di Alfonso Stiglitz
Caro Gianfranco,
scusa se mi intrometto, ma la nostra vecchia amicizia e la stima che ho di te come giornalista, mi portano a non poter passare sotto silenzio questa tua invettiva, grave soprattutto perché disinformata; e la disinformazione sta agli antipodi del giornalismo.
L’invettiva è un’arte, ma presuppone che contenga dati veri e verificabili, anche se espressi in modo “eccessivo”. In questo caso temo che invece ti sia fatto prendere la mano.
Ad esempio, se facessi un salto a Cagliari, magari al museo archeologico, potresti visitare una bella mostra, in corso da mesi e ampiamente pubblicizzata e visitata, con tutte le scoperte subacquee degli ultimi decenni, con tanto di reperti e pannelli esplicativi. Se facessi un salto al museo di Oristano, vedresti un’altra mostra con tanti reperti e spiegazioni.
Se frequentassi qualche biblioteca, in qualsiasi parte della Sardegna, o anche se visitassi i loro cataloghi tramite web (ormai sono quasi tutte nel sistema SBN), vedresti che ogni anno la Soprintendenza archeologica pubblica un quaderno con i resoconti degli scavi (altro che Turchia), e che ogni anno i Comuni dove si svolgono gli scavi, le Università, la Soprintendenza pubblicano volumi sulle ricerche in corso e sugli scavi fatti; che ogni anno, due volte all’anno, si svolgono iniziative in primavera (Settimana dei Beni culturali) e in autunno (Giornate del Patrimonio) dove appunto vengono svolte conferenze e visite guidate nelle aree archeologiche; che sempre più comuni stanno aprendo musei con i reperti provenienti dal loro territorio.
Anche il Cuccurada di Mogoro, i cui scavi sono stati pubblicati. Credo che in questi anni, come non mai, la quantità di informazioni sia elevata, ma come ben dice l’antico detto, non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere.
Quanto alle iscrizioni è bene usare la cautela ed è bene che prima di pronunciarsi siano sottoposte al vaglio degli specialisti (e non ci si improvvisa tali, soprattutto per autoproclamazione); la Sardegna pullula di apprendisti stregoni e, generalmente, sono sospettoso di chi emette sentenze di primo acchito. Aspettiamo pazientemente i risultati delle analisi, se chi le ha trovate ha aspettato almeno un decennio a renderle note (e sarebbe bene chiedersi perché) possiamo ben aspettare un po’ di tempo in più, non scappano.
Alfonso
Caro Alfonso,
con la stessa amicizia e stima, credo di dover ribattere che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ma prima, consentimi di dirti che apprezzo molto la tua risposta non tanto per quello che contiene (o non solo per questo), ma per il fatto che c'è stata.
Sai, io ho la pessima abitudine di documentarmi prima di scrivere qualsiasi cosa. E così ho fatto in quella che tu chiami invettiva e che, invece, è una motivata critica dell'atteggiamento della Soprintendenza archeologica sarda. Prima dello sciagurato accorpamento delle due sedi (a proposito, chi ci lavora e che oggi protesta ha la mia solidarietà, forse insignificante ma sincera) ed ancora oggi, fonte di informazione sono stati e sono i due siti.
E' lì che ho trovato le informazioni (se così si possono definire) che ho riportato nell'articolo con cui polemizzi, "Soprintendenza: fannulloni o protervi?". Rispetto agli scavi di Cuccurada di Mogoro, nel sito non si parla né di pubblicazione degli scavi né del tempo previsto per la conclusione dei lavori cominciati quattordici anni fa, proprio come ho scritto. Non dubito che sia vero quel che tu dici sul lavoro svolto dalla Soprintendenza, quel che contesto è la non appropriata diffusione delle notizie. Noi comuni mortali, fuori dalla circolazione interaccademica, leggiamo in internet che a Nuoro e a Cagliari nessuno scavo è stato concluso e su questo ragioniamo.
Leggiamo che a Cagliari e Oristano nessuna indagine di archeologia subacquea è conclusa o è in corso e su questo ci facciamo opinioni. Andiamo a leggere nel sito le "Notizie" prodotte nel 2008 (unico anno previsto) e non ne troviamo alcuna. Per farla corta, quel che critico (e non poco mi indigna) è la sufficienza con cui la Soprintendenza comunica con noi, curiosi fruitori di scoperte sulla nostra storia di sardi, proprietari (ma questa è un'altra storia) dell'enorme patrimonio lasciatoci dai nostri antichi.
E anche sulle scritte ritrovate (nella mia ignoranza non so quanto ci sia di vero), permettimi una critica-invettiva: che cosa osta alla diffusione, da parte della Soprintendenza, della notizia che i reperti supposti etruschi della Valle del Tirso sono stati inviati a Milano perché siano esaminati? E, ancora, che cosa osta a che la Soprintendenza dica di essere interessata a esaminare le due scritte trovate a Norbello e a Paulilatino?
Con stima
Gianfranco Pintore
7 commenti:
Vista la grande quantità di reperti interessantissimi e di grande importanza storica in attesa di pubblicazione non vedo ragione di esaminare la pietra del nuraghe Pitzinnu di Norbello!
Il fatto che non si tratti di scrittura nuragica, e che non appartenga ad un altare (con quale motivazione arrivate a tale conclusione) è facilmente visibile!
Ne abbiamo giusto parlato sul forum di Gente di Sardegna, dove si è gridato alla grande e sensazionale scoperta ... allegerita in brevissimo tempo dai nostri interventi!
Io non riesco a capire come sia possibile gridare al miracolo in modo mediatico per giunta, dando così DISINFORMAZIONE GRATUITA, sopratutto prima che il reperto sia prese in visione da chi di competenza!
Già noi che non siamo esperti abbiamo dimostrato l'estraneità della pietra al periodo nuragico, e ritengo che bisognerebbe andarci veramente cauti quando si parla di certe cose, come l'incredibile e impensabile nuova pietra con sole scolpito, che altro non è che un elemento naturale e anche deteriorato...
Vi pregherei quindi di verificare quello che dite, fate un bello studio sulle forme di erosione , o almeno una infarinatura generale, e sicuramente certe uscite PIETOSE possono essere evitate!
Cordialmente
Mirko Zaru
Il Nuraghe Pitzinnu non è a Norbello, ma altrove. Però "con i vostri interventi" a Gente di Sardegna avete smontato tutto, senza, evidentemente, vederlo, visto che si trova in un altro paese. Bravi: questa sì che è serietà scientifica.
Prima di tutto di nuraghe pitzinnu ce ne sono ovunque! E' un nome ridondante in ambito nuragico!
Ovunque sia il concio, ciò non toglie che non si tratti di iscrizioni nuragiche!
...abbiamo smontato tutto perchè era necessario!
Un po' di modestia, via. E poi, è quel nuraghe pitzinnu che non avete visto. E quel masso, con quella scritta che non avete visto sul luogo e che vi siete (voi chi?) affrettati a dire non nuragica, si dà il caso sia del nuraghe pitzinnu che non avete visto. Ripeto: bella serietà scientifica.
Bhe, allora invece di fare così e nascondere la cosa, rendetelo pubblico, così avrò il piacere di andare a vederlo e confermare quello che sto dicendo!
Se l'avessi ritrovato io non ci avrei sicuramente ricalcato le lettere con un oggetto (una chiave o qualsiasi altra cosa sia di metallo) che ha lasciato i segni (guardatevi un'ingrandimento della foto) e se fosse stata scrittura nuragica??? avreste compromesso irrimediabilemente un reperto importantissimo!
Oppure sarebbe stato lecito che chi ha trovato la stele di Nora incrostata e sporca avesse usato un punteruolo per ritracciare e mettere in evidenza i caratteri???
...mano sulla coscienza, siete dalla parte del torto e volete ad ogni costo la ragione.
ASPETTO COMUNQUE DI SAPERE QUALE NURAGHE PITZINNU E', quello di AIDOMAGGIORE, quello di SEDILO, quello di POSADA... o quale altro?
Vorrei dirglielo una volta per sempre. Questo è un blog personale, aperto ovviamente a tutti, e non è portavoce di nessuno. Quando si rivolge a me non usi il voi, si no est a sa sarda pro nàrrere "lei".
Bene mi scuso, ma voi era inteso "lei e chi ha enunciato la teoria"...
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