domenica 27 aprile 2008

Lingua sarda: la svolta della "Nuova Sardegna"

C'è stata oggi una inattesa e importante svolta nell'atteggiamento di "La Nuova Sardegna" nei confronti della lingua sarda. Importante per ciò che dice un lungo articolo nella pagina della cultura, ma soprattutto perché esso non è firmato ed è, dunque, del giornale nel suo insieme. (Vero è che una fronda interna sardofoba tenta di sminuire l'importanza della svolta con un paio di trucchi nella titolazione: Remundu Piras è degradato a "poeta dialettale" e quello da salvaguardare è "un patrimonio orale in via di estinzione", espressioni di cui non c'è traccia nell'articolo. C'è sempre qualcuno che sta col re di Prussia, soprattutto se fino al giorno prima era guida spirituale e politica).
L'articolo è, per la prima volta, totalmente schierato al fianco di una politica linguistica della Regione. Ed è molto severo con la Chiesa "che in questi ultimi anni non ha fatto nient'altro se non tacere sul delicato argomento dell'uso della lingua sarda nella liturgia". Nè meno duro è nei confronti delle Università sarde: "Sarebbe interessante conoscere nel dettaglio l'entità dei fonti erogati in questi anni dalla Regione a finanziare - in teoria - corsi di lingua sarda che inevitabilmente finivano per diventare tutt'altra cosa".
Diventa sarcastico nei confronti della "ostilità pregiudiziale di molti accademici" che dovevano fare e non hanno fatto: del resto "non si può dare alle volpi l'incarico di vegliare sugli agnelli né ai topi il compito di garantire l'integrità del formaggio". Importante, infine, il consiglio dato all'assessora della cultura, Maria Antonietta Mongiu: "Non sarebbe male se d'ora in avanti si allenasse a distinguere meglio l'oro dall'argento o, peggio, l'ottone".
Non so, naturalmente, a che cosa si riferisca il giornale nell'articolo autorevolmente non firmato. Ma come molti altri, io so del finanziamento, con soldi della Legge sulla lingua, di ricerche scolastiche rigorosamente in italiano in cui il sardo era un semplice oggetto di curiosità folcloristica. O anche di finanziamenti per spettacoli teatrali di bambini con i sardo la parte del bimbo, poverino, un po' arretrato.
Questa svolta della "Nuova" è un bel passo in avanti e sarà ancora più importante se, in questa opera di riconoscimento delle buone ragioni della lingua sarda, si accorgerà che esiste un sardo non solo orale ma anche scritto, con i circa duecento romanzi e racconti lunghi che la sua politica culturale ha finora totalmente ignorato, facendo credere che la letteratura in Sardegna era rappresentata solo ed esclusivamente da una sedicente "nouvelle vague letteraria" popolata solo di italofoni e, a volte, di sardofobi.

Nessun commento: