La prima domenica di giugno, nel seicentesco santuario a pochi chilometri dal paese, Orgosolo festeggia Santu Naniu e Santu Zìliu, due soldati romani convertiti al cristianesimo che - racconta la tradizione - furono uccisi dagli orgolesi nel 310, duecento ottanta anni prima che Gregorio Magno convincesse il re giudice dei barbaricini Ospitone a convertire i suoi cittadini. In italiano, i due santi si chiamano S. Anania e S. Egidio, ma è improbabile che i santi della tradizione sarda e quelli della tradizione italiana coincidano: dei due Anania, uno fu martirizzato in Siria nel 70 e l'altro in Persia durante il regno di re Sabor, nella metà del IV secolo. Quanto a santo Egidio, il santo abate morì di vecchiaia nel 725 o giù di lì.
Insomma, Naniu e Zìliu paiono santi autoctoni, vittime dello scontro, che su queste montagne durò più a lungo di altrove, fra l'antica religione dei sardi e la religione cristiana. Fatto sta che la Chiesa non è particolarmente entusiasta della devozione degli orgolesi per i due santi di incerta origine. E fatto sta, soprattutto, che né la Chiesa né il Comune si son dati da fare per la salvezza di una serie di begli affreschi che decorano il santuario di Santu Naniu.
Quando li ho visti, circa un anno fa, si trovavano in uno stato pietoso e le fotografie che pubblico nel mio sito lo testimoniano. Parti del grande affresco sono completamente distrutte dall'umidità, altre corrono un serissimo rischio di fare la stessa fine. Che io sappia, gli affreschi non sono stati datati e loro immagini non si trovano pubblicate.
Chi domenica 8 giugno volesse partecipare alla bella festa popolare di Santu Naniu e Santu Zìliu, oltre a godere di un momento comunitario di grande suggestione potrà verificare di persona lo scempio che la natura, complice l'insensibilità di Comune e chiesa locale, sta facendo degli affreschi. E magari indignarsi almeno un po'.
1 commento:
Seguo da qualche tempo le denunce di G. Pintore sulle inadempienze della soprintendenza e sulla scarsa sensibilità di amministratori e cittadini, verso il nostro patrimonio archeologico.Io sono di Vallermosa, un paese di 2000 abitanti situato sulla strada che collega la 130 alla 131 passando da Siliqua.Vallermosa non offre tanto ai suoi abitanti, l'agricoltura soprattutto cerealicola soffre già da anni della crisi del mercato,quella orticola non è mai decollata a causa dell'assenza di irrigazione e di suoli non vocati. Resta l'allevamento che, grazie agli incentivi regionali degli anni passati, è riuscito a trasformarsi in un settore non passivo.Che altro può offrire Vallermosa?Questo paese ospita nel suo territorio un sito archeologico unico in Sardegna: si chiama Matzanni, si trova sul versante Vallermosese del monte Curcudoni.In questa località sono situati tre pozzi sacri (fatto unico in Sardegna), studiati da importanti archeologi già dalla fine dell'800.A poca distanza vi sono i resti di un tempio punico. La località è di una rara bellezza: nei giorni sereni da quella altezza si domina tutta la piana sottostante e si può scorgere la Sella del Diavolo. In giorni di tempo incerto, specie d'autunno, la radura viene facilmente avvolta dalle nuvole che come una fitta nebbia rendono il sito particolarmente suggestivo.
La passata amministrazione di centro sinistra aveva cercato di valorizzare il sito,avviando cantieri di scavo e progettando un allargamento della strada perchè il sito potesse essere raggiunto agevolmente dai visitatori.Poteva essere un'opportunità in più per la debole economia di Vallermosa.La nuova amministrazione ha dirottato i fondi e pare non essere interessata alla prosecuzione degli interventi.La soprintendenza che fa? Santoni in persona ha visitato il sito e discuisito sulla sua storia in un convegno tenuto l'anno scorso a Vallermosa.Non è pensabile che ciò che è stato fatto finora venga lasciato ricoprire di nuovo dall'oblio e dalle erbacce oltre che scempiato dai vandali.Ma che aspettarsi da una soprintendenza che nega il valore di Tuvixeddu e lo lascia ricoprire dal cemento?
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