lunedì 7 febbraio 2011

"Segni potenti" che Lilliu conosce da 63 anni? Solo una barbarica sintesi


di Stella del Mattino e della Sera

E’ il lontano 1948 quando l'archeologo Giovanni Lilliu pubblica un reperto in bronzo alto 22 cm, esposto al Museo di Cagliari. Il candelabro è dono del signor Vallero-Usai di Sassari, come specifica la scarna didascalia, scritta a mano, forse proveniente da Santa Maria di Tergu.
Il professore descrive l'oggetto, che battezza “doppiere”, nei minimi particolari, sottolineando la ricorrenza dei numeri pari: vi sono 2 faccine, una davanti e l'altra dietro; 2 braccia/corna che definisce – erroneamente – simmetriche; 4 ghiere alla base delle due coppette terminali, 8 incisioni traingolari su ogni coppetta; 8 segni ideografici a punteggiatura, disposti in rigida alternanza sotto le faccine. Quasi sono caduto dalla sedia: 8 segni ideografici è come dire 8 ideogrammi! Ed “a punteggiatura”; è come dire che i segni son fatti come quelli sulle barchette di Sextus Nipius!
A sinistra, il pugnaletto gammato
nel libro di Lilliu. A destra, il pugnaletto
gammato della navicella di Teti
Lilliu ci dice che i due segni ricorrenti sono quelli del pugnaletto gammato (una vecchia conoscenza, ricordate la navicella di Teti, quella che "non esiste"?) e di una sorta di bastone lunato che non riesce bene ad identificare. Un segno si riesce a vedere anche nel particolare mostrato in figura. Signor Sanna a lei quel bastone non pare una Yod o meglio un Wav? Il professore dice che è storto perché hanno disegnato male e scoordinati, a mano libera, e definisce l'intera composizione una “barbarica sintesi plastica”. Nella sua opera successiva, Sculture della Sardegna Nuragica, riprende l'oggetto e ci spiega che non vi è nessun dubbio sulla autentica e genuina educazione nuragica di chi modellò l'oggetto, secondo la consueta tecnica delle cera persa. Non ci mostra più i segni ideografici, ma dice che ne han messi 8 per riempire l'horror vacui. Questa cosa non l'ho ben capita, ma sono sconvolto: che Sextus Nipius fosse un Nuragico?
O, peggio ancora, vuoi vedere che i Nuragici non sono mai esistiti ed erano semplicemente... Romani in ferie?

7 commenti:

Gigi Sanna ha detto...

Stella del mattino ecc. Il prof. Lilliu, come dici, conosce i segni 'potenti' da 63 anni ma non li individua e non li può individuare al 'suo tempo'. Non meravigliarti per nulla. Aveva (e forse ha ancora) una concezione 'barbarica' della civiltà nuragica e quindi tutto doveva procedere e deve procedere di conseguenza. Ma dopo tanti anni di ricerche e di scoperte qualcuno poteva cercare di raddrizzare o annullare del tutto certe sue impostazioni sui dati archeologici nostrani. Non solo non l'hanno fatto ma hanno fatto talvolta di tutto per proteggerlo dai 'critici', anche dai più morbidi, quasi che uno scienziato di quel calibro avesse bisogno di 'protezioni' e di difese. Quel professore, che è stato anche mio maestro (quante volte lo ripeto!),Accademico dei Lincei, aveva bisogno di una sola cosa: della mancanza di un codazzo di umili quanto stupidi servitori con la chierica che persino il termine bonario e affettuoso di 'Sardus Pater' lo hanno fatto diventare davvero quello di un Padre sardo Dio. Ora, è giusto ed umano che ci si commuova di fronte alla grandezza ma non tanto da diventarne sciaguratamente servi senza cervello.
Detto questo, hai fatto bene a citare, con la solita pungentissima ironia e anche con il sarcasmo, il pugnaletto della barchetta di Teti che (come forse ricorderai: leggevi e scrivevi tu allora nel Blog?) un archeologo (poi un po' pentito) aveva cercato disperatamente di mettere in dubbio come esistente nella suddetta barchetta. Come hai fatto bene ad infierire su chi, dopo la stupidaggine del Sextus Nipius romano, non ha avuto il coraggio di scrivere due parole di scusa soprattutto per l'ignoranza di non aver detto lui per prima, lui archeologo dottissimo, che la punzonatura si trovava fatta da un nuragico su di un 'doppiere'( che lui, per professione, doveva conoscere come le sue tasche). Un nuragico che, per lo meno, 'disegnava' ( se proprio non si capiva 'scriveva') con ideogrammi nuragici.
Sai ora cosa si aspetta dal muro di gomma? Un altro Bernardini che faccia dietro front, come per la scritttura di S.Imbenia, e che dica " oggi(?) si è di parere diverso e si ritengono superate come romane ( 'superate' da chi?) certe scritte..." E il bla, bla, bla, parto sublime della sofistica più pura.
Che vergogna! E che nausea, amici miei! Che posso dire di più?

Archeologia Nuragica ha detto...

Caro Gigi, non sono d'accordo i successori di Lilliu sarebbero un "codazzo di umili quanto stupidi servitori", forse sarebbe pertinente la definizione di stupidi, ma certamente non quella di umili!
Che gente come Enrico Atzeni, Alberto Moravetti e Giuseppa Tanda, siano stati di ostacolo alle ricerche è un dato di fatto! Ma non sono stati nient'affatto umili! La loro incapacità di fronteggiare scintificsmente le novità che sono emerse in questi ultimi vent'anni, appare come una stupida arroganza!
Il loro pedissequio ossequio alle teorie di Lilliu lo definirei come "l'arrogante incapacità di fronteggiare i contenuti dell'insieme della cultura materiale nuragica".
Incapaci e arroganti ecco come sono i discepoli di Lilliu.

saluti

Mauro

Gigi Sanna ha detto...

Non mi hai capito. 'Umili' nei confronti di prof.Lilliu. Tanto umili nei suoi confronti quanto, il più delle volte, superbi, arroganti e supponenti con gli altri. Ma non facciamo di ogni erba un fascio! Del resto neanche tu, da quanto vedo e so, lo fai.

Archeologia Nuragica ha detto...

Umili nei confronti di Lilliu? Perfetti leccatori del suo culo direi!

zuannefrantziscu ha detto...

Caro Mauro, capisco il senso della tua invettiva e confesso la mia tentazione di usare espressioni simili per definire l'atteggiamento di chi trova comodo farsi scudo della autorità di quel grande Maestro.
Ma credo ci sia qualcosa di peggio del "leccaculismo". In realtà discepoli diretti o indiretti di Giovanni Lilliu hanno azzardato correzioni, anche sostanziali, del suo pensiero archeologico: dal rifiuto della costante resistenziale all'ammissione che i nuragici navigavano alla funzione diversa dei nuraghi.
Nel 1948, Lilliu poteva non conoscere il protosinaitico o il protocananaico o, comunque, dubitare che questi alfabeti potessero avere a che fare con la Sardegna. Poteva, quindi, allo stato delle sue conoscenze ritenere poco più che scarabocchi le lettere di cui si parla nell'articolo di Stella. E' anche vero o verosimile che l'archeologia sarda non sentisse il bisogno di avere una scuola epigrafica, diciamo così, specializzata. Ma adesso, dopo ottanta documenti, perseverare nell'ignoranza è qualcosa di diverso dall'ossequio dell'ipse dixit di Lilliu, ossequio che in altre occasioni non c'è stato. Sarei tentato di concludere che due sono le pulsioni di chi insiste nel non vedere. La prima è la pigrizia mentale, la poca o nessuna voglia di rimettersi a studiare. La seconda è l'autoreferenzialità: non può esistere alcunché che non sia fondato, in materia di scrittura e di inizio della storia, sulla tacca posta nella cronologia per l'inizio della storia: 780 aC, arrivo dei fenici.
Sai quanti libri dovrebbero essere riscritti? I libri di Lilliu rappresentano comunque delle pietre miliari in una carriera che è consolidata. Ma chi è ancora in carriera, può permettersi di ritenerla fondata su certezze infondate?

Gigi Sanna ha detto...

No, "non può permettersi di ritenerla". Qui sta davvero il punto perchè ogni giorno che passa quella carriera, anche se la si fa comunque, si trascina dietro il carico delle spine del ridicolo. Ormai si profila all'orizzonte un vero e proprio cerchio -circo dei centomila e loro stanno in mezzo nell'arena, a dare grottescamente botte all'aria e ai fantasmi con armi spuntate e vecchie, illudendosi di difendere se stessi e una 'scienza' che non lo è, sotto certi aspetti almeno, mai stata.

Gigi Sanna ha detto...

Cosa penso? Tra le'righe' l'ho scritto. Il prof. Lilliu c'è andato vicinissimo, come dici tu, con i suoi 'scontati' ideogrammi e la sua sensibilità 'oltre decorazione' (che non ha nessuno dei suoi allievi d'Accademia).
E' scritto e dirò (ma prima illustrerò la 'pintadera di Oristano) perchè. Annunciando però una cosa che mi sembra abbastanza chiara. La punzonatura, come 'scritta', spiega (si fa per dire per uno scriba -artigiano nuragico) il candelabro stesso con linee più schematiche. Il sumplegma segnico 'pugnaletto' ed il 'forcone' sono l'illustrazione e la reiterazione di quanto 'scritto' diversamente nel cosiddetto 'doppiere'. Forse non abbiamo parlato più volte di scrittura 'con', cioè di scrittura realizzata attraverso gli oggetti, gli animali, i monumenti?
Detto questo, occhio di RA al doppiere del Museo!