venerdì 13 novembre 2009

La Soprintendenza esce dal fortino e risponde

Lo scempio della Tomba del re nella necropoli di Anela-Ittireddu, Sos furrighesos, c'è stato, ma non è cosa recente: risale a 38 anni fa. Lo dice la Soprintendenza archeologica a un giornale sardo, in risposta non a te, caro Zanoni che su questo blog ne hai parlato, né al blog, ma all'interrogazione che il senatore Massidda ha rivolto al ministro dei Beni culturali. Anzi, più propriamente, al fatto che l'interrogazione abbia avuto rilievo nelle cronache dei due giornali sardi.
L'archeologo Govanni Demartis dà anche una possibile spiegazione al perché il GRS abbia potuto equivocare sull'epoca dello sfregio: il contrasto fra la parete annerita dalla fuligine e l’aspetto delle parti danneggiate, a prima vista può far pensare a una azione recente. Ma l'ispezione che Soprintendenza e carabinieri del nuclo tutela hanno fatto all'indomani della pubblicazione, ha confermato che i vandali hanno agito nel 1971: “alcuni dei petroglifi risultano guasti per il probabile tentativo non riuscito di asportarli dalle pareti a colpi di piccone o simili” come riferì allora il professor Ercole Contu.
In questo blog, in diversi forum fra cui quello shardanapopolidelmare, nel blog di Massidda (che pubblica un interessante articolo a proposito) si è sviluppato una appassionata discussione, a volte dai toni aspri. In ambienti legati alla Soprintendenza si è mostrato notevole stupore per il fatto che del disastro combinato dai vandali sia parlato ora e qualcuno ha parlato di “segreto di Pulcinella”. Il fatto era conosciuto e ne aveva parlato un libro della dr. Tanda nel 1984: perché, insomma, rivangare il passato? Quel che è stato è stato. Curiosa maniera di ragionare che trova parziale spiegazione in una frase del giornale che riferisce della presa di posizione della Soprintendenza: “È stato poi effettuato un meticoloso confronto tra le decorazioni visibili nell’ipogeo...”.
Dubito che la definizione di “decorazioni”, data a straordinari petroglifi distrutti o asportati, sia degli archeologi, ma certo dà il senso della sottovalutazione di cui sono circondati quei capolavori preistorici. Qualcuno oserebbe mai dire che le pitture rupestri di Lascaux o di Altamira sono decorazioni? Qui succede anche questo, oltre a ritenere decisivo che i vandali abbiano agito quest'anno o 38 anni fa. Sos furrighesos sono sito vincolato dal 1971, dallo stesso anno in cui il professor Ettore Contu scoprì i vandalismi. Fino ad allora non lo erano, benché conosciuti, e poi il vincolo non ha impedito che gente ci facesse il fuoco dentro tanto da caricare di fuligine le pareti.
La responsabilità è ovviamente degli incolti e sciocchi che dentro le tombe accesero il fuoco, ma come si può pretendere conoscenza dell'enorme valore anche artistico in chi mai è stato informato che quelle “decorazioni” raccontavano storie probabilmente del neolitico? E, soprattutto, mai a scuola qualcuno ha insegnato loro ad avere stima dell'umanità che nei millenni li hanno preceduti, autori di capolavori che si possono apprezzare cliccando qui? Il vincolo è un inutile pezzo di carta bollata se non è accompagnato da tutela e da opera di costante alfabetizzazione al patrimonio culturale.
Ma, si dice, non ci sono soldi per farlo. Due considerazioni. La prima, fondamentale, è che lo Stato rivendica la proprietà del patrimonio culturale di tutto ciò che esiste entro i suoi confini, incurante del fatto che, per stare a Sos furrighesos, quando i sardi li usavano l'Italia non esisteva neppure come nome. Se non riesce a tutelare questo “suo” patrimonio, lo restituisca ai legittimi proprietari. È un discorso questo che prima o poi, con un nuovo Statuto, dovremmo cominciare ad affrontare.
La seconda considerazione: nell'era di Internet e della comunicazione di massa, la Soprintendenza dovrebbe imparare ad usare l'uno e l'altra, uscendo dal fortino in cui si è asserragliata. Non è possibile che ne esca solo se a porle, incidentalmente, delle domande è un parlamentare che, cosa non consueta, trova udienza in un giornale. Che cosa sarebbe successo se quel quotidiano non avesse scritto della interrogazione, visto che la Soprintendenza più che alle sollecitazioni (di questo blog, per esempio) pare sensibile solo quando ne va del suo rapporto con il Ministero da cui dipende? Nulla, temo, come in tutti i casi in cui qualcuno ha osato pensare che essa sia al servizio non del potere statale ma dei cittadini che, attraverso le tasse, paga anche i suoi stipendi.
Nella foto: una immagine dello scempio

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