domenica 7 novembre 2010

Pompei e Sa Pala Larga. Ed Ollolai, c'entra c'entra

di Gigi Sanna

Sa Pala larga? E che è? Dove si trova? Non ne parla nessuno né qui in Sardegna né altrove. Né se ne parlerà, suppongo. Chi ne parla sono i nessuno, i sardisti reazionari piagnucoloni, gli scalmanati, i perdigiorno solo in vena di fare casino per il casino, magari facendosi appoggiare da qualche sprovveduto bastiancontrario e non allineato archeologo 'istranzu' . Tutto Ok per quanto riguarda la tutela dei beni culturali isolani. Infiltrazioni d'acqua, crolli, rischio di annullare le tracce della 'scrittura' del passato? E chi se ne frega? Dalle domus de janas vengono asportati i graffiti del neolitico? Scompaiono cervi e tori? Si sfregiano le pareti? E chi se ne frega! A Monti Prama c'è stato (e forse c'è ancora!) per un ventennio un vero e proprio saccheggio del sito, l'asportazione clandestina della maggior parte delle teste delle 40 e più statue di Monti Prama, il furto collettivo di un intero tempio a colonne o ad Antas? E chi se ne frega? Chi se ne frega del passato dei Sardi! Quasi fossero Fenici o Punici!
Le ultime notizie ci dicono che è crollata la Casa dei Gladiatori di Pompei. Un disastro terribile, storico, culturale, architettonico, artistico. Ma guarda un po'! Già ne parla la stampa di tutto il mondo! E' il capo dello Stato in persona che giustamente s'indigna, che anzi s'incazza a morte e che chiede spiegazioni!
Qui i 'capi' politici nel loro piccolo non s'indignano, buoni buoni non protestano neppure, non chiedono spiegazioni. Ci mancherebbe, con tutte le rogne giornaliere della spartizione del potere e del controllo del voto popolare! Tutto Ok. Articoli di accorato appello di giornalisti e di 'sedicenti' studiosi,petizioni di parlamentari, migliaia di firme di gente incazzata per l'indifferenza circa la sparizione e l'imboscamento delle testimonianze documentarie scritte degli antichi Sardi? E chi se ne frega! Tutto Ok. Qui c'è il passato dei pidocchiosi sardi pelliti, cioè il nulla assoluto degli antenati di Ampsicora, mica il passato glorioso di Roma, con tutto il ricordo di morte, sublime davvero, dei gladiatori delle colonie, sardi compresi.


Proprio così, caro Gigi. Chi se ne frega? Oggi i giornali si indignano, giustamente, per il crollo a Pompei. Fra essi Il Corriere della Sera che dà tre pagine al disastro, una delle quali è dedicata all'allarme del mondo dell'archeologia e dei beni culturali in genere in Italia. C'è un grido che riguarda, nell'ordine, Abruzzo, Campania. Emilia Romagna, Friuli, Lazio, Molise, Puglia, Sicilia, Veneto, Lombardia, Toscana. E sì, la Sardegna non c'è, la situazione dei suoi beni culturali non desta neppure una piccola preoccupazione.
Noi vecchi paleo sardisti, più o meno indipendentisti, sappiamo bene come mai e, essendo mediamente di buone letture, sappiamo perché: l'Italia, anche nelle sue strutture periferiche, difende giustamente le sue radici classiche, fenicie, puniche, greche, romane. L'Unione sarda pubblica oggi una interessante intervista con il soprintendente Rubens D'Oriano sulle radici greche di Olbia, non del nome della città, proprio dell'insediamento umano. Quello che, come certificano i resti di nuraghi e monumenti nuragici, preesiste a greci, fenici, romani. Mica glielo ha imposto Bondi di dire che gli antichi abitanti di Olbia erano greci. Mica lo impone Bondi a privilegiare l'ennesimo scavo di Sirai rispetto alla messa in sicurezza di Sa Pala Larga (oggi inconsapevole portavoce di tanti altri scempi).
È lo Stato, non questo o quel governo, a imporre a scuola l'amore per il classico e la disistima per il barbaro. Se è vero, come dicono i retori dell'Autonomia, che lo Stato in Sardegna è la Regione (terribile sciocchezza, ma viene detto) io credo che debba essere la Regione a fare quel che Roma fa per la civiltà classica: assumere preistoria, protostoria e storia sarda come radice del nostro essere comunità, o se vi vuole nazione.
In questo senso – ma va raffinata – va la proposta di legge dei Riformatori sardi, quella dei dieci milioni annui per il nuragismo. Non è un caso, credo, che essa abbia suscitato l'indignata reazione di quanti pensano e proclamano che “i nostri antenati erano alti e biondi e si chiamavano romani e greci e punici e fenici”. È una buona maniera per essere riconosciuti anche da quelli che classico uber alles. Chi sa perché mi torna in mente quanto raccontava il nostro comune amico Michele Columbu.
Quando era sindaco di Ollolai, si accorse un giorno che le carte del TCI segnalavano Gavoi ma non Ollolai. Scrisse: “Caro Touring club, mi accorgo oggi che ignorate il mio paese e mi dispiace. Sappiate però che anche Ollolai ignora il TCI”. Qualche tempo dopo, una nuova edizione della carta riparò all'omissione. Caro Touring club – scrisse allora il sindaco – vedo con grande piacere che avete finalmente riconosciuto Ollolai. Sono però desolato nel significarvi che Ollolai continua a non riconoscere il TCI. Non so perché, ma mi sa che questo ricordo sia appropriato. [zfp]

6 commenti:

Grazia Pintore ha detto...

Michele Columbu,un grande.Noi possiamo ignorare l'Italia,visto che lei ignora la Sardegna,ma "certi cosidetti sardi"che hanno posti di comando nella regione Sarda perchè non lottano per valorizzare e salvare i nostri meravigliosi siti archeologici?E' gravissimo che lo Stato Italiano ignori la Sardegna ma è ancor più grave l'ignoranza di certi sardi.GFP,ricordati la lotta che hai fatto contro il potere sardo per la valorizzazione della nostra vecchia archittettura,lottavi contro i notabili sardi,quindi siamo noi i maggiori colpevoli.Se vogliamo essere rispettati dobbiamo essere,per primi, noi a rispettarci.

larentup@gmail.com ha detto...

In Sardigna su tempus e sos omines an distruidu unu, deche, chentu, sitos, ma non mi paret chi sos zornales italianos apan iscrittu denuntzainde custu disastru o si sian iscandalizzados de custu isperdissiu. Cara Grazia che sempus tropu allargu dae su ministeriu e sos chi lu rappresentan in Sardigna sun propriu sos notabiles sardos chi muntovas tue, una ratza chi nemos est resessida a isperdere, mancu sa musca Machedda.

maimone ha detto...

Custas dies in Terramanna b'at istadu medas alluviones. Su guvernu s'est riunidu luego e at istanztiadu 20 miliones de euros. Proade a pregontare ite nde pensan sos de Biddamanna e Cabuderra.

Giuseppe ha detto...

Il ricordo del sindaco di Ollolai è appropriato Zuanne, e tu sai anche perché: ad avercene di sindaci come quello!
Siamo davvero un popolo strano: ci applichiamo tutti per tentare di ricuperare il nostro passato attraverso strade diverse che, guarda caso, sembrano convergere tutte in un'unica direzione, ma quando finalmente qualcuno propone una legge per finanziare "prioritariamente" la ricerca sulla storia che procede i fenicio-punici e i romani, è stato sufficiente citare l'isola di Atlante per scatenare un putiferio.
E allora teniamoci le tante "Pala Larga".

Giuseppe Mura

elio ha detto...

@ Gigi Sanna,Larentu P. e Grazia Pintore.

Sas palas largas za' che sunu: sun sas nostras e bàrriu nd'ana zutu tantu ca non faghet pius a l'arreghere. Su chi mi timo est chi nos apan abbetuadu a cherrer, cumente nan sos italianos, sa cuba piena e sa muzere imbriaca.
Bi cheret fortzas pro refudare su chi nos no andat e, a bortas, lambrigas e sambene, cumente naraiat cudhu ingresu a su tempus de sa "batalla de Inghilterra", pro las creare sas fortzas e galu, pagu àscamu seberandhe: custu eja e custu nono. Tocat finas a lu pompiare calchi risicu.

el-pis ha detto...

domus dei gladiatori a Pompei e
domos de janas a sa Pala Larga de Bonorva.
sos gladiatore sun mortos e gai abbarrana
sas janas sun dromminde e luego s'hana a ishidare pro narrere a totus: est s'hora de gruspire su venenu 'i hamos ingurtiu pro meda tempus e de torrare a novu su lohu nostru.