giovedì 22 marzo 2012

Un'ottima domanda, cari Consiglieri regionali


Una buona cosa, anzi un'ottima cosa per un paio di notevoli ragioni, il voto espresso ieri dal Consiglio regionale, Parlamento sardo come a volte gli capita di essere. Ha approvato questo ordine del giorno, stilato da Paolo Maninchedda e firmato da deputati del suo partito, il Psd'az e da altri di Sinistra e Libertà, Italia dei valori, Udc, Fli, Api:
Il Consiglio regionale:
Preso atto delle ripetute violazioni dei principi di sussidiarietà e di leale collaborazione da parte del Governo e dello Stato italiano nei confronti della Regione Sardegna, delibera di avviare una sessione speciale di lavori, aperta ai rappresentanti della sociatà sarda, per la verifica dei rapporti di lealtà istituzionale, sociale e civile con lo Stato, che dovrebbero essere a fondamento della presenza e della permanenza della Regione Sardegna nella Repubblica italiana”.
Perché, dunque, un'ottima cosa? Intanto perché in questo clima di mielosa retorica unitarista non è consueto che gli eletti dal popolo sardo si pongano una domanda nient'affatto banale: “Vale ancora la pena di restare all'interno della Repubblica italiana?”. In secondo luogo perché a porsi la questione non è uno schieramento opposto ad un altro: destra e sinistra si sono decomposte. Favorevoli all'ordine del giorno, oltre ai proponenti, i deputati del Popolo della libertà eccetto due di loro; contrari tutto il Pd, il consigliere del Pcd'I, tutti i Riformatori sardi, due membri del Pdl.
Insomma 31 hanno pensato bene di prendere l'impegno di interrogarsi sulla opportunità che la Regione sarda (Regione sarda, non Regione Sardegna come è invalsa la depravazione di dire, quasi che si dicesse Repubblica Italia) continui ad essere parte della Repubblica. 25 hanno detto di no e 24 hanno disertato il voto, alcuni immagino per buone ragioni, gran parte perché il distributore automatico di coraggio era fuori uso. Sarebbe da ingenui pensare che, come paventa un quotidiano, il Consiglio regionale si è svegliato indipendentista: fra i favorevoli all'ordine del giorno c'è un rassicurante giuramento di fedeltà all'unità della Repubblica e alla Costituzione.
La cosa importante era porsi la questione e non era dato per assodato che si fosse preso l'impegno di discuterne pubblicamente. Contro lo stesso dibattito si sono pronunciati nel centrodestra i Riformatori e due consiglieri Pdl, nel centrosinistra il Pd, all'estrema sinistra il Pcd'I. Mentre scrivo, ancora l'Ufficio stampa del Consiglio non ha reso noto il verbale della discussione di ieri e non si può dunque capire quali siano le motivazioni dei 25 deputati contrari a che presto nella massima assise sarda si dia una risposta alla domanda alla fine approvata. Ma da quel che qua e là si orecchia, i motivi non sembrano essere di buona lega: una vendetta interna al centrodestra da un lato e dall'altro il manicheismo di chi giura che l'avversario fa solo cose disdicevoli.
L'ordine del giorno era firmato: Sanna, Dessì, Maninchedda, Planetta, Uras, Sechi, Cocco, Cugusi, Steri, Salis.

1 commento:

michele podda ha detto...

Effettivamente l'approvazione dell'ordine del giorno costituisce una grossa novità di cui è lecito andare fieri. D'altronde le condizioni e le prospettive della Sardegna sono di tale gravità che non si può rinviare ulteriormente un impegno forte che, esaurite tutte le piagnucolose petizioni come pedidores,non può che riguardare giocoforza il confronto, anche duro, con lo Stato italiano. Fa piacere sopratutto vedere politici di posizioni ideologiche diverse, concordare su tale impegno,perchè a ciò non siamo abituati.

Tuttavia non c'è da farsi troppe illusioni. Infatti:
a) sono contrari tutti quelli del PD e i Riformatori;
b) sui 24 "disertori" non cè da fare affidamento;
c) ci sarebbe da chiedersi quanti dei favorevoli sono effettivamente convinti di portare fino in fondo il confronto, anche arrivando al punto di rottura (dichiarazione di indipendenza); o se qualcuno non intenda semplicemente "cavalcare" un sentimento diffuso per poter più agevolmente "arrivare", raggiungere propri obiettivi.

Per contro ritengo ci sia la fondata speranza che una parte dei contrari abbia soltanto rinviato una approvazione successiva, proponendosi per il momento di capire meglio i progetti degli altri.
Ma come si fa a capire chi è veramente sincero, chi è mosso più dalla volontà di SERVIZIO che dalla esclusiva ambizione personale? Basterà chiamarsi indipendentista, o sardista, o altro?
Avrei gradito sicuramente che ai politici (consiglieri, partiti) fossero strettamente affiancati tanti intellettuali, magari di quelli LIBERI, da ideologie e da prevalenti interessi personali. Perchè di questi intellettuali, ad essercene, ce n'è, e anche tanti. Ma riusciranno mai anch'essi, come i politici, a mettersi insieme, e sopratutto a divulgare e coinvolgere?