di Mario Carboni
Fra
gli intelletuali sardisti si è aperto un interessante dibattito,
veicolato sopratutto da internet , sulla questione indipendenza e
rapporto con lo Stato centrale. Molto interessante è l'ultima nota di
Michele Pinna che mi trova naturalmente d'accordo.Suggerirei di
affrontare nel nostro dibattito ( e mi riferisco al gruppo di
intellettuali e politici che sta scardinando la pretesa egemonia
fascio-catto-comunista in Sardegna con stella polare il diritto
all'autodecisione per la nazione sarda ) anche oltre alla verifica della
permanenza della Sardegna nello Stato italiano, anche la verifica della
permanenza dei Comuni, detentori primi della Sovranità popolare, in
questa Regione autonoma. Sembrerebbe un paradosso, ma credo che sia il
nodo centrale da sciogliere e che viene costantemente eluso. Alzando
l'asticella in casa nostra porremmo la questione del centralismo
cagliaritano, copia conforme di quello italiano e quindi della clase
dirigente, del suo ruolo compradore, dei partiti italiani succursalisti e
dei loro legami di sudditanza e di inconfessabili interessi, che
permettono loro di gridare "separatisti" ogni volta che si alza un
venticello di libertà. Porre questa questione a mio parere è importante
perchè mentre si afferma il diritto dei sardi a esercitare tutti i
poteri politici ed economici sovrani , sottintesi nella parola
"indipendenza" possibilmente con il federalismo italiano ed europeo, ma
anche senza se necessario, che oggi sono in possesso dello stato
italiano in funzione del combinato disposto Costituzione-Statuto
vigente, non è eludibile proporre, nero su bianco e non a parole o
rimandando a una lontanissima stagione costituente, la nuova Carta
costituzionale della Nazione sarda. Mentre il centralismo romano, con il
coro sgangherato del centralismo cagliaritano, vuole eliminare le
provincie e castra i comuni, bisognerebbe proporre ai sardi assieme
all'idea di indipendenza da Roma anche quella di una lotta
d'indipendenza dal centralismo cagliaritano e quindi una compiuta
ipotesi di federalismo interno sardo col quale ricostituire un patto
costituzionale fra i Comuni, le Provincie o comunque un organismo
elettivo di secondo grado e il Parlamento sardo rappresentante lo Stato
sardo che noi vogliamo esista per essere liberi, prosperi ed
europei. Perchè se è vero come è vero, che lo Stato italiano ha rotto,
stracciato, calpestato, il patto costituzionale del '48 è ancora più
vero che questo patto, pur gatto e non leone per il sardismo, è stato
rotto dalla Regione sarda, dalla sua classe dirigente, dai partiti
italiani che li dentro hanno costruito un sistema di potere e di
collaborazionismo col colonialismo. Con questo non voglio gettare il
bambino con l'acqua sporca perchè è evidente il grande passo in avanti
percorso dalla Sardegna con l'Autonomia speciale, tant'è che stiamo
discutendo, approvandola, proprio su una mozione votata all'interno del
Consiglio regionale e che ci fa capire come la batttaglia politica
all'interno del nostro " quasi" parlamento dei sardi sia importante e
decisiva. Dico però che è ora di scrivere la Costituzione dei sardi, per
dire ai sardi anche nei dettagli e nei passaggi tattici e
realisticamente forse a tappe graduali necessare, quale è il futuro che
il sardismo propone e per chiedere il consenso elettorale che è
indispensabile, come la Scozia ci dimostra, per poter chiedere
l'indipendenza non solo come un urlo nel deserto ma come possibilità
concreta e internazionalmente riconosciuta. E questo compito non potrà
essere svolto in utopiche e lontanissime assemblee costituenti, proposte
sempre per evitare di entrare nei contenuti e di far mostrare le
proprie carte ai partiti politici e sopratutto al "partito italiano"
incistato nella società sarda ad iniziare dai partiti, sindacati,
dall'Università e dal sistema dei media.Questo è il compito, come è
sempre stato, del sardismo che per primo lo ha sempre fatto, perchè
semplicemente gli altri non solo non lo vogliono fare ma se anche lo
volessero non lo saprebbero fare perchè mancanti delle basi culturali,
politiche e ideali nazionaliste sarde indispensabili per farlo.
2 commenti:
Concordo al 99% su quanto detto. Anzi, in riferimento a " una lotta d'indipendenza dal centralismo cagliaritano e quindi una compiuta ipotesi di federalismo interno sardo col quale ricostituire un patto costituzionale fra i Comuni, le Provincie o comunque un organismo elettivo di secondo grado e il Parlamento sardo rappresentante lo Stato sardo che noi vogliamo esista per essere liberi, prosperi ed europei", propongo come sede dell'Organismo e del Parlamento sardo Samugheo o, in alternativa, Abbasanta.
L'unica cosa che mi vede in disaccordo è quello di tenere il bambino e buttare l'acqua sporca: ma buttiamolo una volta per tutte anche questo fantomatico bambino figlio di nessuno!
A su chi paridi seus arribendidhoi. Candu si dhui tendindinti fintzas e is mrexanis de via Roma, sa pira est cota e megat de 'nd'arrui. Su chi mi onat a pentzai est e chini 'ndi dh'at a tenniri.
At a tocari a si dha contari totu sa beridadi intre nosus e nosu' sardixedhus e intre totus cussus chi cun nosus s'ant'a bolliri tentari sa sorti.
Ma in cosas che-i custa no' 'nd' adi de beridadi belle pronta, chi totus dha potzant biri e narriri : "Milla, sa beridadi."
Longu meda est su caminu po dhui lompiri, no' a sa beridadi ca est una femina spollinca in fundu de una funtana e donninnu si dha sonniada aici cumenti dhi parit e praxiidi, ma a un'acordiu chi potzat andari beni po totus.
Prontus seus a 'ndi chistionari cun sa "genti"? Cun totu sa "genti"? A mimi mi parit chi non 'nd' apat medas de istradas foras cussa de una "assembrea costituenti" a innui tocat a essiri ellìgius po cumenti dha pentzaus e po cumenti dha contaus a chini s'ellìgidi.
In cussa Assembrea non dhui eus a essiri feti "nos'e nosu e cuncu predi", ma dhui depint essiri totus is ideas de is Sardus, donniuna cun sa beridadi cosa sua e de su cunfrontu de una beridadi cun s'atra 'nd'at a bessiri s'Acordiu, su Cuntratu, su Statutu.
Candu eis a andari in mesu a su Populu Sardu a dhi pediri su votu po essiri ellìgius a s' Assembrea Costituenti, 'ndi podeus torrari a chistionari.
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