Contrordine compagni: l'entusiasmo che
ci ha compromesso all'annuncio che Monti aveva ratificato la Carta
europea delle lingue era prematuro e in ogni caso mal riposto. Il
comunicato stampa del Governo del 9 marzo (“Abbiamo ratificato la
Carta”) era una bufala, come – inascoltato – aveva segnalato a
me e ad altri caduti nella trappola un amico. Ieri, lo stesso sito del Governo, ha sputato il rospo: Il Consiglio dei Ministri ha
semplicemente approvato un disegno di legge di ratifica della Carta
europea delle lingue regionali o minoritarie.
Questo significa che, come in questo
blog avevo dubitato, sarà il Parlamento a ratificare quel trattato
che aspetta da venti anni proprio per l'ostilità delle parti più
giacobine della politica italiana. L'affermazione secca contenuta nel
primo comunicato (“ Il
Consiglio dei Ministri ... ha ratificato”
aveva tratto in inganno chi, come me ad esempio, pur sapendo con un
patto internazionale ha bisogno di una legge, aveva pensato a un
decreto legge o all'attuazione di una delega di cui si era perso il
ricordo o a qualche altra diavoleria. Si trattava, invece, di
cialtroneria allo stato puro. Escluderei, infatti, lo scherzo di
ministri buontemponi, decisi a vedere quanti in Sardegna sarebbero
espresso ammirazione per un governo che, tanto preso dalla filosofia
del fare, fa anche ciò che non è in suo potere.
Noi
ce la possiamo cavarecon una sconsolata e vissuta scrollatina di spalle, ma gli
uomini delle istituzioni, assessori, presidente della Regione, uomini
politici si rassegneranno a questa presa in giro? Spero di no e
spero, anzi, che si muoveranno nella valorizzazione della lingua come
se la Carta fosse stata davvero ratificata.
1 commento:
Custas funti cosas chi pertocant unu Populu. Candu unu Populu s'abarrat mudu non podeus pretendiri chi chinecoi s'ascurtidi. "Mudu?" m'eis a narriri? "Ma candu sa genti no'est faend'atru che protestari e aboxinari in donnia punta de Sardinnia?" Teneis arrexoni: "sa genti". Ma de genti aici 'nd'adi apetotu in Italia, aboxinendi e faendi. A nosu serbit unu Populu.
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