venerdì 15 giugno 2012

Scrittura nuragica: gli Etruschi allievi dei Sardi (II)


Nella prima parte del suo articolo, Gigi Sanna descrive la stele trovata 28 anni fa nei pressi di Allai da Armando Saba e la definisce un reperto che sopporta un mix di scrittura romana, etrusca e nuragica
di Gigi Sanna

Cerchiamo ora di capire a fondo il dato dell'obliquità centrale che è chiaramente segnalata dal fatto che, come si è detto, le lettere iniziali della scritta in caratteri di tipologia romana si presentano tutte e tre sfalsate rispetto ad una linea teorica verticale. Se è vero che detta obliquità serve a notare il segmento che accostato agli altri due contribuisce a dare lo schema a zig-zag è vero anche che essa tende a segnalare, a mettere in una certa evidenza, i tre segni costituiti apparentemente da soli segni fonetici alfabetici. 
La parte etrusca dell'iscrizione
Infatti non è chi non capisca che lo scriba con i segni 'G' 'V' 'V' ha voluto realizzare anche dell'altro, ovvero degli ideogrammi nascosti così da comprendere nella scritta un dato ormai comune nelle lapidi mortuarie e cioè l'età del defunto. Ha scritto cioè il numero 110 (centodieci) approfittando del fatto che praenomen, nomen e cognomen di Giorre Utu Urridu ( il segno di C agglutinato a G e le due apparenti 'U' ) davano l'opportunità, grazie alla combinazione delle lettere iniziali, di rendere i simboli grafici numerici in uso nella numerazione convenzionale romana: C + V + V.
Si noti ancora che il dato numerico dell'età, ricavato con l'obliquità, consente ancora allo scriba di ottenere un esito davvero spettacolare: il fatto cioè che la lettera iniziale 'G' di GIORRE diventa organicamente di valore 'tre' (serpente, lettera alfabetica e lettera numerica); cosa questa che le consente di affiancare efficacemente il tre del serpentello a tre spire a sua volta affiancato dal tre della scritta etrusca in bustrofedico o, meglio, a serpente con tre spire.
Ora, l'età del defunto potrebbe sembrare sulle prime eccessiva, tale da inficiare l'ipotesi, se non osservassimo due aspetti ancora dell'iscrizione. Il primo è che lo scriba ha realizzato il manufatto sempre attento a rispettare ed esaltare il numero sacro e cioè il 'tre'. Quindi in ragione di ciò ha riportato sulla destra (con lettura destrorsa) il 'chi', ovvero l'identità del defunto a cui appartiene la lapide, il 'quando' (l'età della morte) e il 'come' o perché' di essa [sighi a lèghere]. 

4 commenti:

Gigi Sanna ha detto...

Per capire le 'code' (bada che ne trovi di molto significative negli affreschi etruschi)pensa solo a come è fatto il numero 3 nell'etrusco. CI è il numero tre ma è anche la terza (teorica, la labiale sonora praticamente non veniva usata) lettera dell'alfabeto. Bada che nel saggio ho giocato uno scherzetto agli etruscologi 'superficiali' che vanno a farfalle a proposito del segno a ...coda lunata di animale (ho citato un certo sarcofago ma non lo ho commentato di proposito).
Quanto al tre Tin Uni (= SIN -SHAMASH) ritengo che quel numero sia prettamente astronomico. Il 'ciclo' del tre per entrambi per nascita - vita - morte. Sono essi, il Sole e la Luna, che si comportano come gli uomini: ma essi risorgono e fanno intuire che anche gli uomini risorgono in un 'ciclo' infinito. Anche gli uomini in fondo sono 'tre' proprio come i loro genitori! 'Assomigliano' a loro. Nel saggio dico che Tin e Uni sono 'indicatori', i 'certificatori' e, direi, non a caso. Non è forse il tenero amico che nella tomba di Sarteano 'indica' quell'indicatore del 'tre' al dubbioso? Bada però che di quel gesto io non ho detto tutto. Mi farebbe piacere che qualcuno lo scoprisse. Non c'è solo il tre e l'indice, c'è qualcosa di molto importante per il tre. E naturalmente c'è ancora la numerologia nuragica. Ma per spiegarlo diamo tempo al tempo! Tu sai che ho lasciato in sospeso un certo articolo riguardante l'iconografia nuragica, quella pitica di Glozel e quella etrusca. Nel confronto mancano ancora, a proposito della lettura 'con' i dati etruschi.
Per finire vuoi vedere una cosa curiosa? Il nome di padre in egiziano è, come sai, IT con determinativo 'serpente' (cosa questa che ha fatto dannare gli egittologi perchè pensavano ad un valore fonetico del segno a serpente (ITEF)). Ecco, il padre 'terreno' è giusto quello che il padre Sole -Luna è in cielo. Il serpente in egiziano è il simbolo della nascita del mondo e della sua continuità ciclica. Ma anche il serpente terreno, suo figlio, lo è. Non parliamo poi del Faraone cobra! Il 'razionalismo' delle culture antiche, direi 'matematico', è davvero sbalorditivo. Le loro capacità analogiche sono sublimi!

alberto areddu ha detto...

Sanna,

facciamo conto che l'estensore sia un falsario. Vuole prendere un nome dal suono esotico e si ispira al lontano altopiano di Giorrè, in territorio di Florinas, sa però che gli accenti non deve metterli, ché gli antichi non li mettevano, per cui scriverà GIORRE. L'estensore non si chiede se la forma fosse così nel medioevo (anch'io al momento ignoro come venisse trascritto), lui pensa al suo campidanese che conosce suoni palatalizzati, corrispondenti a velari logudoresi, scrive G- pensando a Gh-. Ma un suono Gh- nel Logudorese si sarebbe mantenuto (e avremmo oggi *Ghiorrè ad indicare la località dirupata), un suono iniziale di g- palatalizzata nel logudorese può derivare da un GL-, un CL- , o da I semivocalica, come nel caso di Giave, che presuppone il medioevale IAFE. Con questo voglio dire che se è esistito un suono paleosardo *Ghiorre fa specie che non si sia mantenuto pari pari nel sardo logudorese; se invece l'estensore (quello ipotizziamo autentico) avesse pensato a un suono originariamente palatale non avrebbe trascritto Gi- orre, bensì Iorre oppure Jorre, ché queste son le trascrizioni correnti nel mondo antico latino. Resta poi il dubbio, come detto, che, vista l'accentazione tronca, il toponimo non potesse essere stato, in origine, con diversa vocalica pretonica: GIARRE, ad esempio, e quindi rimandandoci a un altro altopiano: GIARA, per cui ho trovato una qualche spiegazione nel rumeno

Gigi Sanna ha detto...

Al segno a V. Scopri tu ora in etrusco che cosa è mai il segnoa V! E capirai perchè nella traduzione io ho aggiunto qualcosa al 'tre'. Questo qualcosa è comunissimo nella simbologia etrusca. Ma ripeto, scoprilo da sola perchè è una cosa interessantissima!
Ciao, mi assenterò per due o tre giorni!

alberto areddu ha detto...

Three is a magic number !