
Capita allora che il Pdl candidi a sindaco di Venezia un bravo economista ma con gravi lacune di cultura storica, il ministro Brunetta, che non fa mistero della sua avversione per le autonomie identitarie. E lo fa pur sapendo che anche a Venezia si sarebbe votato in un clima di attesa per uno straordinario risultato per la Lega. Il meno che poteva capitargli è che gli elettori leghisti lo punissero per la sua scarsa considerazione nei confronti di uno dei motivi fondanti la politica della Lega. E infatti lo hanno sonoramente punito.
E capita, nell'altra sponda politica, che in Piemonte il candidato della Lega abbia agitato il problema del “più lingua piemontese nelle scuole”, come si sa con notevole successo elettorale forse anche per questo. L'ex sindaco di Torino, Diego Novelli, allora del Pci non si è lasciata scappare l'occasione di bacchettare il leghista Roberto Cota, candidato alla Presidenza del Piemonte. Nel periodico da lui fondato, “Nuova società”, Novelli ha scritto una settimana prima del voto uno sprezzante articolo contro il piemontese nelle scuole (che fra l'altro già c'è).
“Qualche tempo fa su istigazione del suo collega Luca Zaia (candidato nel Veneto) Cota aveva presentato una singolare proposta di legge per imporre agli insegnanti, vincitori di cattedre in regioni diverse dalla loro provenienza, la conoscenza del dialetto locale, spacciato come seconda lingua. Oggi, il novello Alighieri della Padania, ci fa sapere che se (malauguratamente diciamo noi), dovesse vincere le elezioni, imporrebbe nelle scuole della regione la "lingua" piemontese. Peccato che tale lingua non esista. Infatti in Piemonte esistono tanti dialetti, molto diversi l'uno dall'altro, non assimilabili in un solo idioma. Il giovanotto, nato in provincia di Novara, ignora ad esempio che il dialetto in uso nel capoluogo piemontese è diverso da quello che si pratica a 19 chilometri di distanza”.
Non so a voi, ma a me queste parole ricordano singolarmente quelle che trent'anni fa i Diego Novelli di casa nostra dicevano contro la lingua sarda. Oggi le cose sono cambiate fra i vecchi compagni dell'ex sindaco di Torino, moltissimi dei quali si sono ravveduti in materia di lingua sarda. Altri, invece, potrebbero essere gli ispiratori di questa altra sciocchezza del Nostro, il quale rimproverando Cota di essersi “inventata la lingua piemontese” dice: “E non vale per inventare una lingua piemontese citare l'esempio della Sardegna. Nell'isola è stata scelta come base della lingua sarda il modo di parlare nel nuorese, considerato la matrice, per estenderlo in tutta la regione, anche se esistono tutt'ora differenze tra il cagliaritano, il sassarese e le altre province”.
Se questa è stata la linea di politica linguistica sposata dalla povera Bresso, si capisce la batosta che ha preso.