domenica 18 dicembre 2011

Yhwh e la scrittura nuragica: un successore di Aaronne con il 'diadema della Santità' nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari

Fig 1
di Gigi Sanna
Dedicato al mio maestro G. Lilliu


1. Yhwh il dio dei Sardi nuragici - Nel mio post precedente (Yhwh e la scrittura nuragica: il log e il recipiente biblico del rito dei Leviti per la purificazione) abbiamo visto, documentato nel frmmento in ugaritico e in protocananaico di Sa Serra 'e sa Fruca di Mogoro (1), il 'log' (לג) del VT ovvero la misura d'olio (l. 0,48) con la quale Aaronne (אהרון) , i suoi figli e i Leviti in seguito, per disposizione di Yhwh (יהוה) e attraverso le parole di Mosè (משה), avrebbero dovuto svolgere il rito cruento degli agnelli del sacrificio dell'espiazione. Il 'log' viene citato quattro volte (2) nel passo del Levitico e in nessuna altra parte della Bibbia. Quindi quella di Sa serra 'e sa Fruca sarebbe la quinta testimonianza scritta (con caratteri ugaritici) della parola (sicuramente cananaica e poi israelitica) log
Ora, i documenti cananaici sardi (composti con quella scrittura particolare che gli studiosi chiamano 'protocananaico') che parlano direttamente o indirettamente di yh, yyh o yhhw o di Il/ILI/'El praticamente non si contano più, dal momento che tutta la scrittura nuragica, qualunque essa sia e in qualsiasi modo venga riportata dagli scribi isolani dell'età del bronzo medio, finale e I ferro, parla solo di quel preciso Dio. La scrittura nuragica, in un modo o nell'altro, è concepita - lo abbiamo scritto e spiegato tante volte - per glorificare con 'segni speciali', con un 'alfabeto speciale' e con un 'lessico speciale' la divinità taurina androgina luminosa unica (3) e nel contempo i suoi figli divini, anch'essi 'tori', 'signori giudici' (4). Quindi il trovare documenti che attestano, come quello di Mogoro, l'uso di strumenti come il 'recipente del log' e i riti in onore di Yhwh, non sorprende affatto. Anzi.


Sighi a lèghere

25 commenti:

francu ha detto...

Visto sotto questa luce, un bronzetto osservato sinora solamente in penombra può diventare un caso internazionale con implicazioni politiche così importanti che lo Stato d'Israele potrebbe chiedere l'annessione della Sardegna, visto che la Sardegna, pur legittimata a pieno titolo, difficilmente potrebbe annettersi Israele, se non le riesce a tenere insieme neppure se stessa.
Davvero speciali questi tuoi auguri, caro Gigi.
Ma hai pensato ai mal di testa che provecherà la lettura del tuo post?
Buon Natale a tutti, a tutti tutti tutti, nessuno escluso, ma compresi tutti, anche gli esclusi.

maimone ha detto...

Suppongo che ora il bronzetto scomparirà dal museo per i prossimi trent'anni.

Gigi Sanna ha detto...

No e sì, caro Franco: tu scherzi ( e seriamente)ma non c'è solo in ballo la cultura religiosa Israelitica ma anche e soprattutto quella cananaica palestinese (pensa solo al fatto che la statuina del sacerdote porta il sesso mentre per i riti dei sacerdoti e ancora nell'Esodo sono rigorosamente prescritte le mutande!). In quella statuina, a mio parere, c'è la storia di una antichissima religione comune 'cananea' e che però viene fatta propria da quello che M.Smith (1984)chiamava il 'partito del dio unico'. Il Dio Sardo è ancora un dio 'tollerante' e non ancora quello terribile del patto del Deuteronomio. Il bronzetto dice (ma non è questo il solo documento che lo dice)che palestinesi e ebrei erano fratelli. Molto fratelli finchè,ahinoi! per motivi di radicalità religiosa, non presero a sbudellarsi. Anche per questo motivo di 'testimonianza' di pace l'oggetto mi è carissimo. La santità davanti al Signore riguardava due popoli ancora e non uno solo. E pensa ancora che questa santità davanti a Yhwh riguardava in Sardegna popolazioni di ceppo semitico e di ceppo indoeuropeo. Vedi un po' tu le implicanze! Ma ovviamente sono tutte elucubrazioni e non metterti pensiero. Altrimenti mi tiri fuori un altro romanzo che segue a 'Labirinti e Soluzioni'.
Cara Aba, hai fatto bene a parlare di David musico e ballerino. Io non ho potuto per questioni di spazio e di discrezione in questo Blog. Ma i paramenti sacri sardi associati a quelli biblici avrebbero bisogno di un volume, non di un saggio. Con un grosso capitolo sulla musica sacra ebraica e non. Antica e recente.
Per quanto riguarda le tue osservazioni sul buio in cui si trovano i reperti vorrei aggiungere un altro 'buio': quello delle didascalie. Uno da quelle due o tre parole non ci capisce nulla. Penso un po' ad un turista che guarda quelle vetrine: cosa ne ricava? Come si può capire se non lo si dice che il cosiddetto 'musico e ballerino' presenta anche, 'nascosti, la tunica e, soprattutto, il sesso maschile? Certo, c'è, come sempre, l'invito implicito a prosegure l'informazione con i libri. Ma quanti sono in realtà coloro che lo fanno? Mi si dirà che ci sono le guide: ma mica possono essere in grado, in poco tempo, di fare delle analisi per ciascun bronzetto! Un po' di spiegazione 'scritta' in più non guasterebbe!

A Maimone! Il tuo sarcasmo è quasi d'obbligo. Ma in certi ambienti si penserà che è un ennesimo becero attacco contro chi non imbosca niente e fa solo il proprio dovere. Tutto alla luce del sole. Come è alla luce del sole, visibilissimo, il frammento con i segni cuneiformi di Sa serra 'e sa Fruca di Mogoro! Quelli, guarda caso, con il nome del' Log' per il rito davanti a YHWH.

el-pis ha detto...

Halleluyah e .................
pake e luke a sos omines
de bona volontade.

bentuesusu ha detto...

cosí piano piano i pezzi si ricompongono per raccontare la storia di un popolo che per lungo tempo è scomparso dalla storia ufficiale per migliaia di anni, relegata nel nulla grazie agli accademici che non ne hanno capito o non volevano capire la realtà delle immagini che in Sardegna si rincorrono come in un campo di mudregu e tiría.
Finalmente anche Tarschisch ritorna al suo posto e soprattuto ritornano le navi con cui salparono alla volta del mondo conosciuto e sconosciuto.
Ritorna anche Tanit nascente dalla forma del Nur-Ak.
Per quanto mi riguarda oramai ci siamo, siamo arrivati a un punto di confronto con l'archeologia cosiddetta ufficiale per quanto riguarda la parte semitica.
A me interessa che finalmente si guardi alla parte storica, quella parte che ci racconta degli indoeuropei e ne sono sicuro ci saranno delle sorprese per tutti.
Gratzias a ki ha fatto questo lavoro immenso che porta chiarezza e linearità nella storia della nostra terra e non solo, a Gigi a Aba e a tutti quelli che hanno dato spunti e riflessioni importanti affinchè le pietre e gli ogetti cominciassero a parlare.
Kun salude e bona Paskixedha a totus.
Gianni

maimone ha detto...

Ora mi viene in mente che qualcuno avesse già intuito qualcosa in merito. Affidandomi alla mia ormai ex prodigiosa memmoria (spero di ricordare bene), mi pare che quell'archeologoga bulgara che scoprì il pozzo sacro di Garlo lo avesse messo nero su bianco, che asuo parere i bronzetti sardi rapresentassero personaggi del vecchio testamento.

Angelo Ledda ha detto...

"la plastica protosarda in generale è un'illustrazione del testo biblico (...) Si giunge, dunque, alla conclusione che in Sardegna nel X-VIII secolo a.C. sia ha una sacra bibbia plastica, che precede di circa un millennio la prima trascrizione delle leggende giudaiche. Ritrovati in pozzi sacri, essi evidenziano uno stretto rapporto con il giudaismo, permettono di considerare i pozzi sacri protosardi in rapporto con i pozzi sacri giudaici così frequentemente costruiti sin dal periodo più antico, dal tempo dei patriarchi e di Mosé, e così ampiamente conosciuti dal punto di vista architettonico nella stessa Palestina" (Dimitrina Mitova-Dzonova)...questo passo l'ho recuperato dal testo di Sergio Frau, Le colonne d'Ercole.Un'inchiesta...non c'è la bibliografia, ahimé...e io non so recuperare di più di questo...ma credo si riferisse a questo passo, Maimone! Saluti

maimone ha detto...

Si, mi riferivo a quel passo che, forse, si tdovrebbe trovare negli Atti di un convegno svoltosi a Selargius. Quando ero più giovane, diciamo pure almeno 35 anni fa, lessi un libro di un tal Luigi Falchi Delitala, dove si cercava di dimostrare una parentela tra Sardi ed Ebrei. Ho provato a cercare quel libro, anche in rete, ma non ne ho trovato tracce. Oggi, magari, alla luce di quanto sta apparendo,sarebbe interessante rileggerlo.

francu ha detto...

Adesso, Gigi, con il commento che hai aggiunto, il tuo regalo per me vale doppio.
Infatti, come per il maggiore Polli de "L'Isola dei Cani" che esplicitava il massimo del suo pensiero nel dire che "il mio Dio è diverso dal tuo", mi hai rassicurato su un Dio tollerante a cui mai ci siamo rivolti, dico noi sardi, per invocare che stendesse il suo braccio potente per atterrare chiunque ci si parasse davanti nell'avanzata verso una terra che ci fu data e non solamente promessa.
Quanto al prossimo libro, che è scritto e parla della religione atavica dei pastori, sappi che ha per titolo provvisorio "Su bisu de Deus", "Il sogno di Dio", in forza del fatto che penso, anzi sono straordinariamente convinto, che un Dio che sogna ad occhi aperti sia infinitamente più simile ai poveri umani che non fanno nulla per imbrigliare la loro fantasia, più di quanto sia stato vicino ai canonici che facevano i conti delle decime ieri, ai revisori dei conti che fanno i calcoli dell'ICI che, legalmente, riescono a risparmiare per i tanti immobili intestati a santi del paradiso ai quali, essendo morti in assoluta povertà, non si risparmia l'oltraggio.
Scusa lo sfogo e l'amarezza, che Dio mi perdoni. Anche quello degli Ebrei di cui ho timore e che mi mette in soggezione.

Gigi Sanna ha detto...

Caro Marco e caro Maimone. Per ora non mi ritrovo il testo del convegno di Selargius (una pietra miliare nel campo dell'archeologia sarda non ortodossa: penso alla relazione -praticamente messa a tacere - di Gomez-Tabanera sulla forma dei monumenti nuragici sardi legati al sesso)ma prima o poi salterà fuori da quell'ordine-disordine del mio studio che in tanti conoscono. Non mi stupisce affatto che la studiosa bulgara abbia usato quelle parole così impressionanti perchè vicine al vero sui bronzetti sardi. Mi stupisce invece che G.Lilliu che conosce i bronzetti certamente meglio di lei e che conosce a fondo il VT non abbia accennato almeno alla somiglianza dei paramenti sacri.
Cara Aba, quel bronzetto e quella didascalia che immagini avrei voluto metterli in uno dei pannelli della mostra di Macomer. Ma come sai, non ho fatto in tempo.
Una domanda maliziosa: pensi che quei segni sulla piastra (e gli altri) abbiano un valore fonetico in quanto sono segni alfabetici con valori sicuri o pensi che siano disegni? I 'disegni' prescritti da incidere sul diadema? Perchè, stando al noto costruttore di paracarri che impazza ormai nei Blog (quasi che le sciocchezze non restino sempre tali se vengono raddoppiate e triplicate!), noi al massimo (capisci, 'al massimo') facciamo 'iconografia'. Che il 'Sommo sacerdote', quello Sommo davvero, lo perdoni! Perdoni il disastro incredibile che, da 'bambino' viziato, sta combinando!GESUMARIA!

A Franco: aspettiamo il libro. So che tra l'altro in esso parli di Barabba e ne parli da ereticone. Ovvero parli di uno strano doppio 'figlio del padre'. O non è così? Cosa aspetti a chiuderlo?

Gigi Sanna ha detto...

Vedo che mi hai preceduto, cara Aba. Professore? Ohi, ohi! No,lo desiderebbe l'esecrando elucubratore, sedicente studioso, sommo cialtrone, pifferaio di miti razzistici di ideologia indipendentistica, interprete di cancellate, amico di dottoresse di fisica sbucciapatate e di squinternati ricercatori di torelli luminosi di Sardegna.
Come ho fatto? Come fai tu, mia cara, con i processi di fisica. Osservi molto, poi riosservi e riosservi ancora e usi le capacità del cervello matematico nel fare analogie, anche le più ardite. Perchè, soffrendo ma anche da vero scienziato divertendoti un mondo, hai voluto da tre anni a questa parte essere sarda tra i sardi? E lascia perdere l'unico che ti vorrebbe solo parmense. Perchè dai quasi tutta te stessa facendoti un culo, cosa che altri non fanno, per la conoscenza di quei segni che certuni non comprendendo persino disprezzano?
Ma lasciamo stare perchè sono cose quasi personali e da lettera privata e, in fondo, possono agevolare coloro che rimproverano i 'duetti' e i terzetti'.

No, per la cronaca, prima del ''ayin' ho visto il 'sade' della tipologia del protocananaico del sigillo di S.Imbenia ( ma sappi che c'è anche nello pseudogeroglifico di Biblo). Essendo ben presente un 'ayin' nel centro il passo epigrafico e linguistico successivo è stato breve. Ho operato non solo con gli strumenti dell'epigrafia ma anche con quelli dell'archeologia e della letteratura (i dati storici del territorio dei nostri alfabeti consonantici). Se c'era la parola 'santo' tutto doveva intrecciarsi e combaciare senza eccessive differenze. Ma è la ricerca sul log dell'olio ed il cerimoniale dei sacerdoti che mi hanno consentito, leggendo e rileggendo la Bibbia (talvolta anche in ebraico) di memorizzare i dati sui paramenti sacri. Ti dirò che sulle prime non credevo ai miei occhi e alle mie evidenti 'elucubrazioni'.
No, non mi ha sorpreso il 'santo' per due volte. Come sai c'è, all'inizio e alla fine (guarda un po' il caso) in una delle matrici altomedioevali riconosciute per tali (con influssi turco-mongolici) da un sommo pontefice linguellista epigrafista! Che Iddio perdoni anche Lui! Che casino che hanno combinato tre o quattro negazionisti pasticcioni supponenti!

Anonimo ha detto...

@Gigi

Sai niente in merito ad alcune lettere di grandi dimensioni, di antica tipologia semitica, realizzate mediante muri a secco e terrazzamenti nel costone di un colle ai margini della piana del sulcis?
Purtroppo mi è sfuggita gran parte del servizio, ma se ne è parlato ieri, con tanto di intervista e filmato, nel programma pomeridiano di Licia Colò "alle falde del Kilimangiaro".
L'intervistato ha spiegato che i macroscopici segni risalirebbero ai tempi di Mosè e, tra questi, avrebbe decifrato con certezza le lettere "EL".
Purtroppo non posso riferire altro, ho potuto cogliere solo la parte finale dell'argomento.
Se eventualmente qualcuno ha seguito per intero ........

Saluti

Gigi Sanna ha detto...

Se sono quelle 'lettere' dei terrazzamenti che mi hanno fatto vedere (in una terribile giornata estiva), qualche anno fa, gli amici di Carbonia ( la zona si chiama Sirimagus) sono molto scettico. Ma tutto il costone era pieno di lentischi e poco ho potuto 'leggere'. Quello che intriga però è il nome di SiriMagus! ma può darsi sia un sito diverso da questo.
Comunque delle lettere monumentali è probabile che ci fossero. I nuragici scrivendo avevano una fantasia incredibile! Alla microscrittura può darsi che rispondesse una macroscrittura!

Unknown ha detto...

Qui si dovrebbe vedere il segmento di trasmissione relativo alla Sardegna:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-8c8fcfda-030a-4025-a29b-d04a83749c6a.html

Gigi Sanna ha detto...

Eros, purtroppo non riesco ad aprirlo. Ma il sito dovrebbe essere proprio SiriMagus non lontano da Carbonia.

Unknown ha detto...

Confermo, parlano di SiriMagus. Evitate, se potete, la visione del servizio, è pieno di inesattezze e della solita retorica sulla Sardegna.

Anonimo ha detto...

Capisco.
Sarebbe interessante sapere se il sito è censito come di interesse archeologico e a quale epoca eventualmente collocato.

Grazie!

mikkelj tzoroddu ha detto...

Un lavoro magnifico!
Portato avanti, sulla base della esperienza acquisita in questi lustri, seguendo un preciso programma fatto di piccole tappe, che hanno reso un esito sì eccitante, quasi incredibile. Vi si sente l’entusiasmo del ricercatore, se ne percepisce il travolgente incedere, vi si gusta la soddisfazione del chiaro risultato. Soddisfazione che vogliamo fare nostra.
La magistrale spoliazione dei segreti della statuina, che ci ha portato a riconoscere Aronne, mi mette nella condizione di chiedere lumi a Gigi Sanna su un aspetto.
La statuina fu pubblicata dal de La Marmora nel 1840 ed egli così la descrive: «Figura umana imberbe con una specie di cappuccio […] Porta nella mano un attributo forcuto, o se si vuole, terminato in mezzaluna: i piedi hanno ciascuno un anello alla caviglia e poggiano in una specie di mezzo disco». Dopo ottanta anni il Taramelli la pubblica ancora, ma stavolta essa appare sia senza lo ”attributo forcuto o a mezzaluna” sia priva della base originaria su cui era posta, cioè la “specie di mezzo disco” (posto in posizione verticale e forato al centro, aggiungerei per una completa restituzione visiva), ornando la documentazione fotografica, con queste sue parole davvero oscure, rivolte a parte della statuina: «Le due braccia stringono un oggetto che venne completato da un preteso restauro come una forcella semilunare, poi levata» (di cui è presente l’esegesi da me condotta nel mio sito, sotto il titolo “la Dea di Sardara”). V’è da aggiungere che, oggidì, la statuina è tale e quale quella mostrata dal Taramelli, privata di quella nera base, davvero poco elegante.
Ebbene, se nel Taramelli troviamo già una conferma di una delle espressioni della statuina, quella “musicale” da te rilevata, non si può non constatare come tu abbia trasformato lo ”attributo forcuto o a mezzaluna” del de La Marmora in: «un flauto o meglio un 'aulos'».
E, naturalmente, ecco la mia richiesta: ti sarei davvero grato se potessi rendermi edotto circa il percorso (per quanto mi consta, davvero geniale) da te seguito per arrivare al flauto.
Grazie, mikkelj.

Gigi Sanna ha detto...

Caro Mikelj. Innanzitutto grazie per la tua approvazione. Sappiamo che tu sei uno che non fa sconti nè piccoli nè grandi, nè ai piccoli nè ai grandi. Il percorso circa il flauto? Il fatto che mancassero i campanelli biblici dell'orlo del manto e il non aver creduto al 'maestro', pur con tutto il rispetto, circa il bastone che picchiava sul tamburo di pelle con il rischio di uno stordimento e un conseguente svenimento del ballerino dopo qualche minuto. E ancora il fatto che mi mancasse una certa lettera acrofonica nella lettura più importante del bronzetto, lettura che è quella che cercherò di spiegare (lo ho annunciato nell'articolo) quando tutti i tasselli consonantici acrofonici saranno a posto. Il requisito della lettura varia della 'griglia di Sassari' (ormai mi piace chiamarla così)è insieme agli altri (a tutti gli altri) requisiti assai presente in questo bronzetto. E' il sistema, ormai identificato, che ci guida caro Mikelj: chi ha l'umiltà di seguirlo può 'leggere' chi non lo tiene in conto o addirittura lo disprezza non capirà mai niente della scrittura dei nostri padri dell'età del Bronzo e del I Ferro(semitici e non). E ogni altro tentativo di spiegazione sarà patetico e sempre di più ridicolo.

Cara Aba.Hai ragione, putroppo, sull'età 'veneranda. Ma ho ancora gambe per correre e saltare e soprattutto denti fortissimi per non mollare l'osso prima di un certo momento. Che non credo poi tanto lontano. Quanto alla non scrittura (addirittura presenza di segni 'senza senso': il paio con la 'pseudoscrittura' del sigillo di S.imbenia!) dell'oggetto 'egittizzante' di Orani credo di poter dire presto qualcosa circa la scrittura nuragica. A bellu a bellu! Prima devo fare a Leo Melis un bel regalo sulla cultura shardan- egiziana ed egiziana -shardan ai tempi di Ramses III. Si capirà allora molto di più sul cosiddetto 'egittizzante'. Tu poi, per la gioia del sublime documentario, ti metterai alle caviglie le armille del sommo sacerdote ed userai ancora di più il tuo personale flauto magico.

mikkelj tzoroddu ha detto...

Caro ed Egregio Gigi,
quando ho visto tirato in ballo il flauto (conoscendoti dal 2004), in ragione delle letture dei tuoi scritti, ho ritenuto che avessi saltato il citare lo “attributo forcuto” del de La Marmora a ragion veduta! E di fatto avevo immaginato un tuo: « percorso (per quanto mi consta, davvero geniale) da te seguito per arrivare al flauto».
D’altro canto, caro Gigi (come disse anche il Carlo Raimondo austriaco), sappiamo come la scienza empirica proceda per congetture e confutazioni, avverso le quali lo scienziato cercherà, con la maggiore severità di cui è capace, di scovare elementi atti alla loro confutazione, allo scopo di sostituirle, nel modo più rapido, con altre teorie che si dimostrino, provvisoriamente, più adatte a spiegare la realtà. Ed in più, egli ancora soggiunge (grosso modo) che: “critico” è il miglior sinonimo di “razionale”; ciò suggerisce che l’uomo e la conoscenza umana sono sempre fallibili. E sostiene (e sostengo con forza) che tutte le teorie sono opere d’arte! Ma criticabili oggettivamente! Solamente questo fatto apre la possibilità al progredire in senso oggettivo. Tutti dobbiamo dare il contributo all’edificio della conoscenza oggettiva, come artigiani che costruiscono una cattedrale.
Sono convinto che, nel momento in cui uno scienziato pubblica una sua teoria (che, ribadisco, è opera d’arte!) essa non è più sua, ma di già patrimonio dell’umanità. Pertanto, ciascuno ne abbia, prima la volontà e poi le capacità, ha il preciso dovere sia di apportare il suo mattoncino sia di toglierne uno e sostituirlo con un altro, fermo restando essere necessario che anch’esso venga posto alla severa critica, finalizzata alla sua falsificazione. Infatti, una teoria non falsificabile, ovvero infallibile, come quella sostenuta dai cattedratici sardi, da sempre inclini a sostenere un analfabetismo (peraltro unico nel Mediterraneo) dei Sardiani antichi ed antichissimi, non è una teoria scientifica, ma una “cosa” emessa dalla pseudoscienza, che è appunto la falsa scienza. Ciò che essi, cattedratici, soprintendentuali e saccenti di superficie sostengono, non è classificabile neppure come idea, perché essa (da almeno 2400 anni) è l’oggetto di una intuizione del grado supremo della conoscenza, della quale ultima è, appunto, tristemente orba la determinazione di quei taluni, abortita certo per collasso sinaptico, ma voluta da quella pervicace pretesa di relegare i Sardi e la loro Storia nell’immutabile nulla! Ed il “tuo maestro”, è stato grande maestro anche in questo!
Del mio mattoncino (ma è ormai chiaro quale sia) cercherò di trattare, in altra occasione.
Un saluto molto cordiale, mikkelj.

Gigi Sanna ha detto...

O mikkelj, comente naras e iscries tue sos Sardos antigos tocat a dos 'chircare'. E ddue cheret iscientzia meda ca si nono non si bient e non s'agatant. Iscientzia cheret narrere umiltade e sabidoria e, massimamente, a non si la leare si calicunu (mancari unu solu) jughet prus crebeddu de un'ateru o de totus sos ateros. Ddue est sempere calicunu in s'istoria de sa connoschentzia chi iscudet a perdas in s'abba frima (e medas bortas pudida) e assoras sos puzones 'olant, totus ispramaos, in totue.
Ma, comente naras tue, s'aba noa e frisca chi at a naschere non s'ischit fintzas a cando at a abarrare crara crara.

Pietro Murru ha detto...

Che dire? Io sto impazzendo a rincorrere nella mente le possibili implicazioni di ciò che il prof. Sanna sta facendo emergere a colpi di fioretto pesanti come fossero colpi di palla da demolizione. Io non so, ditemi voi, quante altre volte nello studio della storia antica è stata aperta una breccia come questa? Si comprende meglio ora perché sulla civiltà nuragica si è sempre detto in termini di civiltà preistorica, chiusa, secondaria. La ragione di ciò è che senza aprire questo varco niente altro poteva essere visto e ciò che si comincia a intravedere ora è così folgorante che non si poteva immaginare. Il lavoro di Sanna condannerebbe a ricevere fischi sonori in grande quantità coloro, nessuno escluso, che si sono occupati in passato di nuragico ma, paradossalmente, li assolve tutti perché il salto compiuto dal Nostro non era alla portata di nessuno di loro.
Complimenti professore e grazie mille per lo splendido regalo!

P.S.
Complimenti anche ad Atropa, nella scommessa mi hai stracciato!

Gigi Sanna ha detto...

Spero, caro Pietro, di poterne fare presto anche altri di regali. La ricerca continua e i miei denti non mollano l'osso. Tra qualche settimana parlerò di un documento egiziano-sardo, per così dire. Forse più 'sardo' (shardan) che egiziano, nonostante sia con scrittura geroglifica di fattura stupenda. Ma diamo tempo al tempo.

alberto areddu ha detto...

Se come dice francu: "un bronzetto osservato sinora solamente in penombra" è stato esaminato ora da Sanna, egli deve avere avuto il tempo necessario (deduco) e aver potuto fare esami al microscopio,visto che quando ci dice: "Si osservi con attenzione la 'piastra' circolare sul davanti" io vedo e non vedo, nel senso che una foto in formato così ridotto (il tondo poi al naturale non dovrebbe esser più largo e alto di 5 cm, e le "loriche" del mantello circa 2 cm.) non mi autorizza a dargli un okay incondizionato.Ma siccome, se non ho letto male, dice di averne trattato in SAGRA, bisogna che a quelle foto lì vada a gettare un'occhiata, sperabilmente rischiaratrice.

Andrea Zep ha detto...

aYHWH.. l'elohim che nella bibbia non voleva avere un volto.. forse l'accadico EA e sumero EN.KI.