Altro che illetterati. I sardi della metà del II millennio (quelli che chiamiamo nuragici) erano dei grafomani. Mano a mano che saltano i prevenuti tappi del "i nuragici non sapevano scrivere" e del "non avevano bisogno di scrivere", si vanno trovando iscrizioni prima non trovate perché non cercate. L'ultimo ritrovamento è opera di Giovanni Meloni, avvocato in Norbello.
Si tratta di un grande masso di basalto, una volta parte di un altare nuragico (come certificherebbe una coppella elissoidale trovata nella parte superiore), distrutto insieme al monumento dopo l'insano editto delle chiudende. Se ne ricavarono, qui come in tutta la Sardegna, pietre e massi per i muretti a secco. Come quello trovato da Meloni in un luogo che, fidarsi è bene ma non fidarsi è più sicuro, è meglio non dire. E' con tutta evidenza pieno zeppo di segni che il professor Luigi Sanna - a cui l'avvocato si è rivolto - ha individuato come "lettere" dell'alfabeto protosinaitico e che, naturalmente con beneficio di inventario, ha trascritto come nel disegno qui sopra pubblicato.
La scritta si dovrebbe leggere da sinistra a destra e poi da destra a sinistra con andamento chiamato bustofredico, come fanno i buoi arando. Che cosa ci sia scritto è presto dire, anche se Sanna crede di aver individuato le prime due lettere N e L, forse Nul, come dire Sole. Ma l'elemento più importante (se gli studi lo confermeranno) è il segno al centro del masso, il segno Tanit, una figurina antropomorfa racchiusa in una sorta di teca.
Inutile dire agli studiosi, ma molto utile a noi, quale rivoluzionamento ci sarebbe se l'esame attento del masso confermasse l'esistenza del segno Tanit. Per dirne una, bisognerebbe rivedere le ipotesi, date per certezze, circa l'influenza dei fenici sulla scrittura in Sardegna, come quella che compare nella famosa stele di Nora. (A proposito, dovrebbe essere finita la sua trasferta a l'Institut du monde arabe di Parigi dove era esposta fino al 20 aprile; è tornata a casa, quella girellona?)
In questa pagina, le foto sono di necessità di modeste dimensioni e lettura, ma potete vederle cliccando qui. Con un po' di attenzione, chi sa farlo potrebbe forse leggervi le lettere "s" "r" "d" "n" che messe di seguito fanno srdn, shardana, insomma. Dice: "Mio caro giornalista, tu corri troppo con le ipotesi e la fantasia". Può darsi: è per questo che esistono epigrafisti e archeologi e addetti alla soprintendenza. Il fatto è che, fino ad ora, agli ormai numerosi ritrovamenti di "cose scritte" ci sono state o non risposte o risposte imbarazzate.
Per dire: che fine hanno fatto i ciottoli e altri reperti trovati ad Allai, sequestrati da Soprintendenza e Carabinieri e spariti nel buio della reticenza? Erano o non erano reperti etruschi? Siccome gli stipendi e le carriere di chi deve dare risposte derivano anche dalla nostre tasse, sarebbe gradito, come dicono i burocrati, un cenno di riscontro.
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