domenica 14 giugno 2009

Sono andato a Monti Prama

di Francu Pilloni

Sono stato a Monti Prama domenica scorsa. Veramente. A qualcuno che non ci crede, posso mostrare le foto. Perché sono andato? Questo lo so di sicuro:
Primo e principalmente, perché sono matto, mia madre me lo diceva sempre già quand’ero piccolo, solo che anziché piangere, si metteva a ridere. E mia madre non è matta lei, anzi. Devo aver preso da papà. Secondo, da non trascurare, perché non ero mai stato a Monti Prama e mi era cresciuta la curiosità dentro. Forse che non era una buona occasione questa? Avrei potuto incontrare qualcuno con cui parlare, ecc. ecc. La volete sapere una cosa? Monti Prama è a un tiro di schioppo dal nuraghe di Tzrigottu.
Ora, solo oggi al mio ritorno a casa (scusate, dimenticavo di dire che sono andato e tornato a piedi “a bia sarda”, dove non c’era più me la sono inventata come un cane che va “a fiuto”. Perché, forse che non c’è un sacco di gente che va a Santiago di Compostella per vecchi sentieri? Io preferisco quelli nostrani, che sono pure più antichi), solo oggi dicevo ho acceso il computer per vedere la posta e il blog. Bene, mi sono accorto che è successo un casino; un casino solo perché io e altri ottocentomila sardi non siamo andati a votare? E che modi son questi? Che requisiti ha questa democrazia se non rispetta l’opinione della maggioranza dei cittadini? Ci si vuol demonizzare?
A me, in fondo, importa poco anche di questo, ché già sono matto di mio.
Volevo dire che a Monti Prama - Monti per modo di dire, può essere chiamato monte con molta benevolenza, come se fossimo nei Paesi Bassi - non ero solo. C’era un altro (matto come me? Ancora più matto?) con due bandiere: le ha piazzate proprio dove pareva che fosse il punto più alto, con la conseguenza che non si vedevano, o si vedevano ben poco dalle strade circostanti. Però c’erano. Anzi, ci sono ancora, perché là le ha lasciate “a garrire al vento”, come avrebbe detto De Amicis, o giù di lì. Dunque, eravamo in due? Il numero giusto per conservare un segreto, come si sa. Invece è arrivato anche il terzo, in auto, e per il segreto ormai si era in troppi.
No hapu appubau a nisciunus, non mi è parso di vedere alcuno che si nascondesse tre l’erba alta per spiarci, né è passato alcun mezzo con sopra una gabbia che trattenesse un qualche animale inferocito che urlasse, ringhiasse, ruggisse, barrisse, gracchiasse, muggisse, ragliasse… Solo un vecchio su un vecchio trattore ci ha salutato con la mano. E non aveva telecamere, che non fossero i suoi occhi.
Dunque, io sono stato a Monti Prama. Altri sono andati a votare. E allora?
Mi dovrei vergognare io?
Non credo proprio. Si vergogni piuttosto chi è sano di mente, chi è saggio, chi sa di storia e di geografia altrui. Insomma, si vergogni chi vuole, oppure non si vergogni affatto. Chini s’indi frigat?
Ma io a Monti Prama ci sono proprio andato. Ho le foto e due testimoni. L’Europa può attendere, Monti Prama non può. Queste le mie priorità. Parola di matto!

8 commenti:

G. Ainis ha detto...

Assolutamente no! Io ci credo e non ho alcun bisogno di una fotografia. E non ritengo che il sig Pilloni sia matto, tutt'altro.
A parte gli strafalcioni ortografici quando risponde irato, è un buon esempio di sconfitto, ecco tutto, uno che si bea di aver perso e se ne vanta. Si tratta di uno dei nostri vizi atavici che il sig Pintore esemplificava citando l'aforisma sulla pioggia che bagna il campo del vicino. Siccome non conto un accidente, allora non voto, così imparano tutti!
Bravo! E andato a Monti Pramma da solo e ha incontrato altri due come lei: la CNN ha di certo pagato per l'esclusiva. Lei sì che gliela fa vedere!
E la prossima volta sarete in quattro, così potrà dire che ha aumentato i consensi del 33%.
Complimenti per il bel risultato: e pensare che ho scherzato su coloro che si prendono in giro da sé...
Cordialmente,
G. Ainis

p.atzori ha detto...

Il detto “pro chi progat in sa de compare, mègius non progat” è stato decifrato da "G. Ainis" che dichiara di non essere sardo. Monti Prama
S'atopu fuidi male cuncordau, non s'ischiat bene nemmancu s'ora. In prus jeo no ischidio bene su puntu. Su contu est contu 'e rier. A a unu certu momentu apo biu una fila de una bindighina 'e machinas frimmas, ma seo passau erettu. Zira chi ti zira, mi che seo andau a mare, accanta e Putzu Idu, Ermi si narat su situ. Bellos logos de aberu. Torrande de mare, accanta a inue aio biu sas machinas frimmas apo notau una pandela sarda cun sos bator moros bendaos in sa fronte, e un'atera europea, in cuccuru 'e unu montigu. Apo frimmau sa machina po biére menzus su logu. No apo a tenner ogu archeologicu, ma non m'es passiu chi siet abarrau nudda in cussu zassu, si non perdas. De pramas in Monti Prama manc'una, solu chessa, fenughu, cicoria e erbas varias.
Dia narrer chi mancari Monti Prama est unu logu de importu mannu de identidade, no est adattu po un attoppu comente si tocat. Bisonza chi s'attoppada siet in logu apertu chi si potza' biére de lontanu. Su nuraghe Losa dia andare menzus. Ada andare menzus sa prossima 'orta. Diasi nos amus a connoscher e abbaidare in cara. Sotto mentite spoglie ada podet benner fintzas s'amigu nostru.

Gabriele Ainis ha detto...

Gentile sig Atzori,
devo deluderla: sono sardo e frequento il Sinis da 56 anni (e Lei è stato a Mari Ermi; Ermi non esiste). Ho fatto in tempo ad andare fino a S. Giovanni sul vespone di mio zio che la strada non era ancora asfaltata, mentre lui guidava come un pazzo sullo sterrato scommettendo una birra con l’autista della corriera, e perdeva di rado. Partivamo da Oristano, dal mercato, poi il Rimedio, Solanas, la piazzetta di Cabras, i due ponticelli e finalmente le derapate sulla terra battuta e la sabbia.
Sa, non c’era l’obbrobrio di Funtana Meiga: si camminava sulla spiaggia da S. Giovanni fino a Maimoni cercando gli occhi di S. Lucia, salvo salire sulle rocce alla Sala da Tè, e alla fine dello Spiaggione, e tagliare sul promontorio di Seu; poi si scendeva a Is Caogheddas e si cominciava a vedere la sabbia di riso, quella che gli imbecilli portano via a secchiate. Il tophet di Tharros ancora non l’avevano scavato e salendo sulla collina si vedevano le colonne d’acqua sollevate dalle esplosioni dei pescatori di frodo, a Mar Morto; Cuccuru Is Arrius non era stato sacrificato all’inutile scolmatore dello stagno, e soprattutto Niffoi non aveva ancora rovinato la Corsa degli Scalzi traducendola in una favoletta per bambini scemi!
Sa perché glielo racconto? Per due motivi. Primo: si dovrebbe vergognare di non conoscere il Sinis: se vuole ammirare le palmette nane (che stanno in Sardegna fin dal carbonifero) vada a Seu: ormai ci si arriva in macchina e non sarà una fatica. Secondo: anche se abito vicino a Torino (quando riesco a tornare a casa), se volessi andare a Monti Pramma non avrei difficoltà (ci sono stato parecchie volte, ben prima che si scatenasse la sciocca gazzarra sulle statue) e, siccome non parliamo del Monte Bianco, sarei capace di trovarci anche un solo amico a cui avessi dato un appuntamento. E Lei? Davvero non si vergogna almeno un poco?
E naturalmente, quando decido di recarmi là, spiacente deluderla ancora, non ho alcun bisogno di cambiare nome.
Le auguro, sinceramente, di divertirsi maggiormente la prossima volta. Detto tra di noi, la invidio anche un poco, anche se la bottarga adesso arriva dall’Africa e non c’è più Zio Giovanni a Torregrande, che esce dalla cucina col carrello degli spaghettini alla bottarga e si viene a sedere al tavolo con me. Che vuole, il tempo passa, al suo posto c’è il nipote, brava persona, ma non è lo stesso. Neppure i sardi sono più gli stessi: un tempo Monti Pramma l’avrebbero trovato tutti, anche a piedi. Magari anche Lei.
La saluto cordialmente.
G. Ainis.

p.atzori ha detto...

Certo che ce ne vuole per farla sbottonare, signor Ainis. Prima dà sfogo ad una serie ragguardevole di gratuite contumelie a destra e a manca, tanto che poi deve riceverle per logica reazione. Alla fine, quando si è così malamente qualificato, dichiara esplicitamente la sua sardità. Almeno fosse stato estraneo, come del resto ha anche dichiarato.
Sul fatto che c'è da vergognarsi perché non conosco il territorio del Sinis se non per qualcosa che ho letto, ha ragione. Tanto più che i miei paesani frequentano le spiagge del Sinis. Domenica scorsa sono andato senza impegno, non sapevo neppure se l'incontro era di mattina o di sera, si figuri. Comunque ho trovato il posto grazie alle due bandiere issate la mattina da Francu Pilloni e dall'amico. Ho calpestato la duna di chicchi di riso di Mare Ermi e mi sono fatto il bagno anche a Putzu Idu che sentivo vantare da tanto tempo. Viceversa conosco molto bene altre zone dell'isola. Possiedo buona conoscenza geografica di metà circa dell'isola e del Piemonte forse un terzo, per i tre anni che ho vissuto a Torino.
Devo contestarle che fino a prima dell'ultimo post non si è comportato lealmente attaccando senza qualificarsi (non basta nme e cognome) e lasciando spazio a molte ipotesi. Insieme a ZF, le avevo chiesto fin dall'inizio delle sue bordate quali siano le sue competenze e quale idea di sardità lei coltivi e come intenda che si debba raggiungerla. Lei non ha mai risposto. Le avevo anche manifestato perplessita circa il fatto che Ainis suona più come cognome siciliano e lei... nulla. Sa anche Atzori esiste in Sicilia, ma è sardissimo, c'è nei condaghi come Zori. Concludo dicendole che deve sudare per convincermi della sua buona fede, che cioè lei non sia un provocatore di professione che si dà nome Gabriele Ainis, e penso non ci riuscirà. La saluto, Piero Atzori

G. Ainis ha detto...

Gentile sig Atzori,
il post di cui parla Lei (quello nel quale avrei negato al mia sardità) è stato postato da un buontempone che ha crackato il nick con il collegamento ipertestuale: non è mio (assieme ad un altro). Avrei lasciato tutto come stava, ma l'ho segnalato al sig Pintore per Buona educazione. Per lo stesso motivo lo dico a Lei.
La deludo per la terza volta: non amo sudare e non ho intenzione di farlo, soprattutto per convincerLa di alcunché. Non me ne potrebbe importare di meno: pensi pure di me quello che ritiene opportuno; probabilmente non saremo d'accordo e non mi pare un buon motivo per un suicidio.
Quanto al resto, faccia Lei, però, visto che conosce così bene la Sardegna: posso chiederLe perché continua storpiare il nome di Mari Ermi? Mari, sig Atzori, Mari e non Mare.
Grazie in anticipo. Berrò alla Sua salute un bicchiere di Erbaluce fresco, in vista del Nivolet. Lei conosce di sicuro i luoghi e non sto a dirLe altro.
Cordialmente,
G. Ainis
P.S. - Sì, non è come il Poisteris, ma ci si accontenta.

p.atzori ha detto...

Spero che il vino, bevuto guardando il Nivolet, le abbia fatto buon pro. Dalle sue parole,Signor Ainis, sembra che il Sinis rappresenti un importante luogo della memoria per lei. Tanto che mi riprende se sbaglio. Adesso non sbaglierò più anche se non ho colto l'origine del toponimo.
La "mia" costa e il "mio" mare è, invece, quello gallurese e più ancora quello dove dove andavo a pesca, da Alghero a Capo Falcone e poi da Stintino alla Castelsardo.
Tornando al tema, mi continua a sfuggire dove vuole andare con le sue critiche. Dovrà ad un certo punto passare alla pars construens prima o poi, non le pare?

Anonimo ha detto...

La pars construens è cibo per ricchi d'animo. Nettare per chi ha sete di sapienza. Profumo per chi vive positivamente e cerca di affrontare la vita migliorando ogni giorno la sua visione del mondo e del prossimo. C'è chi si dedica a seminare e chi a distruggere i raccolti. Lasciamo il giudizio al Signore...noi occupiamoci di rendere migliore la quotidianità e accettiamo le critiche (positive e negative) per crescere.

Pierluigi Montalbano ha detto...

La pars construens è cibo per ricchi d'animo. Nettare per chi ha sete di sapienza. Profumo per chi vive positivamente e cerca di affrontare la vita migliorando ogni giorno la sua visione del mondo e del prossimo. C'è chi si dedica a seminare e chi a distruggere i raccolti. Lasciamo il giudizio al Signore...noi occupiamoci di rendere migliore la quotidianità e accettiamo le critiche (positive e negative) per crescere.