di Adriano Bomboi (www.sanatzione.eu)
Il 25 settembre si riuniranno ad Oristano i movimenti indipendentisti che hanno aderito al progetto di convergenza nazionale proposto il 27 aprile scorso a Thiesi da A Manca pro s’Indipendentzia.
Il 25 settembre si riuniranno ad Oristano i movimenti indipendentisti che hanno aderito al progetto di convergenza nazionale proposto il 27 aprile scorso a Thiesi da A Manca pro s’Indipendentzia.
Si tratta di Sardigna Natzione, IRS, PAR.I.S., ProgReS e naturalmente AMPI.
Si tratta di un momento importante che ci auguriamo porti proficui risultati. Ma, nonostante le importanti battaglie portate avanti nel corso degli anni da questi leader, dobbiamo constatare i seguenti limiti:
1) Chi parla di unità sono in diversi casi gli stessi dirigenti indipendentisti responsabili delle divisioni politiche e delle tensioni sorte all’interno dell’autonomismo e dell’indipendentismo Sardo nell’ultimo decennio.
2) Chi parla di pluralismo sono gli stessi dirigenti di movimenti che portano avanti, divisi, programmi politici pressoché identici. 3) Chi parla di unità sono gli stessi dirigenti indipendentisti non votati dal Popolo Sardo e non eletti in alcun consesso sociale, e pertanto politicamente spogliati del diritto di parlare in vece dell’isola nel momento in cui evitano il confronto con terze personalità e forze politiche operanti in Sardegna a tutela degli interessi della collettività. 4) Di conseguenza chi parla di unità sono gli stessi dirigenti politici che hanno volontariamente eluso dal dibattito tutte le principali forze sardiste, tra cui il Partito Sardo d’Azione (promoter della mozione indipendentista in Consiglio regionale che ha riavviato il dibattito sulle riforme), Rossomori e Fortza Paris. 5) Chi parla di unità sono gli stessi dirigenti indipendentisti che eludono dal dibattito un potenziamento delle forze sindacali a tutela della Sardegna, tra cui la Confederazione Sindacale Sarda. 6) Chi parla di unità sono gli stessi dirigenti indipendentisti che non hanno mai proposto una bozza di riforma istituzionale della Sardegna. 7) Chi parla di unità non è stato investito da alcuna benedizione divina nel poter parlare a nome dell’indipendentismo sardo, in quanto questi ormai estesosi ben oltre gli angusti spazi di movimenti che hanno lavorato poco ed insufficientemente per riformare se stessi prima che le istituzioni dell’isola.
Il rischio di autoreferenzialità da parte di tali sigle è manifestatamente elevato, ci si augura che il 25 venga quantomeno siglato un accordo di base affinché prendano forma nuove ipotesi di collaborazione nel quadro delle principali vertenze dell’isola. Un nulla di fatto non farebbe che confermare la necessità di superare classi dirigenti autoproclamatesi detentrici di battaglie che da sole non possono portare avanti.
Grazie.
4 commenti:
Adriano Bomboi, la tua relazione è onesta ma monca.
Ci dici sempre e solamente "chi parla" e mai "chi ascolta".
Ci sarà qualcuno con le orecchie oltre a quelli con la bocca, sì o no?
Che intendi?
Adriano
Intendo dire, e mi pare chiaro, che si tratta di gente che parla a se stessa e ai sardi non gliene può fregare di meno delle tesi di questa intelleghenzia rissosa e deprimente.
Ah certamente. Almeno però bisogna ricordare a questi signori chi vorrebbero rappresentare: il Popolo Sardo ha già perso abbastanza tempo...
Adriano
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