lunedì 31 agosto 2009

Scritta vicino al Nuraghe Losa, sempre vista mai guardata

di Gigi Sanna

Caro Gianfranco, 
chissà quante volte anche tu ci sarai passato accanto, senza notarla. Così come me, come i primi archeologi con il primo primitivo piccone, come gli archeologi del pennello di oggi, come le decine e decine di migliaia di persone che ogni anno visitano l’imponente e maestoso Nuraghe Losa. Non è sfuggita invece alla vista acuta di Tonino Mura, il presidente del G.R.S ( Gruppo – archeologico - Ricercatori Sardi). Di che cosa parliamo? Di una pietra singolare, davvero singolare. All’apparenza un masso basaltico (di mezzo metro circa per altezza e larghezza) come tanti altri, quasi informe e senza significato alcuno se non intervenissero a darglielo dei segni, dei ‘grammata’, che, senza alcuna ombra di dubbio, dopo una sfida di millenni (sicuramente vennero tracciati più di 3300 anni fa) appaiono, riportati in netto rilievo, su gran parte della sua superficie:una protome taurina sulla parte superiore a sinistra di chi guarda ed un serpente sulla parte bassa a destra. Ad una attenta osservazione però si nota che I due segni pittografici non sono soli.
Ad essi si aggiunge un terzo più difficile da individuare, quasi ‘nascosto’, che è reso dal vistoso prolungamento del corno sinistro del toro, disegnato ad ‘uncino’ o ad ‘elle ‘ di tipo sinistrorso ruotata a destra di 90 gradi. Ora, per chi conosce almeno un po’ l’epigrafia prefenicia, soprattutto quella cosiddetta protosinaitica, la lettura si presenta abbastanza agevole; non solo di per sé, ovvero per la sua compiutezza e chiarezza grafico-fonetica, ma anche perché il ‘testo’ risulta attestato nelle iscrizioni sinaitiche (v.fig.1) sia con la sequenza ‘toro (‘aleph) – bastone (lamed) sia con il segno del ‘serpente’. Assieme essi hanno, come si sa, un significato ben preciso: i primi due segni infatti offrono il nome di ‘El’ ed il terzo il logogramma ‘nahas’ (serpente). Cioè alla ‘lettera’ dalla lettura ricaviamo: ‘Dio (‘El) Serpente’. Nella pietra di Losa di Abbasanta dunque, troviamo attestata una breve scritta che, inequivocabilmente, conduce, ancora una volta, alla divinità nuragica yhwh ( Yahu> Jaku+ d ) di cui parliamo ormai da diverso tempo, anche con insistenza, dal momento che tutti o quasi tutti i documenti ‘nuragici’ scritti ad essa fanno, in vario modo, riferimento (il prossimo articolo, se me lo concederai, sarà dedicato all’iscrizione ‘semitica’ di Su Nuraxi di Barumini).
La lettura però, a mio parere, sia per letteratura corrente (il tentativo di carpire il significato del nome ‘EL: ugaritico ‘IL. ILI nel Nuraghe di Aidu ‘e Entos di Bortigali) sia per quanto mi sento personalmente di aggiungere per linee essenziali sul documento sardo, non si esaurisce qui.
Innanzitutto si noti il particolare (da non trascurare mai nella scrittura nuragica) del numero, ovvero del ‘tre’ (i tre segni), il numero sacro relativo all’essenza della divinità Yhw. Quindi si osservi un’altra della caratteristiche ormai sufficientemente certe della scrittura arcaica sarda o protosarda, ovvero quella del ricorso molto frequente all’agglutinamento o accorpamento delle lettere di cui abbiamo già parlato, qualche mese fa, in questo stesso Blog. Infine il tipo di lettura ‘regressivo’ cioè che corre da destra verso sinistra (ma in protosinaitico - si tenga presente - ciò non costituisce una norma. Anzi).
I semitisti, come in molti sanno, hanno cercato e cercano di dare un significato al nome ‘El , tradotto generalmente, come ‘dio’. Si pensi ad esempio al biblico ‘El Yhwh’. In realtà, come non pochi sostengono, il nome di ‘El, formato dall’acrofonia delle parole ’aleph e lamed , tende a significare la ‘natura’ o ‘la qualità’ del dio perché suggerisce con l’animale e l’oggetto schematici l’idea di ‘ potere (bastone) del toro’, ovvero più astrattamente il ‘potere, l’autorità di quell’ entità suprema che possiede la forza assolutamente più grande (taurina).
Sempre per letteratura corrente è noto dai documenti epigrafici del Sinai (v.fig.2) che il ‘serpente’, animale cassato e/o (così come il toro e l’uccello, ovvero il ‘toro alato’) declassato, con l’andar del tempo dalla simbologia degli scribi- teologi biblici, è il simbolo più forte di YHWH. Il serpente infatti è in origine icona frequente del dio ebraico delle tempeste, del dio giudice e del dio protettore del suo popolo, del dio guida, salvatore, guaritore ecc. ecc.).
Ciò che mi sento di aggiungere e di proporre è il fatto che l’agglutinamento ’aleph –lamed (toro–bastone) nella pietra di Losa di Abbasanta non vuole essere tanto o solo un ‘prosaico’ vezzo formale dello scriba sardo in quanto esso ha lo scopo di aggiungere carica di senso alla scritta, apparentemente così scarna con i suoi tre significanti pittografici. Tende cioè a sottolineare e a suggerire la straordinarietà o singolarità di quel toro con il corno sinistro così… strano. Una straordinarietà che non può non richiamare, come altre volte ho scritto, soprattutto a proposito delle superbe tavolette di Tzricotu di Cabras, la ‘qualità’ celeste del bue ‘Api’ o Bue ‘alato’ . Così non solo ci troviamo davanti a tre lettere ‘pittografiche ‘ (’aleph, lamed, nahas) ma ci troviamo, grazie alla raffinata allusione del corno–bastone (segno non riscontrabile se non in via del tutto eccezionale in un bue ‘normale’ o terreno ) ma anche davanti a tre ‘aspetti’ dell’essenza della divinità: quello di Toro, di Uccello e di Serpente (v.fig.3). E in questa sede, circa la presenza di questi tre simboli divini (in genere simboli-segni con valore fonetico) credo che non sia proprio il caso di dilungarsi con esempi documentari, quelli che in molti ormai conoscono e riconoscono (tavolette di Tzricotu, anello di Pallosu di S.Vero Milis, Concio di S.Pietro exra muros di Bosa, Vaso di ‘La Prisgiona’ di Arzachena, ‘brassard’ di Is Loccis–Santus di S.Giovanni Suergiu, ecc.).
Caro Gianfranco, ti prendo ancora un po’ di spazio e approfitto della tua cortesia per cercare di spiegare brevemente (e anticipo qui un argomento che tratterò anche per il documento di Barumini) un fatto, relativo alla scrittura, che porta molte persone, dilettanti o non, anche archeologi (sardi e non) di notevole capacità e di buon livello scientifico, a non capire la natura precisa di una certa documentazione che si trovano eventualmente a scoprire e ad esaminare.
Abbiamo visto che la pietra di Losa presenta tre lettere pittografiche. Queste, se individuate bene, non creano difficoltà alcuna circa la loro arcaicità e tipologia, tanto che difficilmente si troverà qualcuno che sostenga, con un minimo di credibilità, che si tratti di lettere romane o greche o etrusche. Supponiamo invece di trovarci con la stessa, identica scritta, non più in caratteri protosinaitici pittografici ma protocananei (si veda ad es., per riconoscerli bene, il famoso ostracon di Izbet Sartah: Naveh 1982 p. 37 fig.31) che, a distanza di alcuni secoli, tendono (seconda metà del Secondo Millennio a.C.) a schematizzare sempre di più i pittogrammi di partenza.
L’esito sarà esattamente quello che riporto nella figura 4. Stavolta, come si può notare, uno non avrebbe esitazioni e giurerebbe di trovarsi di fronte ad un testo in caratteri ‘romani’ e prenderebbe naturalmente per svitato chi proponesse di riportare la scritta, con il suo significato, al XIII o XII secolo a.C. E’ quello che è successo, purtroppo, ad epigrafisti ingenui quanto presuntuosi, anche per il bellissimo e preziosissimo documento, ugualmente lapideo, del Nuraghe Pitzinnu di Abbasanta. Naturalmente esempi di testi con lettere protocananee simili o identiche a quelle romane (e quindi alle nostre attuali), che possono trarre in inganno chi non conosce bene o non è molto attento allo sviluppo storico–formale dei segni alfabetici, se ne possono fare quanti se ne vuole. Quando poi i ‘segni’ vengono agglutinati  (il che accade molto spesso) a ‘rebus’ dagli scribi ‘nuragici’ la possibilità di incorrere in errore (e di prendere fischi per fiaschi) è ancora maggiore.
 
 
P.S. E’ da molto che,per motivi ‘oggettivi’,non posso vedere e leggere i contenuti del Blog. Non posso quindi rispondere a tutti e a tutto per quanto particolarmente mi riguarda. Vedo che qualcuno, come Maurizio, mi ha tirato indirettamente in ballo per quanto riguarda la presenza della ‘scrittura’ nuragica . Io non so se essa sia ‘post-tribale’ o non. Anche perché non mi interessano tanto le classificazioni e le schematizzazioni, in genere scolastiche e che lasciano il tempo che trovano Quello che so che essa c’era e che i documenti sono databili con certezza al periodo cosiddetto ‘nuragico’. Posso dire ancora che sono tutti di ispirazione semitica quanto ad alfabeto e al lessico.Tranne alcuni segni tipicamente ‘sardi’ (il beth ad esempio e lo shin) e qualche parola indoeuropea che compare qua e là. Ma importantissime tutte.
Posso aggiungere infine che tutta la scrittura si presenta come emanazione di scribi –sacerdoti del tempio (il nuraghe). Se Maurizio ci crede sarà .…felice; come scrive. Perché ritiene strano, anzi stranissimo che i costruttori dei nuraghi non scrivessero. Sulle pintadere: caro Franco cercherò, con notevole ritardo, di dire la mia. E punto molto, ma molto sul significato del ‘cinque’. Per Maura: non capisco perché io sia da …temere. Comunque, noto che ha mandato da acuta italianista un post che è bellissimo per lo spirito del Blog di Gianfranco. Il più bel romanzo (a puntate e con una raffinata regia) di Gianfranco è il Blog stesso. Che varia umanità! E che protagonisti! Nel bene e nel male.Per tutti il ‘saluto’ caro che ho suggerito a Franco Laner.


Le foto (dall'alto in basso): La pietra del Nuraghe Losa; (fig.1) Toro più bastone (lamed); (fig.2). Il serpente delle iscrizioni del Sinai; (fig.3) Toro, Lamed, Serpente. Il Dio ‘El; (fig.4) Toro, corno, serpente con scrittura poco o non più pittografica

30 commenti:

Franco Laner ha detto...

caro Gigi, ben tornato!
Ho letto tre volte il tuo post. La prima per "educazione" e curiosità. Lo sai che non capisco niente di scritture sinaitiche, semitiche ugarica cananea...!
La seconda perché mi è sembrato di aver capito! La terza perché volevo trovar qualcosa che non mi facesse capire e quindi criticare un passaggio, una forzatura...Che stronzo dirai!
Cavoli! era meglio che non lo avessi fatto perché mi sono entusiasmato ancor di più!
Nei pozzi e nelle fonti ho sempre notato che i conci impiegati hanno una forma di testa taurina. Questa forma triangolare non è sicuramente per funzioni statiche e nemmeno ergonomiche. Anzi dal punto di vista statico aumenta la spinta, ad esempio della terra, toglie ammorsatura per attrito e non si capisce perché far tanto lavoro di sottrazione da un più semplice e funzionale parallelepipedo, considerato che è una sola faccia che rimane a vista. Ho, per me, risolto la questione pensando che se ciò che si costruisce è sacro, ed appartenendo l'atto costruttivo al sacro (Mircea Eliade) non si può che officiare con strumenti che appartengono alla sacralità. Il concio stesso ha in sè una sorta di consacrazione e l'opera è sacra anche perché costruita con elementi sacri. Il toro identifica il sole, la forza il sangue. E' dio.
La lettera A è la protome rovescia. E' la prima delle lettere. Dio viene prima! Conosco abbastanza il pittogramma serpente ed alcuni significati. Sul bastone nulla da eccepire.
Ho un altro piccolo motivo per gioire. Mi pare che i documenti che tu stai collezionando, provengano da nuraghi complessi. O mi sbaglio? Per me sarebbe un puntello ad una mia idea che coltivo da tempo. Fammi rileggere ancora una volta. Mi soddisfa proprio! Ciao
Franco

shardanaleo ha detto...

Prima di conoscerlo a Brescia per la mia conferenza del 2002 al Comune di Breno e a Brescia appunto, EMMANUEL ANATI per me era un semplice emerito sconosciuto, pur avendo egli avuto a che fare con Sardinia nostra. La lettura dei segni da lui scoperti ad Har Harkoum nel deserto del Negeb mi fecero trasalire. Prima ancora di corrispondere con Gigi avevo avurto modo di confrontarmi con Bruno Vacca che mi fece conoscere i segni di santa Cristina e della jara tra setzu e tuili. I SEGNI ERANO IDENTICI! Nel secondo libro riportai i segni da lui trovati nel Sinai, alcuni dei quali Gigi ha riportato. naturlamente mi colpì tantissimo l'ALEPH (testa del Toro), perchè era uno di quei giochi diprestigio che la natura fa con noi l'ABBIAMO DAVANTI e NON CI ACCORGIAMO... Come Gigi sottolinea in questa discussione! praticamente l'attuale "A" è semplicemente una testa di toro ROVESCIATA.
perchè in questi anni degli emeriti "DILETTANTI" (ma Gigi non lo è nel suo settore, io e altri magari si...io non ho la laurea in archeologia, quindi non potrei occuparmi di storia antica!)... degli emeriti dilettanti stanno scoprendo più di quanto gli ADETTI AI LAVORI hanno fatto in cinquant'anni di "attività"?... Perchè è TUTTO SOTTO I NOSTRI occhi. Ma "non vi è più cieco di colui che non vuole vedere..."
Kum Salude
Leo

Pierluigi Montalbano ha detto...

Ciao Gigi, ciao Leo.
La testa di toro è presente nelle tombe dei giganti (la forma stessa lo è), nelle domus de janas, nelle ceramiche e, soprattutto, nei nuraghi. Ad un mio convegno postai la proiezione del fascio di luce prodotto dal sole...mentre attraversa la "finestrella" sopra l'architrave proprio nel giorno del solstizio. Bene, questo fascio era una evidente consacrazione al Dio Toro...sole e toro fusi insieme in quanto la forma che si scorgeva nella nicchia interna della camera era un evidente simbolo taurino. Impossibile sia casuale perché con gli amici del G.R.S. sono state effettuate altre verifiche in nuraghe diversi e il simbolo appare sempre!
I sardi avevano un panteon di dei, i più importanti dei quali erano il sole, il toro, la dea madre (della fertilità e rinascita) e alcuni altri minori che sono attualmente allo studio.

Anonimo ha detto...

Maura M. scrive:
Caro Sanna,
grazie del suo complimento. Tutti siamo "da temere", e da un lato è meglio così, altrimenti questo blog sarebbe meno divertente e stimolante. Soltanto spero che i toni si mantengano sempre rispettosi (per dire l'ultima, perché nel post precedente Bolognesi per rimbeccare qualcuno usa il femminile? Forse ritiene le donne più stupide?). Cando bi cheret, anche io so riconoscere se un intervento è interessante e prezioso, come la segnalazione di questa pietra del Losa che è un invito a riflettere, e che al di là della sua interpretazione, su cui non sono in grado di esprimermi, possiamo leggere anche come una straordinaria scultura su pietra dell'arte naturalistica nuragica (e al di là della statuaria di Monte Prama, mi pare che non abbiamo molti esempi così significativi).

Franco Laner ha detto...

oggi, 31 agosto, "terminano" le mie vacanze. Mi sono concesso quel felix otium, lavorando ad un mio libro ed intervenendo fin troppo nel blog di Gianfranco. Qualcosa ho detto, molto ho appreso. Ora devo girar pagina!
Mi sono fatto qualche nemico in più, perché capisco che sulla diversità di opinione alla fine si incrinanono anche le amicizie!
Voglio dire la mia ultima stronzata a proposito dei pittogramma che Gigi Sanna ci segnala ed interpreta. "Leggendo" da destra verso sinistra (?), mi sembra che il sacerdote (lo sciamano, il saggio,...colui che può collegare la terra col cielo!) voglia avvertire che dio (il toro) vince, comanda, mette in subordine il serpente, il male, il simbolo del mondo sotterraneo In questo luogo c'è la divinità che vince!
Perché necessariamente questi pittogramm devono avere derivazione orientale? Perché semplicemente e ingenuamente non interpretare con un "linguaggio" semplice, comprensibile a tutti, cosa rappresenta quel luogo e cosa incessantemente si contempla, la lotta fra il bene ed il male?
Perché mettere in evidenza una cosa se non è comprensibile da tutti, o comunque facilmente spiegabile? Chissà che quel lapicida non pensasse anche a me!
Un caro saluto!
Franco

Anonimo ha detto...

Maura M scrive:
Qualcuno, peccarità, spieghi a Laner che l’uguaglianza serpente = male è una categoria che appartiene all’immaginario cristiano ma che è del tutto estranea al mondo sardo (oltre che mediterraneo), sia preistorico che moderno. La biscia in Sardegna è "su mere de su cuile", cioè il guardiano dell’ovile, l’alter-ego del pastore, e che ad essa, considerata vero porta-fortuna, i pastori del Logudoro offrivano un po' di latte appena munto, di cui le bisce sono ghiotte. Si guardi il film Ybris di Gavino Ledda, che fece scandalo per una scena incentrata su questo particolare rapporto. Calicunu bi lu nergiat, perché se legge il nome mio dirà che voglio completare la demolizione del suo apparato riproduttivo.

Anonimo ha detto...

Questa della biscia che si nutre di latte è una stronzata belle e buona, come quella del tiligugu che si mette a succhiare il latte dalle mammelle.
è solo la dimostrazione che il serpente godeva presso gli antichi Sardi di un culto particolare. Ma pensare che sia addirittura così nella realtà dei fatti è proprio da ignoranti.
Evviva i luoghi comuni.

Anonimo ha detto...

Effettivamente la biscia in Sardegna, e in particolare presso il mondo pastorale, ha sempre goduto di un trattamento privilegiato. Appariva con la bella stagione quando il pastore transumante rientrava al proprio ovile. Il pastore nella sua ingenuità pensava che la biscia, anziché andare in letargo, fosse rimasta a fare la guardia al suo ovile. Ecco perchè il pastore le riservava una scodella di latte. Naturalmente che la biscia bevesse realmente il latte é solo una credenza pastorale, come quella mitica dell'incrocio fra becco e pecora, che non é mai esistito, ma i pastori giurerebbero pure sulla sua esistenza.
B. Floris

Franco Laner ha detto...

Ho pensato ovviamente anche al significato che il serpente possiede nell'immaginario cristiano, che quasi sempre però è sincretico ad altre culture. Ho difficoltà a pensare al cristianesimo come originale, se non nel comandamento dell'Amore verso Dio e il prossimo. Tutto il resto è liturgia, sincretismo e strumentalizzazione.
Non penso dunque che la simbologia del serpente sia "cristiana".
Sui diversi significati del serpente in tutte le culture ci sono infinite testimonianze (v. Campbel. Gimbutas, ecc).Mi piace pensare che questa creatura fredda, viscida, senza peli e senza piume, senza arti sia il simbolo del nostro opposto. C'è qualcosa del serpente in noi, la psiche inferiore, che mal si controlla. A volte il serpente mangia l'uomo, come quello atzeco.
In tutti i dizionari dei simboli il serpente occupa il più gran numero di pagine e riferimenti.
Nessuno però lo identifica con l'angelo custode. Sicuramente in Sardegna avrà un significato benefico, forse perché non ci sono vipere, anche se qualche dubbio mi viene! Ma posso anche pensare che ciò che si teme, lo si possa ammansire, andare a patti, rufianarselo!
Sto comunque ancora riflettendo sull'analogia che Maura Manca vede nella scultura naturalistica nuragica della pietra del Losa e le statue di Monte Prama. Se non fosse perché l'una è di basalto e l'altra di arenaria gessosa, direi anch'io che si assomigliano!
Grazie anche per la preoccupazione dimostrata per il mio apparato riproduttivo. E' bello sapere che ancora qualcuno ci pensa!
Franco Laner

Anonimo ha detto...

Maura M.:
infatti, caro amico, non ho trovato nessuna analogia con le statue di Monte Prama, ho solo detto che con questo sono uno dei rari esempi di scultura su pietra dell'età nuragica. Non a caso, della produzione di quella civiltà, i libri di storia dell'arte continuano a menzionare solo i bronzetti, ignorando il resto.
Ad anonimo: la biscia che si nutre di latte non è affatto una stronzata.

Franco Laner ha detto...

Allora usi il termine incisione per la pietra del Losa, non scultura! E' già difficile dire se i cosidetti guerrieri di Monte Prama sono statue o sculture!
Laner

Anonimo ha detto...

Maura M.:
Posto che sui dizionari non troverà una voce esauriente in proposito, copio e incollo da wikipedia, alla voce "scultura", che riporta un concetto che riterrei ormai acquisito:
"Alcune forme della scultura sono:
- Rilievo - scultura attaccata a uno sfondo dal quale emerge in altorilievo o bassorilievo
- Mosaico
- Statua - di cui costituiscono sottogeneri il busto e la scultura equestre.
Scusi Sanna se siamo usciti off topic

Franco Laner ha detto...

grazie delle informazioni. Io guardo di solito sul Devoto-Oli o sul vocabolario della Treccani.
Sono contento di sapere che anche il mosaico sia una forma di scultura e non una tecnica pittorica!
Così come ora son convinto che una INCISIONE SIA UNA SCULTURA anche se nemmeno Wikipedia non la include fra le forme della scultura!
Colgo anche l'occasione per declinare l'invito di venire a lezione di italiano da lei!
Franco Laner

Anonimo ha detto...

Maura M.:
Peccato che, come ho già detto, sui dizionari "non troverà una voce esauriente in proposito", anche io ho sotto mano il Devoto Oli e il Treccani, che evidentemente lei non ha sfogliato, perché come le ho detto le loro definizioni non aiutano a chiarire la questione. Riporto Treccani ed. 2003: "scultura= l'arte e la tecnica di scolpire: s. in pietra, marmo, in avorio: s. in legno; s. in bronzo, in rame, e sim., che si vale dei procedimenti di fusione e getto dei metalli in una forma. 2 (artist.) Opera scolpita; statua". Con me casca male, Laner, le replico l'invito di prendere qualche ripetizione.

Franco Laner ha detto...

ha ragione! casco davvero male.
E' davvero brava e fin troppo modesta!
Laner

shardanaleo ha detto...

Piccola curiosità: fino ad oggi si era sempre detto che non erano citati nomi propri di shardana. Invece, oltre a quello testè citato da Aba, ne abbiamo diversi. Li abbiamo inseriti nella nostra OPERA MUSICALE che vedrà la luce in quel di LUXOR a primavera 2010, davanti al tempio di KARNAK....
- SISARA (SI.SHAR) era il generale dei 5000 insediati a Al Awhat (al cittadella shardana studiata da Zertal in Israele).
- CIRINA citato due volte nell'epopea dei PdM, re di CIPRO e cognome ancora presente in Sardinia e Toponimo presso la Miniera di FUNTANA RAMINOSA tra Gadoni e Laconi.
- RAMESSU (I), fondatore della XIX dinastia e generale dei mercenari shardana
- SISAKU generale dei mercenari SHARDANA e LIBU, fondatore della XXII dinastia
- ORSOCHO, faraone della XXII deinastia fondata da SISAKU (nome anche di alcuni Judici di Arabara.
e diversi altri che stiamo lentamente rintracciando.
Naturlamente c'erano anche donne:
- TANA.QUIL (dono dei DANA), sposa del re Etrusco/Sardo/Corintio Tarquino Prisco...
- BITYA, nipote di RAMESSU I e ...
stop!
leo

shardanaleo ha detto...

JUDEX di ARBAREA... intendevo...

Anonimo ha detto...

Risulta dalle genealogie di Ossirinco II che Amar-addu era sposato con Amar-olla, e che il loro figlio Amar-ettu fu un famosissimo condottiero Shardana.
Brunesio Giangiacomo

Gigi Sanna ha detto...

Noto con piacere che... 'Fra Celestino' può parlare senza che qualcuno, in genere anonimo,subito lo offenda (e senza entrare nel merito). Nunc redit animus! Era ora!
A Franco rispondo per ora brevemente dicendo che anch'io cerco in genere di non complicarmi la vita rendendo i documenti complicati o più complicati di quello che sono in realtà. Ma essi lo sono davvero in quanto la 'scrittura' nuragica è in genere 'a rebus', composta da scribi raffinatissimi; e per capire come e cosa scrivono bisogna, in maniera certosina, confrontare e confrontare tutti i documenti sinora rinvenuti. Il serpente (non allarghiamo per carità il discorso sulla storia simbolica del serpente perchè non ne ricaviamo granchè e perchè potremmo uscire fuori tema!)per stretta filologia lo devo osservare ed 'interpretare' tutte le volte che esso compare nella documentazione scritta arcaica sarda. Per ora capisco che è sempre associato al nome di YH, in testi con caratteri di alfabeti consonantici semitici (tutti semitici)e con un lessico in prevalenza semitico. I simboli di Yhwh (yh, yhh, yhw) sono in particolare: il toro, l'uccello, il serpente. Ma anche l''albero' che ora, dietro mia segnalazione, si sta rinvenendo in molti siti archeologici della Sardegna. Se dovessi però pronunciarmi sul simbolo più forte direi che è il toro. Così come, del resto, da tempo hanno notato gli archeologi. Tutta la civiltà nuragica, come hai evidenziato tu e Pierluigi rende onore e gloria soprattutto alla potenza taurina della divinità. Ma attento, PierLuigi, il toro, a mio parere, non è un Dio, come non lo è il Sole. E neppure la Dea Madre lo è perchè essa è l'aspetto femminile di un unico Dio androgino. Sole, Luna, toro, serpente, uccello, bipenne, albero ecc. sono manifestazioni o simboli di un'unica divinità astratta che, in qualche modo, data la sua perfezione ed il suo mistero, può essere resa solo dai numeri. Se nalizzi i documenti da me pubblicati, anche in questo Blog, puoi fartene un'idea. Del resto, come pensi che in Sardegna sia sopravvissuto il detto 'Su Santu Doxi'? Non si dice popolarmente, per dire 'per Dio!) 'Su santu Yaku' o 'su santu Soli'. Si preferisce usare il numero (dei mesi solari) perchè il Dio anticamente era espresso (scritto e pronunciato)prevalentemente dai numeri 'sacri'.
Caro Franco, i documenti 'scritti' di cui mi chiedi provengono sia da nuraghi complessi (Nuraghe Losa di Abbasanta, Nuraghe su Nuraxi di Barumini, Nuraghe Aiga di Abbasanta, sia da Nuraghi semplici (Nuraghe Tzricotu di Cabras, Nuraghe Pitzinnu di Abbasanta,ecc.)Il motivo è,mi pare, semplice: tutti i sacerdoti erano scribi e a loro erano affidati i compiti della 'retta' scrittura che riguardava la divinità oggetto di culto nei singoli monumenti.
Quanto alle pietre 'taurine', manifestamente taurine, delle costruzioni religiose ( nuraghi, tombe di giganti,pozzi sacri) hai perfettamente ragione. ma per convincertene di più entra nel 'fallo templare' di Gremanu ed osserva i conci che, nella grande capanna, di fronte al bancone di attesa delimitano con un muretto la 'vasca' rituale. Lì sono proprio 'tori' con tanto di muso e di corna ben evidenziati.
Infine. Cara Maura, non devi prendertela con Franco Laner perchè è sì un 'caratterino', ma è anche una delle rare persone al mondo che, se si convince che ha sbagliato, non solo lo ammette ma chiede anche scusa. Se ne trovassero tanti così!

gigi sanna ha detto...

Ora un quesito, dato che Maura fa giustamente l'avvocato del diavolo e dice che in fondo la pietra può contenere solo 'scultura'( per quanto una bella scultura) e non scrittura.
Ho aspettato invano che qualcuno obiettasse e mi chiedesse qualcosa a proposito del chiaro 'rigonfiamento' che il serpente mostra un po' prima della coda. Sembra dunque che il 'dettaglio' sia passato per tutti inosservato o sia poco significativo. Invece non lo è in quanto è esso che, tra tutti i 'segni', quello che più di tutti attesta la presenza della scrittura nuragica di influsso semitico.Il segno corrisponde certamente ad un suono alfabetico. Perchè? Vedo che Franco Laner ha inaugurato la 'stagione' degli imdovinelli con il sesto -quinto buco della pintadera. Propongo anch'io un indovina -indovinello:
che ci fa quel bitorzolo sul serpentello?

Franco Laner ha detto...

Durante una visita a Gremanu, feci notare quei particolari conci a toro alla comitiva, ma quel giorno eravamo più preoccupati di constatare lo strazio dello scavo abbandonato sopra il fallo,(solo recentemente ho saputo che sei tu che ti sei alzato in volo e hai visto il sesso maschile e femminile a Gremanu: che bello, non ho più ostacoli a parlare di sesso femminile per S. Cristina!) dove il terreno franoso portava via quanto scavato e poi abbandonato dalla Fadda, mi pare o dalla Lo Schiavo. Nel libretto su Santa Cristina mi fermo sui conci a protome taurina e in Accabadora, ho avanzato anche l'ipotesi dell'ermafrodita per quei conci taurini (vedi Perfugas, NUlvi e altri pozzi) con le protuberanze mammilliformi. Stessa cosa per Tamuli. Non voglio allargare però il discorso!
Mi interessa la provenienza, perché penso che i nuraghi complessi fossero "rituali", "abitati" ,diciamo da sacerdoti, sciamani, non so, uno con le penne sul capo così può volare e facilmente mettersi a contatto con dio (per questo i capi hanno le penne! e vedono dall'alto!!!) ma i semplici nuraghi monotorre penso appartengano alla tettonica e che siano complementari ad un sistema di nuraghi. Anche le pintadere sono state trovate nei nuraghi complessi o in qualche modo articolati...Solo una ipotesi di lavoro, dunque!
Infine, ma ormai ho ben capito la lezione, il blog è il luogo spesso dell'incomprensione. Come dice Melis, scrivendo o si pensa troppo o troppo poco e si rischia di essere fraintesi. Ci sono livelli diversi di conoscenza, che diventano in uno scambio di battute parole fra sordi!
La dannazione del blog è però l'anonimato, ovvero la delazione, la vigliaccheria, la certezza dell'immunità. Forse in qualche caso è servita a smascherare qualcuno: in Palazzo ducale a Venezia c'è ancora la bocca della verità, dove si poteva denunciare in maniera anonima. Forse l'anonimato è negli statuti dei blog, per eccesso di democrazia, ma per me malintesa.
Mi piacerebbe sapere se nel codice barbaricino la delazione sia contemplata. Non penso sia un gesto di balentia! Sarei davvero curioso di saperlo.
Aggiungo una postilla. Durante la resistenza, se un tedesco veniva ucciso da un partigiano, 10 persone venivano uccise. Mi sono sempre chiesto se anche ciò non sia una particlare forma di anonimato!
Saluti a tutti!
Franco Laner

Franco Laner ha detto...

vedo solo ora il tuo indovinello. Diversamente da me non dai premi!
Allora: ti credo sulla parola perché dalla foto non avrei visto nemmeno il bastone! Del serpente non avrei visto nemmeno l'occhio. Ma come l'hai disegnato mi sembra una serpentella. Incinta!
Ciao
Franco

Pierluigi Montalbano ha detto...

Gli unici due pensieri che mi vengono in mente sul rigonfiamento sono:

1) Il serpente è raffigurato sopra la testa di un bastone...come se fosse la parte alta che si impugna e il rigonfiamento sarebbe la fine del bastone.

2) si voleva rappresentare il busto di un uomo-dio con testa di serpente...un pò come quando gli egizi rappresentavano un corpo umano con testa di rana o uccello.

Non essendo esperto di simbologia, e tantomeno di scrittura, attendo con ansia la spiegazione di Gigi.

Anonimo ha detto...

Franco Pilloni scrive:

Quando un serpente presenta un rigonfiamento, è segno che ha mangiato qualcosa di solido, un uccello, un topo, o qualche altro animaletto.
Da ragazzo mi capitò di trovare una biscia con cinque rigonfiamenti, tanti quanti erano gli uccellini nel nido che aveva depredato.
E se il serpente di nuraghe Losa ha mangiato, sarà simbolo di un dio compiacente, che ha accettato i doni e le offerte.
O forse no, perché qualcosa gli è rimasto nello stomaco?

Anonimo ha detto...

Sa pìbera cun is pillonis in sa matta... ahahaha
Sa fantasia a bois non bos mancat.

Anonimo ha detto...

No, non ci manca la fantasia. Per fortuna!
Non siamo, e non vorremmo essere mai fra quelli che vivono riempiendo la propria esistenza con le fantasie di qualcun altro, vivo o morto che sia.
Meglio non nascere!
Ahahahah

Francu Pilloni

gigi sanna ha detto...

Noto con piacere che il 'bitorzolo' viene preso in seria considerazione come 'sema' e che qualcuno cerca di capire il motivo per cui è 'disegnato' sul serpentello. La soluzione, a mio parere, si trova abbinando le due ipotesi formulate da Franco Laner e da Aba Losi. Franco, da acuto osservatore qual'è, ritiene giustamente che il serpente sia una 'serpentella' e che questa sia gravida (incinta). Ma non ci dice perchè ci troviamo di fronte a questo particolare (che potrebbe essere configurato come semplice attenzione dello scriba per un certo 'realismo' figurativo). Aba, che ha notato che io parlo di un qualcosa che ancor più tende a 'sottolineare' la presenza della scrittura nel documento lapideo,va dritta dritta alla scrittura e, per ottenere senso, prende per 'lamed' anche la 'panciotta' del serpentello' immaginando, suppongo, che l'acrofonia di 'panciotta', di stomaco, di ventre ecc., in semitico mi dia un 'lamed'. Cosa che non è (da quanto so)
La 'panciotta' di Aba altro non è se non quello che dice Franco Laner, lo 'stato' di 'gravidanza' della serpentella. Perchè lo affermo con tale sicurezza?
Aba sa bene che è difficile, direi impossibile, trovare un documento nuragico senza che il nome del Dio, in questo caso 'El, venga completato dal cosiddetto 'determinativo'. 'El NL dà senso certamente, ma è espressione impossibile in nuragico perchè priva, con un nome eccellente ('El),di segno commentatore (he). Il segno acrofonico apparentemente mancante, quello dello 'he', invece c'è e lo si ricava facilmente compulsando un qualsiasi vocabolario di ebraico alla voce 'incinta', 'mettere incinta', 'ingravidare' ecc. Procedere, prego, per credere.
Aprofitto dell'occasione per far notare come i nuragici, antesignani dei nostri 'rebus' della Settimana enigmistica, considerano anche lo 'stato', la 'situazione', 'l'apparire', per dare scrittura (acrofonica). Conoscete il famoso bronzetto detto 'l'androgino'? Anche lì c'è, senza che qualcuno subito lo noti, la scrittura. Non c'entra nulla il 'realismo' della piccola statuina bronzea. C'entrano le 'lettere' e i suoni.Perchè?

Anonimo ha detto...

Come e' possibile che espressioni di culture cosi' antiche e cosi' lontane tra loro nello spazio e nel tempo, o studi specifici di quelle culture effettuate sui luoghi di origine per anni, possano essere ricomprese contemporaneamente e utilizzate con facili ipotesi a spiegazione di reperti cosi' complicati, quasi che dal 3000 a.c. al 1200 a.c. tutto lo scibile umano: storico, religioso, linguistico,letterario, antropologico fosse concentrato in un punto universale (dandole questa connotazione)nell'attuale centro Sardegna?

Anonimo ha detto...

Vorrei , a proposito della scritta,
che restino nella loro giusta considerazione gli studi oramai avviati sulle origini fondamentali della Cultura Nuragica o quantomeno di quelli relativi a decorrere dal 7000 ac in giu', sulla prevalenza del cosiddetto matriarcato , legata alla cultura materiale megalitica.In tale Cultura infatti e' molto diffusa la pratica di rappresentare l'utero femminile in forma simile alla fronte con corna taurina, e la forza genetratrice della donna con un simbolo simile al serpente ( vedi la sporgenza descritta, come se fosse incinta) riproduzione derivante dalla cosmogonia identificata nella costellazione di cassiopea. Il matriarcato vive la sua realta' in una sorta di dualismo ermafrodita, tanto che' anche l'itifallo altro non e' se non la forza della penetrazione e trasformazione tutta femminile.La cultura del LINGAM. Ricordo di aver letto da qualche parte che in Britannia trovarono un itifallo alto ben 23 metri.In ogni caso tali momenti culturali non possono essere inseriti nel periodo dal 3000 ac al 1200 ac , epoca delle grandi migrazioni asiatiche e mesopotamiche, quando orde affamate di interi popoli devastarono tutta l'EUROPA distruggendo quella cultura. A tali orde appartenevano gli Shardana che niente hanno a che vedere con il megalitismo, il matriarcato, la spiralita' Magica dei Nuraghi, se non di aver ridotto in pezzi tutto dissacrando come testimoniano i cocci sparsi e ritrovati.Gli Egiziani furono in grado di comprarli, acquisendo anche i territori conquistati, altrimenti penso avremmo trovato a pezzi anche la cultura egizia.
faccio solo un po di memoria, non pretendo di fare testo.
Consiglio in parte la lettura dell'ottimo Pittalis Acciaro- In Nome della Madre.

G. Cannas ha detto...

Qualcosa si muove, visto i commenti sulla pietra di losa, finalmente ci
si acorge che i segni della scrittura Nuragica hanno similitudini con
la cultura di provenienza Levantina.
I segni dei petroglifi dei dodici insediamenti (neolitici) di Har
Karkom nel Neghev, sono stati visualizzati e illustrati dal biblista
Don A. Pinna, il 04 dicembre 2004, al museo di Cabras per la
preentazione di "Sardoa Grammata".Vedere a pag. 80-81, (Il libro
bisogna leggerlo e rileggerlo)
Personalmente (già molto tempo prima) avevo avuto un breve colloquio
telefonico con Prof. Anati e poi le inviai le foto di Tzricotu.
Certo ci vorrà ancora del tempo per entrare a pieno sul concetto più
intrinseco di "Sardoa grammata". (La Civiltà Nuragica è una civiltà
complessa, non una semplicistica civilta di allevatori e pastori come
ufficialmente viene rapresentata.

In seguito invierò alcune foto interessanti.