di cui parla il filosofo Bacone. Ma tant’è: tali idola sembrano aver
conquistato anche i grigi giudici della Cassazione. Assolutamente digiuni di
cultura linguistica.
Non vi è infatti studioso del Sardo che lo
consideri dialetto. Ad iniziare dal principe della Linguistica sarda del primo
Novecento, il tedesco Wagner, che non a caso titola la sua opera fondamentale
“La Lingua sarda”. Si potrà obiettare: ha molte varianti e una pluralità di
parlate. Sì, ma le differenze e le divisioni attengono per lo più alla
fonetica, importante in una Lingua ma non determinante, come invece lo è la
grammatica e la sintassi che è unitaria. Ma anche dato e non concesso che si
tratti di una lingua “divisa”, qualcuno si è mai sognato di non considerare una
lingua il Greco antico – ma è solo un esempio – pur essendo questo composto di
quattro varianti: Eolico, Ionico (utilizzato da poeti come Omero, Archiloco,
Tirteo), Dorico (usato da Pindaro, e Simonide) e Attico (usato da Tucidide,
Demostene, ecc.)? E addirittura in più di dieci sottovarianti come l’Arcadico,
il Cipriota, il Miceneo, l’Acheo?
La verità è che non solo il Sardo è una Lingua,
ma ha prodotto una vasta e ricca letteratura, nonostante, dopo essere stata lingua curiale e cancelleresca nei secoli XI e XII,
lingua dei Condaghi e della Carta De Logu, con la perdita dell’indipendenza
giudicale, venga emarginata con la sovrapposizione prima dei linguaggi italiani
di Pisa e Genova e poi del catalano e del castigliano e infine di nuovo
dell’italiano. Da una analisi attenta della letteratura sarda potremmo infatti
verificare che dalle origini del sardo – nato secoli prima dell’italiano – fino
ad oggi, non vi è stato periodo nel quale la lingua sarda non abbia avuto una
produzione letteraria: spesso di assoluto valore estetico.
Ma, a parte
tutto questo, c’è da chiedersi: ma la Corte di cassazione conosce le leggi
dello Stato italiano? Non sa che la
Pensare che magistrati tanto innovatori e
colti decidono della sorte di individui fa accapponare la pelle. Non va
dimenticato, infatti, che questa sentenza è stata pronunciata in un processo
contro sardi intercettati mentre parlavano in sardo. A ignorare quanto scrive
Francesco Casula, ci sono altri con il potere di fare del male. Come gli oscuri
burocrati che nel decreto di revisione della spesa sentenziano che il sardo,
insieme al friulano e l’occitano, non godono della tutela della Legge 482, in
quanto non “di madre lingua estera”. Stamattina, una amica friulana, imbufalita
per questa sciocchezza, mi segnala che il governo non accetterà alcun
emendamento (neanche quello di Palomba), ma non applicherà la norma. La
bestialità burocratese rimarrà, ma non avrà – secondo quanto hanno assicurato
politici friulani – alcun effetto. Da quel che so, il movimento friulano in
difesa della lingua, si sta muovendo per un ricorso alla Corte costituzionale
perché, una volta approvato il provvedimento, lo bocci come manifestamente
incostituzionale. Non sarebbe male che la Regione sarda faccia lo stesso. [zfp]
5 commenti:
"ma la Corte di cassazione conosce le leggi dello Stato italiano?" Penso proprio di no.Non aggiungo altro perchè, oltre ad essere disgustata penso che l'ignoranza è una brutta bestia.IL SARDO E' UNA LINGUA.lo volete capire?
Ho sempre saputo che il Giudice sia "il perito dei periti". Non deliberano su materie a loro ignote se non grazie a esperti che dovrebbero godere, per meriti obiettivi, della loro fiducia.
Sarebbe interessante conoscere i nomi degli esperti linguisti utilizzati dai Giudici della Corte di Cassazione per arrivare alla conclusione che il Sardo sia un dialetto.
Di sicuro gli esperti liguisti sono esperti molto particolari,che conoscono molto bene "il dialetto sardo".Poverini!!
Discussione anche questa inveterata. Non esistono Nè lingue né dialetti: esistono idiomi, questi in gran parte muoiono, a meno che non si solidifichino attorno a una centralità: per l'italiano il fiorentino. Il sardo non è dunque una "lingua" (cioè ufficialmente stante) unicamente per colpa dei Sardi, che avendo una centralità (Cagliari) sono andati alla ricerca di qualcos'altro che gratificasse le ansie grammaturgiche di qualche philosophe locale, perdendo di vista quello che è lo scopo di una "lingua": non di possedere una comunicazione epidermica, ma dall'avere un codice stante che possa in nuce essere alla base di un'elaborazione "borghese" della lingua, cioè della produzione elevata di un corpus variegato di testi (anche visivi ed espressivi), nei quali la comunità possa riconoscersi. Pertanto fino a che non ci sarà una centralità reale e non artificiosa, non ci sarà una lingua, quindi mancheranno i centri di elaborazione del pensiero, e giustamente si dirà che il sardo è una serie infinita di dialetti.
Sono d'accordo con Areddu, Non esiste il sardo come lingua, caso mai esistono tante lingue sarde. Tra me di Escalaplano e un abitante di Calangianus ci capiamo meno che io e un siciliano.
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