di Gigi Sanna
Qualche settimana fa abbiamo illustrato la 'tavoletta' di Oniferi e la Pintadera di Barumini, mostrando (crediamo ad abundantiam) che l'apparente decorazione 'geometrica' di alcuni prodotti dell'arte nuragica cela in realtà una sofisticatissima scrittura geometrico-numerica e alfa-lineare posta in essere dalla fantasia e dalla genialità degli scribi nuragici vissuti durante l'età del bronzo e quella del I ferro (e forse anche più in là). Una scrittura del 'tempio', ben organizzata, sempre coerente (per motivi tabuistici e religiosi) e inquadrata in un sistema che consentiva variazioni continue sul tema ma non il mutamento del linguaggio formulare e l'infrazione di certe 'regole' ben definite. Tanto stabilite che l'organizzazione del testo, l'uso dei simboli fonetici convenzionali e del lessico non differivano se non in dettagli sia che il documento fosse composto - poniamo - ad Arzachena o a Barisardo oppure a Pozzomaggiore o a San Giovanni Suergiu.
Oggi intendiamo ribadire (ma lo faremo più in là anche con un terzo documento lapideo, sempre di Nurdole) l'esistenza di questa 'scrittura' e delle sue 'regole' ma con una bella prova in più, quella che aspettavamo da tempo: la presenza di scrittura lineare (con chiara attestazione di più di un segno noto e indiscutibile di detta scrittura) mista a quella di tipo geometrico-numerica.
4 commenti:
@ Gigi e Atry
scusate la domanda "terra-terra", forse per voi scontata, ma sono troppo curioso: il disegno circolare ricorda troppo da vicino lo scudo diviso in quattro settori di alcuni bronzetti. Anche sugli scudi, insieme alle "placche" circolari di rinforzo che li rivestono, sono state avanzate ipotesi numeriche. Ci vedete qualche connessione?
Giuseppe Mura
Avanzate da chi? Quando? Dove? In quale saggio o rivista? Mi farebbe piacere saperlo!
Sì,è come pensi: i bronzetti hanno spesso simbologie 'solari' o meglio 'luminose'. E lo mostrano proprio dagli scudi che vanno 'letti', compresi, così come tutto il resto. Perchè anch'essi sono scritti e i segni ci sono per offrire lettura 'fonetica'. E' incredibile ma è così. E se vuoi ancora qualcosa di incredibile sappi che, a mio modesto parere, i nuragici hanno influenzato, con questo tipo di scrittura, anche l'etrusco. Ma diamo tempo al tempo. Bisogna andare per gradi. C'è ancora chi, dopo decine e decine di documenti venuti alla luce, storce ancora il naso persino per le lettere protocananaiche. Figurati se 'accettano' la 'scrittura' di Loghelis o di Nurdole! Neanche se li frusti a sangue!
Leggiti, ti prego, alcune pagine di SAGRA sulla cosiddetta scrittura 'con' e, se non hai pregiudizi sulla natura della scrittura nuragica (davvero unica al mondo!), lo capirai. Ne parlerò ancora di questa 'scrittura' e presto. I numerosi corsisti (anche archeologi) del corso di epigrafia 'nuragica' la conoscono già e già hanno informazioni precise (da memorizzare) attraverso le dispense che regolarmente vengono distribuite prima della lezione del Giovedì.
Da Davide Marras, il quale ha pubblicato in questo Blog (23 settembre 2010) un articolo sugli studi dell'ing. Nicolino De Pasquale, mirati alle pintadere ma anche agli scudi di alcuni guerrieri nuragici, sui quali ha individuato il possibile uso delle funzioni trigonometriche di seno e coseno. Il titolo è "La trigonometria nuragico-egiziana"; rileggendo gli interventi avrai modo di sapere il resto.
Devo dirti, tra l'altro, che l'ing. De Pasquale, incuriosito dal titolo del mio libro che colloca la terra omerica di Nausicaa in Sardegna, mi ha contattato per invitarmi ad approfondire gli aspetti numerici dei capitoli che l'Odissea dedica alla terra dei Feaci in quanto, a suo parere, contengono non pochi riferimenti alla cultura nuragica, quindi confermerebbero la mia iptesi!
Ti prometto di rileggere la parti di Sagra che mi suggerisci assicurandoti che non ho alcun pregiudizio sull'esistenza della scrittura nuragica: a prescindere dalle necessità simbolico-religiose e andando ancora terra-terra, se nell'EdB i Sardi commerciavano con l'Oriente in qualche modo si dovevano intendere con gli interlocutori!
Se, col tempo, avrai la possibilità di divulgare le dispense dei corsi di epigrafia nuragica sappi che sono prenotato.
Giuseppe Mura
Caro Giuseppe. L'ho detto e lo ripeto. A me interessano gli studi fatti sui documenti che riportano dei segni verificabili, che si ripetano e che facciano parte di un sistema organico di corrispondenze. Anche il sistema poi deve essere verificabile, 'senza salti', per così dire, all'interno della storia generale della scrittura. La stessa numerologia va accertata continuamente circa il suo senso e sin dove essa si spinga o possa spingersi per complessità di conoscenze matematiche (cosa questa che, naturalmente, io non posso fare se non per ciò che di elementare essa mi offre).
Vedrò di farti lasciare dal segretario del Corso (Piero Zenoni) le 12 dispense elaborate per i corsisti. Non è un problema.
Cara Aba, capisco che quel segno è anomalo ma non lo so, per ora, spiegare diversamente. Quel gimel chiarissimo resterebbe campato per aria. L'interessante è, comunque, che si capisca che all'interno dei due rettangoli c'è una striscia di lettere alfabetiche di una tipologia ben definita. Cioè che accanto alla scrittura geometrico-numerica c'è quella alfabetica. E poi: una lettera non riscontrabile tipologicamente nei repertori è un 'problema' ma non in assoluto.
Diverso è il caso dello 'shin': anche il terzo segno lo è perché serve per il necessario determinativo (due non lo offrono). Lo shin con valore logografico- numerico è stupendamente attestato,come sai, nella Stele di Nora ( v. p.109, fig.14). Tieni presente inoltre che la scrittura della pietra mi sembra nella seconda parte diversa dalla prima (la ruota): un po' cursoria e approssimativa. Tanto da far nascere il sospetto che si tratti di una 'bozza' per una scritta che doveva (debitamente ingentilita) andare altrove. E forse così si spiega anche l' 'aleph anomalo. Comunque, dal punto di vista epigrafico non posso darti che ragione.
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