di Roberto Bolognesi
I lettori del mio post precedente su questo blog ("La tradizione letteraria non basta per una politica linguistica") sono stati testimoni di un attacco - e intendo dire "attacco" e non "aggressione" - al mio lavoro da parte di un critico che - lo sa lui perché - agiva sotto pseudonimo.
Ora, per me la cosa non può avere nessuna conseguenza: sono ben al di fuori della portata del mio critico - e lui lo sa bene quanto me - e mi sono quindi chiesto a cosa stesse mirando.
Ovviamente, uno che nasconde anche la sua identità, non va a dirti poi quali siano le sue vere intenzioni. Infatti, la sua identità poteva nasconderla soltanto a voi, visto che io ho capito presto chi era e glielo ho fatto sapere.
Da chi si nascondeva allora?
Da voi, ovviamente.
E qual'era il suo obiettivo? Mi sembra ragionevole supporre che il suo vero obbiettivo foste voi, i lettori.
Come alcuni commenti hanno fatto notare, a partire da un certo punto, nessuno ha capito più molto, tranne il fatto che ci menavamo botte da orbi.
Per entrambi la cosa era funzionale: a lui interessava creare confusione e sospetti su di me; a me interessava metterlo sotto pressione emotiva per fargli rivelare nei momenti di minore controllo cose che altrimenti avrebbe tenuto nascoste.
E così è andata: penso che entrambi abbiamo ottenuto il risultato che ci eravamo prefissati.
Non sono un novellino e non sono un ipocrita, per cui non mi scandalizzo del fatto che ognuno impieghi tutti i mezzi che ha a disposizione per ottenere quello che vuole.
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4 commenti:
Qualche parola su questa vicenda della lingua:
Ricordo che a fine 2006 divulgammo uno scritto nei forum indipendentisti segnalando un dato di fatto:
Che nel sistema anglosassone la lingua non è stata e non è un fattore rilevante nel nazionalismo di alcuni paesi: Pensiamo alla Scozia ad esempio.
Sulla LSC invece fummo d'accordo per un motivo non linguistico ma assolutamente politico: E lo dico da non esperto di linguistica. Serviva un precedente, una forte iniziativa politica per dare seguito al riconoscimento della lingua avuto a fine anni '90 (che Soru pareva avere tutte le carte in regola e l'attenzione generale per rilanciare), il quale potesse dare una scossa al sonnacchioso dibattito Sardo in materia.
Ricordo anche (da corrispondenza privata) che diversi attivisti di IRS erano a favore della normalizzazione LSC per motivi analoghi, o forse alcuni influenzati da questa posizione (che fu la prima a comparire in un forum indipendentista).
Tra le varie polemiche lanciate da U Erre Enne nel corso degli anni ci fu infatti anche quella di recriminare all'indipendentismo l'assenza di una chiara posizione sui vari temi, tra cui appunto la Lingua Sarda.
Ma tutto questo (e lo dico per gli avversari della LSC) non aveva nulla a che vedere con la volontà di voler imporre un solo standard a scapito delle varianti naturalmente sviluppatesi.
Il "sostegno" (più simbolico che pratico) alla LSC era esclusivamente visto come un'integrazione all'esistente e come un modo (magari acerbo) di tenere aperto un dibattito sulla materia linguistica che noi temevamo scemasse sul nulla (come di solito accade in Sardegna per ogni cosa).
Insomma: Da un lato è vero che anche il nostro nazionalismo non ritiene vitale la lingua nei canoni della sua propaganda pubblica (basti guardare il sardismo e le ambigue posizioni decennali dell'indipendentismo), ma anche la società attuale, sempre più assorbita dall'omologazione mediatica e scolastica italiana. Aspetto quindi che influenza anche la politica identitaria in quel colpevole disinteresse.
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> L'altro lato è che comunque esiste una Lingua Sarda ed è comunque parlata su tutto il territorio. Voltare la testa dall'altra parte solo perché un problema non è percepito non significa infatti che un problema non esista: Compito del nazionalismo è pertanto quello di difendere l'esistente ma anche quello di ragionare sui criteri di una normalizzazione (per ragioni politiche e giuridiche su cui occorrerebbero pagine di motivazione) quanto più prossima a quell'esistente. Da non esperti ovviamente non ci siamo mai imbarcati nella rissa generale. Alcuni dirigenti indipendentisti, anche loro non esperti in materia, spesso lanciano qualche frase del tipo: "Promozione della lingua con le sue varianti". Per tenere tutti buoni, ma se poi questo sia una difesa politica della LSC o meno lo sanno in pochi. Forse neppure loro.
Il discorso è: Senza la LSC ci sarebbe oggi tutta questa attenzione sulla Lingua o saremmo più indietro?
Non lo sapremo mai, nei fatti comunque la soluzione del problema la vedo ancora lontana e tuttavia, proprio per i motivi di cui sopra, la cosa non sembra essere oggetto assoluto di interesse politico da parte dei comuni cittadini: Nel senso che il problema linguistico sembra più avvertito dagli ambienti prossimi alla politica identitaria che non dai destinatari finali che dovrebbero beneficiarne: Gli elettori. I dirigenti politici invece l'hanno capito e non volendo trattare la patata bollente la lasciano a decantare.
Ma questo è perfettamente normale in un Popolo sottoposto ad anni di sistematica distruzione della memoria di sé e di tutte le sue caratteristiche.
La posizione di IRS mi pare più un'evoluzione di tale profilo discorsivo ma che poi si siano fatti ragionamenti linguistici dietro, ovviamente, non lo sò.
Purtroppo nel 2010 ormai vediamo che la "rissa" non è più organica alla necessità di sviluppare il dibattito ma al contrario ne è l'agente che lo rallenta. - Bomboi Adriano (U.R.N. Sardinnya)
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