venerdì 23 ottobre 2009

Maninchedda sogna una Costituente: povero Statuto

Quando si dice la capacità di sintesi. Nel suo blog, Paolo Maninchedda liquida con poche e apodittiche parole la proposta di nuova Carta costituzionale della Sardegna elaborata dal Comitato per lo Statuto. La proposta sarebbe – dice il neo indipendentista consigliere sardista – “inadeguata e arretrata, nella concezione e nell’articolazione, perché elaborata con una certa indifferenza rispetto ai temi della finanza regionale”. Amen.
Il Comitato era coordinato da Antonello Carboni, Mario Carboni e da me: lo dico solo per segnalare che ho le carte in regola per dire che quella di Maninchedda è una critica pressapochista, lo sfogo di chi o non ha letto o ha frainteso o ha retro pensieri non epressi. Se lo avesse letto – ma è vero, è un po' troppo lungo e per arrivare agli articoli riguardanti le finanze sarde bisogna arrivare al 44 – avrebbe evitato tanta approssimazione. Basta, del resto, controllare nel testo della proposta che si trova anche nel mio sito, da cui è possibile stamparlo. Credo che una semplice lettura rivelerà a chiunque quanto sia pretestuosa la sua stroncatura.
Non ce ne sarebbe bisogno, ma forse bisognerà spiegare che la finanza regionale prevista nell'articolato non è quella ora vigente: è quella che entrerebbe in vigore dopo l'approvazione dello Statuto. Il quale prevede, tanto per capirci, che le tasse si riscuotono in Sardegna e che la Sardegna partecipa alle spese sostenute dallo Stato per le materie di propria competenza: difesa militare del territorio dello Stato; moneta; amministrazione della giustizia; rapporti diplomatici con stati terzi.
La proposta può ovviamente essere criticata, ci mancherebbe, nelle cose che dice o non dice, ma qui siamo alla pura aggettivazione di un bersaglio di comodo, dietro il quale c'è dell'altro. E questo altro è l'Assemblea costituente che tarda ad essere messa all'ordine del giorno, malgrado sia nel programma del nuovo governo regionale. Fui fra i primi, fin dal 1996, a proporre una Assemblea costituente per la scrittura di un nuovo statuto (chi ne ha voglia, veda il mio “La sovrana e la cameriera”, ed. Insula) e, se i i sardi avessro a disposizione alcuni anni di tempo, continuerei ad essere dello stesso avviso, mio di 13 anni fa e di Maninchedda degli ultimi sei mesi.
Ma tempo non ce n'è e questa della Costituente rischia di apparire una scappatoia per non affrontare una questione assai lanosa: come scrivere la nuova carta della Sardegna? Maninchedda sostiene che “la possiamo eleggere a Marzo in concomitanza con le amministrative; in quattro mesi concluderebbe i suoi lavori e la Sardegna potrebbe disporre di un testo, da approvare in Consiglio regionale”. Se non ci fosse la Costituzione italiana e la Corte costituzionale, certo che sì.
Vale la pena ricordare che la prima proposta di Assemblea costituente si arenò nel Parlamento italiano, dopo anni di sollecitazioni, durante il passato governo Berlusconi? No, naturalmente, perché lo si sa? Come si sa che questa nuova Assemblea si arenerebbe nelle secche dei ricorsi di chi non la vuole, in una lunga attesa di una sentenza della Consulta. Si arriverebbe a superare la metà della legislatura che, come si sa, è il crinale oltre il quale tutto diventa difficile, soprattutto in materia di riforme così importanti.
Una strada per interessare il popolo sardo al suo statuto nazionale c'è: è quella di portare alla sua discussione, approvazione e sottoscrizione la proposta del Comitato insieme alle altre proposte che altri potrebbe presentare. Magari meno inadeguata e arretrata, come la vorrebbe Maninchedda. Che, mi par di capire, preferisce discutere di strumenti per darci uno statuto al che cosa metterci dentro.

3 commenti:

Giuseppe Mulas ha detto...

Stimadu Pintore,i miei complimenti sinceri per il lavoro svolto,vederselo liquidato in 4 e 4 otto non credo sia piacevole.Saro'ripetitivo ma giuro,non capisco cosa manchi a questa sua proposta per renderci interamente liberi di organizzare la nostra esistenza dentro la Sardegna.Tutti quegli strumenti di perpetuazione del potere da parte dello dello Stato italiano sui quali dubito che il suddetto voglia lasciare la presa non si sono tralasciati,e le domando :Cosa ci puo' mancare dal compiere quel passettino in piu? Glielo chiedo senza ironia e sinceramente perche' mi sfuggono le differenze de facto rispetto ad una sovranita' assoluta,questo dovrebbe essere un primo importante passo a parer suo o l'arrivo ? Per quanto riguarda la coniazione della nostra moneta non credo rientri nei parametri europei,neanche un po',li si dovrebbe forse fare una scelta ancora piu' radicale perche' quello e' l'OSSO per eccellenza,magari riuscissimo a reimpossessarcene !!!Per non parlare poi della fiscalita' che rientrerebbe nelle casse della regione, sarebbe la fine delle aziende che vogliono solo prendere da noi senza renderci quasi nulla se non inquinamento e qualche stipendietto,ma a questo punto cosa manca? La scuola farebbe capo alla regione,la moneta pure,i beni culturali in genere idem,la storia,la lingua,il fisco,i trasporti ci sono... le forze armate ?Anche loro ?Manca l'amministrazione della giustizia,solo quella spetterebbe ancora all'Italia ?

Saludi,Giuseppe.

Antonimaria Pala ha detto...

Una proposta de carta fundamentale, chi podet èssere mezorada, ampliada e cambiada cun su contributu de totus, non podet èssere sa regolta de sos atos amministrativos e finantziarios o unu pianu chi règulet totu su benidore de Sardigna. Cussa est matèria de guvernu. Deo pesso chi sa preocupatzione de s’On Maninchedda siat esagerada e fians unu pagu cuntradditòria. Si est beru chi a su chi paret non si agatat su tempus pro detzìdere in Regione cosas de importu comente a sa chistione indipendentista – chi non mi paret ordinària amministratzione – e chi ba’t unu “clima di stallo”, comente si faghet a èssere siguros chi b’est totu su tempus pro aprovare sa Costituente?
Si sa Carta de Logu Noa non cumpetit cun sas dinàmicas chi ant a ghiare su protzessu de federalismu fiscale, ca in sos artìculos 44 e 45 diat risurtare carente, no est menzus a chircare de la potentziare cun s’acordu chi, nessi, partat dae s’unidade de sa maioria traballende pro s’acordu cun totu su parlamentu sardu, cun ispìritu costituente, incurtziende sos tempos e rendende cundivisìbile sa botza de partentzia?
Sa paga fidùtzia pro su rispetu de sos tempos e de sos impinnos chi custu sistema polìticu cunsentit, mi brivat de crètere chi si potzat rimandare a cras su chi si podet fàghere oe.
Deo pesso chi siat cumbeniosu a cunsiderare sa chirca de prenare su “bòidu ideològicu” – chi a pàrrere meu atraessat dae destra, a manca firmende si finas in giassos de s’arcu soveranista, comente una fortuna e non comente una fatalidade pro sa Sardigna. Tenet importu meda su de ischire pro ite, o si est cun sintzeridade, chi in sa classe polìtica sarda sas chistiones soveranistas sunt in prima ria? O no est menzus a si lu gosare comente risurtadu de una batalla incumintzada finas in antis de su Rennu de Italia? Ma cando traballades in Cunsizu Regionale, s’autopsia li faghides a sos chi proponent cosas, pro li abaidare intro su coro si b’at infetziones eletoralìsticas, virus de casta o lesiones in su sistema verdaderu?
Si ponimus in motu sa màchina de sa veridade, in polìtica, comente in medas campos de sa vida, si firmat totu. E su tempus est colende…

Antonimaria Pala

Anonimo ha detto...

Ma che razza di sardo è quello del signor Palla? Non una sola parola diversa dall'italiano, di scrivere così son buoni tutti...

Prof. Antonio Vicario