Un cronista se la prendeva ieri con il pressapochismo del Comune di Nuoro per gli errori commessi in alcune nuove targhe della città: "Un disastro la segnaletica bilingue", scriveva. E cita un paio di casi di cialtronismo allo stato puru: Valerio Catullo è chiamato Carlo anziché Gaio, un prelato è chiamato "monsigmore, Nuoro è cambiata di sesso in Nuoro Nuovo. In effetti, l'operazione del Comune di attribuire alle vie il doppio nome in sardo e in italiano, da splendida decisione di democrazia linguistica e di riconquista di identità rischia di trasformarsi, per l'improvvisazione di qualcuno, in un disastro.
A cominciare dalla peregrina idea di mettere i nomi in sardo fra virgolette. Mentre la strada dedicata al prelato è scritta in grande, si pure con l'errore nella qualifica "monsigmore", quella in sardo è della metà più piccola e tra virgolette ("Bia Zoseppe Melas mossennore"), come si fa con le parole straniere, quando non si può fare a meno di scriverne. Ma nel quotidiano non è questo in contestazione (e come potrebbe esserlo, visto l'atteggiamento di quel giornale nei confronti della lingua sarda, naturalmente definita logudorese?). E valeva la pena di dedicare una intera mezza pagina a qualche errore nella toponomastica? E di mettere il tutto nelle pagine che vanno in tutta la Sardegna, invece di relegarlo in qualche pagina provinciale come capita quando la penuria di articoli costringere a pubblicare qualche articolo non prevenuto sulla lingua sarda?
Certo che sì, visto che sì è osato niente di meno che trasformare Via Fiume in "Bia Ribu" (tra virgolette, naturalmente). Ecco dove duole il dente e l'ironia del cronista da il meglio di sé: "Che il nome della città istriana di Fiume si possa tradurre con il luogudorese «Ribu» (con tanto di maiuscola) agita gli abitanti di via Malta: temono di vedere la loro strada rinominata in via «Marta de carchina»." Un errore, certifica il cronista: "Purtroppo però lo spessore degli errori è andato aumentando: (...) E poi Carlo Catullo, Bia Ribu, e chissà quanti altri da scoprire". L'ironia, si sa, chiede venia della crassa ignoranza.
In italiano, la città croata di Rijeka ha preso il nome di Fiume (questo vuol dire in quella lingua. Del resto, gli italiani hanno persino rinominato Stilfser Joch lo Stelvio, per non dire di Ilune battezzata Cala Luna, Golfo de li ranci Golfo Aranci, Maluventu Maldiventre, Garteddi Galtellì e così via. Malta è tale in maltese, non solo in italiano e anche in sardo. Rijeka è tale in croato, diventa Fiume in italiano. In sardo due potevano essere le scelte: o rispettare il suo nome originario (ma li avresti sentiti i revanscisti di ogni colore) o tradurlo in sardo. Dov'è lo scandalo, se non nella mente di chi pensa che quanto è consentito fare in italiano, non lo sia in sardo? Lingua da mettere fra virgolette.
2 commenti:
ciao Gianfrà..., leggo con malcelata soddisfazione lo scandalo nuorese delle vie "in limba" riflettendo su tutta la politica (e "li dinnà") che la provincia e la Regione hanno "bruciato" in questi anni per ottenere certi risultati.
A casa mia, quando qualcuno sbaglia deve pagare ma, per la questione del sardo (valorizzato o svalutato che sia) parrebbe che chi sbaglia ha diritto ad un innalzamento di carriera.
Beh, tutto sommato niente male per un popolo che, nonostante la legge, sta imparando a scrivere "a sa muda". Le questioni identitarie, linguistiche e culturali, non si possono improvvisare su tessera di partito. Nuoro parrebbe avere subito un danno (oltre che la Città lo hanno subito i cittadini), non sarebbe ora che qualcuno si svegli e chi ha sbagliato paghi? Per rimediare all'obrobrio di questo errore "gravissimo" quanto ci vorrà per ripulire la Città, o hanno intenzione di lasciarci "Ribu" in vece di "Fiume"?
Interessante sapere con quali modalità si muoveranno per riparare il clamoroso flop!
Da cittadino nuorese, non solo appoggio in blocco le considerazioni dell'amico Gianfranco, ma aggiungo un quesito, forse retorico, al quale ho pensato quest'oggi mentre camminavo nella dissestata viale Costituzione (forse ancora per poco chiamata con tale nome): di fronte alla scuola media numero quattro vi è una piazza (della quale non ho mai conosciuto il nome, nonosante abiti nella zona da oltre quindici anni) che di recente è stata riqualificata dai ragazzi del qurtiere, i quali l'hanno eletta a posto ideale per incontrarsi, ballare, cantare e, per i più piccoli, giocare. E' divenuta un trionfo di colori accesi, graffiti, emana calore in grado di battere la morsa del freddo nella quale Nuoro è costretta in questi giorni. Ebbene, tale piazza, da sempre anonima, è diventata piazza Ezra Pound. Nella assegnazione dei nomi alle vie mi sarei aspettato un maggiore coinvolgimento del "locale", che so, di personalità del passato o coeve distintesi nelle più disparate discipline o attività, non fa differenza, ma autoctone, sarde di provenienza, lingua e cultura. Certo, il nome di Ezra Pound riecheggerà con forza roboante per tutto il vicinato sino a Monte Gurtei, ma altresì una domanda squarcerà il silenzio sordo del pomeriggio nuorese sino ad invadere le menti degli anziani abitatori del quartiere, ossia: chie cazzu est Ezra Pound?
Gavinu
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