“Nella nostra isola non esiste una lingua sarda univoca. Ci sono troppe sfumature che non possono essere ricondotte verso un unico vocabolario”: parola di Franco Cuccureddu, consigliere regionale e rappresentante nell’Isola del Movimento per l’autonomia. Lo ha detto a un giornalista dell’Unione sarda che pubblica oggi una interessante inchiesta sui riflessi qui delle proposte della Lega sulle bandiere regionali e le lingue locali. Felice si sventolare i Quattro mori, Cuccureddu cade sulla lingua, tanto da farci augurare che sia stato il giornalista a fraintenderne le parole.
Facciamo finta, però, che quello riportato sia il suo pensiero. C’è allora da disperarsi per due ragioni: la prima è per la banalità, mista a mistificazioni, di quanto ha detto; la seconda, forse più grave, è per la fonte. Un consigliere regionale che rappresenta un partito autonomista nel governo che ha più volte affermato di voler tutelare e promuovere la lingua sarda e, insieme ad essa, le altre lingue alloglotte della Sardegna.
“Non esiste una lingua sarda univoca” sentenzia chi dovrebbe sapere che la lingua sarda è “univoca”. È quella, per dire, che è tutelata dalla Regione dal 1997 e dalla Repubblica attraverso la legge 482. Forse voleva dire che non è standardizzata e normalizzata, ma a parte che anche in politica le parole vanno usate appropriatamente, dovrebbe sapere che lo standard della lingua sarda esiste, è stato deliberato dal governo precedente e a Cuccureddu spetterebbe al massimo di agire per l’abrogazione di quella delibera. O forse, lo si capisce dalla seconda parte della frase, vorrebbe dire che in Sardegna, oltre al sardo, c’è il gallurese, il sassarere, il catalano d’Alghero, il tabarchino e che, quindi, a non essere “univoche” sono le cinque lingue parlate nell’Isola. Una spiegazione sarebbe comunque peggiore dell’altra.
Per non dire delle “sfumature che non possono essere ricondotte verso un unico vocabolario”. Insignificante dirlo per la sua ovvietà, criminoso solo il pensare che si possano ricondurre ad un unico vocabolario cinque lingue diverse, parenti solo alla lontana o addirittura neppure conoscenti. Non sarebbe il caso che prima di parlare di cose tanto complicate come sono quelle della lingua, uno s’informasse? C’è anche un’alternativa: tacere. Spesso si fanno figure migliori.
Ci sarebbe da dire, anche, che sventolare i Quattro mori per andare contro il sardo è una bella pretesa, ma temo che questo aggiunga confusione.
3 commenti:
E de ite ti merafizas? A ti l'ammentas cando fit presidente de sa rezone su bidu de s'onorevole Melis? Unu consizeri de sa chi tando si mutiat Democratzia Cristiana, s'est permissu de facher in sardu s'arrejonu suo. S'onorevole Melis,sardista, che l'at moidu sa paraula. Tue l'ischis bene chi b'at unu muntone de zente, su prus politicos, chi forrocran bene e mundana male.
Iat a tocare a lu preguntare ita cheret narrer "univoca".
Marranu si l'ischet!
Il problema e' nostro.Continuiamo ad alimentare questa situazione talmente controproducente per la nostra terra,da rasentare il ridicolo,il patologico.Vogliamo o no capire che dobbiamo autodeterminarci come popolo?Possiamo stare ancora per anni e anni a constatare l'affondamento totale della nostra dignita',se non cambiamo l'impostazione di fondo continueremo ad essere sempre currudus e appaliaus.
P.s. il livello culturale di chi ci governa e' da "Fisietto".
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