giovedì 1 marzo 2012

La Spisa e le proteste spuntate


di Torchitorio

Giorgio La Spisa è uno degli uomini politici più colti e capaci dell'universo politico sardo. Scuola di Comunione e liberazione, potrebbe essere il Formigoni sardo, anche se il nostro ospite rovescerebbe il paragone: è il governatore di lassù ad essere il La Spisa lombardo. Comunque sia, non è di quelli che parlano senza collegare la laringe al cervello.
Qualche giorno fa, si è inquietato contro la Corte costituzionale che ha accolto il ricorso del governo precedente (di centro destra come La Spisa) che chiedeva, accontentato dalla Consulta, la bocciatura di una legge del Parlamento sardo. Era quella che stabilizzava i precari e dava credito di imposta per le imprese operanti nei comuni montani della Sardegna. Come dire, seminare di spine il cammino di uno zoppo. “La Corte costituzionale” ha inveito La Spisa, assessore e vicepresidente della Sardegna “ha mostrato una visione centralistica, anti-regionale e antiautonomistica.”
Ma santo ragazzo, la Consulta è quel che è da sempre. È la vestale più vergine e più arcigna della Costituzione repubblicana qual è. A parte quell'accenno alle autonomie, a parte la buona volontà mostrata nell'affermare che la Repubblica è costituita da Comuni, Province, Regioni e Stato (elementi, sembrerebbe di capire, equiordinati), si tratta di una Carta centralista. Permette, per dire, o permetterà, che lo Stato – uno degli elementi della Repubblica – si impadronisca dei denari dei comuni, della province e delle regioni che queste componenti della Repubblica non hanno speso.
La Regione sarda, anzi la maggioranza di cui La Spisa fa parte, poteva e forse potrebbe ancora contribuire almeno a cambiare questo aspetto accentratore della Costituzione e dello Stato, approvando uno Statuto regionale che limi le unghie centraliste.
La Spisa, per quel che mi consta, si è fatto garante, insieme ad altri parlamentari sardi in Consiglio regionale, in Senato e alla Camera, di un progetto di Statuto che è, al momento, il meglio che la cultura politica sarda abbia partorito. Questa proposta non solo non è stata approvata, non è stata neppure posta in discussione. Che dico? Non è neppure stata presentata ai consiglieri. Se potessi, chiederei ai tanti garanti di quel progetto (La Spisa, Delogu, Vargiu, Cappelli, Ladu, etc etc) se non sentano un brivido di imbarazzo ogni volta che si trovano di fronte a sentenze tanto mortificanti. I più – sia detto a loro discarico – neppure se ne accorgono. Come i loro avversari del resto.

2 commenti:

elio ha detto...

Ma quali "elementi equiordinati"? "Ordinati", forse, nel senso di messi in ordine, messi in fila, dallo Stato. Comuni, Provincie, Regioni, possono darsi e non darsi, scomparire e comparire, talvolta come i conigli nel cilindro. Solo lo Stato è lì, fermo e immutabile dal 1861. Qualcuno dice dal 1297, per Grazia di Dio e investitura papale.

Grazia Pintore ha detto...

Come vorrei avere l'ironia del signor Elio,che,con poche parole,dimostra il suo pessimismo su ciò che afferma il signor Torchitorio.Mi auguro che il signor La Spisa non voglia,affatto,assomigliare al governatore della Lombardia,il quale, a sua insaputa,non si accorge che alcuni suoi consiglieri sono corrotti.Ha ragione il signor Torchitorio quando afferma che nessuno del PD e del PDL sardo risolverà mai i problemi della Sardegna.Ed aggiungo, finchè saranno in totale soggezzione nei confronti del governo italiano.