Al termine di un editoriale dal titolo "La Sardegna dei luoghi comuni", Fabio Pruneri, docente di Storia dell'educazione all'Università di Sassari scrive: "Da spettatore lombardo e da principiante di cose isolane ritengo che tra il banditismo e la Costa Smeralda, i due volti più noti ed esportati della Sardegna, c'è molto altro: è troppo chiedere ai sardi di raccontarcelo?".
Il professore, "continentale trapiantato", scrive ancora che "leggere - cito a caso ciò che "in continente" si è potuto conoscere della Sardegna in questi ultimi trent'anni - ... significa in fondo vedere una parte sola dell'isola: quella dei violenti, dei banditi, dei delinquenti più o meno romanticamente o sociologicamente raccontati".
Fabio Pruneri sintetizza con efficacia quanto da tempo, alcuni intellettuali sardi non allocati, vanno sostenendo: la disinformatzia attuata dalla "casta dei migliori" va dando della Sardegna un'immagine non solo falsa - sarebbe il meno - ma rispondente all'idea che della Sardegna (arcaica, folcloristica, chiusa su rituali ancestrali) si ha fuori di essa. Non perché, naturalmente, i continentali vivono nel pregiudizio (o non prevalentemente per questo), ma perché ad informarli sono o giornalisti poltroni o una congrega di scrittori sardi che traggono successo e diritti d'autore proprio da questa rappresentazione dell'isola.
Il professore lombardo è, insomma, vittima di quella corporazione che, usando abilmente la disinformatzia, nega l'esistenza di tutto ciò che non appartiene alla "casta dei migliori". Le decine e decine di romanzieri in italiano (molti dei quali di buon livello), i duecento romanzi il lingua sarda (moltissimi di ottima scrittura) non esistono poiché la "casta dei migliori" e i suoi alleati nei mass media e nelle università applica su di loro la consolidata tecnica stalinista della disinformatzia: esiste solo ciò che noi diciamo che esiste. Se ciò produce effetti di rimozione in Sardegna (dove questi scrittori operano), figurarsi che cosa succede oltre mare, dove si è legittimati a pensare quel che ha pensato Pruneri: non c'è chi racconta una Sardegna diversa da quella dei banditi e della Costa Smeralda.
Qualche giorno fa, parlandodi una lodevole iniziativa che coinvolge una ventina di intellettuali fra giornalisti, scrittori e editor, Giorgio Todde, un romanziere sardo ben inserito nella "casta dei migliori" ha lapidariamente decretato che nell'iniziativa "gli scrittori sardi ci sono tutti". In un eccesso di magnanimità, Todde concede che oltre al Sommo Sestesso la categoria "scrittori sardi" comprenda qualche altro. Non ne fa il nome, ma non credo di sbagliare pensando che "tutti gli scrittori sardi" coincidano con quella "casta dei migliori" che, spesso per solo merito di partito, è titolata a dare quell'idea di Sardegna che al professore lombardo sta giustamente stretta.
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