolarità questo blog, si sarà accorto dell'assalto cui è stato sottoposto da parte di difensori dell'ortodossia: fino a cento ”commenti” in due giorni, firmati con pseudonimi di gente che, a volte, ha mostratp di avere conoscenze culturali non comuni per i rimandi fatti a personaggi del mondo archeologico sconosciuti ai più. Persone, voglio dire, che solo degli studiosi sono in grado di citare a proposito fino a vestirne il nome. Ci sono state anche altre punzecchiature, come l'utilizzo dello pseudonimo (
zuannefrantziscu) che mi identifica da quasi tre anni, per postare commenti ingiuriosi nei confronti di altri commentatori o come l'inserimento di foto pornografiche in commenti naturalmente anonimi. Tralascio i troll e i perdigiorno che, ci sta, si divertono a invadere questo e altri blog che non utilizzano quei filtri che oggi sono costretto ad impiegare anche io. È il folclore della rete.
E però, mano a mano che cresce la mole di documenti sulla scrittura al tempo dei nuraghi, e che con questa manca l'aria nei templi dell'ortodossia, alcuni loro sacerdoti hanno preso a picchiare duro con intimidazioni, ingiurie pesantissime, espressioni di franca diffamazione, contando in denunce e querele che inevitabilmente trasformerebbero in giudiziaria una questione che non lo è. Vuoi perché convinti a farlo, vuoi perché anche i coraggiosi anonimi “tengono famiglia”, vuoi, anche, perché a corto di argomenti o stufi di ripeterli, fatto sta che alcuni assidui commentatori di questo blog si sono improvvisamente e tutti insieme dileguati. Per qualcuno la scelta è stata salutare e dalla precarietà è passato a un incarico prestigioso.
Non so se per sindrome da “cittadino al di sopra di ogni sospetto” o se per certezza di immunità baronale, nei giorni scorsi un tal Robertu Koroneu, nomignolo alla ziu Paddori dietro cui si cela, per sua stessa ammissione, il preside Roberto Coroneo, ha scritto un articolo per il blog di un personaggio cacciato a furor di bloggers da questo sito. Una manina santa lo ha trasferito per ben 18 volte in questo blog, per aver certezza che il messaggio arrivasse ai destinatari, alcuni collaboratori in attesa di esami e, in genere, i giovani che studiando fossero presi dal ghiribizzo di seguire l'eresia. Il solo dubbio che quel Koroneu fosse davvero il preside di una facoltà universitaria ha, legittimamente, irritato alcuni lettori e, lo confesso, io stesso ne ero poco convinto non ostante le prove che mi erano state fornite sulla doppia identità del professor Coroneo, dottor Jekyll in facoltà e mr. Hyde in quel blog.
Fatto sta che il professor Coroneo non ha smentito e, forse un alternos ma non ne sono sicuro, rincara la dose con il suo simil-sarcasmo che indica la retta via a chi, fra gli studenti e gli studiosi, fosse tentato dal revisionismo e, diocenescampieliberi, dalla seduzione dell'eresia. Continuo a dire che chiunque è libero anche di farsi del male, scrivendo sotto uno scoperto pseudonimo o tacendo sul furto di identità subìto. Sono problemi del rettore dell'Università di Cagliari e del ministro della Pubblica istruzione se continuare ad avvalersi o no di un cattivo maestro, volgare nelle espressioni e pessimo educatore di menti libere.
C'è, invece, una questione che riguarda la polizia postale e la magistratura nel colpo di coda (non ultimo né, credo, definitivo) di chi si sente ormai alla frutta. Di chi si accorge che le rendite di posizione sono in esaurimento e che, prima o poi, dovranno render conto non dei propri errori (naturali negli uomini) ma dei tentativi di nascondere, occultare, seppellire in armadi chiusi gli elementi di vicende storiche non gradite e, soprattutto, capaci di minare certezze con cui hanno campato insegnando a tutti noi una parte sola delle possibili verità. A parte gli aspetti penali di alcune vicende, intollerabile è la manipolazione delle coscienze e l'uso disinvolto dei quattrini dello Stato per esercitare un potere di interdizione contro chi si è avvicinato alle discipline archeologiche con la curiosità di conoscere e di sperimentare nuove strade. Magari per verificare che certe strade erano impraticabili, ma senza l'ossessione di assiomi assortiti a un buon voto o a un posto di lavoro.
Dicevo del compito che dovrà svolgere la polizia postale. Un poco di buono si è nascosto per due volte nel giro di qualche mese dietro Giovanni Venier, doge di Venezia dal 1554 al 1556, per inviare una lettera diffamatoria ai docenti di una università del nord con bersaglio un loro collega. Ricordate l'individuo che per mesi e mesi si è nascosto dietro nomi di importanti studiosi del passato, ormai defunti? Quanti fra noi sa o ricorda i tre doge veneziani, Venier di cognome, e dell'ultimo, Giovanni? Le due lettere intimidatorie hanno di mira questo blog che dubito abbia tanta diffusione a Venezia da motivare preoccupate reazioni a tutela degli studenti e dei docenti nordici. Ma non dubito affatto che l'anima immortale del doge Giovanni Venier si sia incarnata in corpi residenti in Sardegna. Non penso affatto, per essere chiari, a quello di Robertu Koroneu ma a quello o a quelli di chi, essendo di natura trasformista, ha mille nomi, nessuno dei quali reale.
Ma sarà compito della polizia scoprire chi è e perché rischia la galera come chiunque rechi “offesa all’onore o al decoro di una persona” essendo punibile “ai sensi degli artt. 594 e 595 del codice penale recanti norme in materia di ingiurie e diffamazione”. Qui interessava solo segnalare quanto possano la bile e la sensazione che qualcosa sta mancando sotto i piedi degli adoratori dei dogma assorbiti e insegnati in tanti anni di carriera.