lunedì 19 maggio 2008

Soprintendenza: fannulloni o solo protervi?

Reperto con scrittura etrusca trovato nei pressi del Nuraghe Crocores, sepolto dallo sbarramento sul Tirso. Foto pubblicata da n. 30 di "Paraulas", diretto da Franco Pilloni. In edicola in questi giorni.


Checché ne pensino alla Soprintendenza archeologica della Sardegna, quel che trovano in quest'isola non è "roba loro": devono risponderne ai cittadini. A quelli sardi, in primo luogo, ma non solo visto che hanno fra le mani tesori dell'umanità. Se fate un giro nei due siti delle Soprintendenze sarde (Sassari-Nuoro e Cagliari-Oristano), avrete la sensazione di trovarvi di fronte a castelli chiusi da cui solo raramente e con il contagocce filtrano notizie su che cosa al loro interno succede.
Poche righe, per esempio, sullo scavo del Complesso megalitico Sa Cuccuredda di Mogoro, cominciato nel 1994, quattordici anni fa. Niente su quanto dureranno ancora gli scavi, niente su che cosa si sia fino ad ora trovato, niente su quanto costano gli interventi. Del resto, è chiaro: è cosa loro. Volete sapere quante indagini di archeologia subacquea sono in corso o quante se ne siano conclude. Mancuna. Volete sapere a che punto sono gli scavi del Nuraghe Nurcale di Scano Montiferru, cominciati cinque anni fa? Segreto: è cosa loro.
E, a parte quelli in corso, sapete quanti scavi sono stati conclusi fra Oristano e Cagliari. Manco uno secondo il sito della Soprintendenza. Da quello che riguarda la Soprintendenza di Sassari-Nuoro, risulta che nella provincia di Nuoro (più l'Ogliastra) non c'è né uno scavo in corso né uno concluso.
Visto che sarebbe ingenuo pensare che nelle due Soprintendenze si muovono torme di fannulloni, non resta da concludere che non si sa (non si deve sapere?) alcunché perché quel che lì fanno interessa solo ed esclusivamente loro, i padroni del patrimonio archeologico sardo. Se e quando ne avranno voglia, e se saranno di buon umore, qualcosa ci comunicheranno.
Come che fine ha fatto la dozzina di ciottoli e terre scoperti nella valle del Tirso, durante un anno di grande secca che rimise a luce il Nuraghe Crocores, insieme ad un grande patrimonio culturale sommerso nel 1924, raramente riemerso ed oggi definitivamente sommerso. La piccola foto, tratta da Paraulas, la rivista di Franco Pilloni, che ne pubblica molte altre, si riferisce ai cosiddetti reperti di Allai di cui altre volte, qui, ho parlato. Immediatamente bollati come falsi da un funzionario della Soprintendenza, quindi sequestrati dai carabinieri accompagnati sul posto dalla Soprintendenza, oggi sarebbero a Milano dove etruscologi di fama li starebbero esaminando. "Sarebbero" e "starebbero", perché si tratta solo di voci, per quanto attendibili. Se nelle stanze della Soprintendenza circolassero rispetto per i cittadini e concezioni non proprietarie, soprattutto dopo il can can fatto da giornali stampati, telematici e audiovisivi, buon senso avrebbe suggerito una nota stampa: "I ciottoli supposti etruschi sequestrati a gennaio ad Allai sono all'attenzione di esperti in etruscologia".
Già, se... Chi sa se questa brutta vicenda di protervia interesserà il nuovo ministro dei beni culturali?

2 commenti:

Francesco ha detto...

Bravo Gianfranco! Sono d'accordo con quanto scrivi e voglio farti una domanda: ma queste fantomatiche soprintendenze, è possibile che non debbano rispondere di quello che fanno(o non fanno!)a nessuno? Non esiste una legge,una disposizione,un codice non scritto di serietà professionale che obblighi a rendere conto del loro operato? In altre nazioni (in Turchia per esempio) se non si pubblica annualmente un resoconto dell'attività svolta si va in panchina ma qui da noi?

Anonimo ha detto...

Farmi desiderare di essere in Turchia è davvero troppo. Però, quella disposizione, magari, sarebbe utile