lunedì 21 maggio 2012

Cantu pregiudìtzios galu contra a su sardu


Custu est su de 1500 artìculos essidos
in su blog dae su cumintzu
su 30.10.2007. 
Sa noa chi custu blog at publicadu giòbia coladu (Sulle strade dell'Anas, il sardo è vietato. Ohibò) at pesadu, in mesu de àteros, duos cummentàrios chi a mie mi parent sa proa de sos disacatos cumbinados dae s'iscola - e dae sa polìtica - in sa cussèntzia de unos giòvanos sardos. Millu su primu: “A me pare una polemica alquanto stucchevole mentre il mondo va da tutt’altra parte …Giusto per capirci partire dall’anno accademico 2014-2015 il Politecnico di Milano e a seguire le altre più prestigiose università italiane terranno le lezioni dei corsi per il conseguimento della laurea specialistica esclusivamente in lingua inglese…
E noi stiamo qui ad arrabattarci e a litigare per una scritta su un cartello stradale (peraltro effettivamente non conforme al codice della strada) … semplicemente ridicolo …
Ma siamo sicuri che in questo modo stiamo facendo l’interesse dei nostri figli ?????
Eo l'aia pregontadu ite b'intraiat su codicu istradale e mi' s'imposta sua: “C'entra eccome.
 Se la Sardegna è in condizioni economiche pietose è dovuto anche in buona parte a chi, politici ma anche cittadini, si perde in simili stupidaggini invece di affrontare e risolvere i veri problemi.
E detto tra noi preferisco un bambino di dieci anni che parli correttamente l'inglese perché gli é stato ben insegnato alle scuole elementari e che con tale conoscenza avrà un futuro spalancato ad un povero bambino al quale la scuola elementare gli insegni il sardo che per il suo futuro poco gli servirà e ancor più se vorra stare in Sardegna e operare in campo turistico.
A scanso di equivoci parlo correntemente in sardo e in famiglia e con i miei paesani è l'unica lingua che utilizzo e sopratutto quando parlo in sardo penso ache in sardo. Tuttavia odio il suo uso forzato specialmente quando si pretende di parlarlo o di scriverlo in contesti che non lo richiedono e sopratutto dal modo in cui viene parlato appare essere una traduzione dal pensiero in italiano spesso con la stessa sintassi dell'italiano”.
Cantu avolotu in pagas rias e, prus de totu, cale atrogu de faddida culturale. Su benidore de sos fìgios intregadu a unu monolinguismu (inglesu, tzinesu, italianu o finas sardu pagu importat); su cunsideru chi sa connoschèntzia de una limba nche depet catzare sas àteras chi, a su prus, podent èssere impreadas in tzilleri o in bidda; su cuntzetu petzi istrumentale de una limba chi non cabet unu cuntzetu de su mundu, ma petzi unu libreddu de traballu; su cuntrastu chi b'at intre sa pelea pro unu deretu umanu che a su de sa democratzia linguìstica e sa pelea pro s'isvilupu. In custas pagas rias sunt cuntzentrados sos pregiudìtzios e sos istereòtipos chi pessighint sa limba sarda nessi dae trinta chimbe annos, dae cando s'est torrada a pesare in Sardigna sa gana de sarvare sa limba sarda dae chie, su prus sardos, la cheriant morta pròpiu pro sas resones, si gasi si podet nàrrere, bogadas a campu in custos cummentàrios. Cosas betzas che a su cucu e paradas comente chi siant novidades.

sabato 19 maggio 2012

L'Asinara e la lingua biforcuta di molta politica


Attraverso la sua ministra della Giustizia, Paola Severino, il governo italiano ci riprova con l’Asinara. Vorrebbe che a provvedere al recupero ambientale nel Parco fossero dei carcerati scelti. Non un ritorno al carcere speciale, né alla colonia penale ante Parco naturale, intendiamoci, solo un “carcere leggero” che vattelapesca che cosa significa. La ministra sa o immagina che anche questa proposta minimale è destinata a ricevere un no tondo dalla politica sarda e, infatti, nella sua visita in Sardegna assicura che non vuol imporre alcunché.
Sono ovviamente contento che la politica sarda abbia espresso questa sua contrarietà alla restituzione dell’Asinara al destino di carcere comunque condito: è la dimostrazione che, piano piano, si fa strada e si diffonde il concetto di autodecesione, una volta patrimonio del solo sardismo comunque coniugato. Contento, ma un po’ incredulo circa la affidabilità di tanta insubordinazione. Tutti i partiti agenti in Sardegna, salvo pochissime e inascoltate eccezioni, hanno osannato la creazione del “Parco nazionale dell’Asinara”; quel “nazionale”, nella retorica unitarista che confonde ancora oggi stato e nazione, ha l’ovvio significato di “statale”. E questo che cosa significa se non che è lo Stato il dominus del Parco: ad esso spetta di nominare le figure apicali dell’ente, ad esso spetta governarlo. La ministra, membro della amministrazione dello Stato chiamata governo Monti, ha tutto il diritto di disporre del Parco se gli altri ministri concordano. E se, come ancora accade in questa Terra, la politica continua nella sua grande maggioranza ad avere la lingua biforcuta: unitarista, ma però…
Se si continua a riconoscere allo Stato italiano il predominio sulla Sardegna, non ci si può rammaricare che i suoi governi prendano sul serio tale riconoscimento. Se ha la competenza assoluta e neppure messa in discussione sulla amministrazione della giustizia, che può mai fare un ministro se non esercitare questa competenza? Se i rappresentanti della grande maggioranza delle forze politiche in Sardegna non solo non eccepisce sulla consegna dell’Asinara ad un ente governativo, che può mai fare il governo proprietario di quel bene se non utilizzarlo secondo propri criteri? Non è detto che quella del Parco statale fosse strada obbligata. Si può anche dire di no, come hanno fatto le comunità del Gennargentu con il Parco che gli stessi partiti volevano paracadutare loro addosso.

venerdì 18 maggio 2012

Fenicia, quasi un sogno erotico


Un erotomane, che in ogni cosa vedeva un sesso di donna, è convinto dai parenti a farsi visitare. Lo psicologo lo sottopone al test di Rorschach, una lunga serie di macchie di inchiostro dal significato ambiguo. Alle domande su che cosa veda nelle tante macchie, l'uomo risponde invariabilmente: “Un sesso di donna”. Lei è davvero un maniaco, lo rimprovera il medico. “Macché maniaco, è lei che mi mostra dei disegni porno”.
Ecco, se a “sesso di donna” sostituite “Fenicia” capirete meglio il senso dell'intervento di uno studioso, Piero Bartoloni, ordinario di archeologia fenicia e punica a Sassari e direttore del Museo di Sant'Antioco. Un'ancora di pietra, recuperata a Bosa dalla Guardia di finanza, simile ad ancore nuragiche trovate nei mari della Sardegna, mostrata all'archeologo come fosse una macchia d'inchiostro di Rorschach suscita la reazione ovvia: “Trattasi di roba fenicia”. Si legge su L'Unione sarda di oggi: “Si tratta di un'ancora che era in uso nel mondo orientale nel II millennio e fino al IV secolo avanti Cristo. È certamente una scoperta notevole, anche se la forbice cronologica è purtroppo abbastanza ampia. In ogni caso, possiamo di certo affermare che è almeno ascrivibile al mondo fenicio. L'ancora ci conferma che l'area di Bosa era visitata in quel periodo dai naviganti orientali.”
Bartoloni è certo, non ha dubbi che quel triangolo di pietra, uguale a tante ancore nuragiche, sia orientale. Ergo, ciò significa che gli orientali erano di casa nel mare di Bosa. Di casa, è vero, c'erano anche i nuragici. Ma vallo a dire tu, a Piero Bartoloni, che quella figura in alto a sinistra è più simile a una farfalla che al monte di venere (annessi e connessi) di una donna.

La risardizzazione linguistica

Segnalo questo bell'articolo di Roberto Bolognesi "La risardizzazione linguistica della Sardegna" nel suo sito.

giovedì 17 maggio 2012

Sulle strade dell'Anas, il sardo è vietato. Ohibò

Pagherei chi sa che cosa per sapere chi sia il dirigente dell'Anas che ha ingiunto al sindaco di Posada, Roberto Tola, di togliere dalla strada il cartello che si vede nella foto (tratta insieme con la notizia dal sito dell'Ufìtziu de sa limba sarda dell'alta Baronia). Vorrei stringergli la mano e congratularmi per aver raggiunto tali vette di pensiero. Secondo il buontempone, "i cartelli posti sulle strade statali, recanti indicazioni non in italiano sono fuori norma" e si può tollerare "che il cartello venga sostituito con il toponimo del paese scritto su sfondo marrone, come per le indicazioni turistiche". Naturalmente il giovane sindaco di Pasada/Posada si guarderà bene - lo ha già detto - dall'ottemperare alla sciocca pretesa del burocrate.
Ma sarebbe interessante sapere come possa venire in mente a qualcuno di sbattersene con una sola levata di genio la Carta dell'Onu, quella europea delle lingue di minoranza, la Costituzione italiana, la legge dello stato di tutela delle lingue minoritarie, quella della Sardegna sullo stesso tema. E, soprattutto, del buon senso. Tollera, il buontempone, che i cartelli con i nomi dei paesi sardi siano ridotti a indicazione di pizzerie. C'è qualcuno che gli ha dato la dritta o è tutto frutto della sua intelligenza? 

martedì 15 maggio 2012

Le certezze del mannalitàriu e dell'editor nuorese

Nell'immaginario collettivo, la Nuova Sardegna è talmente segnata per la sua ostilità nei confronti della lingua sarda che ne vanno di mezzo non solo gli articoli e i commenti ostili che essa ospita, ma anche - è il caso di questi giorni - una intervista. Uno strumento del giornalismo che rende responsabile di quanto dice colui che parla non chi intervista. In blog e in pagine di Facebook che si occupano di sardo e di identità sono usciti articoli (cito Antonimaria PalaAdriano Bomboi e oggi Roberto Bolognesi) di durissima critica nei confronti del quotidiano e dell'autore, Luciano Piras, di una intervista a tal Giulio Concu. Quella dell'editor nuorese è una summa di stereotipi e di baggianate contro l'insegnamento del sardo a scuola e contro il sardo quando pretende di non essere folclorica e solo familiare, ma una lingua a tutti gli effetti. Chi ha stomaco la può leggere qui.
Ne parlo anche io non per aggiungere  i miei al sarcasmo e alla irritazione di altri, ma per segnalare come non solo sciocchezze a mani piene contro il sardo siano profuse nell'intervista. Il professor Concu, insegnante di inglese e responsabile dunque della educazione di ragazzi, si lancia anche in acrobazie storiche: 
«Chiediamoci se sia mai esistito un “popolo sardo”... ». 
Chiediamocelo, allora... 
«Storicamente non c’è mai stata un’unione completa delle differenti genti che popolavano l’isola. A meno che non si torni indietro fino ai nuragici, che probabilmente vissero una certa conformità culturale. Ma possiamo dire che i costruttori di nuraghi fossero “sardi”?». 
Non lo erano? 
«No che non lo erano... nuragici, non sardi!».
Proviamo a far emigrare queste baggianate verso altri lidi, francesi per esempio.
«Chiediamoci se sia mai esistito un “popolo francese”... ». 
Chiediamocelo, allora... 
«Storicamente non c’è mai stata un’unione completa delle differenti genti che popolavano l'Esagono.
E che dire delle peripezie fatte affermando che al tempo dei nuraghi gli abitanti non fossero sardi ma nuragici? Che cioè, nel XX secolo avanti Cristo, quelle genti si presentassero al mondo: "Noi siamo nuragici"? Per me, la libertà di espressione è sacra. Non ho dubbi. Ce l'aveva, questa libertà, anche quel mannalitàriu di Seui che - mi raccontò Paolo Pillonca - sosteneva con prove di fatto un suo pensiero: non è vero che l'uomo è sbarcato sulla Luna. Per quanto nelle notti di luna osservasse il nostro satellite, mai gli era capitato di vederne uno camminando. Forse che si poteva impedire al mannalitàriu seuese di esprimere le sue convinzioni. Naturalmente no.
Il problema è un altro: mai nessun giornale si è interessato a queste certezze che, a ben vedere, non erano poi tanto più balzane di quelle espresse nella sua intervista il Concu. 

lunedì 14 maggio 2012

Letteratura sarda a scuola? Ecco come


È esistita una Letteratura e una Civiltà sarda? È la domanda a cui risponde, positivamente “Letteratura e civiltà della Sardegna”, di Francesco Casula. Insieme libro di testo per le scuole e godibilissima lettura, del lavoro di Casula è uscito recentemente il primo volume che partendo dalle prime espressioni conosciute di letteratura, la Carta del giudice Torchitorio, arriva agli scritti di Salvatore Cambosu. Edito da “Grafica del Parteolla”, in libreria al costo di 20 euro, il libro si presenta come utilissimo sussidio per chi nelle scuole sarde volesse finalmente far conoscer agli studenti la storia della letteratura della nostra Isola. Di seguito la parte finale della introduzione a “Letteratura e civiltà della Sardegna”-


di Francesco Casula

Alla straordinaria ricchezza culturale sono ... spesso mancati, almeno fin’ora, i mezzi per una crescita e prosperità materiale adeguata. Oggi, dopo il sostanziale fallimento dell’ipotesi di industrializzazione petrolchimica, si punta molto sull’ambiente e sul turismo, settore quest’ultimo sicuramente molto promettente, purchè si integri con gli altri settori produttivi, ad iniziare da quelli tradizionali come l’agricoltura, la pastorizia e l’artigianato. La struttura economica sarda infatti è sempre stata fortemente caratterizzata dalla pastorizia, che oggi però con i suoi quattro milioni di pecore, sottoposta com’è a processi di ridimensionamento dalle politiche dell’Unione europea, rischia una drammatica crisi.
Ebbene, pur in presenza di forti elementi di integrazione e di assimilazione, nella società, nell’economia e nella cultura, l’umore esistenziale del proprio essere sardo –di cui parla Giovanni Lilliu- continua a segnare profondamente, sia pure con gradazioni diverse, oggi come ieri, l’intera letteratura sarda che risulta così, autonoma, distinta e diversa dalle altre letterature. E dunque non una sezione di quella italiana: magari gerarchicamente inferiore.