Se non ho capito male il post di Romano a commento dell'articolo sulla iscrizione protocananaica nella Grotta Verde di Alghero, il graffito della foto è stato distrutto, insieme ad un'altra iscrizione. La distruzione sarebbe un atto di vandalismo. Vorrei illudermi che si tratti di uno scherzo o anche solo della denuncia enfatizzata di un cattivo stato di conservazione di un reperto che, lasciatoci dai nostri antichi, attraversati almeno tremila anni in buono stato, ha impattato con il colpevole disinteresse di chi avrebbe dovuto proteggerlo.
Se è vero, però, quel che Romano dice, ci troveremmo di fronte a un delitto di inaudita gravità. Con i vandali, se di vandali, diciamo così, disinteressati si tratta, c'è ovviamente poco da fare. La guerra contro gli imbecilli è persa in partenza. Ma c'è molto da fare contro chi, dovendo per ufficio, difendere e proteggere i beni culturali, non lo fa, forse immaginando che quei segni sulla pietra fossero il divertissement di qualche ragazzino.
Mi pare di aver letto da qualche parte che le procure sono tenute ad agire ogni volta che abbiano notizia che un reato è stato commesso. E ad agire non solo contro i responsabili di un crimine ma anche contro chi se ne fa in qualche modo complice. La guardia giurata cui è affidata la custodia di un bene può essere immune da colpe se, invece di fare la guardia, va a spasso lasciando aperte le porte del magazzino? Ci sarà pure in Sardegna un magistrato che voglia mettere gli occhi sui disastri che provocano l'incuria, il menefreghismo e, forse peggio, la presunzione secondo cui quel che non si vuole vedere non esiste?
Speriamo che la segnalazione di Romano non sia del tutto esatta, ma è bene che sia chiaro: ne abbiamo le scatole piene della sparizione, comunque motivata, di frammenti della nostra storia. Dove non bastano il dibattito culturale, le pacate denunce e quelle meno flemmatiche, le segnalazioni inascoltate, forse avranno effetto le denunce penali.
8 commenti:
Spero anch'io non si tratti dell'ennesimo atto vandalico ai danni di siti censiti e che dovrebbero essere "istituzionalmente" protetti. Equiparabile, per restare nel campo delle bellissime grotte della sardegna, all'atto vandalico subito dai cosiddetti, genericamente, graffiti neolitici della grotta del bue marino: una serie di figure umane (in numero di dodici?)che danzano intorno a bassorilievi interpretati come dischi solari.
giovanni
Caro Gianfranco, io non so più cosa pensare. Se è stato distrutto il graffito, ovvero l'iscrizione in caratteri protosinaitici, si è distrutto uno dei documenti più importanti della nostra storia dell'età del bronzo. E a gennaio diremo perchè! Ma non finisce qui, non può finire qui! La pazienza ha un limite: l'ugaritico nuragico di Mogoro fatto conoscere dopo 25 anni in... fotocopia,lo 'spillone nuragico'scritto fatto comparire dopo 20 anni e non pubblicizzato ( e chi lo conosce ancora oggi?), la barchetta 'scrittissima' di Teti ignorata e 'imboscata', il 'brassard' di Is Locci Santus che non si trova più (la denuncia specifica di Lidia Flore non ha ottenuto, come si vede, alcun risultato), i cocci di Orani che non si sa che fine abbiano fatto, il coccio di Pozzomaggiore ugualmente sparito e avvolto dal mistero più fitto, l'iscrizione di Pitzinnu lasciata anch'essa ai vandali, così come l'iscrizione della Capanna di Perdu Pes,quella di Aiga, ecc. ecc.ecc. ecc. Il tutto condito con un tentativo (miseramente fallito: fallito come sempre falliscono le azioni dei meschini e dei cretini)da parte di gente di pochi scrupoli di isolare in ogni modo, di diffamare, di screditare il più possibile e di criminalizzare delle persone oneste e che fanno del bene. Delle persone che, tra l'altro, perchè si sappia, invitano il Corpo Forestale della RAS di partecipare ai Corsi di scrittura nuragica per la conoscenza di oggetti 'scritti' che rischiano oggi di finire nel mercato clandestino; che pregano gli agenti dello stesso Corpo di passare ogni tanto con la camionetta per sincerarsi che la scritta in protocananaico di Perdu Pes non venga asportata o danneggiata dai ladri e dai vandali!
E infine un'osservazione. E' stata criticata da taluno una certa informazione fatta, da questo o da quello, per fotografia. Per fortuna (quale fortuna immensa!) abbiamo la fotografia di uno dei graffiti della Grotta Verde! Scattata negli anni '70! Per fortuna abbiamo avuto un'anima pietosa che, sia pur per fotocopia, ci ha fatto capire che il prof. Pettinato aveva ragione; che aveva ragione anche Momo Zucca nell'informarci del coccio nuragico-ugaritico di Sa Serra 'e sa Fruca di Mogoro. Chè i nuragici, come in Tzricotu, usavano i cunei ugaritici!
E nella relazione a Bondi cosa mai si dirà? Avranno rassicurato il ministro che il coccio c'è e ben custodito? O che non c'è perchè è stato danneggiato? O non c'è più per qualche altro motivo ancora?
Sì,caro Gianfranco, la pazienza ha un limite! Sempre un limite!
Condivido tutto quello che hai scritto, Aba. E mi fa immenso piacere che lo abbia detto e scritto tu, perché così a certe 'cose' i miei 'conterranei' credono di più. Tu non puoi essere accusata di 'sardismo' e di 'razzismo' indigeno. Naturalmente aspettati le rappresaglie dei soliti anonimi miserabili 'reazionari' . Soprattutto ora che sono sprofondati dove sono sprofondati e hanno perso completamente la faccia!
Due precisazioni solo.
Prima.
Tu non hai commesso alcuna 'ingenuità' nella decifrazione: sconti soltanto il fatto che non hai forse ancora la necessaria assuefazione ad un tipo di scrittura particolarissima, raffinatissima, 'a rebus', quella assuefazione che si ha solo con molti ma molti anni di studio epigrafico; a un tipo di scrittura inoltre che non presenta mai dei 'doppioni' (ogni documento pur rientrando nel 'sistema' fa storia a sé) perché gli scribi nuragici erano non solo tra i maggiori conoscitori delle scritture antiche,dal sumerico sino alla cosiddetta 'lineareB', ma tra i più creativi e fantasiosi in assoluto. Osserva: settantacinque documenti epigrafici e 75 grandi e piccoli capolavori! Mai lo sciatto, mai il prosaico, anche quando (come nel caso della Grotta Verde) potrebbe apparire tale.
E a proposito di 'ingenuità' non dimenticare alcune delle ingenuità che abbiamo commesso con Gianni Atzori nel tentativo di decifrare i documenti di Tzricotu nel 1995! Molte intuizioni certo, ma anche grosse sciocchezze (o ingenuità che tu voglia chiamarle). Esito della conoscenza e dell'esame epigrafico 'interno' di soli quattro documenti. L'ingenuità è la costante (dopo l'intervento a posteriori), il difetto normale, scontato, di tutti o quasi tutti i libri di studio che in un modo o nell'altro attengono alla scienza e alla conoscenza! Oggi tutti o quasi tutti dicono che il prof.Lilliu è stato un 'ingenuo' a proposito del nuraghe 'fortezza'. Oggi però, a mezzo secolo di distanza! E lo stesso si può dire per la scrittura 'nuragica'. Oggi però, solo oggi con decine e decine di documenti che denunciano quella che chiamiamo 'ingenuità'.
Seconda.
L'invito mio al Corpo Forestale della RAS è un 'nuovo' invito in quanto già alcuni degli agenti (e approfitto dell'occasione per ringraziare pubblicamente qui il Capitano Delogu, Comandante allora del Corpo Forestale RAS, per aver accolto la mia proposta) hanno partecipato alle lezioni del corso precedente. Naturalmente quest'anno la proposta di partecipazione (essendo il corso non più 'sperimentale') verrà estesa ad agenti e funzionari di altre Istituzioni deputate alla tutela e al patrimonio del patrimonio archeologico e culturale della Sardegna. Sarà esteso anche alle Sovrintendenze!
"Condivido tutto quello che hai scritto, Aba. E mi fa immenso piacere che lo abbia detto e scritto tu, perché così a certe 'cose' i miei 'conterranei' credono di più. Tu non puoi essere accusata di 'sardismo' e di 'razzismo' indigeno"Signor Sanna lei ha colto nel segno,è proprio questo il difetto di certi sardi:se una cosa la dicono "sos istranzos"anda bene si la narano sos sardos no.Ma questo modo di comportarsi è masochismo,diffidenza, autolesionismo o solo pura ignoranza?
Anche la dottoressa Lo Schiavo ha studiato la grotta.
Grotta Verde 1979: un contributo sul Neolitico antico della Sardegna
Atti della XXVI riunione scientifica IIPP “Il Neolitico in Italia “
GROTTA VERDE 1979: UN CONTRIBUTO SUL NEOLITICO ANTICO DELLA SARDEGNA-. Si riferisce l’esito di un breve intervento di scavo effettuato nel laghetto interno della Grotta Verde di Alghero. Esso ha accertato la presenza di deposizioni isolate nelle nicchie della grotticina, con corredi riferibili ad una facies locale caratteristica del Neolitico Antico, sigillati da una stratigrafia.
F. LO SCHIAVO – Grotta Verde 1979: un contributo sul Neolitico antico della Sardegna
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ARCHEOLOGICA SUBACQUEA 3 (Supplemento al n. 37–38, 1986)
Fulvia Lo Schiavo: Ricerche subacquee nella Grotta Verde di Alghero
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Grotta Verde 1979: un contributo sul Neolitico Antico della Sardegna, in Il Neolitico in Italia, Firenze 7-10 novembre 1985, Firenze 1987, 845-858.
ADG
Sono riuscito a leggere solo adesso. il Sig. Romano afferma che le fotografie dei grafiti perduti riguarda solo una parte degli stessi: ovvero? esistono o esistevano graffiti non fotografati?
il prof. Gesenu come ha fatto a studiare sulle incisioni se le stesse sono state distruttte?
PS.
grazie ADG
le foto riguardano un ingrandimento del totale delle incisioni...penso che il prof. abbia fatto uno studio su tutta la grotta e non sui graffiti che a quanto dicono gli speleo sono illegibili a causa delle scritte che negli anni qualcuno ci ha fatto!
Caro Romano, mi scusi ma non avevo letto il suo ultimo post. Come epigrafista posso modestamente dire che, se solo si volesse, si potrebbero ugualmente rintracciare i graffiti anche antecedenti ai rilievi fatti dal Segre (e poi dal Lilliu). Con i segni fotografici che attestano i graffiti (e la chiara scritta in 'protosinaitico') di Grotta Verde, anche se si sono sovrapposti altri segni, si può sempre risalire ai primi. Per non aversi dei risultati bisognerebbe che si verificasse il caso che l'atto vandalico avesse annullato completamente la superficie o il supporto che dir si voglia dei graffiti. Un tentativo in tal senso si potrebbe comunque fare, anche perchè i segni della scritta presentati nel libretto 'Sardegna' del Ruocco sono abbastanza profondi.
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