Si scrive molto, in questo spazio pubblico, di archeologia e, soprattutto, di documenti nuragici che presentano in superficie segni con tutta evidenza di scrittura. Soprattutto due collaboratori, i professori Sanna e Sauren, li ascrivono ad alfabeti orientali e poco conta (se non per una futura verità dei fatti) se non vanno d’accordo fra di loro. Ragionano entrambi su cose maledettamente concrete, naturalmente secondo sensibilità e conoscenze diverse. Altri amici di questo blog si incuriosiscono, altri ancora – per di più privatamente – esprimono uno scetticismo di fondo e, pur ammettendo che sia sciocco parlare di una civiltà come la nuragica senza scrittura, invitano a guardare a segni meno evidenti di quelli trovati. Infine, altri dicono con sicurezza che i nuragici, senza stato e senza città, “non avevano bisogno di scrivere”.
È vero che ‘o scarafone è bello a mamma sua, ma rivendico a questo blog di aver sollevato la questione della scrittura nuragica, prima relegata in discussioni all’interno di ristrette cerchie e oggi rivolta a decine di migliaia di persone (14.058 solo nello scorso mese di giugno). Questo è internet, bellezza. E questa è sete di sapere, non verità rivelate in quanto tali immutabili, ma successivi approcci alla verità con la consapevolezza che ci sarà sempre una verità più vera di quella precedente. Non tutto è buono in internet e, malgrado la storia di ‘o scarafone, non ho la pretesa che qui tutto ciò che scrivo sia buono.
Mi capita spesso di dire (e di pubblicare contributi altrui in questo senso) che la baronia, l’accademia, i guardiani della verità, sono chiusi a riccio intorno alle proprie certezze, rinserrati in un fortino imprendibile da cui esternano in due maniere: o dicendo che le scoperte non accademiche sono dei falsi o, nel caso di scoperte certificate da specialisti ma eretici, che l’eresia non è, in quanto tale, cooptabile nella “comunità scientifica”. La claque si schiera o con l’una o con l’altra tesi, ma difficilmente nel mare aperto della comunicazione di massa, che siano giornali, televisioni, internet. Chi lo fa è un benemerito, quale che sia la sua opinione, ma è visto con diffidenza dalla claque.
Tutto ciò avviene in uno scenario abbastanza inedito altrove: un auto colonialismo ipertrofico è lì schierato a certificare che niente di buono può uscire dalla barbarie sarda. Prendiamo il caso degli scavi a el-Awhat su cui molto si è discusso. Due archeologi, l’israeliano Adam Zertal e il sardo Giovanni Ugas, che quel sito hanno scavato, sostengono che elementi architettonici, ma non solo, portano alla conclusione che el-Awhat è frutto anche dell’opera dei sardi shardana. Questa tesi è contrastata da un fondamentalista ebraico, sulla scorta di una lettura ortodossa della Bibbia. L’ipertrofia auto colonialista a che cosa porta se non ad accettare ad occhi chiusi la tesi contraria a quella di Zertal e Ugas?
Dice: ma che diavolo di convenienza ha la struttura chiusa dei guardiani della verità a rinchiudersi ancora di più? Pensare che la struttura chiusa abbia il potere di sprangare il mondo degli studi alle novità è una tesi complottarda pura e semplice, dicono. Ed hanno ragione. Nessun complotto: è semplicemente un moto di “legittima difesa” degli studi fatti, delle carriere consolidate, dei libri scritti, delle tesi correnti. Io non penso che ci sia un complotto dietro il pregiudizio secondo cui S. Antioco sia fenicia e punica, e dietro il nascondimento che in quell’isola ci sia una ottantina di monumenti nuragici. Capisco persino l’imbarazzo del veder restituire a S. Antioco lo splendido “Arciere” nuragico che racconta di una storia diversa dalla vulgata fenicista. Nessuna trama oscura: un semplice rodimento per il pericolo di veder riscritta parte di carriere accademiche.
Non è, comunque, specialità dei guardiani della verità archeologica. Da tempo, uno storico di chiara fama, responsabile del CNR in Sardegna, Francesco Cesare Casula va scrivendo una cosa che risulta agli atti: la Repubblica italiana – lui preferisce dire lo Stato – nient’altro è se non l’antico Regno di Sardegna ampliato nei suoi confini, nato il 19 giugno del 1324. Ci ha scritto un bel libro, “La terza via della Storia”, che, come si può comprendere, rovescia il conosciuto, sfronda di retorica la Storia patria, pone problemi che quella retorica non può né risolvere né cavalcare. L’uomo, Francesco Cesare Casula, è uno studioso molto serio, ha pubblicato studi, saggi e libri di storia ed ha un curriculum lungo una quaresima. È, mi perdonerà Cesare, un accademico, ma è un “eretico”. I suoi colleghi, quando parlano con lui di queste cose, non possono fare a meno di riconoscere che egli è nel giusto. Ma se la cavano: “Mica possiamo pensare di riscrivere tutta la storia insegnata a scuola, nelle università, nei libri”.
Ecco, appunto. La tranquillità del conosciuto codificato è molto più importante della verità storica.
29 commenti:
Come non essere d'accordo! A volte il detto "l'erba del vicino è sempre la più verde" sposa la cultura e si assiste alla proverbiale assegnazione di idee sarde a genti arrivate dall'esterno. Continuo a pensare che i sardi impararono usanze e tecnologie dall'esterno, le elaborarono secondo le proprie materie prime e necessità, le perfezionarono e le esportarono nei luoghi frequentati. Nessun compartimento stagno, liberalizzazione di uomini, ispirazioni, materiali e pensieri. Un mercato globale creato da popoli che vissero oltre 3000 anni fa e che continua ad evolversi. Gli studiosi moderni, e anche qualche accademico che continua ad essere ricercatore, elaborano incessantemente nuove teorie che potrebbero modificare alcuni assunti della storia. Se così fosse...niente paura: anche Michelangelo e Leonardo copiarono e trovarono l'ispirazione per migliorare le proprie qualità.
Il futuro sarà diverso ma le basi per migliorare le costruiamo oggi, solo i nostri figli e i nostri nipoti potranno forse arrivare a qualche verità che a noi ancora sfugge.
Pierluigi Montalbano
Caro Gianfranco, leggendo il tuo pezzo ho avuto l’impressione di vivere in un’altra dimensione, un universo parallelo nel quale la realtà è decisamente diversa da quella che racconti. A partire dalle tesi sulla nuragicità di el-Ahwat che secondo te sarebbero avversate esclusivamente “da un fondamentalista ebraico sulla scorta di una lettura ortodossa della Bibbia”. Ma stiamo scherzando? La totalità degli archeologi israeliani (e non) che si occupano di quelle aree hanno contestato la lettura di Zertal e, uno fra tutti, Israel Finkelstein, docente di archeologia (età del Bronzo e del Ferro) dell’Università di Tel Aviv, che tutto è fuorché un fondamentalista ebraico; ha messo persino in discussione la realtà del regno unificato di Davide e Salomone, figurati. Semmai, permettimi di contraddirti, è Zertal che appartiene alla vecchia scuola degli archeologi biblici, che analizzano i dati archeologici alla luce della Bibbia. L’accostamento tra il biblico Sisara e Sassari, fatto appunto da Zertal, che è un accademico, è di quelli da farti cascare le braccia, ed è sintomatico della visione biblica dell’archeologia israeliana di questo autore.
Francamente non so quali siano le tue fonti di informazione, certamente, scusami, molto unilaterali.
Attendiamo con interesse che dal el-Ahwat venga pubblicato qualcosa di nuragico, ma sinora i dati latitano; i confronti, alquanto generici e, soprattutto, anacronistici, come quelli portati da Zertal con i nuraghi a corridoio, precedenti di secoli quelli a tholos e, ovviamente, decisamente più antichi dell’insediamento di el-Ahwat, non mi convincono. Curiosi questi nuragici che scordano le tecniche contemporanee per un tuffo nell’antiquariato. E che dire della cultura materiale? Il frammento ceramico pubblicato da Zertal non mi pare proprio nuragico, al di la di vaghe somiglianze; mi sembra un po’ poco. Attendiamo fiduciosi che pubblichi qualcos’altro di più significativo, senza negare alcunché ma sempre e strettamente ancorati ai dati materiali, verificabili.
Un po’ come per la scrittura nuragica; finora abbiamo atteso invano che l’esperto analizzi le centinaia di decorazioni provenienti da tombe, certificate, datate con esattezza, altomedievali del centro-nord Italia. Ma al di là di scomposti attacchi (con il tuo silenzio) al collega medievalista, specialista, che con correttezza, garbo e scientificità da tempo, in ambito scientifico, va mostrando e pubblicando con dovizia questi dati, non ho letto altro nel tuo blog né altrove.
Non ci sono negazionisti della scrittura nuragica, ma anche qui si attendono prove certificate e verificabili. E che dire di questa privatizzazione di reperti; tutti regolarmente in mani nascoste, anonime e, ovviamente, privi di contesto?
Non è negazionismo affermare che in assenza di prove il giudizio va sospeso; il che non significa non fare ricerche, ma avanzare con la dovuta cautela scientifica, che è diversa dallo scoop giornalistico. Le ricerche continuano a farsi e, se ti può interessare, qualche dato in più potrò darlo al congresso dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria che a novembre si terrà in Sardegna e sarà dedicato appunto alla nostra isola. E lo farò sottoponendomi al vaglio della comunità scientifica, come avviene in tutte le discipline scientifiche.
Cordialmente
Alfonso Stiglitz
[seconda parte]
Infine una breve annotazione e una riflessione. Il ritorno del bronzetto di Sant’Antioco è cosa importante e vorremmo venisse imitato (soprattutto dai tanti, troppi sardi che tengono chiusi in casa i nostri beni, o che li vendono agli stranieri), ma non cambia di una virgola l’analisi scientifica di quell’isola, tra l’altro il reperto è, come spesso avviene purtroppo, decontestualizzato e quindi con basso valore scientifico (salvo per gli aspetti storico artistici e per la valutazione di originalità, ovviamente); che Sant’Antioco sia una terra nuragica lo sapevamo e sono gli archeologi ad averlo attestato con scavi scientifici e relative pubblicazioni. Non solo, proprio nella stessa cittadina sono stati rinvenuti e pubblicati degli interessantissimi contesti di prima età del Ferro, con l’attestazione provata dell’”incontro” tra nuragici e fenici; quindi come vedi sono questi cattivissimi archeologi che scoprono le cose nuragiche.
La riflessione, in merito al trattamento che hai riservato a Gabriele Ainis. Una riflessione per esprimerti tutta la mia perplessità. Non conosco il sig. Ainis, né so e non mi interessa saperlo se il suo sia il vero nome o meno; è tipico dei blog l’uso di nomi inventati, quindi di per se non ci vedo nessuno scandalo; altri nel tuo blog da anonimi hanno lanciato accuse e insulti, direi impunemente, ma la cosa entro certi limiti è fisiologica. Non condivido il tono che spesso il sig. Ainis usa ma non è diverso da quello di vari altri tuoi interlocutori (Sanna, Melis ecc.) e allora mi chiedo perché Ainis meriti i richiami prima e la censura poi e gli altri no. Anche perché le argomentazioni del sig. Ainis depurate dal tono non sono trascurabili; porta dati e problemi alla discussione che altri invece si guardano bene da riportare, lanciando scomuniche a destra e sinistra contro chiunque non sia in sintonia con il pensiero degli illuminati nella loro lotta contro le tenebre di coloro che vogliono tenere nascosta la “vera storia”. Non so, peraltro, cosa intendi quando affermi che il sig. Ainis ha utilizzato il blog come “privata casella postale in cui ricevere posta e da cui inviare le sue comunicazioni”; non ho le capacità tecniche e per questo forse mi sfugge come possa avvenire; se invece intendi che il sig. Ainis ha chiesto a un suo interlocutore un indirizzo di posta per inviargli un allegato, mi sembra un fatto normale, anche a me è capitato di farlo in altri blog, non vedo quale sia lo scandalo.
Insomma per non farla lunga e in nome dell’antica amicizia, caro Gianfranco la tua mi sembra una censura vera e propria, tanto più sorprendente proprio perché viene da te.
Cordialmente
Alfonso Stiglitz
Caro Alfonso,
leggo sempre con rispettosa attenzione e con piacere quel che scrivi e non solo per la antica (oè, piano con gli aggettivi) nostra amicizia. In questo blog, io non intervengo se non sono chiamato in causa: ospito e non mi sento titolato a criticare chi si esprime con linguaggio a me non consueto.
Se invece uno mi insulta, no. Mi incavolo; la critica, come la tua, è bene accetta, a volte ci trovo spunti di riflessione, altre no. Ma la villania, a cui non voglio rispondere col lo stesso tono, davvero la trovo insopportabaile. Gli altri intervenuti possono rispondere a tono e lo fanno, io no: è una questione di ospitalità.
Quanto al tuo rimprovero sulla censura che avrei esercitato, lo trovo davvero ingeneroso e non vero. Non ho mai censurato alcunché, come del resto puoi vedere negli oltre 500 articoli usciti finora. Tu poni problemi, altri no. Fanno casino e basta. Inutilmente, perché gli stimoli a una discussione si perdono nel mare magnum dello sberleffo, dell'ingiuria, dell'insolenza. Perder tempo setacciando sporcizia alla ricerca di perle che forse ci sono, non è il miglior modo di impiegarlo.
Infine, una considerazione: tu sei sempre (o quasi) problematico e questo mi piace. Non credo utile discutere sulla laicità del vecchio ufficiale dell'esercito israeliano Zertal e dei suoi oppositori (alcuni dei quali non lo sono). Mi interessava l'anamnesi di quanti fra uno che dice una cosa e uno che dice il contrario, molti sardi scelgono comunque ciò che demolisce la cultura sarda. Può sembrare prudenza a me pare una cupio dissolvi solo in parte interessata. Per lo più si tratta di un istinto autocolonialista.
Quindi Zertal ha ragione a prescindere? Cosa c'entra l'autocolonialismo con il pretendere prove scientifiche? Che el-Ahwat sia o no nuragico è un problema di prove scientifiche, non di auto o etero colonialismo (chissà perché crediamo sulla parola a certi studiosi stranieri, un po' zoppicanti sulla nostra storia, e siamo ipercritici con quelli sardi: potrei risponderti che anche questo è autocolonialismo).
Ti ricordo che la presenza di ceramica nuragica in oriente è certificata dagli archeologi, anche sardi, perché dovremmo invece negare el-Ahwat? Il problema è che finora abbiamo avuto asserzioni (anch'esse un po' zoppicanti) e non prove. Zertal ha l'onere della prova, come si usa in campo scientifico: tiri fuori i dati nuragici di el-Ahwat sarà accettato come presenza nuragica dalla comunità scientifica, nessun problema. Lo si è fatto per l'Andalusia, per la Tunisia, per Creta.
Per me l'invenzione della storia è autocolonialismo, come sai; l'impressione, l'ho scritto altre volte, è che non si ritenga adeguata la nostra storia , quindi debba essere nobilitata.
Atteniamoci ai dati scientifici senza dare etichette "politiche".
E poi el-Ahwat potrebbe essere un centro cananeo senza niente a che fare con nuragici e Sherdana, oppure un centro sherdana ma non nuragico, oppure nuragico ma non Sherdana, oppure sherdana e quindi nuragico. Come vedi le possibilità sono tante, la scelta va fatta su basi scientifiche non su preferenze per supposte "eresie"; per ora l'ipotesi nuragica è la più debole, quella Sherdana presupporrebbe sapere con esattezza cosa sono, ma il discorso sarebbe lungo; altri studiosi hanno indicato come Sherdana altri luoghi di quell'area, ma le evidenze sono diverse da quelle di el-Ahwat. E allora chi ha ragione?
Questa è la cautela scientifica.
Alfonso Stiglitz
"Attendiamo con interesse che dal el-Ahwat venga pubblicato qualcosa di nuragico, ma sinora i dati latitano; i confronti, alquanto generici e, soprattutto, anacronistici, come quelli portati da Zertal con i nuraghi a corridoio, precedenti di secoli quelli a tholos e, ovviamente, decisamente più antichi dell’insediamento di el-Ahwat, non mi convincono. Curiosi questi nuragici che scordano le tecniche contemporanee per un tuffo nell’antiquariato".
...come non essere daccordo con questa asserzione...
No, no, caro Stiglitz, saccente menzognero, restiamo pure nella retta 'dimensione'. Io non pubblico mai, se lo metta bene in testa, documenti di cui non mi renda garante circa la genuinità. Insinuare e insinuare, sempre insinuare, è tipico di chi vuole screditare e non di chi vuole dialogare. E dal momento che io presento o parlo di documenti 'sospetti' o 'inesistenti' facciamo una cosa semplicissima. Poichè lei non risponde affatto sulla barchetta fittile nuragica 'scritta', neanche a stanarlo con i lacrimogeni, vediamo di andare domani, dopodomani al Museo anonimo, quando vuole lei, con i testimoni che vuole lei (magari Gianfranco che tanto dice di stimare),per vederla, ossevarla, studiarla. E facciamo una scommessa: se nella barchetta ci sono i segni già studiati e presentati dal sottoscritto nel 2004 lei dovrà ammettere che la scrittura nuragica esiste; nel caso contrario sarò io a chiedere pubblicamente scusa a tutti e la smetterò di 'prendere per i fondelli' (espressione 'garbata' sua questa, mentre in un forum pontificava sulla Stele di Nora) ovvero per il di dietro la gente. Durante il viaggio ci dirà, in linea del tutto confidenziale, che fine hanno fatto il frammento fittile nuragico di Villanovafranca con scrittura cuneiforme e il 'brassard' di Is Locci -Santus che, dicendo il falso, qualcuno ha detto, in un libro scientifico scientifico, essere esposto nel Museo di Carbonia.
Sì, restiamo nella retta dimensione, terra terra in Sardegna, e vediamole quelle care, belle, fondamentali, decisive prove 'scientifiche'.
Caro Alfonso, proprio non ci siamo. Riporto per te le frasi che ho scritto su Zertal (e su el-Awhat):
1-un probabile insediamento shardana nei pressi dell'attuale Haifa;
2-fu trovata una costruzione megalitica che sia Zertal sia Ugas ritennero riconducibile ai costruttori dei nuraghi, gli shardana;
3-scavando il sito di El-Ahwat ritenne di trovarsi di fronte a “architecture influenced by the western Mediterranean 'Nuraghic' style”;
4-nessuno, non io almeno, ha affermato ... che ... lì si sono trovati manufatti sardi;
5-Zertal pensa ad influssi nuragici nella costruzione.
Da dovi ricavi l'idea che secondo me Zertal ha ragione a prescindere?
Malignità per malignità, posso chiederti io da che cosa ricavi che Israel Finkelstein abbia ragione a prescindere? Dal fatto che egli appartiene a quella sinistra israeliana per cui la Bibbia è una geniale fabbricazione, mentre per il pur laico Zertal così non è? O ha ragione perché contrasta la tesi di Zertal che è, poi, quasi la stessa di Giovanni Ugas?
Tu lo conosci certamente, ma pubblico per gli altri amici del blog un sunto della polemica che ha opposto i due archeologi, tratto da http://www.kolisraelorg.net/neshama/documentos/anti/sobre_el_osario_y_la_inscripcion.htm
Zertal he argued that the ruins found at el-Ahwat in northern Israel were the remains of an Iron Age I (1200-1000 B.C.E.) city built not by locals but by a tribe of Sea Peoples known as the Shardana. Zertal links the Shardana to distant Sardinia, basing his claim on the site’s many unusual features. Among them are small domed structures, known in Greek as ‘tholoi’, that resemble edifices found in the Late Bronze Age (1500-1200 B.C.E.) Sardinia.
Finkelstein published his critique in the Israel Exploration Journal, which we summarized in “Just Another Israelite Village” (May/June 2003). Contra Zertal, Finkelstein claims that the site, despite its unusual features, was, as our title says, just another Israelite village, and that its supposedly massive walls date to a much later time and are simply field stones cleared for Roman agricultural terraces.
Due tesi contrapposte. Tu sei più convinto da Finkelstein, io da Zertal. Tutto qui, a parte, va da sé, la mia competenza che non è certo la tua.
Una cosa che dici, è vero, mi pone un problema: quello dell'asincronismo fra il corridoio di el-Ahwat e i protonuraghi. Ma il fatto che Giovanni Ugas, che li c'è stato e lì ha scavato, insieme al fatto che in merito a nuraghi a corridoio Ugas non sia del tutto uno sprovveduto mi fanno pensare che, forse, l'asinconismo è più apparente che reale.
E' vero, infine, che atteggiamento autocolonialista sia quello di chi teme povertà e inconsistenza della storia della sua terra e tende ad inventarsene una nuova di zecca.
Ma forse è meno grave di quello di quanti, a prescindere, negano che esista una storia ancora non conosciuta. Non è il tuo caso, che sei aperto alla posibilità di nuove prove. Ma è molto più diffuso, anche su questo blog, di quanto possiamo immaginare.
Caro Sardopator, il pedigree di Casula è citato solo perché per alcuni interlocutori di questo blog ritengono che solo i titolari di imponenti curricola siano abilitati a parlare. Nient'altro.
Quella che a lei pare una banalità e una stupidaggine è proprio quello che Casula afferma e anche io l'ho ritenuto tale fino a quando non ho letto i suoi studi, cosa che le consiglio di fare prima di tranciare giudizi.
Fatto sta che molti storici gli hanno detto proprio quello che ho riferito nell'articolo. Ideologicamente ho rifiutato la tesi di Casula perché confliggeva con la mia idea di indipendenza della Sardegna. Ha posto molti e non piccoli problemi al mio orgoglio sardo, ma sono, forse per mestiere, poco propenso ad anteporre la mia ideologia alla realtà. Sempre pronto, naturalmente, a tornare sui miei passi se qualcuno mi dimostrerò che Casare Casula ha detto solenni castronerie.
Per ora, lei lo ha solo svillaneggiato. Ed è troppo poco per farmi cambiare idea.
Con grande cordialità
Le verità scientifiche sono verità labili, che prima o poi vengono soppiantate da nuove verità. Nessuna tesi è dunque assolutamente vera, tantomeno quelle consolidatesi nell'ambito di un'Università di livello non certo eccelso, affetta da nepotismi e servilismi di ogni tipo, che chiude ai giovani come nessun altra. Ben vengano le ipotesi avanzate da Frau, Sanna, Montalbano e tanti altri. Ci stimolano a ripensare e a riscrivere tutta la Storia e la Preistoria sarda, senza atteggiamenti sciovinisti a noi estranei e senza rinunciare alla nostra antica identità di Popolo. Nonostante le rinunce passate, la nostra vera Patria rimane una sola e non ha il nome della "nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!", di cui scriveva Dante.
Dia esser ora de d’iscriere in sardu s’Istoria nostra.
A me non convince una cosa di Francesco Cesare Casula. Lui scrive:
"Quel Regno di Sardegna nato a Cagliari il 19 giugno 1324, sganciato dalla disciolta Corona d’Aragona nel 1714, in ottemperanza al trattato di Londra del 1718 si unì due anni dopo in forma federativa col Principato di Piemonte, il Ducato di Savoia e la Contea di Nizza.
Voglio ricordare - e mi perdonerete - cos’è istituzionalmente una federazione.
La federazione e una delle unioni istituzionali particolari fra Stati, di tipo chiuso, cosiddetto perché non vi possono partecipare soggetti diversi da quelli che determinano la loro istituzione. Essa non si concreta in una pura e semplice unione, ma dà vita ad uno Stato “composto”, in quanto elementi
costitutivi di questo Stato sono più Stati, i quali nel loro insieme costituiscono una corporazione paritaria. Si differenzia nettamente dalle altre figure aggregative (...)"
Detta cosí sembra che il regna di Sardegna sia di punto in bianco rimasto orfano e, invece di sfruttare questa occasione per tornare finalmente ad autogovernarsi, abbia preferito "unirsi volontariamente" al Principato di Piemonte, ducato di Savoia e contea di Nizza accettando pure che il Sovrano di questa "federazione" fosse un sabaudo. Una mossa che definire altruista e generosa è poco.
Il fatto è che, a parte le parole di Casula, non sono riuscito a trovare traccia della "volontarietá" di questa "federazione".
Ho trovato invece le parole con cui Filippo V di Spagna rinuncia ai suoi possedimenti il 22 giugno del 1720:
"y que la Isla y Reyno de Cerdeña ha de ser retrocedida y entregada por la misma Cesárea Magestad, despues de tenerla en su poder, al Rey de Cerdeña Duque de Saboya, reservando el derecho de reversion de aquel Reyno á la Corona de España, si en algun tiempo llegase el caso de que la posteridad y agnacion del dicho Serenísimo Rey de Cerdeñna llegase á faltar."
Il Regno è servito al duca di Savoia per diventare Re.
Quando Casula parla dei "sardi" che hanno "chiesto" la "perfetta fusione" si dimentica di precisare quelli sono gli stessi sardi che hanno usato a proprio vantaggio il potere sabaudo per aumentare il proprio potere e le proprie ricchezze a discapito degli altri sardi che non ci hanno guadagnato un bel niente.
Ma lo scopo di tutto il suo arzigogolato ragionamento diviene chiaro quando afferma:
"L’essere considerati, anche solo a livello scolastico, la regione d’Italia dove nacque e si sviluppò quel Regno che ha dato origine all’Italia stessa, equivale ad eliminare o, comunque, a stemperare con l’implicito diritto alla continuità territoriale quel dualismo di tipo coloniale dello scontro tra ordinamenti esterni dominanti e cultura interna soggetta che condiziona lo spirito autonomistico dei Sardi fino a spingerli, talvolta, a ideologie radicali come l’indipendentismo o, addirittura, il separatismo."
Orrore, le "ideologie radicali".
A Casú, se dici ad una persona che è un Re e poi lo tratti da schiavo quello crederá di essere un Re solo se è estremamente stupido.
Cosí per la Sardegna: poco me ne frega se l'Italia attuale è la prosecuzione del regno di Sardegna, per quanto mi riguarda puó pure proseguire da sola.
Ce ne fossero altri che come Francesco Cesare Casula rompono schemi consolidati e mettono al centro la Sardegna nella testa dei Sardi, i quali ancora si rassegnano a essere l'ultima ruota del carro. Paradossalmente, mi pare che Casula, portando ragioni contro l'indipendentismo, alla fine, rotti gli schemi della storiografia italiana, o italiota, lo incentivi. Purtroppo il testo “La terza via della Storia” è introvabile nelle librerie.
Caro Gianfranco,
ho avuto una dimostrazione della tua sontuosa faziosità. Faziosità che, almeno ai miei occhi, ha trovato il suo apice nella ignominiosa cacciata di Ainis, con motivazioni scarsamente credibili. E' un atto di censura bello e buono, anche secondo me. Una storia di virtù non esclude che si possa cadere nel vizio (voglio dire che non devi ricordarci ciò che hai fatto in passato): Ainis è stato cacciato perché diceva cose scomode che poco piacevano a te e ai tuoi ospiti abituali. Senza negare alcuni suoi eccessi verbali, peraltro ricambiati con gli interessi. Se davvero ti ispiri a Voltaire, per il momento devi studiare molto.
Stiglitz, poi, dice delle cose sacrosante, alcune delle quali non conoscevo: per es., se Zertal accosta davvero Sisara e Sassari, beh è un fatto che dice una cretinata di dimensioni cosmiche (ti lascio intuire il perché). E poi, come dici tu, Stiglitz dimostra competenza ben diversa dalla tua: si vede lontano un miglio, dovresti ascoltarlo di più e meglio. Va bene l'indipendenza di giudizio, ma non possiamo essere tuttologi (dalla preistoria all'età moderna, passando per LSC: a proposito, che fine ha fatto questo parto singolare?).
Circa Casula: il tuo argomento è "finché qualcuno non mi dimostra che dice castronerie...". Intanto, prendi atto che funziona al contrario: è chi dice qualcosa, specie se è di nuovo è rivoluzionario, ad avere l'onere della prova, a dover convincere nelle sedi deputate, che un professore universitario ben conosce. Secondo: hai provato a fare una telefonatina o a scrivere una mail a qualche altro storico di quelli cui Casula, certamente, non ha mancato di far pervenire la sua opera? Giusto per avere un quadro un tantino articolato dei pareri degli storici. Sono certo che non avrai difficoltà a farlo. Brigaglia, Manconi... scegli tu.
Infine: se la gente mette in dubbio l'accademia in blocco (non i singoli accademici), in quanto istituzione conservatrice e retriva, a chi dovremmo guardare per avere una parola competente (senza per questo pretendere dei dogmi, sia ben chiaro)? Ai blog? A Wikipedia? Oppure a persone, stimabilissime, come te che mescolano continuamente il piano delle aspirazioni politiche con quello della preistoria, della storia etc. etc.? Discutere va bene, ma bisogna prendere anche acuta coscienza dei propri limiti (non solo a parole), sennò si crede di essere onniscienti.
Rinnovo la preghiere a riammettere Ainis.
Saluto. Andrea Lai
Alberto areddu scrive:
cursivamente: Sassari (o meglio Thathari) ha origine traco-illirica, come ho cercato di dimostrare nel mio saggio. Secondariamente: anche ammettendo che un corpo di soldiers chiamato Shardena (che immagino fossero lì per ammazzare)fosse collocabile nell'orizzonte dell'area siro-palestinese (e la cosa non è impossibile)domando: questo sarebbe un luminoso segno di civiltà da cui gli odierni sardi dovrebbero prendere linfa automotrice?
Rivogliamo AINIS...
...rivolgiamo AINIS!
!rivogliamo Ainis!" Certo, perchè il CLONE SARDOPATOR è meno elegante ed etnico!
Su al awaht ci si esprime per "logica presuposta". Sostenere che "ishardana non potevano trovarsi a al awhat è NON conoscere la storia. Il contingente (citato anche dalla Bibbia) che si trovava ad al awhat era composto da 5000 mercenari shardana (e Tjekker) di stanza nelle provincie egizie di Palestina. Per la precisione si trattava di mercenari agli ordini di RAMESSE III. Dopo l'invasione dei PdM (1200 a.C.) l'egitto perse TUTTE le sue provincie e questi soldati si rtrovarono "senza lavoro". Infatti si misero agli ordini di un principe KANANEO di nome JABIN. Il loro genrale SI.SHAR è citato anch'egli dalla bibbia nel canto di Deborah. L'accostamento di SI.SHAR a sassari fatto da ZERTAL fu dovuto (ma l'ha anche scritto? non mi pare)al fatto che il nome NON è della zona, ma corrisponde più a nomi sardi... del resto non possiamo neanche escludere che SASSARI derivi dalla stessa parola (ma nenche affermarlo con sicurezza). Del resto ho trovato quesdto nome accostato a zone in cui i shardana stanziavano dal 1450.
Su FINKELSTEIN invece devo concordare con Gigi Sanna che apostrofa il nostro solerte archeologo negatore di shardana in sardinia e ovunque. Asserire che finkelstein neghi le tesi di ZERTAL perchè un convinto biblista è FALSO! basta solo il fatto che FINKELSTEIN è attaccato proprio dai bilbisti perch sostiene CHE JERIKO FU DISTRUTTA DAI POPOLI DEL MARE! E non dalle trobe di Josuè... questo non è certo da convinto biblista!
sugli studi e piubblicazioni degli ARCHEOBUONI riguardo SOLKY NURAGICA mi viene invece da ridere. Ma come! fino ad oggi non si parlava che di fenicio! Che si fa? si cambia bersaglio e armi, ora che la teria fenicikane e feniciofila sta cominciando a fare acqua ANCHE in sardinia?
A solky sono stati trovati idoli e statue egizie e persino una MUMMIA (chiaramente FENICIA... ma i fenci non bruciavano i corpi dei loro defunti?)... decine di SCARABEI... nooo! Non egizi chiaramente, solo "GRECI PROVENIENTI DALLA SPONDA DEL DELTA" Che ci vuoi fare? E' la didascalia trovata nelle famose PUBLICAZIONI...
pazienza ci vuole caro Gigi e cari forumisti... Ma le menzogne stanno tutte crollando. Il tempo è per fortuna galantuomo e la favoletta degli INESISTENI FENICI è alla conclusione...
KUM salude
SHAR
Caro Andrea,
“Sontuosa faziosità”, che bello, siamo alla psichedelia. Peccato che non sia vero, soprattutto nell’aggettivo. Permetti che ti dica qual è la linea editoriale di questo blog che non è una casella postale in cui tutti possono depositare i loro scritti. Si da il fatto che, a differenza di quasi tutti i blog, qui chiunque può intervenire nelle discussioni aperte, senza sottoporsi al vaglio preventivo dell’amministratore. Tutti possono proporre articoli – il presunto martire lo ha fatto diverse volte – e sta all’amministratore, cioè a me, giudicare se sono pubblicabili o no. Si parva licet, se tu mandi un articolo a un quotidiano e il direttore non te lo pubblica non è censura: è un giudizio di non pubblicabilità.
Sono talmente poco fazioso che qui pubblico anche te che, in fatto di faziosità, magari non sontuosa, la sai lunga. Tanto fazioso, per esempio, che per comodità della tua fazione così dici di me: “il tuo argomento è "finché qualcuno non mi dimostra che dice castronerie...". Citami dove avrei detto questo o di’ che hai sbagliato. Su Casula, che non ho sposato e non ho alcun interesse a difendere, l’unica cosa che posso dirti è: leggi, studia e poi, se vuoi, scrivi. Io l’ho letto, l’ho studiato, ci ho bisticciato, e riporto la sua tesi principale.
Su molte cose sono in completo disaccordo con te e con la tua visione della Sardegna, ma su una cosa sono d’accordo: “Discutere va bene, ma bisogna prendere anche acuta coscienza dei propri limiti (non solo a parole), sennò si crede di essere onniscienti”. Avrei fatto molta fatica a fare di te un quadro più calzante.
Testuale:
"Sempre pronto, naturalmente, a tornare sui miei passi se qualcuno mi dimostrerò che Casare Casula ha detto solenni castronerie."
Saluti, Andrea
Caro Andrea,
hai ragione. Ho scritto una castroneria. E il fatto che l'ironia non sia tanto trasparente da essere colta anche da te, è un'aggravante
P. Atzori scrive "mi pare che Casula, portando ragioni contro l'indipendentismo, alla fine, rotti gli schemi della storiografia italiana, o italiota, lo incentivi."
A me non pare che incentivi nulla, né la sua "rottura degli schemi" mi pare cosí straordinaria.
Il fatto che l'Italia sia, in base alle carte bollate, la prosecuzione del regno di Sardegna non mi cambia nulla. Non mi viene neanche da gioire del fatto che gli spagnoli abbiano dato inizio a quel regno consilidato poi con la sconfitta del giudicato di Arborea.
Se le carte bollate dicono che il "Regno di Sardegna" è nato nel 1324 con la conquista spagnola e che poi da quel regno sia partito il risorgimento italiano cambia poco rispetto ai fatti che hanno visto la Sardegna come merce di scambio tra le potenze europee fino a finire malauguratamente tra le avide fauci dei Savoia felici di diventare Re.
Ma se si crede che l'essere indipendentisti (o il non esserlo) derivi dal fatto di non conoscere l'orgoglio (ma che vergogna piuttosto) di essere il principio della nazione italiana allora si è quantomeno ingenui.
A Sardopator,
con Lei si può dialogare. La Sua attenzione verso la Sardegna è evidente e Le sono grato.
Per spiegare il mio punto di vista ritengo necessario inserire nel discorso intrapreso il fatto sconcertante che nonostante i quattro secoli di dominazione catalano-aragonese e spagnola in Sardegna non si studino, se non marginalmente, queste lingue e le relative culture. La nostra Storia dei secoli dal 1300 al 1700 è pressoché ignota ai più. La sua conoscenza svilupperebbe la coscienza nazionale di sardi. Molti sardi si sono stancati di rivolgersi solo a oriente e trovano sconveniente che per commerciare con Barcellona occorra passare per Milano con aggravio di costi intollerabile.
Entro nel merito del suo argomentare. Visto che conosce Le Lannou, devo subito farLe osservare che purtroppo non viene insegnato a scuola. E’ opportuno inoltre farLe osservare che proprio perché "il destino di un paese è segnato più dai giudizi ereditati dalla storia che dalle condizioni del suolo, del rilievo e del clima", è necessario smontare uno ad uno questi pregiudizi e i loro fondamenti. Per farlo è forse necessario riscrivere anche la Storia, che, in qualche modo, dà supporto ai pregiudizi che troviamo già con Dante Alighieri. Il pericolo di una mitizzazione non deve precludere la revisione della Storia che ha sedimentato atteggiamenti di disprezzo verso le cose sarde. Rifaccio l’esempio che ho più presente adesso, partendo dalla seguente Sua stessa considerazione:
“se la preistoria sarda ha fatto un passo un po' fuori le ristrettezze sarde, suscitando un certo interesse fuori della Sardegna, mi piace di poter affermare: QUESTO è il merito degli archeobuoni che hanno dimostrato che la Sardegna, già dall'età paleolitica non era tanto "fuori del mondo" quanto si era costretto di assumere prima. Però, se oggi è possibile di inventarsi storie fantasiose sui Shardana (dominatori dello spazio e del tempo e di tante altre cose), se questo è possibile oggi su una minima base di credibilità, è il merito dei archeobuoni che hanno provato che la Sardegna nuragica del bronzo finale disponeva di contatti culturali almeno sino a Cipro e che la Sardegna nuragica secondo le conoscenze attuali possibilmente era la terra più avanzata di tutto il mediterraneo occidentale.”. Bene, questo intendevo dire: il processo di revisione storiografica sta dando i suoi frutti positivi!.. Se però consideriamo che l’immagine falsa di una Sardegna isolata dal mondo, per esempio in epoca catalano aragonese e spagnola, persiste nonostante per secoli la Sardegna fosse ben inserita nel contesto europeo e gli antichi Stamenti non fossero indietro rispetto al coevo Parlamento inglese, significa che la nostra Storia, se non falsificata, è perlomeno taciuta. Già perché la nostra Storia non è importante! Ecco perché dico che va riscritta e direi che vada riscritta in sardo.
Segue
Il mito dei Nibelunghi è servito in passato per parlare di superiorità. Noi qui si vuole solo sconfiggere il mito dell’inferiorità. Questo passaggio serve per liberare energie inespresse e compresse. Penso che molti non vogliano proprio vedere il genocidio culturale in atto dal periodo piemontese ad oggi in Sardegna. Ho conosciuto insegnanti che predicano contro il razzismo, ma sono antisardi, che propugnano l’internazionalismo, ma sono solo “cosmopoliti di maniera”.
Quanto al dubbio se sia stato Lussu o Gramsci ad affermare più o meno che: “Il nazionalismo nel grande è una tragedia, il nazionalismo nel piccolo è una ridicolezza”, propenderei per Lussu. Gramsci mai e poi mai si sarebbe espresso in termini di “nazione mancata” come fece Lussu. Gramsci, anzi, afferma che quando si pone il problema della lingua, si pone una questione nazionale. Gravi sono i ritardi nell’acquisizione di una coscienza nazionale imputabili a Lussu.
Scusi se ho raffazzonato tanti spunti, non ho molto tempo. Per finire sto appena osservando che se scrivo “Sardegna” il correttore automatico corregge “Sardigna”, cioè mondezzaio di carogne, se scrivo Lombardia il correttore non trova errore. Chissà perché?
Cordialmente, Piero Atzori
A Daiele Addis,
"Se le carte bollate dicono...". Lo schema mentale del sardo medio è, credo, ancora condizionato da concezioni direi fasciste, con l'Italia "madrepatria". F.C.Casula parla invece di Italia come figlia del Regnum Sardiniae. Ritengo utile questo passaggio ai fini dell'evoluzione psicologica verso una aggiore autonomia mentale dei sardi.
A me interessa anche sottolineare che durante il Regnum Sardiniae i sardi non erano sudditi mentali come lo sono oggi e sapevano difendere gli interessi dell'isola. C'è invece chi crede che terminata l'epopea degli Arborea, la Storia riprenda ai giorni nostri. Con stima, Piero Atzori
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