di Gigi Sanna
Caro Gianfranco,
stai tranquillo, io non abbandono il Blog. Per una ben precisa ragione: che altri vorrebbero proprio questo. Scrivono per questo, si dannano l’anima per questo. Mi costa un po’ di tempo (sprecato, devo ammetterlo) e devo rispondere per le rime anche da ‘monello’. Ma il gioco (peraltro divertentissimo, anche se in fondo puerile puerile, di chi le canta e dà più fastidio all’altro) vale la candela. Avevo scritto un po’ di tempo fa:’ we can, ‘in internet’ si può, seguito da certe considerazioni’. Le ribadisco oggi precise precise e se uno vuole può andare a leggersele. In internet, dato il pubblico vastissimo e spesso assai competente (ci sono anche, strano a dirsi, disinteressati membri - alcuni miei carissimi amici - di riviste severissime e specializzate) non si può barare e, tanto meno, illudersi di poter fare ‘la gara di un giorno’.
Per questo motivo ti mando quest’altro documento (vedi la foto), a cui seguirà un altro, un altro ancora e ancora un altro… all’infinito. Vediamo chi è che si arrenderà per primo. Aggiungilo alla tua personale collezione. In attesa di tutti i doverosi chiarimenti, per ora posso solo dirti che si trova in un luogo ben visibile, all’aperto, vigilato ogni tanto da chi lo ha scoperto e lo ha segnalato da un po’ di tempo al sottoscritto. Prima o poi chi legittimamente deve custodirlo lo avrà (anzi più ‘prima’ che poi e puoi capire il perché ). Si tratta di una grossa pietra che reca due profonde linee che corrono parallele per tutta la superficie di essa.
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18 commenti:
Caro Gigi,
la tua presenza in questo, come negli altri, forum mi onora. Sarebbe impensabile che studiosi del tuo calibro si lasciassero abbagliare da un'asinella senza fari. Sei una fonte di dati per chi ti segue e non dimenticare che remiamo quasi tutti verso un porto sicuro...chi rema contro si stancherà prima di noi e dovrà ingoiare tanta acqua salata.
Rientrando in tema devo segnalarti che ho recentemente visto un documento epigrafico del vicino oriente risalente all'inizio del X a.C. (era un accordo fra Hiram di Tiro e Salomone che prevedeva l'invio di legname a Gerusalemme in cambio di derrate alimentari)e i caratteri erano quelli della Stele di Nora. Si nominava anche un certo MLKN come re di non so dove e ricordo che anche nella stele troviamo quelle lettere.
Hanno parlato anche di un'altro scritto che vedeva Hiram e Salomone insieme a Kition nell'isola di Cipro per procurare metalli.
Pierluigi Montalbano
Si danni, si danni l'anima, 'signor Ainis' anonimo. Ma io resto fermo al mio posto e pubblico i 'mei' documenti, uno dopo l'altro, sulla 'bella' rivista mondiale ( con migliaia di lettori) diretta da un grandissimo e famoso giornalista democratico come Gianfranco Pintore. Bellissima rivista, sempre più seguita, i cui articoli, perchè lei lo sappia, sono puntualmente visionati, catalogati, seguiti giorno dopo giorno da riviste scientifiche specializzate e aperte alla ricerca innovativa. Ci sono anche i miei, tra i più seguiti. Mi è stato già chiesto da tempo un saggio -si tenga in piedi - da parte di uno dei più noti semitisti e assiriologi francesi per le edizioni scientifiche Gallimard sui documenti nuragici, comprese le tavolette di Tzricotu. Da quello stesso studioso dell'Università di Lyon che è giunto in Oristano per presentare 'criticamente' e appoggiare i risultati della mie ricerche scientifiche (vede che qualcuno mi 'caga', anzi mi 'defeca'!). Quello, tra l'altro, che ha sostenuto pubblicamente che l'unica traduzione della Stele di Nora che lo abbia convinto è quella pubblicata dal sottoscritto. Il saggio a quando? Uscirà, uscirà. Ancora in Francia sono in corso, dopo qualche anno dall'uscita del volume (2007), trattative per la traduzione parziale o totale del mio volume su Glozel e sulla scrittura greca di Pito da parte dell'editore Faton. In Germania la famosissima casa editrice della 'Buchergilde' è disposta a pubblicare in tedesco,forse l'anno venturo, la nota 'Grammatica di merda' grazie soprattutto alla sua esaustiva e bella recensione di questo Blog. Tengo dovunque in Sardegna e non, conferenze partecipate con interlocutori del mondo accademico (Cagliari: Banco di Sardegna; Sassari: Università degli Studi; Parigi:Sorbona; Aix en Provence: Facoltà di Lettere); Corsi mirati sulle Tavolette di Tzricotu e sul Yhwh nuragico all'Istituto(universitario: dove si 'butta fuori' o si danno i trenta e lode) di Scienze Religiose; corsi nei Licei classici e scientifici e nelle Scuole di Ogni Ordine e Grado, corsi privati (quello in svolgimento in Oristano) di Epigrafia nuragica. Dei miei studi si interessano da tempo e spesso e dedicano ad essi l'intera pagina sulla Cultura notissimi giornalisti dei Quotidiani sardi... Devo continuare (devo proprio mettermi medaglie, quelle piccole piccole da 'cabaretista', da 'traduttore di 'fregi' e 'di ricami' (e via gaddaroballando) ma pur sempre medaglie, di cui alla gente interessa poco o nulla? Alla gente (soprattutto sarda)interessa ormai, riviste titolate o meno, supervisori o meno, professoroni o professorini, 'signori' o 'dottori' un'unica, una sola cosa: i nuragici possedevano e usavano il codice della scrittura? Io sostengo di sì, con decine e decine di documenti (compreso quest'ultimo di cui lei si guarda bene dall'esaminare e dal citare). Altri dicono di no. Padronissimi di farlo e io di 'lamentarmi' (ma non più di tanto, mi si creda) che ci siano dei pavidi che sanno (e se sanno! Chiedete, chiedete della navicella nuragica scritta! Chiedete del coccio nuragico con caratteri cuneiformi di Villanovafranca; chiedete di Is Loccis Santus! ) ma non entrano in campo per i motivi di cui ho abbondantemente parlato. Non c'entrano le riviste c'entra il coraggio. C'entra la resistenza assurda allo scandalo.
Per finire, perchè dice che 'mi vuol far... notare' quello che ormai scrive da diversi mesi? Una nota è una nota e ha la sua fine naturale, in quanto 'nota'. Lei lo vuol far solo notare agli altri, che, intelligenti come sono e convinti, stanno e correndo dietro alla sua intelligenza e facendo la rivoluzione permanente perchè io la smetta una buona volta di far 'ridere': perchè lei non è un gaddaroballo, ma un'anima candida e un galantuomo che parla con la bocca mielata. E che miele!
Buongiorno Gigi,
vorrei chiederti se la navicella di cui parli è la 276 del libro di Lilliu del 1966 (Sculture...) perché mi sono imbattuto anche io nelle scritte e non mi ha convinto la traduzione del grande studioso di Barumini. E' una scritta incisa con un punteruolo e quella navicella, che penso provenga da Nuoro, ha anche tracce di saldatura successiva, fa pensare ad un riutilizzo, forse con altra funzione.
Grazie.
Pierluigi Montalbano
Caro Gigi, il sig Ainis è stato espulso da questo blog (ho finora tollerato tutto e qualsiasi epiteto anche personale, non posso accettare che abbia tentato di trasformare questo spazio in una sua personale casella postale in cui ricevere posta e da cui spedirne). Ogni cosa che vorrà scrivere, sarà spostata in uno spazio apposito, suo personale, in cui se la potrà cantare e suonare come meglio gli aggrada.
So che mancherà molto a te e a tutti gli svillaneggiati. Disperati pure, ma dopo questo post, ti prego nel futuro di scrivere come se Ainis siat che a nemos.
Grazie
alberto areddu scrive:
Gentile Pintore,
avevo pronto un intervento su Ainis e me l'ha bruciato. Non capisco come egli "abbia tentato di trasformare questo spazio in una sua personale casella postale in cui ricevere posta e da cui spedirne". Con quali mezzi è riuscito a fare ciò?
saluti
Caro Areddu,
dalla sezione a lui dedicata il come si capisce molto agevolmente. Ma glielo dirò privatamente: non vorrei fare un caso di quella sgarberia
Caro Pierluigi,
non so nulla della barchetta 276 del volume del Lilliu. Vedrò di interessarmi. Un' obbiezione sola. Che il bronzo possa essere scalfito da un 'punteruolo' mi sembra molto, ma molto difficile. Comunque, puoi mandarmi una foto chiara con i segni della barchetta? Dove li ha? Sul fondo o in una delle fiancate? O in entrambe? Quanti sono? Il numero è sempre importante (spesso determinante) per capire se la scrittura è nuragica o non. Tieni presente che questa presenta sovente dei segni schematici che tu giureresti essere latini o persino etruschi.
Il mio indirizzo di p.e., se non lo possedessi, puoi averlo da Gianfranco.
Ciao
La scritta è sul fondo, non mi pare in caratteri fenici o nuragici o simili. A me pare un "ENP" stampatello, ma non ho toccato la navicella...l'ho solo osservata con attenzione da dietro un vetro. Ti confermo che è la n 276 del Lilliu 1966, oppure nella mia tesi è la n°49 ma mi sono limitato a riportare i caratteri senza interpretarli. Inoltre direi che sono segni (puntini) incisi da un punteruolo in bronzo, come se fosse una lavorazione fatta in qualche officina metallurgica.
Grazie comunque per la risposta.
Pierluigi Montalbano
Caro Pier Luigi
l'iscrizione della navicella Lilliu 276 è stata edita da Raimondo Zucca nel capitolo "Iscrizioni latine su monumenti nuragici" contenuto nel volume: Sufetes Africae et Sardiniae. Studi storici e geografici sul Mediterraneo antico, Carocci, Roma 2004.
Cordialmente
Alfonso Stiglitz
Grazie Alfonso, quindi è una scritta latina. Ero certo che non fossero caratteri fenici. Cercherò in biblioteca il testo che mi hai consigliato.
Pierluigi Montalbano
Grazie per la tempestiva informazione (indiretta) sulla navicella nuragica di bronzo n. 276pubblicata da Zucca. Che macchinetta elettronica! Sapevo che lui sa tutto e, tra tutti, di tutto di più. Caro Pierluigi (ma non ero io che rispondevo a te e tu che rispondevi a me? Guarda un po' i 'ficcanaso')dal momento che è lì lì, ad un millimetro, a 'origas paradas' e a sbirciare sempre 'a culu de ogu' (in sardo si dice così),porgigli anche i miei di ringraziamenti ma chiedigli anche se per caso (per ignoranti come noi), sa qualcosa sulla navicella fittile nuragica. Che ti (ci) dica in tempo reale chi l'ha vista, chi l'ha esaminata, chi l'ha pubblicata dopo l'affidamento decennale al museo. Ti (ci) dica in tempo reale chi ha visto, esaminato e pubblicato il coccio di Villanovafranca con caratteri cuneiformi (a trent'anni dalla scoperta!), quello di cui parla lo stesso Zucca ed il prof. Pettinato. Ti (ci) dica in tempo reale chi ha visto, esaminato e pubblicato il cosiddetto Brassard di Is Locci -Santus del quale, in un volume scientifico, si sostiene l'esatta collocazione nelle vetrine del museo di Carbonia. Ti (ci) dica se si trova lì oppure se si trovi altrove. Oppure, a proposito di quest'ultimo, gli chieda se davvero nella scritta ci sono, per l'ermeneutica d'alto livello scientifico, ' pesci giudaici' romani e pastori sempre romani 'cruciformi' che portano 'pecore' cornute al pascolo. Io l'ho chiedo (a lui e ad altri) dal 2004 (e anche da prima) ma non ho mai avuto risposte. Forse tu riuscirai, non fosse per altro che per fargli fare qualche altro dispettuccio. Oh, quanto sono bravo! Oh quanto sono bravo! Io lo soo e tu noo, io lo soo e tu noo...io lo soo...
Caro Pierluigi, stai attento a come è scritto ENP perchè un 'ENP' c'è scritto (all'inizio) anche nella navicella fittile di cui parlo, custodita ma non pubblicata.
I caratteri della tua barchetta difficilmente possono essere latini. Potrebbero essere anche un he, un nun e un resh. Non 'fenici' ma protocananei. E allora il senso ci sarebbe,eccome! 'Potrebbero', però. Ripeto, 'potrebbero'. Potresti mandarmi il tuo indirizzo, magari tramite Gianfranco? Voglio provarci, scrivere il tuo ENP, senza prima che tu lo riveda o io lo veda.
Poi mi dirai.
Non è un ENP, sembra più un SNP ed è inciso punteggiato anche nel fianco della navicella che...è sparita! L'ho scoperto solo oggi. Pare sia andata perduta quando si trovava esposta all'Antiquarium Arborense di Oristano. Sigh! Cercherò i testi nei quali è stata pubblicata e farò qualche foto.
Allora è quella di cui parla (senza riportare nè foto nè trascrizioni) anche M.Pittau nel suo ultimo lavoro sul Sardus Pater. Le lettere sarebbero 4 e ci sarebbe scritto SENP sia sul fondo che sul fianco. Per lo studioso si tratterebbe di una 'sigla di una formula nuragica' trascritta in carateri latini. Le lettere sono quattro o tre?
Ma questa iscrizione non è palesemente in neo-punico? E sopratutto, visto che le iscrizioni fenicie e puniche in Sardegna sono alquanto rare, non sarebbe, oltre che auspicabile e di buon senso, quanto meno doveroso segnalare il rinvenimento di questo reperto alla locale Soprintendenza?
Salve a tutti,
a me sembrerebbe che il secondo segno leggibile da destra che il Prof. sanna definisce "un 'ayin solo apparentemente di stranissima forma (un ovale che termina con due "punte") sia molto più semplicemente una lettera teta dell'alfabeto punico nella sua resa più tarda e tipica almeno a partire dall'età ellenistica fino alla piena età romana imperiale (ricordo, per inciso, che la famosa iscrizione neo-punica di Bitia, dove compare una morfologia delle lettere molto simile, data alla seconda metà del II sec. d.C.). Oltretutto il trattino orizzontale perfettamente leggibile all'interno dell'ovale confermerebbe tale identificazione con la lettera teta e non con un 'ayin.
Di difficile interpretazione l'ultimo segno a sinistra, giacché le due barre laterali non sono parallele ma convergenti verso l'alto, forse una variante della prima lettera a destra, una H.(col punto sotto). Secondo me, pur non essendo esperto di antiche scritture, sembra essere un'iscrizione punica, forse di età romana repubblicana, la cui resa fonetica potrebbe forse essere: HTNR(H?)...
E' possibile conoscere la localizzazione di tale importante documento epigrafico che, francamente, abbiamo tutti il diritto di poter conoscere?
Cordialmente
Michele G.
Perché non si risponde e/o controbatte a questo commento?Questa iscrizione è già andata nel dimenticatoio e archiviata senza riserve come nuragica?
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