domenica 4 settembre 2011

Altro che pintadera, è un gomitolo!

di Franco Laner

Stamane, privatamente, un frequentatore del Blog di Pintore mi ha chiesto spiegazione di un riferimento poco chiaro che ho fatto a proposito di un abbaglio che ho preso sulla pintadera.
Ho usato un esempio personale in un mio recente intervento sulle tavolette di Tziricotu postato da Atropa Belladonna per dire come sia facile prendersi troppo sul serio, anche quando gli elementi di conoscenza appaiano inequivocabili. Ecco la questione.
Fig.1 Dal libro “Etruschi” di Antonella 
Magagnino, ed White Star, Vercelli
Nel capitolo 7 del mio recente libro “Sa ‘ena” , quello sulle pintadere, ho riportato un cratere etrusco (Figura 1) dov’ è raffigurata –così pensavo- una pintadera. La scena nuziale rientrava nella mia convinzione che le pindarere marchiassero il pane delle feste, ma soprattutto non trovavo alcuna differenza fra la pintadera quadripartita fotografata da Cannas al Louvre (Figura 2) o la Teti o l’uguale Orroli (due sole sono le pintadere uguali fin’ora trovate in Sardegna) e quella del vaso.
Quale interessante coincidenza e quale conferma alle mie supposizioni!
Fig. 2 Pintadera iraniana, 
Louvre, fotografata da Cannas
Avevo chiesto aiuto ad alcuni specialisti (un prof di Bologna ed uno di Napoli) per saperne di più, ma non ebbi risposta né sull’oggetto, né sulla sua simbologia. Ho rivisto casualmente un paio di mesi fa lo stesso simbolo su di un cratere pugliese (Figura 3) e ne ho parlato con Daniel Sotgia, altro blogger di Pintore.
Anche lui incuriosito, si è rivolto all’università di Padova e le archeologhe Baggio e Salvatori gli hanno risposto che sono gomitoli di lana. Qualcuno pensa anche che siano palle, comunque di lana o stoffa. Quest’oggetto appare frequentemente in associazione con figure di giovani donne, assieme allo specchio, a cofanetti, stole…Schneider Hermann spiega che la palla potrebbe avere il significato del passaggio dall’adolescenza alla maturità sessuale: le palle indicano i giochi che bisogna abbandonare.
Fig. 3 Cratere proveniente da una colonia pugliese 
della Magna Grecia, IV sec. a. Cr., British Museum, 
da Storica, pag. 24, maggio 2011
L’episodio di Nausicaa ed Ulisse è significativo. La principessa si era recata al mare per lavare le vesti in vista delle prossime nozze, quando incontra, appunto giocando a palla, il naufrago Ulisse.
Innamorato della mia idea, ho ripreso a cercare, non convinto che il cerchio quadripartito con chevron fosse una palla o un gomitolo! A darmi la mazzata definitiva è stato un vaso apulo del Pittore di Dario, v. particolare 4, ridisegnato da Bendinelli, 1919, in cui si vede chiaramente come l’oggetto sia una sfera, non un piano!
Fig. 4 Particolare di un vaso apulo 
della cerchia del Pittore 
di Dario (da Bendinelli,1919)




Gomitolo (es filo per uscire dal labirinto) o palla, entrambi comunque di valore simbolico, forse non hanno alcuna attinenza con la pintadera…
Certo, sono deluso, ma anche convinto che la ricerca debba contemplare l’insuccesso, specie se si lavora con umiltà e col confronto. I navigatori solitari oggi non ci sono più!

16 commenti:

bentuesusu ha detto...

mah...,mi meraviglierebbe che si appendessero delle palle o dei gomitoli a una parete, la sua interpretazione equivarrebbe al classico appendere le scarpette al muro per fine carriera.
Invece potrebbe essere veramente il classico calendario o orologio appeso al muro, visto la sua posizione elevata rispetto ai figuranti e nella prima immagine si potrebbe anche pensare a un suo metodo d'uso con quei segni posti intorno, tre di tre e mi pare uno di due.
Sarebbe interessante se fosse veramente così calcolare il giorno l'anno e l'ora di quel momento di delizioso racconto.
Solo una ipotesi naturalmente, ma gomitoli o palle mi sembra estremamente tirato per il filo.
comunque grazie per le bellissime immagini.

bentuesusu ha detto...

mi sono sbagliato e correggo, partendo da destra a sinistra si intravedono i primi segni di tre poi di uno, ancora da tre e due da due.

shardanaleo ha detto...

una cosa non riuscirò mai a capire: Si trova un "Nuraghe a Jerico e viene datato 10.000 a.C. e nessuno fiata.. in Sardinia... GUAI!
Un ARCHEOLOGO Bolognese trova una "Pintadera identica a quelle Sarde (e Mesopotamiche) e dice che SI TRATTA DI UN CALENDARIO. la Stampa (anche nostrana) dà ampio spazio a questa notizia. e nessuno si sogna minimamente di contestare lo studioso scopritore. Il bello è che lui dichiarò che si trattava "DELL'UNICO ESEMPIO DI CALENDARIO DEL GENERE, OLTRE QUELLO MESOPOTAMICO!"... MA che le fanno girare la P..lle queste cose.. oh come le fanno girare!
Laner niente id personale.. del resto tu avevi già detto a S. Cristina che il Calendario Pintadera era più simile allo SCARICO DI UN LAVANDINO... Ricordi? Il giorno che Leonardo Melis urlò all'archeoprepotente, che voleva insegnare l'archeologia ai presenti, che "Ce le avevano rotte..." Ricordi?... Laner, Laner... Non ti ci mettere anche tu.. bastano gli ARCHEOCOSI.. a NEGARE IL TUTTO (quanto non è fenicio)... No?
Kum Salude
Leonardo

Franco Laner ha detto...

Non è facile farsi capire. Ma è impossibile se l'interlocutore non ti sta nemmeno a sentire, perché pensa di sapere già tutto.
Quando a Paulilatino misi in ridicolo l'interpretazione della pintadera come calendario o pallottoliere, facendo vedere quante deduzioni logiche e predittive si possono fare su qualsiasi oggetto che abbia un impianto geometrico -come appunto un tappo esapartito di un lavandino- raccomandai la cautela interpretativa e di non esprimersi su di un unicum. Certo, che se l'unicum è la Stele di Roseta, il ragionamento non vale!
Confutavo, usando lo stesso demenziale metodo deduttivo, in particolare le tesi di Nicolino De Pasquale (forse è lui l'archeologo bolognese a cui si riferisce Melis, anche se è abruzzese e non è archeologo). Ma anche Leo Melis interpreta le pintadere come calendari...
Se Leo ricorda solo il tappo di lavandino, mi dispiace molto. Dobbiamo cercare di ricordare anche i concetti a cui le parabole alludono.
Vedendo su un cratere etrusco il cerchio quadripartito con chevron, preciso identico alla pintadera "Cannas" o l'Orroli o Teti, mi chiesi cosa ci stesse a fare una pintadera in quel contesto. Ecco, approfondendo l'argomento, due studiose di Padova mi hanno spiegato che sono gomitoli o palle.
Il mio giudizio sulle pintadere sarde non cambia, sono e rimangono oggetti per marcare il pane delle feste, con diversa carica simbolica e propiziatoria. Come alcuni archeologi sardi sostengono. Ma se si pensa che per essere innovativi, intelligenti o sardi bisogna comunque sputtanare gli archeologi, poco mi interessa. Criticare significa anche riuscire a separare il grano dal loglio.
Infine, grazie per il buon umore che Bentuesusu mi ha trasmesso. La palla è disegnata sulla parete del cratere, non sulla parete di una stanza. Come si fa a paragonare l'oggetto alle scarpette appese al muro? Non conosco il sardo, ma Bentu, capisco che significhi vento, susu, forse sopra, come in veneto. Il vento che mette sottosopra? Forse per analogia uno che fa casino? Ma perché non mettete il vostro nome e cognome? C'è vergogna del proprio nome? Forse giustifico che Nicoletta Strambelli avrebbe avuto meno successo di Patty Pravo?
Cum salude, dice Leo, mi piace e ve lo auguro di cuore
Franco Laner

Franco Laner ha detto...

Non è facile farsi capire. Ma è impossibile se l'interlocutore non ti sta nemmeno a sentire, perché pensa di sapere già tutto.
Quando a Paulilatino misi in ridicolo l'interpretazione della pintadera come calendario o pallottoliere, facendo vedere quante deduzioni logiche e predittive si possono fare su qualsiasi oggetto che abbia un impianto geometrico -come appunto un tappo esapartito di un lavandino- raccomandai la cautela interpretativa e di non esprimersi su di un unicum. Certo, che se l'unicum è la Stele di Roseta, il ragionamento non vale!
Confutavo, usando lo stesso demenziale metodo deduttivo, in particolare le tesi di Nicolino De Pasquale (forse è lui l'archeologo bolognese a cui si riferisce Melis, anche se è abruzzese e non è archeologo). Ma anche Leo Melis interpreta le pintadere come calendari...
Se Leo ricorda solo il tappo di lavandino, mi dispiace molto. Dobbiamo cercare di ricordare anche i concetti a cui le parabole alludono.
Vedendo su un cratere etrusco il cerchio quadripartito con chevron, preciso identico alla pintadera "Cannas" o l'Orroli o Teti, mi chiesi cosa ci stesse a fare una pintadera in quel contesto. Ecco, approfondendo l'argomento, due studiose di Padova mi hanno spiegato che sono gomitoli o palle.
Il mio giudizio sulle pintadere sarde non cambia, sono e rimangono oggetti per marcare il pane delle feste, con diversa carica simbolica e propiziatoria. Come alcuni archeologi sardi sostengono. Ma se si pensa che per essere innovativi, intelligenti o sardi bisogna comunque sputtanare gli archeologi, poco mi interessa. Criticare significa anche riuscire a separare il grano dal loglio.
Infine, grazie per il buon umore che Bentuesusu mi ha trasmesso. La palla è disegnata sulla parete del cratere, non sulla parete di una stanza. Come si fa a paragonare l'oggetto alle scarpette appese al muro? Non conosco il sardo, ma Bentu, capisco che significhi vento, susu, forse sopra, come in veneto. Il vento che mette sottosopra? Forse per analogia uno che fa casino? Ma perché non mettete il vostro nome e cognome? C'è vergogna del proprio nome? Forse giustifico che Nicoletta Strambelli avrebbe avuto meno successo di Patty Pravo?
Cum salude, dice Leo, mi piace e ve lo auguro di cuore
Franco Laner

daniel.sotgia ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
daniel.sotgia ha detto...

E' ormai una consuetudine trovare in questo blog un articolo, di chiunque sia, stravolto nel suo senso dai commenti che lo seguono. Penso che la questione sia chiara: il Prof. Laner integra la sua fatica letteraria "Sa 'ena", aggiornandoci e dicendoci che, PURTROPPO, si era sbagliato e, innamorandosi della sua idea, ha confuso una cosa per un'altra. La professoressa Monica Salvadori, docente di Arte Classica all'Univ. di Padova, da me interpellata ha dato, assieme alla prof.ssa Baggio, archeologa, il suo parere, rifacendosi a fonti iconografiche ben chiare e di difficile confutazione. O vogliamo anche noi dare adito alle teorie che vogliono per la semplice rappresentazione di Dio che sovrasta le scene sacre della Bibbia nei dipinti del '300, '400, '500. etc., una natura ufologica (vedi clipeologia)?
Ho la netta sensazione che si voglia creare un casus, a prescindere dal fatto che ci siano o meno le intenzioni provocatorie. Evito volentieri le polemiche ma ribadisco, per i distratti, il senso dell’aggiornamento: le immagini dipinte sui vasi apulei riportati dal Prof. Laner sono più verosimilmente gomitoli di lana o di pezza, perché più inerenti al contesto nel quale i vasi sono stati trovati, e nondimeno più vincolate alle raffigurazioni delle scene che possiamo ammirare nei meravigliosi manufatti di arte greca. Nessuno pensa che le pintadere siano dei gomitoli di lana bastarda o caprina… lana caprina… Dio ci scampi!
Prof. Laner, che ne dici, si può valutare l’opzione che le pintadere, se considerate come strumento di sacralizzazione del pane della festa, del pane tradizionale, possa rappresentare il gomitolo in forma stilizzata? Avrebbe un senso nelle funzioni matrimoniali.

Grazie.
G. Daniel Sotgia

bentuesusu ha detto...

Egregio Signor Laner, non credo di aver visto male, nel cratere vi è una rappresentazione e a quella mi riferisco.
Non so se ha notato ma l'oggetto in questione risulta essere appeso a un gancio. Comunque le posterò un'altra cosiddetta pintadera datata 6.000 anni prima dello 0, cioè - trovata in Anatolia a Chatal Hujuk che è esattamente come quella raffigurata nel cratere, e allora mi continuerà a parlare di palle e gomitoli?
Il paragone delle scarpette era riferito al fatto della simbologia del trapasso da giovincella a donna.
Bentuesusu = vento del nord.
Gianni Canu

Franco Laner ha detto...

Felicissimo, Gianni Canu, di conoscerti! Bellissimo cognome, come il Canu, bianco nuraghe quadrilobo dell'Anglona da cui si domina il golfo dell'Asinara e dove il colloquio con un pastore -come ho ancora viva l'emozione!- mi ha fatto capire quali sentimenti e spiritualità alberghi negli animi puri e solitari! Anima ed ambiente che si fondono, fino a tal punto che l'ambiente pastorale e il suo protagonista dovrebbero diventare patrimonio dell'umanità, splendida proposta di Nini Pigozzi di Nuoro.
Bando ai pensieri veri e torniamo al filo di Arianna. Il gomitolo è purtroppo (come mi piacerebbe che qualcuno mi dimostrasse che non lo è!!!Ma non per sensazione o impressione) lapalissiano. Nella figura che ho preso dalla rivista "Storica" si vedono chiaramente i fili di lana, non sono ganci per appendere! Ma che taglia la testa al toro è proprio il disegno al tratto di Bendinelli dove la sfericità è chiarissima per la distorsione (curva)della quadriripartizione. Anch'io, caro Daniel, sto cercando di salvare capra e cavoli, pensando una correlazione fra gomitolo e pintadera, attaccato come sono al significato che la pintadera sacralizzi l'unione matrimoniale e altre feste. Dove c'è il gomitolo o palla, ci sono sempre giovani donne, c'è la stola, c'è il cofanetto con gioielli..clima prematrimoniale. Ma attenzione, nell'interpretazione della figurazione dei vasi greci o etruschi gli studiosi hanno un'arma in più. Ci sono testi scritti, siamo nel terzo-quarto secolo a. Cr...
Poter supportare l'interpretazione di un'immagine, col testo scritto- v. ad esempio Nausicaa- significa uscire dalle illazioni e fantasie. Perciò il tentativo di Sanna e Aba di dar prova del significato dei nuraghi ed altro col testo scritto giustifica pienamente la loro ricerca.
Mi piacerebbe essere in grado un bel giorno di fare un discorso fondativo. Dove si vuol andare a parare con tutte le ns ricerche? Ricerche di archeoastronomia, di epigrafia, di shardanologia, di simbologia, in una parola di nuragolgia? Vogliamo dimostrare che siamo bravi e più furbi di altri, specie dell'istituzione? O che i sardi non erano poi così cretini? o che è bello mettersi la maglia rosa, segno di primato che la Sardegna vanta nel grande lago mediterraneo?
Quale il fine ultimo? Vero e per il quale valga la pena, anche di scontrarci, di alzare i toni, di incazzarci?
Articolare una risposta non è facile, ma è necessario dare un senso al gran lavoro svolto e in atto, alla possibile sinergia di tanta materia grigia che può e deve essere amalgamata! Penso ad un fine culturale, ma soprattutto economico, convinto che non c'è cultura scissa dall'economia! Proviamo a fermarci un attimo per dare un senso...
Cum salude
Franco

shardanaleo ha detto...

Caro Franco, l'archeobuono Bolognese era un ARCHEO ed era bolognese... per di più della SOVRINTENDENZA.. Nel bene o nel Male conosco Nicolino, col quale siamo stati in contatto e con il quale non condivido appieno i CALCOLI MATEMATICI... che non ho mai capito appieno. La "Pintadera" Apenninica esiste ed è una Pintadera con disegni e misure delle Pindadere sarde e.. Mesopotamiche. Un'altra cosa: conosco i TIMBRI PER IL PANE e somigliano alle pintadere... Ne trovate una collezione nel Museo di FLUMINIMAGGIORE (Sono in Bronzo e son la metà di quelle in terracotta come misure). Altre sono ancora in uso a ORANI.. hanno la misura dei vecchi timbri postali e sono sempre in BRONZO.
Tranquillo, in altri luoghi sono accettate proprio come CALCOLATORI le cosidette (dai nostri archeobuoni) PINTADERE! Chissà perchè solo in Sardinia NON si può?.. Come NON si può datare un NURAKE più indietro di quanto ordinato da BABAI LILLIU con la FAMIGERATA TRAVE!
Non credi che AVERNE LE SCATOLE PIENE sia anche un mio/nostro diritto?.
KUM SALUDE a tue e a tottus!
Leonardo

shardanaleo ha detto...

PS: Ho inviato i programma completo del Convegno di DOMUS de MARJ(A)
BERNARDINI, STIGLITZ, MINOJA, PERRA, BARTOLONI, RENDELLI... e dall'altra parte LEONARDO MELIS... Se non dovesse arrivare in porto, segnalo il link:
sabato: http://it.paperblog.com/popoli-del-mare-a-domus-de-maria-560950/
INTERO: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=2393894689752&set=a.1126965297309.2020847.1322466668&type=1&theater

bentuesusu ha detto...

Il disegno non si legge bene.
Comunque ritornando alla presunta pintadera, secondo lei un meccanismo del genere se dovesse risultare un calendario e orologio non avrebbe bisogno di un supporto di lettura come dei fili? mi sarebbe difficile riuscire a fare i conti senza un supporto ed ecco che i fili si presterebbero per bene.
Daltronde le scanalature sarebbero ottimali.

Franco Laner ha detto...

grazie, caro Gianni, di cercare una mediazione. E' lungo spiegare perché, ma dopo un paio d'anni e più che giro intorno alla pintadera, ho ferma convinzione che essa abbia la funzione di marcare. L'impianto, geometrico o decorativo, è carico di intenzioni ed allusioni, su cui si può discutere, ma escludo funzione calendariale, o di pallottoliere.
Le geometriche che conosco, dalla Torralba, alla "Bella" di Villanovaforru,, le pentalobate Irgoli, Isili, Barumini, sono tutte straordinariamente interessanti, ma non sono strumenti nè per il tempo, nè per lo spazio.
Per la misura del tempo il sole che entra dalla cosidetta finestrella di scarico di un nuraghe è molto più indicativo che ipotetici strumenti di misura tascabili!
Franco

Maria Teresa Porcu ha detto...

il passo in cui Nausicaa incontra Odisseo sulla riva del mare è uno dei più intensi dell'Odissea... ma la principessa dei Feaci e le sue compagne giocavano a ... pallavolo... se non ricordo male, amche in un affresco di Pomperi ci sono delle giovani donne che giocano a palla, in bikini...
sprazzi di modernità nei documenti antichi.
il valore estetico delle pintadere avrà avuto un ruolo? la bellezza è percepita ovunque, vero? avrei paura di una società che non la ricercasse...

Maria Teresa Porcu ha detto...

scusate... ho dimenticato di ringraziare il prof. Laner per l'aggiornamento in tempo reale del suo libro: lo stampo e lo inserisco alla pagina giusta!

Franco Laner ha detto...

gentile Maria Teresa,
grazie intanto per il gesto garbato di "errata corrige". Quando si scrive credo che sia necessario farlo sapendo che comunque sarà corretto e nuove interpretazioni raffineranno anche le teorie che sembravano assolute!Io spero solo che lo sia nei tempi lunghi!
Ho trattato del concetto di bellezza proprio nel capitolo sui dolmen di "Sa 'ena". Nessuno può negare l'assoluta bellezza di qualche dolmen, che sembra perdere la gravità, quando la pietra apicale è sostenuta da ortostati a punta. Io credo, che al di là delle sfumature, la bellezza abbia sempre donato emozione, anche nelle differenze culturali, storiche, territoriali. Proprio stamane ho comperato "La storia della bruttezza", di Eco, uscito già 3 anni fa, ma che non conoscevo (ho letto invece quello sulla bellezza), che rafforza la mia convinzione che il bello sia comunque percepibile e palpabile: non mi stanco mai di consigliare a tutti, studenti ed amici, se vanno in Sardegna- di scendere la scala di S. Cristina: impossibile non percepire la bellezza, anche se non si sa nulla!
cordialità
Franco Laner