lunedì 27 ottobre 2008

Ziu Paddori a Mamoiada

Un bambino scrive: "Mae', lei mi vuole a sposo ma io non la voglio perché è troppo povera" e giù a ridere. Non per la carica di testosterone del fanciullo o per il suo classismo. Si ride perché ha fatto uno strafalcione in italiano, come ce ne sono molti nella raccolta che due maestre di Mamoiada hanno fatto dei "pensierini" dei loro allievi. Giovedì prossimo, le due insegnanti presenteranno il loro libro "Detti, ridetti e tornati a ridettere" alla Biblioteca Satta di Nuoro.
E' dai tempi della farsa di Efisio Melis Ziu Paddori, che muove al riso il massacro della lingua italiana fatta dai villici che vogliono parlarla senza saperla. Di regola, i buoni colonizzati usano il sarcasmo per sottolineare l'ignoranza dei selvaggi e chi, invece, nella veste di colonizzati non si sopporta, si adira contro il potere centrale che pretende di imporre una lingua diversa da quella usata. C'è da sperare che le due maestre appartengano a questa seconda categoria.
L'ironia della sorte fa sì che questo libro esca nel momento in cui il governo italiano sta prendendo atto della inutilità di due o più maestri per una sola classe. Dal punto di vista dei colonizzati, le maestre mamoiadine mostrano di essere state incapaci di imporre la lingua italiana. Scrive un loro epigono, cronista di La Nuova Sardegna, che questa raccolta suscita "anche un po' di amarezza" per i compitini "grammaticalmente e sintatticamente scorretti, pieni di sardismi, stroppiature delle parole e stravolgimenti dei verbi. Anche quando la Tv è entrata prepotentemente nelle case con la lingua nazionale".
Dal punto di vista di chi sa che l'inculturazione linguistica è un male e che è invece un bene l'accolturazione (lo scambio fra uguali), questa vicenda è salutarmente indicativa della resistenza linguistica dei bambini di Mamoiada. Bambini coscienti, se così si può dire, che un conto sono i mamuthones e un conto è la loro lingua.
Proprio dalla raccolta degli "strafalcioni", se volessero, le maestre potrebbero partire per segnalare a tutti i loro colleghi in rivolta che nell'uso intensivo della lingua sarda, oggetto e veicolo di studio, ci può essere in Sardegna la salvezza del secondo maestro. Un giorno, chi sa?, si potrebbe scrivere un libro alla rovescia, raccogliendo gli italianismi nella scrittura del sardo. Vedrete che risate.

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