sabato 20 febbraio 2010
Shin e i suoi fratelli a Seneghe e Abbasanta
di Gigi Sanna
La conoscenza dell' intero codice alfabetico adoperato dai nuragici è solo questione di tempo. Man mano che verranno alla luce i documenti scritti, sparsi un po' dovunque nell'Isola, si avrà il quadro completo dei 'segni' che, presumibilmente, nell'arco temporale di cinque o sei secoli (1500 -1000 a.C.), interessarono l'espressione e la comunicazione delle popolazioni sarde dell'età del bronzo e dell'inizio dell'età del ferro. Segni che però, data la loro peculiarità e la loro natura, non sono solo quelli che comunemente si crede (e a cui si crede data una certa somiglianza con i nostri), ovvero quelli cosiddetti ‘lineari’, ma anche e soprattutto i logogrammi, i logo-pittogrammi e i pittogrammi acrofonici; significanti questi, spesso assai complessi, che costituiscono sul piano dell'innovazione e della creatività, tutta isolana, l'aspetto più importante di quel fenomeno di espressione per simboli che chiamiamo per convenzione 'scrittura'.
La comunicazione scritta 'nuragica', che per ora trova la più alta espressione artistica nei magnifici sigilli di bronzo cerimoniali rinvenuti in località Tzricotu di Cabras e nell'anello sigillo di Pallosu di San Vero Milis, trova chiara ispirazione nei sistemi alfabetici consonantici, cioè nella scala dei simboli grafici inventati dagli scribi delle popolazioni levantine (Sirii, Palestinesi, Sinaitici). Essa, come si è detto altre volte, non sembra mai far uso di simboli-segno di sistemi sillabici di ispirazione 'micenea', tanto che nell'arco di quindici anni, dall'anno cioè della scoperta dei documenti del Sinis (1994), nessuno dei quasi sessanta documenti epigrafici mostra segni 'alfabetici' in lineare 'A' o di 'lineare 'B'.
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La foto: le due scritte di Pedru Pes e di Seneghe insieme
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7 commenti:
Caro Sanna,
sebbene si possano comprendere il suo impegno e la costanza (per non chiamarla testardaggine, nel senso più genuino del termine)non crede opportuno un passo indietro? SA, lei crede che sarà ricordato come lo scopritore dell'alfabeto nuragico, ma fin d'ora si associa al suo nome ben altro. Ne è contento?
Cara Aba, proprio perchè lo studi con tanta passione e senza pregiudizi di sorta sai bene quanto polisemico fosse il codice di scrittura arcaico. Le tavolette di Tzricotu (ma anche la stele di Nora) fanno capire, per chi vuol capire, che gli abay (di cui c'è tanto di praenomen e nomen nella parte centrale del documento) sono tori. Tutte le simbologie, compreso il 'segno' di eminenza che sta loro sul capo (sai a cosa alludo), danno loro le qualità del padre, ovvero di yhh.
Ti manderò per posta un' immagine riportata dal Ricciotti nella sua 'Storia d'Israele' e pubblicata da Zonchello (1982. tav.36) dove, senza velo alcuno, la 'gloria frontis' del Toro ed il simbolo massimo della sua potenza creatrice, sono messi assieme. E si parla di Israele, bada bene di quella regione dove, sempre più, grazie agli scavi archeologici di israeliani e palestinesi ( anche se in conflitto tra di loro) si va scoprendo una tipica cultura del 'toro', quella stessa che interessa la divinità cananea El e quella israeliana(?) yhwh.
Della qualità taurina e dell'ideologia taurina dei nobili shardan (signori giudici) della Sardegna dell'età del bronzo ho già detto nel mio volume e se avrò del tempo ne parlerò tra breve. I giganti di Monti Prama non solo sono 'giganti' ma anche Tori. E le tavolette del Sinis, i sigilli cerimonioali del Sinis, i più bei documenti della storia della scrittura orientale ed occidentale realizzata su bronzo, riguardano proprio loro.
Ti lascio perché mentre tu ritorni forse dal concerto, qui il concerto è già iniziato e la bionda vernaccia non basta più. Forse non sai la notizia: Casteddu batte Parma 2-0. Cossu, il tamburino sardo (mica il fesso romantico), mulo cocciuto , dà la sveglia a Oristano, Iglesias, Olbia, Tortolì, Arzachena, La Maddalena e a tutta l'Isola che è in festa e veste il costume più bello per il ballo tondo. Mi dispiace per i parmensi come te ma io oggi ho un petto da tacchino. Forse mercoledì le suoniamo anche ai discendenti, biondi e non, austro ungarici di Udine.
Vedi, o Aba, a cosa mi (ci) porta il tanto biasimato sentimento 'nazionale'. Ora, si sa che i nostri padri per Udine hanno dato il sangue e la vita. Una parte non trascurabile di quello che noi siamo, di quello che siamo 'nazionalmente', della nostra 'unicità' è in quella sofferenza di generosi mal ripagata o meglio, presa a calci in culo. E' poco lo so e non so quanto gratificante. Forse meschino. Ma spero che, simbolicamente, i 'nostri' non si facciano fregare una seconda volta con il falso 'nazionalismo'. Qui noi, lì loro, ché se loro sono orgogliosi della loro estrema Padania noi lo siamo del nostro rigoglioso Campidano. Lì i due mori dell'Orologio di Giovanni da Udine, qui i quattro mori del mio orologio patacca 'deu seu sardu'. Chè il bello, il sale del mondo è essere diversi, battersi per questa diversità, ben sapendo però che lo stesso battersi è dare, è urlare legittimità a tutte le diversità del pianeta grandi o piccole che possano essere.
Ci lamentiamo tanto, in questa terra amara della BASCANIHS, dimenticando quanto siamo bravi quando restiamo e facciamo forza uniti con il sentimento 'nazionale'; paleolitico, neolitico, eneolitico, nuragico, fenicio, punico, romano, vandalico, bizantino, arabo, pisano, genovese, catalano, spagnolo, austriaco, piemontese, cattolico romano, italiano, americano, vu cumprà (marocchino, ugandese, senegalese, ecc. ecc.) quanto si vuole, ma con uno de cocktail niente male nella storia della umanità, già per antonomasia 'cocktail universale'. E chi ce lo può negare questo legittimo sentimento di commozione per la nostra particolare 'mixture' in diacronia e in sincronia?
Trovo ancora nell'esposizione del Sanna (Shin e i suoi fratelli a Seneghe e Abbasanta)una elevata percezione di due elementi che stanno alla base della diffusione della Conoscenza nella sua contestuale totalità:
- assoluto rispetto verso l'uditorio, alla cui intelligenza ci si rivolge con il massimo di onestà e chiarezza
- trattazione puntuale e, direi, architetturale, di tutti i percorsi che conducono al sapere.
Non sempre trovansi, nelle aule universitarie, tali sensibilità verso i discenti ed amore per il contenuto.
Grazie, mikkelj.
Visto che, a parte Tzoroddu e Aba, nessuno calcola questa bellissima incursione nella intelligenza, e visto che tanto è domenica notte, mi permetto anche io un off topic.
Anche a me, come a Aba, del pallone poco mi cale. Ma il fatto che il Cagliari abbia vinto m'alluzza. E confesso il massimo di abiezione, mi piace che a San Remo abbia vinto un maddalelino, anche se loro a noi del sud ci chiamano "li saldi". Mi piace perché, dopo la sua vittoria, si è aperta la dietrologia: se ha vinto un sardo, ci deve essere qualcosa di sordido, qualche combine. Diomio, che bello, come tutto tiene.
Perdono anche quel cronista di una radio sarda che, ignorante ma con autostima, ha sparato una c...ata: "Il regno di Sardegna ha sconfitto il Regno di Savoia". Il povero non sa di aver detto che il Regno di Sardegna ha fatto harakiri, ma che importa? Siccome l'ha ripetuto in tutti i telegiornali, i sardi sanno ora che un Regno di Sardegna è esistito e che il cantante sardo è suo erede. Il miglior perdono è la vendetta e sia pure per meno di ventiquattro ore abbiamo... perdonato i tanti che di mestiere fanno gli importatori in Sardegna di legna sarda. W il Cagliari, W Scanu. E W il Parma, che è lo stesso.
Cara Aba, non pensare a due o a tre. Tu non sai ( oppure, furbetta, lo sai bene, troppo bene!) a quanti giunge il messaggio della scrittura che ormai è stata scoperta.E non sai quanti capiscono ( e s'indignano, proprio come te) per la gazzarra vergognosa inscenata di chi non vuole accettare l'evidenza. Cosa si aspettano? Altri documenti e l'uovo della Pasqua (perdi più nel libro annunciato di Leonardo Melis, che è per loro un simpaticone!). A questo dobbiamo badare. Solo a questo.
Il Blog di Gianfranco che, come ho detto altre volte, ha sorpreso anche me, è una cassa di risonanza impressionante. Per questo se ne serve qualcuno che pure lo disprezza e lo detesta, tanto che lo avrebbe voluto e lo vorrebbe estinto. E altre volte ho detto che in Internet 'si può'. Ma bisogna stare attenti, come stai attenta tu, perché le cavolate restano cavolate e ognuno si assume la responsabilità di dirle e anche di ridirle. Tutti siamo nel gioco e non spetta a noi (quattro gatti quelli che commentano e due o tre quelli che scrivono articoli) il giudizio. L'urlo ed il tifo concordato,la retorica da quattro soldi, il post che 'sporca' e che puzza, non giovano come non giova il silenzio che si attira la dietrologia più esasperata e che va sempre a vantaggio di chi si vuole mettere a tacere.. Tu non sai quanta posta ricevo per andare a presentare il libro sulla Stele di Nora, sulla stele di sant'Efisio! E tu non sai quanti ormai ti conoscono nella 'nazione sarda' per la tua intelligenza, la tua preparazione e la tua generosità nel difendere a spada tratta, talvolta con dei perdigiorno, quel che di interessante si va scoprendo per far uscire la Sardegna dalla preistoria. Quando verrai in Sardegna la vedrai l'ospitalità! Preparati. Ma stai attenta a quella degli ipocriti, quelli che ti fanno dire anche le cose che proprio non dici. Che squallore! Ma questa è la mia 'nazione', per fortuna non tutta così, e questa mi tengo! Non tutta così, dai secoli dei secoli, in tutte le 'nazioni' del mondo.
Mikelj Tzoroddu ha scritto questo commento:
ordini di regia
Ma dove son finiti i latrati
che sì continuamente i guardiosi
cani indirizzavan al postino,
che grandi nuove recava al mio sapere.
A guardia di qual mai potere
facean “appeddamento” essi sì grande.
Sempre ben pasciuti del banale,
mostravan denti per morder novitade.
Coartati nel difender un vuoto tesoro
scrivean panzane da non creder pure loro,
beandosi di viver nullitade.
Or rinchiusi dal padrone loro,
se ne stanno cheti senza profferir “appeddo”
finchè, risciolti, ciascun al ringhio suo, tristo, tornerà.
@ Mikelj Tzoroddu
Vivissimi complimenti!
Potrebbe dar dei punti a Maurizio Lastrico.
Sisaia
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