Più si avvicina la data di approvazione del Piano triennale per la lingua e la cultura in Consiglio regionale e più aggressivo diventa l'interesse a stravolgerne i contenuti, soprattutto quelli che riguardano l'unitarietà del sardo, la sua standardizzazione, l'uso veicolare a scuola e all'università della lingua sarda e delle altre lingue alloglotte. Negli ultimi tempi, il ruolo politico di collettore degli interessi conservatori (comprandores, avrei detto ai tempi degli innamoramenti terzomondisti) lo ha assunto un ordinario di Filologia romanza presso la Facoltà di Lingue dell'Università di Cagliari, Paolo Maninchedda.
Per svolgere questo suo compito ha rispolverato due vecchi studi, datati e assai controversi, di Giovanni Lupinu e di Emilia Calaresu e uno più recente di Marinella Lörenczi, giustamente sbertucciati da Roberto Bolognesi nel suo blog al quale rimando per non ripetere cose già dette. Se Maninchedda fosse solo un ordinario di filologia romanza, tutto finirebbe in un acceso dibattito culturale fra chi pensa al sardo come un dialetto da conservare fra gli affetti personali e chi, invece, lo ritiene una lingua nazionale da valorizzare e da coufficializzare. Ma Maninchedda è un influente uomo politico che non solo mi convinse a rivotare Psd'az dopo quasi venti anni, ma che orienta le decisioni del Parlamento sardo, nel quale siede come esponente, appunto, del Partito sardo d'azione.
Nei giorni scorsi, quando è stato proposto di portare a sei milioni il contributo della Regione alle Università sarde, non risulta si sia unito al presidente della Commissione cultura, Attilio Dedoni, nel suo tentativo di mettere in guardia i consiglieri regionali: “La legge regionale numero 26 (quella sulla lingua e sulla cultura, NdR) vuole anche che ci sia la giustificazione di come vengono utilizzati i fondi che vengono dati all'Università”. Né risulta abbia preso le difese del suo collega di maggioranza di fronte all'assalto all'arma bianca di Gian Valerio Sanna, Pd, che addirittura avrebbe voluto dare alle università dieci milioni a scatola chiusa.
È nella sua veste di uomo politico che oggi recupera sul suo blog ("La tirannia della Lsc", esagerato!) un documento non firmato di duro attacco alla Limba sarda comuna e all'Ufficio regionale della lingua sarda raccattato nel sito dell'Accademia del sardo che, alla vigilia dell'approvazione del Piano triennale, chiede al Consiglio di cambiarlo proprio nel senso voluto dai Lupinu, dalle Calaresu, dalle Lörenczi e, in generale, da quanti vorrebbero la divisione in due della lingua sarda. Per Maninchedda, il documento dell'Accademia “è un buono spunto per costruire una posizione seria sulle politiche linguistiche”. Buono, pare di capire, il tentativo di dividere la lingua sarda e buona la richiesta di defenestrare il direttore dell'ufficio della lingua sarda, cosa questa che è da tempo nei sogni di Maninchedda che mal sopporta la non genuflessione davanti a lui e all'accademia universitaria.
Questi dell'onorevole sardista sono due vecchi pallini anche del presidente della Provincia di Cagliari, Graziano Milia, del Pd. Buono a sapersi, comunque. Settori della sinistra radicale fanno da tempo la corte a Paolo Maninchedda, disposti a perdonargli tutto purché “porti a sinistra il Psd'az”, e pronti anche a farne il candidato della sinistra alle prossime regionali, in alternativa a Renato Soru. Per ora, ma non da ora, Maninchedda è alternativo a Soru che ha lasciato dopo averlo esaltato. In fatto di lingua e di identità nazionale sta dimostrando di esserlo ancora di più. Su, ancora un piccolo sforzo: “porti a sinistra il Psd'az”.
7 commenti:
Il cinismo di Maninchedda è spaventoso, anche perchè si tratta di un foglio volante anonimo. Che schifo in casa sardista...
Conosco il direttore, in Friuli fa conferenze molto apprezzate. Non mollerà mai, né dentro né fuori dalla Regione. Mi dispiace per le due accademie, quella vera e quella degli sfigati di Capoterra, tempo perso e guai in arrivo.
Sì, concordo. Anche se non so chi sia esattamente il direttore di cui parla Efisio.
Ma, visto anche ciò che dice Carboni, propongo che sia fatto santo subito.
Così nessuno potrà scacciarlo dal suo paradiso.
O Fra', at a èssere ca a mie m'ant bogadu dae traballu duas bias pro venga polìtica (deghe annos in totu de disocupatzione), ma a mie de brullare in contu gasi non m'ispàssiat. A perdonare. frade caru
O Giuanni, a chini intrat in su logu spintu de su bentu de sa politica, dd'accuntessit puru de indi bessiri spintu de su bentu contrariu.
Sempri chi no hapat imparau a veleggiai de bolina, contrabentu. Est un'arti sempri prus praticada.
Totus is ch'intendu, narant chi a furriu de sa lingua sarda campat un'arei de genti chi pensat beni, ma pensat a sensu unicu.
Aici a sa Regioni, aici a sa Provincia de Casteddu.
Si sighint a contai fabas, scint chi funti fabas, ma no si podint pretendi chi calincunu inci cretat.
No tengiu nisciunu cuntattu cun su direttori, chini si siat chi siat. Mi regordu vetti comenti in su pianu triennali passau, fiant sparessius is contributus a is rivistas piticas chi proponiant su sardu a usu de is scolas primarias. Funti salvus is contributus a is giornali regionalis prus mannus, ai is televisionis, ai is Universidadis. Po fai ita?
Megais a ddu nai bos aturus chi ddu scieis.
Ma no biu in giru santus franciscus o santu giuannisfranciscus.
Po s'aturu, bii tui.
Caro signor Uccello, a forza di giocare con le parole, come lei ama fare, a volte si resta giocati. Mi risulta che nell'ultimo piano triennale i bandi sulle piccole riviste siano stati fatti, ma lei non ha partecipato. Quindi chi racconta fàulas è lei, come ha fatto spesso e come continua a fare senza neanche documentarsi. Che dire...alla base di tante critiche c'è solo la mandronia di chi non vuole informarsi e lavorare. Poboritta sa lingua sarda !!!
Ho già detto che ero d'accordo con quanto Efisio ha detto e continuo a rimanere tale, senza neppure sapere chi egli sia.
Come si fa, a sentirlo dire, a non essere d'accordo con lui, sia in sardo che in italiano?
Prima che la rivista finisse di pubblicare l'ultimo inserto in lingua sarda per la scuola primaria, la funzionaria mi avvertì nel nel nuovo piano triennale (2008/2010 se non sbaglio), a causa della scarsità dei fondi erano stati tagliati quelli per le piccole riviste.
Ma qui Efisio dice che gli risulta il contrario. E io mi adeguo.
Anzi, prendo atto di essere uno che dice bugie in continuazione e ora mi rendo conto anche che c'è sempre qualcuno, magari di nome Efisio, che sta di guardia a tutto quello che dico.
Mai avevo pensato di essere così importante, anche se per un uomo soltanto!
Quanto al suo direttore, che fa molto apprezzate conferenze in Friuli, è evidente che se una porta gli si chiude (se gli si chiuderà), un'altra è già spalancata.
Io ci ho fatto il militare in Friuli: si sta bene anche là!
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