lunedì 5 marzo 2012

Un paio di scarabei sardi. Ed un paio di idee sulle date

di Atropa Belladonna



Figura 1: Scarabei da Monte Sirai (1) e Monti Prama (2), assieme alle comparazioni fatte da Guirguis (2009)(1) e Stiglitz nel 2007 (3).

Cos’hanno in comune lo scarabeo di Monte Sirai (1) e quello di Monti Prama (2) (vedi figura 1)? Una è facile: sono stati entrambi rinvenuti in Sardegna. L’altra pure: facevano parte del corredo funerario di un inumato. La terza anche: secondo gli studi pubblicati essi sono tutti riconducibili a non meglio definite attività fenicio-puniche (1-4), avvenute nel periodo solito. La quarta è un po’ meno immediata ed è l’oggetto di questo post: potrebbero essere entrambi stati fabbricati in epoca ramesside o poco dopo, cioè essere collocati temporalmente tra la le dinastie egizie 19 e 21 (ca. 1292-945 a.C.). Ovviamente non ci dirà molto sulla datazione delle tombe (del resto quella di Sirai sembra ben ancorata al VI sec. a.C.), ma ci offrirà un qualche indizio di ciò che significava per un abitante della Sardegna possedere e portarsi nella tomba  un oggetto di quel tipo e di quell’epoca.

L’ Antefatto
Iniziamo con lo scarabeo di Monte Sirai, di cui ho già parlato (5a). Esso fu rinvenuto assieme ad un secondo di eguale composizione (fase unica = enstatite)  e di simile fattura, sul torace dell’ inumato della tomba 267 (li indicherò con 267-1 e 267-2). Guirguis data la sepoltura alla fine del VI sec. a.C. e ci  dice “Rinvenuti al centro del torace del defunto, presentano iconografie chiaramente egittizzanti che si raccordano ad un lungo filone artigianale ben rappresentato in Sardegna soprattutto da esemplari tharrensi, per i quali è stata proposta una produzione locale impostata su prototipi, stilemi ed esperienze figurative di ambientazione nilotica.[..] L’ovale di base del primo scarabeo esaminato, un unicum almeno in Sardegna, presenta una figura vista di profilo, inginocchiata, con le palme delle mani rivolte in avanti in segno di devozione verso un pilastro o un obelisco terminante in forma piramidale con una piccola base rilevata e con il fusto inciso da segni geroglifici molto schematizzati e di difficile lettura [..] Pur scorrendo un nutrito e variegato numero di corpora specificamente dedicati allo studio degli scarabei egittizzanti provenienti per lo più da contesti fenicio-punici, non è stato possibile individuare dei confronti speculari che consentano un preciso inquadramento tipologico [..] (1a). Dopo queste parole, ci mostra quanto ha trovato di più simile allo scarabeo 267-1 (figura 1): uno scarabeo da una necropoli di Ibiza, datata al V sec. a.C., ed uno pubblicato da F. Petrie nel 1917. Non si esprime ulteriormente sulla “base rilevata”, che ha un paio di cornini evidenti ed asimmetrici, ma io mi chiedo: ha forse qualcosa a che fare con l’ astragalo di toro rinvenuto nella stessa tomba (1b)? Il motivo del re a mani alzate che adora l’ obelisco, avatar fallico del dio Amun, è tipico dell’ età ramesside (1292-1069 a.C.) (vide infra), oltre ad essere scrittura crittografica del nome divino (5). Guirguis individua correttamente, nel nome scritto in alto senza cartiglio, la sequenza  Menkheperra: il prenome di Thuthmosis III che è anche un trigramma criptico di Amun (1a, 5). Gli sarebbe bastato fare un passo in più e, forse, anche la connessione tra i cornini dell’ obelisco e l’ astragalo di toro (1b), per non parlare dei grafemi dentro l’ obelisco.

Passiamo ora ad un’ autentica star: lo scarabeo o scaraboide di Monti Prama. Nel 2005 Tronchetti lo data a fine VII secolo a.C. e lo utilizza per datare l’ intera necropoli a quella data (4). Qualche tempo dopo Stiglitz afferma: “La datazione della necropoli e delle statue, al di là delle valutazioni storico-artistiche che hanno portato a divaricazioni notevoli, si basa su uno scarabeo e su alcune coppe carenate nuragiche ancora inedite. Il primo oggetto, definito dall’editore come scaraboide pseudohyksos, è in realtà uno scarabeo egiziano dell’età del Ferro raffigurante un fiore di loto schematizzato e appartenente a una serie ben nota  di cui almeno un esemplare è stato rinvenuto a Tiro in strati di viii sec. a.C. Si può ritenere che l’esemplare di M. Pramma, un originale egiziano, arrivi probabilmente da Tiro con la mediazione di Tharros, nel momento di primo impianto del centro fenicio” (3). A corredo ci presenta lo scarabeo di Tiro in figura 1.   Nel 2010 Stiglitz ridata lo scarabeo all’ epoca delle dinastie 20-21 (1187-943 a.C.) (6), sulla scorta di uno scarabeo del tipo “Encompassed  central “plus” cross” (classe 6C1) da Tell-el-Ajjul, nella zona di Gaza, il sito levantino in assoluto più ricco in scarabei-sigillo. Per intenderci l’ epoca è quella che va da Ramesses III  fino a Psusennes II.  Stiglitz non ci mostra lo scarabeo in questione ma attraverso un complesso ragionamento, conclude che le 33 tombe di Monti Prama risalgono al IX-VIII sec. a.C., e che:” La località di rinvenimento è a pochi chilometri da Tharros, dove all’ epoca doveva essere in vita un fiorente centro nuragico nel quale giungono mercanti fenici, che successivamente fonderanno la città tra la fine dell’ VIII sec. a.C. e il VII sec. a.C.. Se il quadro cronologico verrà confermato la costa fenicia e, in particolare Tiro, sono i candidati più probabili per la provenienza dello scaraboide. La cronologia della necropoli e la qualità del contesto portano ad escludere una pertinenza del pezzo al dossier Sardegna/Shardana “.Nel recente dossier sulle statue e la necropoli (7) si continua a parlare di scarabeo “datato nell’ VIII secolo a.C.” (Boninu) e di “uno scarabeo riportato da ultimo all’ VIII secolo a.C.” (Leonelli & Usai), cioè non viene recepita l’ ultima datazione al XII-X sec. a.C.. Una versione abbreviata della storia del sigillo la trovate nella pagina di Wikipedia dedicata alle statue di Monti Prama. 

L’ analisi comparativa
La figura 2 mostra scarabei con un motivo simile a quello di Monte Sirai Tomba 267-1. Come di consueto ho incorniciato con una linea colorata gli oggetti non sardi.

Figura 2: figure  reali o divine in adorazione dell’ obelisco, un motivo tipico dell’ epoca ramesside (19-20 dinastia, 1292-1069 a.C.) e nel contempo crittografia amunica (a-f) (5). Si estende  anche in epoche successive, ma con variazioni del tema (g-o).  a. scarabeo dalla tomba 267 di Monte Sirai (1); b. collezione Magnarini, nr.10.80 (8), ramesside; c. Museo di Portland, ramesside (9); d. Akko,Palestina, ramesside (10): il dio Hapi presenta un’ offerta all’ obelisco, avatar di Amun; e. Museo del Cairo (11),epoca ramesside; f. scarabeo ramesside, in vendita; g. collezione Magnarini 20-25 dinastia (1187-656 a.C.), Nr. 10.81 (8); h. Achziv (Israele), cimitero sud, data incerta (1292-656 a.C.) (10); i. British museum, 1187-716 a.C. (12); l. Metropolitan Museum, 1070-664 a.C. m. Metropolitan Museum, 1069-656 a.C.; n. Gezer, Israele, 1070-664 a.C. (10);  o. Niniveh, Assyria 735-656 a.C.(12)

In figura 3, l’ analisi comparativa per lo scarabeo di Monte Prama, con alcuni possibili precursori del motivo simmetrico inciso. I precursori sono datati tra la XII e la XV dinastia (1991-1550), epoca quest’ ultima (la dinastia dei Grandi Hyksos)  in cui tali motivi simmetrici raggiunsero la maggiore frequenza. Provengono dall’ area siro-palestinese (10). Keel però predilige per lo scarabeo di Tell-el-Ajjul, che Stiglitz utilizza per ridatare quello di MP (Fig. 3b), l’ epoca ramesside, per via della forma e dell’ intaglio: lo definisce arcaicizzante e lo colloca nella classe 1b di motivi lineari geometrici, così come fa Magnarini con il suo Nr. 01.04 (Fig. 3c). Il motivo geometrico dello scarabeo di Monti Prama è raro. Io ne ho trovato solo un’ altro simile, riportato dalla galleria che lo ha messo in vendita alla XIV dinastia (1786-1603 a.C.) (Fig. 3d). Si noti però che nessuno tra gli scarabei simili ad esso, è identico a quello di MP, sia per il dorso che non riproduce fedelmente l’ anatomia dell’ insetto (da cui la dicitura scaraboide prediletta da alcuni autori), né per la parte incisa con il motivo parzialmente simmetrico (Fig. 3e). Non mi stupirei se  quello di MP fosse un pezzo unico, ma ovviamente non posso esserne sicura. 

Figura 3: a. scarabei con motivi simmetrici e geometrici. Da sin a dx: Jericho, dinastia XIII; Jericho, XV dinastia; Sidone, XII dinastia (10);  b. Tell-el-Ajjul, ramesside (10); c. Collezione Magnarini, Nr. 01.04  ramesside-terzo periodo intermedio (?) (8); d. Egitto, XIV dinasta, in vendita; e. scarabeo o scaraboide di Monti Prama, tomba 25 (2). Si noti che la simmetria è solo parziale, soprattutto negli esemplari b) ed e). Si noti anche che nel sigillo di MP uno dei segni incisi ha la forma apparente di un alberello, il cui stelo attraversi lo scarabeo per tutta la sua larghezza (freccia rossa), senza controparte sul lato sinistro nè negli altri esemplari.

Con questo mi pare di poter concludere, con ragionevole certezza, che entrambi i nostri scarabei di figura 1  sono verosimilmente di epoca ramesside o di poco posteriori: ci muoviamo quindi, per la loro fabbricazione, tra il XIII ed il X secolo a.C. .

Lo scarabeo di Monti Sirai, tomba 267-1, riporta un motivo tipico dell’ era ramesside: il re che adora in ginocchio l’ obelisco, avatar di un Amun che, dopo l’ episodio di Akhenaten, si avviava a divenire quanto di più simile gli Egiziani ebbero ad un dio unico e nascosto (5b). Ha ragione Guirguis: è uno scarabeo tipicamente egizio (1). Ma ha anche ragione quando dice che è di produzione locale:  le corna asimmetriche alla base dell’ obelisco, non hanno (per quanto so) alcun riscontro altrove, e si inseriscono a pieno titolo nella linea di moda taurina della Sardegna, fin dal neolitico. I grafemi dentro l’ obelisco, molto difficili da analizzare, potrebbero essere non geroglifici, ma alfabetici: in alto si distingue agevolmente quello che potrebbe essere un classico lamed dedicatorio di tipo semitico.  Perché uno scarabeo di foggia così antica (anzi due) si trovasse in una tomba del VI sec. a.C., è tutto da capire. 

Bibliografia
 (1) a. M. Guirguis, S. Enzo, G. Piga, Scarabei dalla necropoli fenicia e punica di Monte Sirai. Studio crono-tipologico e archeometrico dei reperti rinvenuti tra il 2005 e il 2007, in Sardinia, Corsica et Baleares Antiquae, (2009), 7:101-116; b. M. Guirguis, Gli spazi della morte a Monte Sirai (Carbonia-Sardegna). Rituali e ideologie funerarie nella necropoli fenicia e punica (scavi 2005-2010) FOLD&R: 230
(2) Pier Giorgio Spanu, Raimondo Zucca Da Tarrai polis al portus sancti Marci: storia e archeologia di una città portuale dall’antichità al Medioevo, In: Mastino, Attilio; Spanu, Pier Giorgio; Usai, Alessandro; Zucca, Raimondo (a cura di).Tharros Felix 4. Roma, Carocci editore. p. 15-103: ill. (Collana del Dipartimento di storia dell'Università degli studi di Sassari, 39; Tharros Felix, 4, 2011, pp. 15-103
(3) A. Stiglitz, Fenici e nuragici nell’entroterra tharrense. In:Rapporti fra la civiltà nuragica e la civiltà fenicio-punica in Sardegna sessant'anni dopo, Sardinia,CorsicaetBalearesantiqvae5(2007),pp.87-98.
(4) C. Tronchetti, Le tombe e gli eroi. Considerazioni sulla statuaria di Monte Prama in Paolo Bernardini; R. Zucca (a cura di), Il Mediterraneo di Heracles, Roma, Carocci, 2005, pp. 145-167. “Le tombe erano del tutto prive di corredo. Solo la tomba 25 ha restituito un oggetto che può essere interpretato come ornamento del defunto: uno scaraboide egittizzante tipo Hyksos, databile non prima dello scorcio finale del VII sec. a.C. [..]La presenza dello scaraboide, con la sua cronologia sufficientemente definita, ci offre comunque un prezioso terminus post quem per l’impianto della necropoli, quantomeno della sua parte terminale. Si ritiene infatti che la necropoli sia stata utilizzata per più generazioni, con la realizzazione delle tombe al momento della necessità di utilizzarle, come indica, peraltro, anche la sistemazione del suo limite settentrionale di cui si è parlato sopra. Possiamo considerare, dunque, che la necropoli sia stata realizzata nel corso del VII sec. a.C., e mi sentirei di proporre una maggiore definizione nell’arco della seconda metà del secolo.
(5) A. Belladonna (http://gianfrancopintore.blogspot.com)  a., La crittografia del dio Egizio Amun in Sardegna, 08.01.2012; b. Di Tharros & Amun. E di altri luoghi, 11.02,2012
(6) A. Stiglitz, La Sardegna e l'Egitto: il progetto Shardana, In: V.Lionelli, L. Usai RESTAURI MONTE PRAMA Il mistero dei giganti, ARCHEO. ATTUALITA' DEL PASSATO, 323, gennaio 2012, pp. 20-33. Con contributi di A. Boninu, B. Massabò, M. Minoja e A. Usai.
(8) F.Magnarini,  Uno sguardo su una collezione di scarabei , 2005, a cura di Archeogate
(9) John Sarr, 2001, Gayer-Anderson Scarab. Collection in the Portland Art Museum, Portland, Oregon USA.
(10) O. Keel, Corpus der Stempelsiegel-Amulette aus Palästina/Israel, (1997)Katalog Band 1, Universitaetverlag Freaiburg Schweiz-Vandenhoeck & Ruprecht, Goettingen
 (11) P. Newberry, Scarab-shaped seals. Catalogue général des antiquités égyptiennes du Musée du Caire, v. 32. London: A. Constable and Co.. 1907 (Nr. 36139)
(12) H. Reginald, Catalogue of Egyptian scarabs, etc., in the British museum (1913)

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