La parte più italianista del Pd in Sardegna si sta scagliando in questi giorni, apparentemente, contro gli indipendentisti e, in particolar modo, contro il Partito sardo. Lo
hanno fatto Francesco Pigliaru e Giorgio Macciotta, in due articoli su La nuova Sardegna. Le loro tesi sono
tutt’altro che nuove e ruotano intorno a due concetti: il Psd’az è
corresponsabile del “malgoverno di Cappellacci”, la Sardegna da sola non ce la
farebbe.
Il
primo è ininfluente e con un progetto sovranista c’entra nulla, non perché
falso ma perché non considera che cosa sarebbe capitato della loro ostilità al
sovranismo nel caso in cui il Psd’az fosse alleato del Pd. Dell’altro concetto
si parla, devo dire con noia, da decenni, ma se si vuole sentire, a proposito,
la campana di un sovranista, consiglio la lettura del piccolo saggio (Oggi scende in campo Macciotta
contro di noi, ma sbaglia i conti economici e politici) pubblicato
da Paolo Maninchedda sul suo blog.
Ma,
dicevo, il bersaglio a me sembra più apparente che reale. È probabile che i due
esponenti della sinistra intendano imputare la battaglia sulla sovranità della
Sardegna a uno scontro fra la destra (depositaria del sovranismo, insieme a
quanti, come una parte della stessa sinistra, “fanno il gioco della destra”) e
la sinistra, difensora della immutabilità della Costituzione italiana. O, in
maniera meno schematica, che intendano ripetere, adeguandola ai tempi, la campagna
che nell’immediato dopo guerra la sinistra in Sardegna condusse contro
l’autonomia regionale, cavalcata – si disse allora – dalla destra per
conservare i propri privilegi di classe. Allora, la sinistra del Pci e del Psi
cambiarono rotta per il deciso e pesante intervento di Togliatti in appoggio ai
comunisti e ai socialisti autonomisti.
Non mi
pare che i sovranisti del Pd – contro cui mi paiono diretti principalmente gli
strali di Pigliaru e di Macciotta – possano trovare una sponda romana per il
progetto che, a quel che si sussurra, avrebbero in testa. Candidare alla
presidenza della Regione la scrittrice in lingua italiana Michela Murgia che,
come è noto, fa sfoggio del suo curioso indipendentismo: non-nazionalista,
non-sardista, non-linguistico non-identitario ma solo economicista. Come dire:
che male fa la nostra indipendenza? La nostra lingua è l’italiano, la nostra
nazione è l’Italia, la nostra identità è quella che individualmente abbiamo e
così e così.
Che
questa sia la soluzione vagheggiata da una parte importante della sinistra è
cosa che ha ormai smesso di rumoreggiare solamente: c’è – assicura chi sta
dentro le cose – un trust di cervelli che sta preparando l’uovo pasquale per
l’anno prossimo, se non addirittura uno spuntino di fine autunno. E se è vero
che a destra non pullulano i candidati alla successione di Cappellacci, la
sinistra non è meglio messa nella ricerca di un successore di Renato Soru. Di
qui, l’idea che sta girando da tempo: candidare chi darebbe un brivido
indipendentista senza pagare lo scotto del dover poi attuare una politica
indipendentista
3 commenti:
Porelli...
Adriano Bomboi
Spero che il Psd'az non cada nella rete e non finisca per piegarsi alle logiche del PD, come fece negli anni settanta e ottanta con il PCI. Se occorre aprire una fase di aperta conflittualità con lo Stato, stare a fianco del PD che senso avrebbe?
Che la destra sia in Continente che in Sardegna ha governato male,non ci sono dubbi,ma ciò che più mi sconcerta è la sinistra.Dov'è? Cosa vuole? Che programmi ha?.Ho la sensazione che la sinistra abbia sentito "caronte"molto ima che arrivasse.Michela Murgia mi piace come scrittrice ma come presidente di regione!!!Con questa proposta mi si conferma che il PD sardo soffre il caldo più del PD nazionale.Odio i giochetti politici.
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